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imperior max
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lunedì 13 maggio 2024
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sottile come l'animo umano tra il bianco e il nero della vita.
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LA SOTTILE LINEA ROSSA di Terrence Malick (1998) con un vasto cast, da Sean Penn a Jim Caviezel, da Adrien Brody a Jared Leto, da Woody Harrelson a John Cusack, da John Travolta a George Clooney e da Ben Chaplin a John C. Reilly. Tutti protagonisti, ma neanche tanto.
Senza mezzi termini è un capolavoro insieme Apocalypse Now e Full Metal Jacket ambientato nella seconda guerra mondiale contro i giapponesi nel Pacifico. Due ore e tre quarti che sembrano la metà dove raccontano i drammi umani, le psicologie e le filosofie sulla guerra, il male, il bene, la vita e la morte usando concetti, immagini e scene molto profonde. La violenza esplode letteralmente in 4/5 scene lunghe, ma molto tese e roboanti dove anche i nemici hanno un minimo di spessore che li mettono alla pari dei protagonisti.
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LA SOTTILE LINEA ROSSA di Terrence Malick (1998) con un vasto cast, da Sean Penn a Jim Caviezel, da Adrien Brody a Jared Leto, da Woody Harrelson a John Cusack, da John Travolta a George Clooney e da Ben Chaplin a John C. Reilly. Tutti protagonisti, ma neanche tanto.
Senza mezzi termini è un capolavoro insieme Apocalypse Now e Full Metal Jacket ambientato nella seconda guerra mondiale contro i giapponesi nel Pacifico. Due ore e tre quarti che sembrano la metà dove raccontano i drammi umani, le psicologie e le filosofie sulla guerra, il male, il bene, la vita e la morte usando concetti, immagini e scene molto profonde. La violenza esplode letteralmente in 4/5 scene lunghe, ma molto tese e roboanti dove anche i nemici hanno un minimo di spessore che li mettono alla pari dei protagonisti.
Certo, magari alcuni momenti possono sembrare retorici e quasi distaccati da quelli della storia principale e alcuni personaggi sono al limite del cameo, ma fortunatamente la regia del nostro riesce a regalare loro spessore.
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lunedì 27 agosto 2018
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in estrema sintesi:
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Decisamente sopravvalutato.
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renatoc.
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venerdì 8 dicembre 2017
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bel film di guerra visto dalla parte critica
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La trama del film riguarda la battaglia di Guadalcanal combattuta dagli Americani contro i Giapponesi durante la II^ guerra mondiale! Tuttavia più che sulla guerra e sullo spettacolo il film tratta di ciò che provavano i soldati, che, strappati alle loro famiglie venivano a trovarsi ogni momento a faccia a faccia con la morte! E' chiaro anche il richiamo alla guerra del Vietnam! La colonna sonora di sottofondo è sempre triste e malinconica con l'unica eccezione dei cori tipici dei nativi delle isole del Pacifico! Due cose ho trovato molto brutte: una è la scena in cui un soldato americano spara ad un commilitone solo perchè cercava di dare un po' di conforto ad un Giapponese in punto di morte! L'altra è quella del soldato Bell, che
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La trama del film riguarda la battaglia di Guadalcanal combattuta dagli Americani contro i Giapponesi durante la II^ guerra mondiale! Tuttavia più che sulla guerra e sullo spettacolo il film tratta di ciò che provavano i soldati, che, strappati alle loro famiglie venivano a trovarsi ogni momento a faccia a faccia con la morte! E' chiaro anche il richiamo alla guerra del Vietnam! La colonna sonora di sottofondo è sempre triste e malinconica con l'unica eccezione dei cori tipici dei nativi delle isole del Pacifico! Due cose ho trovato molto brutte: una è la scena in cui un soldato americano spara ad un commilitone solo perchè cercava di dare un po' di conforto ad un Giapponese in punto di morte! L'altra è quella del soldato Bell, che ha una tremenda nostalgia della moglie, e per tutta risposta si vede recapitare da quest'ultima una lettera nella quale la diceva che voleva divorziare perchè, stanca di stare sola, aveva cominciato a frequentare un altro e se ne era innamorata! Oltre al danno la beffa! Oh guerra, guerra! perchè sei entrata fin dalle origini nell'uomo provocandogli non solo morte e distruzione ma anche la rovina psicologica!? Aveva ragione il presidente Kennedy quando, seppur avendo anch'egli qualche copla alla Baia dei Porci ed in Vietnam, aveva scritto: "L'umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all'umanità!"
