chriss
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sabato 21 agosto 2010
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viaggio nella psiche di monsieur trelkovsky...
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L' inquilino del terzo piano è un thriller psicologico geniale ed illuminante, sia per i contenuti espressi ( solitudine, angoscia interiore, claustrofobia, visioni inquietanti, alienazione, sdoppiamento di personalità e follia), sia per i modi con i quali il regista, Roman Polanski, veste magnificamente i panni del protagonista, un modesto impiegato polacco (naturalizzato francese) in cerca di un appartamento a Parigi. Il film è molto più di un incubo insoluto. Si tratta di un viaggio allucinante nella psiche di Monsieur Trelkovsky: il quale, lentamente, si trasforma in Simone (si legge Simon) Choule.
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L' inquilino del terzo piano è un thriller psicologico geniale ed illuminante, sia per i contenuti espressi ( solitudine, angoscia interiore, claustrofobia, visioni inquietanti, alienazione, sdoppiamento di personalità e follia), sia per i modi con i quali il regista, Roman Polanski, veste magnificamente i panni del protagonista, un modesto impiegato polacco (naturalizzato francese) in cerca di un appartamento a Parigi. Il film è molto più di un incubo insoluto. Si tratta di un viaggio allucinante nella psiche di Monsieur Trelkovsky: il quale, lentamente, si trasforma in Simone (si legge Simon) Choule. E' difficile dare un senso logico a questo capolavoro cinematografico. Ognuno di noi potrebbe fornire molteplici spiegazioni ed interpretazioni, ma non arriverebbe ad un centimetro dalla verità. Ovvero: il protagonista soffriva di allucinazioni o era effettivamente rimasto vittima di un complotto diabolico da parte dei vicini di casa? L' unica spiegazione plausibile che mi sono dato è che egli soffrisse di una qualche malattia mentale. Non ne sono sicuro, data la complessità dei personaggi grotteschi (in primis Trelkovski) che animano la vicenda. L' incubo comincia con l' urlo angosciante e premonitore di Simone ricoverata in ospedale. Se avete il film sotto mano, dategli un' occhiata veloce e cominciate ad osservare come una storia normale si trasformi in follia. Siete pronti? Bene. Ascoltate la risata macabra della donna che fa vedere l' appartamento a Trelkovski: si riferisce chiaramente a Simone che tentava il suicidio. Oppure fate caso a quel che dice il prete in Chiesa durante il funerale della ragazza. Tutto ciò non è inquietante? Fate caso, ora che andate avanti, all' appartamento di Trelkovski: è piccolo, scomodo e buio. La finestra da cui si affaccia è raccapricciante: in basso vede la forma della vetrata sfondata dall' inquilina che lo occupava prima di lui; di fronte scorge il bagno in comune dove i vicini lo fissano in continuazione; ed infine, ancora nel bagno, in una specie di allucinazione perversa, vedrà Simone che si toglie le bende. Osservate i suoi vicini di casa che si lamentano (anche per un piccolo rumore) e che via via diventano sempre più opprimenti. Osservate il bar che frequenta: casualmente si siede nello stesso posto che occupava Simone prima che si fosse gettata nel vuoto. Guardate cosa fanno il proprietario del bar ed il cameriere: il primo gli dà le sigarette Marlboro, il secondo la cioccolata calda. Le stesse identiche cose che prendeva Simone! Ora osservate le facce deformate degli individui con cui ha a che fare Trelkovski man mano che assume le sembianze della defunta. A parte la donna che lo strozza ed altre allucinazioni angoscianti ( la testa di Simone che rimbalza davanti alla finestra o i vicini che lo incoraggiano a gettarsi), c' è una scena in particolare che mi ha colpito. Dopo esser stato investito da due anziani qualunque, fate caso al comportamento di Trelkovski e a quello che vede. Le avete viste? Guardate con il fermo immagine: i due anziani qualsiasi si trasformano nei padroni del suo appartamento! Fate pure caso alle piccole ali di stoffa che sbucano fuori dal corpo dell' uomo. Compaiono per un attimo: le vedete? non vi danno una sensazione di brivido? A me sì! Il film si chiude con l' urlo a squarciagola di Trelkovski. Non a caso, stavolta, la ripresa della telecamera del regista si stringe, sempre più vicino, sulla bocca del protagonista: come a voler rappresentare il buco nero psicotico in cui è stato inghiottito. Per quest' opera cinematografica ci vorrebbero 10 recensioni. Una sola è troppo poco. Il mistero della follia mentale o presunta di Trelkovski rimarrebbe, comunque, sempre insoluta. Questo film avrebbe meritato più di qualche premio importante. Per me è un capolavoro assoluto per come è stato costruito, istante per istante, scena dopo scena. Polanski è stato capace di creare, dal romanzo a cui si è ispirato, un' angoscia psicologica dietro l' altra senza farci capire completamente il senso del film. Questo è il frutto maturo del genio! Al prossimo incubo psicologico. Firmato Christian Palmieri...
