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Ben diretto ed altrettanto ben interpretato, questo Caníbal tratta un argomento così scabroso ed inopportuno in maniera oggettiva, tentando di inquadrarlo in un'ottica di normalizzazione, facendolo rientrare sotto l'ombrello dei disturbi di personalità, conseguenza quasi automatica di disfunzioni dell'approccio educativo subite.
Dal ritmo morbido ed avvolgente, ingloba con grande maestria lo spettatore al video, trascinandolo in quello scenario di apparente normalità ritualizzata, all'interno di un ambiente piuttosto chiuso e provinciale, fatto di proibizioni ed apparenze, guidato da precetti di stampo religioso. Quella Spagna profonda, di provincia, ottimamente tratteggiata dalle riuscite riprese esterne, fotografate con cura ed occhio.
Pur essendo, come palese, preciso intento del regista Manuel Martín Cuenca, rimane a nostro parere tralasciata, o comunque ridimensionata all'eccesso, un'intrusione nel vissuto del protagonista Carlos (un convinto Antonio de la Torre), del tutto utile e necessaria per una piena comprensione delle sue tendenze.
Detto ciò, la pellicola sa regalare sensazioni diverse, capace di alternare il colore delle emozioni a piacimento, in un crescendo lento ma continuo.
Nota di merito per i costumi, curati con zelo e gusto assoluti.
Lungometraggio coraggioso e ben messo in scena, da vedere.
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