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laurence316
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venerdì 8 settembre 2017
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non un capolavoro ma solo (a tratti) un buon film
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Primo film di Malick in vent'anni (il suo precedente, I giorni del cielo, risale al 1978), La sottile linea rossa è un film corale e complesso, un film dai tempi estremamente dilatati (e sarebbe potuto durare anche molto di più, se non fossero state tagliate nel montaggio finale le parti di Mickey Rourke, Viggo Mortensen, Bill Pullman, e molti altri) in cui i personaggi si sentono continuamente in dovere di dibattere, soprattutto per mezzo di monologhi interiori, i più svariati temi: la vita, la morte, la natura ostile ed estranea, la futilità della guerra, ecc.
Non è un racconto unitario, non presenta né un vero inizio né una vera conclusione, procede per episodi sparsi, segue svariati personaggi allo stesso tempo e tolti i circa 70 minuti che riguardano l'attacco (che comunque, alla lunga, inducono a stanchezza), risulta spesso pedante, noioso, eccessivo.
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Primo film di Malick in vent'anni (il suo precedente, I giorni del cielo, risale al 1978), La sottile linea rossa è un film corale e complesso, un film dai tempi estremamente dilatati (e sarebbe potuto durare anche molto di più, se non fossero state tagliate nel montaggio finale le parti di Mickey Rourke, Viggo Mortensen, Bill Pullman, e molti altri) in cui i personaggi si sentono continuamente in dovere di dibattere, soprattutto per mezzo di monologhi interiori, i più svariati temi: la vita, la morte, la natura ostile ed estranea, la futilità della guerra, ecc.
Non è un racconto unitario, non presenta né un vero inizio né una vera conclusione, procede per episodi sparsi, segue svariati personaggi allo stesso tempo e tolti i circa 70 minuti che riguardano l'attacco (che comunque, alla lunga, inducono a stanchezza), risulta spesso pedante, noioso, eccessivo.
Sicuramente ha i suoi punti di forza, sicuramente le scene dei combattimenti sono filmate con professionale maestria, ma La sottile linea rossa alla fine lascia lo spettatore decisamente perplesso e intontito per quanto non lo si possa certo giudicare un brutto film. Carica troppo sul tasto del misticismo e per questo e altri motivi ha trovato schiere di critici che lo hanno subito acclamato quale un nuovo capolavoro di fine millennio, a quanto pare convinti che il rifiuto di qualsiasi moda o tendenza sia di per se un merito.
Ottime, comunque, sia la fotografia di Toll che le musiche di Zimmer.
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[+] un film originale, forse un po'' prolisso.
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goldy
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domenica 6 agosto 2017
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per riflettere e pensare
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Un film di guerra dove manca il senso della Storia poichè l'intento è quello di ragionare sulla guerra. Sulla necessità che da sempre spinge gli uomini a battersi per risolvere le proprie contraddizioni reali o presunte che siano. Una voce fuori campo, proprio quell a del soldato filosofo Witt ci obbliga a riflettere sulla vicenda da un punto di vista umano più che bellico: cosa spinge l'uomo verso l'Inferno? Cos'è questa guerra stipata nel cuore della natura' Perchè la natura combatte contro sè stessa?. Gli animali e le piante sembrano occupare un loro posto preciso nella natura e sembrano sempre sapere che fare, l'uomo no.
