robroma66
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domenica 20 marzo 2016
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amara parabola
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Film di produzione bulgaro-greca ispirato a un fatto di cronaca accaduto in una cittadina bulgara qualche anno fa.
Una donna rapinò una banca. All'inizio si pensò a una tossicomane o a persona legata alla criminalità. Poi si scoprì che era una insegnante con due lauree.
Kristina Grozeva e Petar Valchanov hanno tratto ispirazione da quel trafiletto di cronaca per costruire un film essenziale e cupo, morale ma non moralista e specchio del tempo drammatico che attraversiamo.
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Film di produzione bulgaro-greca ispirato a un fatto di cronaca accaduto in una cittadina bulgara qualche anno fa.
Una donna rapinò una banca. All'inizio si pensò a una tossicomane o a persona legata alla criminalità. Poi si scoprì che era una insegnante con due lauree.
Kristina Grozeva e Petar Valchanov hanno tratto ispirazione da quel trafiletto di cronaca per costruire un film essenziale e cupo, morale ma non moralista e specchio del tempo drammatico che attraversiamo.
Nadia è un'insegnante di inglese integra e con salde convinzioni morali. In classe si verificano piccoli furti e non accetta che il colpevole resti impunito, impegnandosi in una ricerca instancabile. Nel frattempo scopre che la sua casa è stata ipotecata per via di una leggerezza del marito e ha tre giorni di tempo per trovare i soldi, pena la vendita all'asta. Inizia un'escalation di scelte sbagliate, abusi subìti -emblematico quando va per sporgere denuncia contro l'usuraio che la ricatta ma trova il poliziotto amico dello strozzino-, ottuse crudeltà del sistema non contrastabili con il suo temperamento cristallino. Queste circostanze le faranno rendere conto che il confine tra il giusto e l'ingiusto è meno netto di quanto potremmo pensare, anzi la obbligano a divaricare azioni e comportamento da tutto ciò in cui crede.
Una vicenda in cui il rapporto tra necessità e libertà è drammaticamente sbilanciato a favore della prima. Film implacabile e tutto sommato di sconfitta, e perciò molto amaro.
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guidobaldomariariccardelli
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lunedì 10 luglio 2017
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il triste racconto di una vita comune
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Opera prima del duo Grozaeva-Valchanov, importante e necessaria, si ispira, più o meno esplicitamente, alla cinematografia dei fratelli Dardenne, senza fargli il verso, presentandosi invece come ottimo esempio di cinema di ispirazione naturalistica, dove la macchina da presa pedina il protagonista, in una cornice candidamente neutra, senza artifici esterni a contaminarla.
Una narrazione asciutta accompagna un vicenda che non manca però di profondità, in un muoversi leggero, nel tentativo di testimoniare nascondendosi, proponendo il dispiegarsi progressivo di una trama che non manca di accenti, pur restando in un contorno di verosimiglianza.
Fermo e dignitoso come la protagonista Nadezhda, si procede di riflesso, in una routine che si fa familiare allo spettatore, in un crescendo pregno di spunti e variazioni, certamente foriero di insegnamenti; è il cambiamento dunque, la maturazione, o, ancor meglio, l'adattamento, ciò che attribuisce importanza all'opera, che ne fa un lungometraggio maturo e mai banale, conciso ed esemplare.
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Opera prima del duo Grozaeva-Valchanov, importante e necessaria, si ispira, più o meno esplicitamente, alla cinematografia dei fratelli Dardenne, senza fargli il verso, presentandosi invece come ottimo esempio di cinema di ispirazione naturalistica, dove la macchina da presa pedina il protagonista, in una cornice candidamente neutra, senza artifici esterni a contaminarla.
Una narrazione asciutta accompagna un vicenda che non manca però di profondità, in un muoversi leggero, nel tentativo di testimoniare nascondendosi, proponendo il dispiegarsi progressivo di una trama che non manca di accenti, pur restando in un contorno di verosimiglianza.
Fermo e dignitoso come la protagonista Nadezhda, si procede di riflesso, in una routine che si fa familiare allo spettatore, in un crescendo pregno di spunti e variazioni, certamente foriero di insegnamenti; è il cambiamento dunque, la maturazione, o, ancor meglio, l'adattamento, ciò che attribuisce importanza all'opera, che ne fa un lungometraggio maturo e mai banale, conciso ed esemplare.
Pur permanendo in un contegno dignitoso ed inappuntabile, si giunge ad un punto certamente distante dal quadro di partenza, in un apprendimento personale ed inevitabile, quanto doloroso e bisognoso di concessioni.
Toccante nella sua fermezza, da vedere.
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