Nella mia ignoranza totale del cinema cinese, non posso che attenermi a quello che ho captato in questo film di Lou Ye, La donna de fiume (Suzhou River), che merita senz’altro di essere visto.
Il film, restaurato recentemente, è del 2000, ma sembra ancora più vecchio: sembra uscire infatti da una delle prime telecamere digitali i cui movimenti non erano controllati e la risoluzione molto scadente, del tutto priva di quella definizione che è tanto portata in alto oggi (ma Leonardo Da Vinci non sarebbe stato d’accordo).
Infatti l’occhio e la voce del racconto sono quelli di un narratore omodiegetico (=partecipa alla vicenda) che non concede però la sua immagine, il suo corpo, al film, se non verso la fine, quando lascia inquadrare le sue mani. Questo anonimo narratore, fotografo e cameraman, dapprima sembra impugnare la telecamera, quando riprende, con piglio neorealistico, la vita quotidiana grigia e squallida che si svolge in una parte degradata di Shangai, lungo il fiume Suzhou. Poi sembra incorporarla ai propri occhi.
Nella sua narrazione si intrecciano due storie: quella del videomaker con Meimei, una bellissima ragazza che si esibisce con parruccona bionda (ahimè) e tenuta da sirena in un locale gestito da malavitosi, e quella di Mardar, un ragazzo che fa il corriere e che si innamora, dovendo trasportarla come una merce, della figlia di un uomo ricco, Moudan. I due ruoli femminili - va detto, a orientare lo spettatore che a volte è stordito dal gioco delle immagini storte e in movimento e da una narrazione che non è certo lineare, così come i personaggi si stordiscono con la vodka russa – sono interpretati dalla stessa attrice, Xun Zhou: una celebrità in Cina anche come cantante, con molti riconoscimenti internazionali. Bellissima, per altro ed espressiva. Mentre Meimei è truccata e sofisticata, Moudan è poco più che una bambina con i codini, che gioca con una bambola-sirena, ma i lineamenti sono gli stessi.
Accade, a un certo punto dell’intricata vicenda, che Mardar creda di ritrovare, nella donna-sirena Meimei, Moudan, la ragazza che ha perso, e che fronteggi per questo il videomaker. Altro non si può dire per non togliere il piacere della visione, se non che il film è emotivamente trascinante. Chiamiamolo melò, se vogliamo, ma una sua forza che deriva anche da inquadrature, quasi bergmaniane, di primi piani, volti e occhi intensi ed espressivi. Bravo infatti è anche l’attore Hongsheng Jia. Ma ancor più, come si è detto, Xun Zhou che ha una fobia personale per l'acqua e che qui è stata costretta a immergersi.