adrianoemi
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mercoledì 25 febbraio 2009
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grande monumento laico italiano
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Bellissimo film che, nonostante sia (ovviamente) in costume e si ambienti nel 1848, tiene inchiodato lo spettatore senza stancare, e senza espedienti. Grandissimi Manfredi e Sordi, e stupendo il personaggio dato a Massimo Wertmuller, nel quale lo spettatore tende a identificare i suoi dubbi e le sue pulsioni amorose e politiche. Il film ha una valenza politico-culturale: è stato molto importante come presa di posizione in un tema ancora molto dibattuto nell'ambito accademico: il valore della breve Repubblica romana, il Risorgimento e il fronte laico, la Terza Roma. Il punto di vista del regista è chiarissimo: l'Italia è stata fatta di anno in anno col sangue rosso dei rossi martiri garibaldini, martiri laici, uccisi dai francesi e condannati a morire da un papa assetato di potere temporale (martellante per tutto il racconto è il tema della canzone "Se il papa è andato via" che inneggia alla liberazione dal papa).
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Bellissimo film che, nonostante sia (ovviamente) in costume e si ambienti nel 1848, tiene inchiodato lo spettatore senza stancare, e senza espedienti. Grandissimi Manfredi e Sordi, e stupendo il personaggio dato a Massimo Wertmuller, nel quale lo spettatore tende a identificare i suoi dubbi e le sue pulsioni amorose e politiche. Il film ha una valenza politico-culturale: è stato molto importante come presa di posizione in un tema ancora molto dibattuto nell'ambito accademico: il valore della breve Repubblica romana, il Risorgimento e il fronte laico, la Terza Roma. Il punto di vista del regista è chiarissimo: l'Italia è stata fatta di anno in anno col sangue rosso dei rossi martiri garibaldini, martiri laici, uccisi dai francesi e condannati a morire da un papa assetato di potere temporale (martellante per tutto il racconto è il tema della canzone "Se il papa è andato via" che inneggia alla liberazione dal papa). Ovvio che la critica filocattolica difficilmente ha potuto sostenere questo film. Ci sono momenti fortissimi in cui lo spettatore può vivere il sentimento di italianità, che oggi può sembrare sottinteso o scontato o superato. Rivoluzione, satira, amore, grido di libertà, morte. Tanti sono i momenti esilaranti, che sciolgono la tensione e restano ancora oggi validi momenti di teatro, brevi battute che vivacizzano la storia. Un bellissimo frammento d'amore acerbo e destinato a restare mai colto è quando il figlio di Ciceruacchio chiede alla bambina di cui è invaghito "me voi un po' di bene?"
Intensi i lati drammatici, affidati non alle scene di esecuzione di morte (che non si vedono) bensì ai monologhi: quello di Sordi (la presa di coscienza che Roma l'ha tradito, lo sputo) e Manfredi ("si essendo un poraccio faccio il carrettiere, però a tempo perso pure l'uomo"). Questo film resta, più di tutto, un monumento (come quelli che materialmente si vedono nel finale) non solo al Risorgimento dei grandi politici, ma pure dei questi piccoli personaggi, come Ciceruacchio (Manfredi) e suo figlio, metafora del Popolo (martire) sovrano .
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fabrizio
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lunedì 27 agosto 2007
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le rivoluzioni sono sempre costate molte teste
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Forte il motivo di strapotere di una chiesa che ha sempre venduto un prodotto, che non si è mai materializzato ma da sempre a fatto leva sulle coscenze principalmente dei popoli, specialmente nei periodi mediovali e risorgimentali dove il principio di libertà gridato da pochi eletti, veniva combattuto con le repressioni e mandando alla forca coloro che ne furoni promotori, e per quanto siano passati secoli di potere clericale, non sono cambiati di molto i principi della chiesa, rimanendo legata hai propri "dogmi"
La trilogia di Magni è solo una minima parte di storie rivoluzionarie dove la chiesa l'ha sempre fatta da padrona, ci vorrebbero tanti altri film del genere per far capire che la chiesa ha sempre lavorato principalmente sul bigottismo e l'ignoranza.
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Forte il motivo di strapotere di una chiesa che ha sempre venduto un prodotto, che non si è mai materializzato ma da sempre a fatto leva sulle coscenze principalmente dei popoli, specialmente nei periodi mediovali e risorgimentali dove il principio di libertà gridato da pochi eletti, veniva combattuto con le repressioni e mandando alla forca coloro che ne furoni promotori, e per quanto siano passati secoli di potere clericale, non sono cambiati di molto i principi della chiesa, rimanendo legata hai propri "dogmi"
La trilogia di Magni è solo una minima parte di storie rivoluzionarie dove la chiesa l'ha sempre fatta da padrona, ci vorrebbero tanti altri film del genere per far capire che la chiesa ha sempre lavorato principalmente sul bigottismo e l'ignoranza. Magistrale l'interpretazione degli attori principali, e con un Sordi che non riuscirà ha rendere redenta l'anima dei due cospiratori.