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Un film di guerra dove manca il senso della Storia poichè l'intento è quello di ragionare sulla guerra. Sulla necessità che da sempre spinge gli uomini a battersi per risolvere le proprie contraddizioni reali o presunte che siano. Una voce fuori campo, proprio quell a del soldato filosofo Witt ci obbliga a riflettere sulla vicenda da un punto di vista umano più che bellico: cosa spinge l'uomo verso l'Inferno? Cos'è questa guerra stipata nel cuore della natura' Perchè la natura combatte contro sè stessa?. Gli animali e le piante sembrano occupare un loro posto preciso nella natura e sembrano sempre sapere che fare, l'uomo no. Non rispetta la sua collocazione, non è riuscito a pervenire a una accettabile sèpiegazione del suo esistere, non è riuscito a bandire l'orrore della guerra. Non per niente il film è ambientato in quella parte del Pacifico dove istintivamente si pensa esista qualcosa che assomiglia all'Eden vagheggiatop e mitizzato. La bellezza della natura è superba e il vento accarezza l'erba lussureggiante accentuando lo stridore esistente tra l'azione bellica e l'armonia delle cose. Un proverbio del Middle West americano definisce rossa e sottile la linea che separa la ragione dalla follia. Perchè il male esiste? Quanto dipende dalla volontà dell'uomo? E' davvero inestirpabile? Tutte domande a cui il film, giustamente non da risposta.
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great steven
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domenica 21 febbraio 2016
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quadro pacifista dipinto coi colori dell'umanità.
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LA SOTTILE LINEA ROSSA (USA, 1998) diretto da TERRENCE MALICK. Interpretato da SEAN PENN, BEN CHAPLIN, ADRIEN BRODY, GEORGE CLOONEY, JIM CAVIEZEL, JOHN CUSACK, WOODY HARRELSON, NICK NOLTE, ELIAS KOTEAS, JOHN C. REILLY
Uno dei film di guerra più introspettivi, pessimistici e perentori degli ultimi venti anni, e anche un indiscutibile capolavoro artistico dove la sobrietà delle interpretazioni, la perizia dei contributi tecnici, il sottofondo nostalgico della trama e la spiazzante melanconia della colonna sonora concorrono a formare un prodotto assolutamente ammirevole a prescindere da come lo si guardi. A tal proposito, The Thin Red Line si può intendere come un compendio politico, sociale, morale e culturale anche se lo si osserva da prospettive che apparentemente differiscono molto fra loro: quella narrativa, quella filmica, quella bellica, quella metacinematografica o quella formale.
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LA SOTTILE LINEA ROSSA (USA, 1998) diretto da TERRENCE MALICK. Interpretato da SEAN PENN, BEN CHAPLIN, ADRIEN BRODY, GEORGE CLOONEY, JIM CAVIEZEL, JOHN CUSACK, WOODY HARRELSON, NICK NOLTE, ELIAS KOTEAS, JOHN C. REILLY
Uno dei film di guerra più introspettivi, pessimistici e perentori degli ultimi venti anni, e anche un indiscutibile capolavoro artistico dove la sobrietà delle interpretazioni, la perizia dei contributi tecnici, il sottofondo nostalgico della trama e la spiazzante melanconia della colonna sonora concorrono a formare un prodotto assolutamente ammirevole a prescindere da come lo si guardi. A tal proposito, The Thin Red Line si può intendere come un compendio politico, sociale, morale e culturale anche se lo si osserva da prospettive che apparentemente differiscono molto fra loro: quella narrativa, quella filmica, quella bellica, quella metacinematografica o quella formale. È un film profondamente antieroico che raggiunge l’eccellenza puntando sulla forza del mezzo audiovisivo, da cui attinge tutti gli strumenti necessari per raccontare una battaglia della Seconda Guerra Mondiale (quella di Guadalcanal, sul Pacifico occidentale), tutto sommato poco conosciuta, ma storicamente essenziale per l’inizio della rimonta dell’esercito statunitense su quel fronte conflittuale. Alla pellicola parteciparono un mucchio di star straniere, accontentandosi anche di un piccolo ruolo pur di figurare nel cast, e l’effetto che deriva da questa