Rapsodia in agosto |
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Un film di Akira Kurosawa.
Con Richard Gere, Sachiko Murase, Hisashi Igawa, Narumi Kayashima, Toshie Negishi.
continua»
Titolo originale A chigatsu no kyohshikyokw.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 135 min.
- Giappone 1991.
MYMONETRO
Rapsodia in agosto
valutazione media:
4,08
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un canto per la memoriadi Paola Di GiuseppeFeedback: 25414 | altri commenti e recensioni di Paola Di Giuseppe |
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domenica 21 marzo 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La vecchia Kane è una Hibakusha,nome dei sopravvissuti a Hiroshima,ha perso il marito,era a scuola quel mattino e sparì in un lampo di fuoco con i suoi ragazzi. A ricordare il luogo un sacrario di lamiere scheletriche e si avvicina il 9 agosto di 45 anni dopo. Il plot del film è semplice,disadorno,raccolto,concede poco alla drammaturgia e sa di meditazione e preghiera. Fatto soprattutto di colori e di pochi,intensi richiami sonori,nenie funebri (i soutra) che riecheggiano con timbri profondi e cantilenanti nel tempietto agreste,immerso in una vegetazione estiva che esplode con tutte le tonalità del verde,note di Vivaldi, timbri vocali dei Lieder di Schubert e giocosi Lullabies di Ikebe. Lo strimpellare stonato di un vecchio harmonium crea il giusto contrasto con il clima sereno dei quattro ragazzi in vacanza dalla nonna. I genitori sono ad Honolulu a riagganciare rapporti con il ramo ricco e americanizzato della famiglia,trapiantato nel 1920 dall’ultimo fratello in vita di Kane. Il patriarca è malato e vorrebbe rivedere la sorella,ma Kane vuol aspettare l’anniversario,poi partirà. Questi adulti,significativi esemplari di una generazione post-bellica abile nelle rimozioni,non raccontano della tragedia famigliare ai parenti nippo-americani,cose lontane che potrebbero rendere imbarazzanti future collaborazioni con la prospera azienda di famiglia. Nella casa di Kane il tempo trascorre leggero,fra giochi e cene attorno alla nonna che racconta tante storie,e gli occhi dei ragazzi si aprono per quella curiosità innocente che li porta a vedere l’essenza profonda delle cose. Kurosawa segue con simpatia questo affiatato quartetto lungo i luoghi della memoria.Il dolore non l’hanno vissuto ma sanno ascoltare chi ne fu testimone,e quando tornano i genitori la distanza fra i loro mondi è segnata. Un telegramma spedito alle Haway dal nipote più grande per dire che arriveranno dopo l’anniversario mette le cose in chiaro con i parenti lontani,e così arriva Clark,il nipote americano,che s’inchina di fronte a Kane. Nel tempio della preghiera Clark chiede allo zio di tradurgli una scritta grande sul muro: “Nell’aldilà saremo ancora uniti”,mentre una fila di formiche segna una scia che si arrampica sullo stelo di una splendida rosa rossa. «A ottant’anni un uomo ha soprattutto il compito di dire la verità, di trasmettere le sue esperienze agli altri» ha ripetuto più volte Kurosawa,e questo film è testimonianza di un dolore mai rimosso e di una visione del mondo già in tanti modi cantata nei film del passato con straordinarie variazioni tematiche, è espressione delle idealità più urgenti del suo mondo poetico,sintetizzate nella formula uomo-natura-storia,è un invito a non dimenticare rivolto senza proclami e senza accuse (“Ho odiato la guerra, non gli Americani” dice nonna Kane). La sequenza finale con la corsa nell’uragano della donna con l’ombrellino rovesciato,figurina piegata dal vento inseguita dai nipoti,ha la bellezza visionaria del mondo di Sogni. La notizia della morte improvvisa del fratello la fa sentire colpevole di quel viaggio non fatto,la morte la coglie ancora impreparata,la mente vacilla e,come quel giorno, “le nuvole sono le stesse nel cielo”. Bisogna correre verso Nagasaki,oltre le colline da cui si alzò quell’occhio tremendo,il giorno del grande lampo.Passato e presente si fondono tra nuvole d’acqua,poi l’urlo della tempesta tace e voci bianche cantano un gioioso lullabie mentre le immagini sfumano sulle note dello Stabat Mater.
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