Ma anelare alla libertà è cospirazione? no assolutamte, ma quando sulle piazze si affacciavano moti rivoluzionari, la chiesa si è sempre schierata dalla parte dei potenti affogando il principio liberale con la forza e a quei tempi con la forca.
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elgatoloco
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mercoledì 17 giugno 2020
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terzo della trilogia, ideal conclusione
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Dopo"Nell'anno del Signore"(1969)e "IN nome del Papa RE"(1977), questo"In Nome del popolo sovrano"(199o, Lugi Magni, anche autore di soggetto e sceneggiatura insieme con Arrigo Petacco0)racconta grandezza e conclusione(a suo modo, comunque, decisamente gloriosa)della Repubblica ROmana, 1848-49, uno dei pochi episodi di reale rivoluzione e liberazione di quegli anni. Il rapporto tra Papato, clero(non tutto "papista", invero), nobiltà e popolo, viene descritto con grande intelligenza e con rara capacità di trasferire il"sapere storico"in un film, merito certo dello stesso Magni, di su autore anche letterario di opere riguardanti la storia di Roma, sua reale passione e della consulenza di Arrigo Petacco, di suo storico e giornalista, capace cioè di divulgare in maniera intelli9gente e documentata la storia, non sempre"digeribile"dal famoso "grande pubblico".
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Dopo"Nell'anno del Signore"(1969)e "IN nome del Papa RE"(1977), questo"In Nome del popolo sovrano"(199o, Lugi Magni, anche autore di soggetto e sceneggiatura insieme con Arrigo Petacco0)racconta grandezza e conclusione(a suo modo, comunque, decisamente gloriosa)della Repubblica ROmana, 1848-49, uno dei pochi episodi di reale rivoluzione e liberazione di quegli anni. Il rapporto tra Papato, clero(non tutto "papista", invero), nobiltà e popolo, viene descritto con grande intelligenza e con rara capacità di trasferire il"sapere storico"in un film, merito certo dello stesso Magni, di su autore anche letterario di opere riguardanti la storia di Roma, sua reale passione e della consulenza di Arrigo Petacco, di suo storico e giornalista, capace cioè di divulgare in maniera intelli9gente e documentata la storia, non sempre"digeribile"dal famoso "grande pubblico". Qui, Ninon Manfredi è uno straordinario Ciceruacchio, quasi la"prosecuzione"del personaggio di Pasquino de"Nell'Anno del Signore", cui fa da contralatare Alberto Sordi, anch'egli(ma non lo dirò più, onde evitare iterazioni)stupendo Marchese Arquati, il cui filio(Massimo Wermu"ller viene didesgnato a sua volta benissimo dall'attore, Ancora, due rivoluzionari partecipi della Rivoluzione Romana, come Ugo Bassi, prete sospeso"a diviinis", Bolgonese8ottimo Jacques Perrin)e Luca Barbareschi, come Giovanni Livraghi, Milanese. C'è poi Carlo Croccolo che impersona molto bene Luciano Bonaparte, Roberto Herlitzka, come Gioacchino Belli, tras l'0altro"in exitu",Gianni Garko e Lorenzo Flaherty come ufficiali dell'eser4cito francese, invasore(paradosso: la Francia postrivoluzionaria al servizio della reazione europea e segnatamente papista.ulteriore dimostrazione di come la"ragion di Stato"macchiavelliana-hobbesiana-boteriana "giustifichi"qualunque atrocità e contraddizione), ma anche Serena Grandi, per fortuna in un piccolo ruolo, mentre Elena Sofia Ricci tratteggia molto bene il personaggio della moglie del marchese Arquati junior. Un affresco storico eccelso, che non ha bisogno di utleriori commenti, esempio di quel cinema che gli Italiani sapevano fare un tempo e che poi si è perso per strada,a favore di non so bene quali tematiche"alte", che in realtà scadono quasi sempre in un esistenzialismo da bar o in esperienza comunque degne di miglior causa.... Qui invece tutto, architettura, scenografia e musiche(con canti popolari ritrvoati, come negli altri film di Magni)era realizzato in modo notevolissimo. El Gato
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renatoc.