stupefacente recitazione corale è uno spettro delle emozioni umane traslato sull’esistenza difficile e ricca di privazioni che ogni soldato, in qualunque epoca viva e qualsiasi guerra combatta, deve portare avanti, con lo scopo principale (ma non unico) di sopravvivere. Questo film, che ha segnato il ritorno alla regia di T. Malick dopo vent’anni di assenza dal grande schermo, da un lato mostra ciò che numerosissimi altri film di guerra rappresentano, ovvero il fatto che l’uomo d’armi, indipendentemente dal suo rango nell’esercito, sogna che i conflitti armati finiscano presto, in modo da poter ritornare ad una vita pacifica, a contatto con tutte le persone che ama. Ma The Thin Red Line va oltre, aggiungendo a questo messaggio pacifista e insieme pacifico un significato ancora più straziante e completo: tutti gli uomini che la bravissima e affiatata compagine di attori maschili si impegna per darvi un volto, tutti questi assassini involontari rifiutano di credere nell’utilità della guerra, e respingono fortemente il concetto quasi universalmente accettato che le ostilità e le atrocità che da sempre sorgono fra gli esseri umani, servano agli stessi per mantenere una pace e una stabilità interamente basate sulla paura della morte e sull’estenuante sfruttamento di ogni forma di potere. Non c’è distinzione fra sergenti, tenenti, colonnelli, generali e caporali: tutti i poveri disgraziati che operano in questo immenso e infernale universo di odio e vendetta hanno speranze che preferiscono di gran lunga di riporre altrove, non nel destino che spetterebbe loro combattendo. I paesaggi esotici in cui i personaggi si muovono hanno un fascino estetico davvero mirabolante, e per quanto riguarda le prodezze della scenografia, l’opus n° 3 di Malick sa farsi rispettare di brutto, offrendo allo spettatore un ambiente che assiste, meno indifferente di quel che sembra, alle esplosioni di violenza che non fanno altro che devastarlo, togliendo la tranquillità e la prosperità agli innocui indigenti che vi risiedono dentro. L’epicità viene toccata almeno in due momenti: nel primo caso, quando lo spietato e feroce colonnello impersonato da N. Nolte finisce per disdire l’attacco frontale ai giapponesi quando il suo plotone viene attaccato a forza di bombe in aperta campagna; nel secondo, i flashback in cui il capitano (B. Chaplin) degradato a soldato semplice ricorda i momenti di intima felicità trascorsi insieme alla moglie, della quale parla quando un commilitone glielo richiede espressamente. Esemplare è anche la lezione che il sergente maggiore (un S. Penn più rabbuiato e intenso che mai) impartisce al soldato che sostiene di aver sofferto più di lui e visto in battaglia cose peggiori che egli ben difficilmente può immaginare. La scelta di ridurre numericamente, e anche a livello di durata, le sequenze dove la violenza emerge con maggiore visibilità, si è rivelata efficace e funzionale: lo svolgersi della trama non ne risulta appesantito e, anzi, serve a contribuire al tono intimista che l’opera assume, pur senza tralasciare una precisa cornice storica che assume una rilevanza ben più determinante di quanto suggeriscano le apparenze, e nemmeno il bassofondo (come chiamarlo, altrimenti?) psicologico che comunque affiora dai comportamenti di questi uomini coraggiosi ma semplici, che adempiono al proprio dovere non capendone però sempre il senso e domandandosi spesse volte se ne valga davvero la pena. Oltre agli interpreti cià citati, brillano per espressività e talento anche G. Clooney, un giovane A. Brody e un E. Koteas più introverso e pensieroso che mai. Del resto, dopo un abbondante ventennio di meditazione che lo ha portato a riflettere copiosamente sull’effettiva validità della settima arte, T. Malick non poteva non realizzare un colpaccio indimenticabile: ci ha realizzato il film della sua carriera. E della sua vita. Senza nulla togliere né a ciò che realizzò prima né a quanto di eccezionale fece dopo, e nemmeno senza discriminare o accantonare un altro film bellico, uscito nello stesso anno, anch’esso di uno spessore non certo trascurabile: lo spielberghiano Saving Private Ryan.
