Alberto Libera
Cineforum
L'arduo compito che hanno dovuto affrontare i cineasti della cosiddetta «sesta generazione» del cinema cinese (tra i più conosciuti da noi: il capofila Jia Zhang-ke, Wang Xiaoshuai, He Jianjun e il maggior teorico Zhang Yuan) è stato quello di dover conciliare e superare una doppia tradizione: da un lato quella cinematografica della «quinta generazione» (quella, per intenderci, di Tian Zhuangzhuang, Zhang Yimou, Chen Kaige e del grandissimo Huang Jianxin) che finalmente si era alienata lo scotto ideologico del cinema maoista, pienamente statalizzato e ideologizzato; dall'altro, quella più complessa e contraddittoria che riguarda l'intera storia della Repubblica Popolare, con la rivoluzione culturale, la difficile alleanza con l'Unione Sovietica, le relazioni con gli Usa erette a partire dagli anni Settanta (e in pochi oggi ricordano la breve guerra sino-vietnamita del '79), le cosiddette «quattro modernizzazioni» (industria, agricoltura, scienza e tecnologia, difesa) lanciate da Deng Xiaoping, le proteste di piazza Tienanmen e la definitiva attualizzazione del modello di crescita dettato dall'affiancamento tra industria privata e pianificazione statale. [...]
di Alberto Libera, articolo completo (6938 caratteri spazi inclusi) su Cineforum 15 luglio 2022