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domenica 5 marzo 2017
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trilogia papalina: cap. 3°
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Luigi Magni ha voluto fare questa trilogia, per dimostrare quanto fosse anacronistico il potere temporale dei papi nel periodo risorgimentale! Ed anche questo è un film ben fatto grazie anche alla partecipazione del grande Nino Manfredi (presente in tutti e tre i films) e del grande Alberto Sordi (presente in "Nell'anno del Signore")! Bella la storia come romanzo storico! Mi fatto conoscere personaggi come il sacerdote Ugo Bassi (di cui conoscevo solo che qui a Milano c'era a lui intestata una via poco allegra perchè era dove si andavano a pagare le imposte!), fedele alla propria Fede ma rivoluzionario che cercava di convincere il Papa a rinunciare al potere temporale,
ed altri! Simpatica poi l'idea che l'aristocratico Eufemio Arquati che perdona le corna della moglie quando vede che è una idealista e si converte anche lui alla causa dell' unità d'Italia andando a combattere in Piemonte, seguito dalla moglie perdonata (ed ormai rimasta "vedova" dell'amante)! Il personaggio di Ciceruacchio, interpretato da Nino Manfredi, somiglia un po' a quello di Pasquino, da lui interpretato in "Nell'anno del Signore", comunque Manfredi è sempre grande! A quanto pare Luigi Magni vede nei porporati, persone molto "cattive" desiderosi di condannare a morte le persone che la pensano diversamente! Effettivamente io, cattolico praticante, sono convinto che l'esistenza dello Stato Pontificio col potere temporale dei papi, abbia fatto più danno alla Fede Cristiana di tante altre cose! I papi avrebbero dovuto occuparsi solo di spiritualità! Comunque ritengo giusta l'esistenza del mini-stato della Città del Vaticano, perchè il Papa, a differenza dei cardinali, vescovi e preti residenti in Italia, che debbono giurare fedeltà allo Stato Italiano, deve rendere conto solo a Dio del proprio operato, senza giurare fedeltà a nessuno Stato! Immaginiamoci se l'Italia fosse diventata stalinista se i papi avrebbero potuto mantenere un giuramento di fedeltà allo Stato italiano! Per cui meglio che siano capi di un piccolo Stato Simbolo, ma che debbano rendere conto solo a Dio del loro operato! Piccolo stato comunque INDIPENDENTE, ma grande meno di un km.
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Luigi Magni ha voluto fare questa trilogia, per dimostrare quanto fosse anacronistico il potere temporale dei papi nel periodo risorgimentale! Ed anche questo è un film ben fatto grazie anche alla partecipazione del grande Nino Manfredi (presente in tutti e tre i films) e del grande Alberto Sordi (presente in "Nell'anno del Signore")! Bella la storia come romanzo storico! Mi fatto conoscere personaggi come il sacerdote Ugo Bassi (di cui conoscevo solo che qui a Milano c'era a lui intestata una via poco allegra perchè era dove si andavano a pagare le imposte!), fedele alla propria Fede ma rivoluzionario che cercava di convincere il Papa a rinunciare al potere temporale,
ed altri! Simpatica poi l'idea che l'aristocratico Eufemio Arquati che perdona le corna della moglie quando vede che è una idealista e si converte anche lui alla causa dell' unità d'Italia andando a combattere in Piemonte, seguito dalla moglie perdonata (ed ormai rimasta "vedova" dell'amante)! Il personaggio di Ciceruacchio, interpretato da Nino Manfredi, somiglia un po' a quello di Pasquino, da lui interpretato in "Nell'anno del Signore", comunque Manfredi è sempre grande! A quanto pare Luigi Magni vede nei porporati, persone molto "cattive" desiderosi di condannare a morte le persone che la pensano diversamente! Effettivamente io, cattolico praticante, sono convinto che l'esistenza dello Stato Pontificio col potere temporale dei papi, abbia fatto più danno alla Fede Cristiana di tante altre cose! I papi avrebbero dovuto occuparsi solo di spiritualità! Comunque ritengo giusta l'esistenza del mini-stato della Città del Vaticano, perchè il Papa, a differenza dei cardinali, vescovi e preti residenti in Italia, che debbono giurare fedeltà allo Stato Italiano, deve rendere conto solo a Dio del proprio operato, senza giurare fedeltà a nessuno Stato! Immaginiamoci se l'Italia fosse diventata stalinista se i papi avrebbero potuto mantenere un giuramento di fedeltà allo Stato italiano! Per cui meglio che siano capi di un piccolo Stato Simbolo, ma che debbano rendere conto solo a Dio del loro operato! Piccolo stato comunque INDIPENDENTE, ma grande meno di un km. quadrato! Ma non di più! Film comunque interessante ed istruttivo!
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