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raysugark
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giovedì 28 gennaio 2016
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terrence malick's the thin red line
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Inizialmente le pellicole di guerra venivano quasi sempre riconosciuti come un genere eroico, dove c'è un eroe che alla fine vince sempre contro un nemico potente perché deve forzatamente avere un marchio di essere invincibile. Come se le pellicole di guerra fossero le pellicole dei supereroi di oggigiorno, anche se occasionalmente sono uscite pellicole come Unbreakable, Watchmen e Chronicle, che hanno mostrato un carattere totalmente diverso sui supereroi. Da quando il pubblico e la critica hanno visto Paths of Glory, La Grande Guerra, The Deer Hunter, Apocalypse Now, Das Boot, Platoon e Full Metal Jacket, come reazione il pubblico e la critica rimasero sia perplessi che colpiti da come queste pellicole hanno mostrato una visione diversa sulla guerra, ovvero non c'è un nemico, un eroe e neanche un finale epico.
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Inizialmente le pellicole di guerra venivano quasi sempre riconosciuti come un genere eroico, dove c'è un eroe che alla fine vince sempre contro un nemico potente perché deve forzatamente avere un marchio di essere invincibile. Come se le pellicole di guerra fossero le pellicole dei supereroi di oggigiorno, anche se occasionalmente sono uscite pellicole come Unbreakable, Watchmen e Chronicle, che hanno mostrato un carattere totalmente diverso sui supereroi. Da quando il pubblico e la critica hanno visto Paths of Glory, La Grande Guerra, The Deer Hunter, Apocalypse Now, Das Boot, Platoon e Full Metal Jacket, come reazione il pubblico e la critica rimasero sia perplessi che colpiti da come queste pellicole hanno mostrato una visione diversa sulla guerra, ovvero non c'è un nemico, un eroe e neanche un finale epico. Ma è come se la guerra fosse un'entità struggente e scioccante che porta dolorose perdite dei soldati. Dopo vent'anni di assenza Terrence Malick ritorna dietro alla macchina da presa, facendo nascere il suo commovente e struggente capolavoro The Thin Red Line con Sean Penn, Jim Caviezel, Nick Nolte e Woody Harrelson. The Thin Red Line a differenza delle altre pellicole di guerra mette in mostra le sensazioni, le paure e la lotta dei soldati, attraverso scenari magnifici e struggenti della natura. Il capolavoro di Malick viene riconosciuto anche per la colonna sonora di Hans Zimmer, specialmente il pezzo famoso Journey to The Line, riuscendo a regalare l'atmosfera struggente alle immagini poetiche di cui vengono mostrate in tutta la sua durata. Oltre a ricevere ottime accoglienze da parte sia dal pubblico che dalla critica, The Thin Red Line ha ricevuto sette nominations agli Academy Awards tra cui miglior colonna sonora, miglior regia e miglior film. Sfortunatamente non vinse neanche una statuetta che gli doveva esserne meritatamente consegnato. Nello stesso anno in cui è uscito The Thin Red Line, uscì un'altra pellicola di guerra ovvero Saving Private Ryan di Steven Spielberg. Le grandissime differenze fra le due pellicole è che Saving Private Ryan è scioccante ed eroico, ma non struggente e commovente quanto The Thin Red Line. Stranamente Saving Private Ryan ha ricevuto più premi Oscar piuttosto che The Thin Red Line, ma almeno è riuscito a vincere l'orso d'oro a Berlino. The Thin Red Line è uno dei più grandi capolavori che rimarrà nella storia del cinema.
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eugenio98
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domenica 5 luglio 2015
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un dualismo d’immagini e pensieri
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Durante la Seconda Guerra Mondiale, uno squadrone di soldati americani viene incaricato di conquistare un’isola nelle mani dei giapponesi. Attraverso un continuo dualismo d’immagini, Terrence Malick fa emergere l’idea di come sia possibile, in una circostanza come la guerra, superare quella sottile linea rossa che separa il bene dal male.
Il regista e sceneggiatore ci mostra diversi personaggi, ognuno con le proprie individualità, ma che poi in battaglia si confondono l’uno con l’altro. Il pubblico si ritrova spiazzato e non sempre è in grado di riconoscere i vari soldati: probabilmente il regista ha voluto dimostrare come, nei momenti di pace, gli uomini riescano a distinguersi, a volte vantandosi di fronte agli altri; ma, in azione, diventino tutti delle pecorelle smarrite il cui colonnello/pastore non riesce neanche a recuperarle.
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Durante la Seconda Guerra Mondiale, uno squadrone di soldati americani viene incaricato di conquistare un’isola nelle mani dei giapponesi. Attraverso un continuo dualismo d’immagini, Terrence Malick fa emergere l’idea di come sia possibile, in una circostanza come la guerra, superare quella sottile linea rossa che separa il bene dal male.
Il regista e sceneggiatore ci mostra diversi personaggi, ognuno con le proprie individualità, ma che poi in battaglia si confondono l’uno con l’altro. Il pubblico si ritrova spiazzato e non sempre è in grado di riconoscere i vari soldati: probabilmente il regista ha voluto dimostrare come, nei momenti di pace, gli uomini riescano a distinguersi, a volte vantandosi di fronte agli altri; ma, in azione, diventino tutti delle pecorelle smarrite il cui colonnello/pastore non riesce neanche a recuperarle.
Particolari sono le scene in battaglia, caratterizzate da solidi e lunghi movimenti di macchina, che abbracciano tutti i militari, non facendo mai perdere di vista la moltitudine di cloni americani in lotta contro un nemico quasi invisibile. Infatti, durante l’interminabile assalto alla collina, lo squadrone si ritrova a fronteggiare le mitragliatrici giapponesi poste in un bunker.
Per sottolineare il dualismo che permea tutto il film, Malick ci bombarda con sequenze tra loro contrapposte: se nella prima parte sono gli americani ad essere colpiti dai giapponesi, nella seconda, precisamente nel corso dell’attacco ad un villaggio, si ribaltano i ruoli. Questo ci permette di capire che non esiste una distinzione fra giusto e sbagliato; ci si può solo orientare verso un polo o verso l’altro, si può essere un coccodrillo-predatore o una pianta che cresce solitaria sulla spiaggia. Si può essere una collettività pacifica, come gli indigeni che danzano e cantano in coro, oppure duri come il colonnello, a cui Nick Nolte conferisce un notevole spessore.
La risposta si trova in questo film che dipinge quella sottile linea di rosso, dalla quale è possibile cadere o rimanervi in equilibrio. Terrence Malick firma un capolavoro che aggira la guerra, riempiendolo di temi mistici e filosofici, dimostrando che l’azione non è solamente esteriore ma anche interiore. Interessante la scelta di tanti attori che oggi sono cardine del cinema contemporaneo. Tutti sono protagonisti di questa tragedia, scandagliati nei loro pensieri.
Anche quando alcuni dei protagonisti vengono meno, la sottile linea rossa permane!
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no_data
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venerdì 3 luglio 2015
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il film nella guerra
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"La sottile linea rossa" di Terrence Malick non è solo un film di guerra, è un film nella guerra: È un'opera che non può trascendere dall'ambientazione, in cui questa diventa un tragico contenitore ed un contesto metaforico in cui vengono calate storie di uomini ( e di un'umanità) che si ritrovano persi come singole particelle in un orizzonte esistenziale del tutto indifferente ai loro destini.
Perché infatti il conflitto, la lotta per la sopravvivenza, il contrasto tra gli opposti nel mondo dipinto da Malick fanno intrinsecamente parte della natura stessa, e il massimo a cui ogni uomo può ambire è trovarsi un proprio ruolo, elaborare una propria visione e trovarsi dei valori (l' Amore, la Religione.
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"La sottile linea rossa" di Terrence Malick non è solo un film di guerra, è un film nella guerra: È un'opera che non può trascendere dall'ambientazione, in cui questa diventa un tragico contenitore ed un contesto metaforico in cui vengono calate storie di uomini ( e di un'umanità) che si ritrovano persi come singole particelle in un orizzonte esistenziale del tutto indifferente ai loro destini.
Perché infatti il conflitto, la lotta per la sopravvivenza, il contrasto tra gli opposti nel mondo dipinto da Malick fanno intrinsecamente parte della natura stessa, e il massimo a cui ogni uomo può ambire è trovarsi un proprio ruolo, elaborare una propria visione e trovarsi dei valori (l' Amore, la Religione...) che, seppur assumendo la forma di illusioni , possano lasciare una scintilla di speranza. Ed alla fine quello che emerge con più forza da questo capolavoro è la profonda compassione ed empatia verso i destini degli uomini.
Il tutto viene portato su un livello di rappresentazione tanto potente da una regia ispiratissima, da una sceneggiatura profonda, da un montaggio di straordinaria forza, da una colonna sonora e delle interpretazioni semplicemente toccati.
Assolutamente perfetto.
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luigi chierico
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domenica 22 marzo 2015
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prima parte come veder morire
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Prima parte
Il film inizia con un magnifico coro, con la dolcezza di una carezza, con un pappagallino, l’abbraccio di una figlia, un sorriso pieno di vita, al sicuro, al riparo dalla cattiveria, dall’insidia, dalla malvagità, ed ancora mani che si stringono, bimbi sotto l’acqua, nel mare della splendida isola di Guadalcanal. Un paradiso terrestre. Tenersi per mano è il primo atto d’amore tra genitori e figli, tra fidanzati ed amanti. Dammi la mano e cammina. È andare avanti, sicuri mano a mano; per mano ci si tiene in un festoso girotondo o in un ballo di coppia. Con la mano accarezziamo e scriviamo, ci laviamo, ma con la mano spariamo ed uccidiamo. Convivono tranquillamente nell’isola indigeni e due militari americani, vivono sul mare, nel mare nella foresta, come fratelli.
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Prima parte
Il film inizia con un magnifico coro, con la dolcezza di una carezza, con un pappagallino, l’abbraccio di una figlia, un sorriso pieno di vita, al sicuro, al riparo dalla cattiveria, dall’insidia, dalla malvagità, ed ancora mani che si stringono, bimbi sotto l’acqua, nel mare della splendida isola di Guadalcanal. Un paradiso terrestre. Tenersi per mano è il primo atto d’amore tra genitori e figli, tra fidanzati ed amanti. Dammi la mano e cammina. È andare avanti, sicuri mano a mano; per mano ci si tiene in un festoso girotondo o in un ballo di coppia. Con la mano accarezziamo e scriviamo, ci laviamo, ma con la mano spariamo ed uccidiamo. Convivono tranquillamente nell’isola indigeni e due militari americani, vivono sul mare, nel mare nella foresta, come fratelli.
Ed ancora canti,danze popolari della gente dell’isola.
Ed ecco che a rovinare l’incantesimo inizia uno dei più tremendi film di guerra. La bella musica che accompagnerà la lunga proiezione non servirà a lenire il dolore che si proverà ad assistere alle cruenti azioni di guerra. Film bellissimo, realizzato ottimamente con l’ausilio di ottimi attori tra cui primeggiano Nick Nolte nella parte del colonnello Gordon Tall, Sean Penn,nella parte del sergente Edward Welsh, Elias Koteas( capitano James Staros), John Cusack( capitano John Gaff), James Caviezel(soldato Witt),Ben Chaplin(soldato Jack Bell) e Woody Harrelson,nella parte del sergente Keck. Alle bellissime inquadrature di alberi verdeggianti ad alto fusto con pappagalli variopinti, si accompagnano quelle dello sbarco raggiungendo velocemente la terra ferma per poi andare tra le canne lentamente, in silenzio, trovare soldati uccisi barbaramente, corpi straziati. Una voce commenta l’irrazionalità delle guerre, la fede in un altro mondo, l’esistenza di Dio, sulla bellezza di Madre Natura, il soldato Witt:” Cos' è questa guerra stipata nel cuore della natura? perché la natura lotta contro se stessa? perché la terra combatte contro il mare? c'è forza vendicativa nella natura”. Una fiamma di candela si agita alle parole:”fa che io non tradisca i miei uomini”. Lunghe nubi formano una sottile linea rossa, sono illuminate dalla luce dell’alba che porterà al tramonto tante vite, anime disperse, corpi dilaniati dalle bombe in tombe improvvisate ed abbandonate che mai nessuno andrà a volgere uno sguardo pietoso, a mormorare una preghiera.
Di rosso c’è quindi anche tanto sangue che scorre dai corpi martoriati a bagnare la terra, la Terra che è madre della vita. le scene dello sbarco, lassalto alla postazione giapponese sono tutte molto reali, muoino uomini, muoino gli uccelli appena nati, è la guerra!
Segue seconda parte
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