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giovedì 9 settembre 2010
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delirio mentale paranoico...
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Prendete un uomo qualunque: Trelkovski, per esempio. Un tipo così fa proprio al caso nostro. Di lui sappiamo tutto: modesto impiegato polacco, naturalizzato francese, in cerca di un appartamento a Parigi. Quest' uomo di mezza età ha tutte le caratteristiche di una personalità fragilissima. Mettetelo dentro un palazzo abitato da vicini grotteschi ed assillanti; rinchiudetelo, per buona parte del suo tempo, dentro 'la fogna che ha affittato' per parecchi franchi. Ora aggiungete un dramma sociale: Simone Choule. Questa ragazza, che prima abitava proprio lì, si è da poco gettata dal terzo piano per motivi affettivi od instabilità mentale.
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Prendete un uomo qualunque: Trelkovski, per esempio. Un tipo così fa proprio al caso nostro. Di lui sappiamo tutto: modesto impiegato polacco, naturalizzato francese, in cerca di un appartamento a Parigi. Quest' uomo di mezza età ha tutte le caratteristiche di una personalità fragilissima. Mettetelo dentro un palazzo abitato da vicini grotteschi ed assillanti; rinchiudetelo, per buona parte del suo tempo, dentro 'la fogna che ha affittato' per parecchi franchi. Ora aggiungete un dramma sociale: Simone Choule. Questa ragazza, che prima abitava proprio lì, si è da poco gettata dal terzo piano per motivi affettivi od instabilità mentale. Agitate, ma non mescolate il tutto ed ecco che avrete quello che io chiamo, molto ingenuamente, un delirio mentale paranoico (lo chiamo così per il fatto che non sono un esperto di malattie mentali). 'Ho detto agitate e non mescolate' per un motivo: i fatti del film vanno analizzati separatamente e non tutti insieme. Io credo che Trelkovski soffrisse di schizofrenia paranoide. Ci sono diverse scene incontestabili che lo provano. La scena della Chiesa (il sacerdote si burla della defunta Simone) è un' allucinazione visiva che dimostra già che Trelkovski ha un quadro clinico alterato. La seconda scena avviene sul letto di Stella. Trelkovski dice: "Me e la mia testa, me ed il mio corpo; che diritto ha la mia testa di chiamarsi me?". Rileggete: " Che diritto ha la mia testa di chiamarsi me?". Questo strano fenomeno si chiama dissociazione mentale o disgregazione del proprio io. Per Trelkovski ogni parte del suo corpo diventa un organo a sé stante, non più facente parte della sua persona (del suo io). La terza scena capita quando, affacciato alla finestra, vede gli operai che riparano la vetrata sottostante. Dice: "E' per me!" Trelkovski ci sta già dicendo (siamo solo a metà film) che si getterà da questo maledetto terzo piano, proprio come Simone Choule. La quarta scena succede dalla finestra del bagno. Trelkovski si vede riflesso nel suo appartamento: questo dimostra che è avvenuto uno sdoppiamento di personalità. La quinta scena, che inizialmente mi aveva ingannato, la chiamerò 'delirio'. E' molto importante, perché rappresenta il fatidico colpo di grazia. Trelkovski, vestito da Simone Choule, viene assalito da una mano alla finestra. La mano c' è e pure la ferita che si ritrova sul braccio il giorno dopo. La mano, in realtà, è il frutto del suo fantasticare. Forse si sarà tagliato da solo immaginando che ci fosse una mano. Se ci fate caso, proprio qualche momento prima, aveva visto gli inquilini che torturavano la signora con la bambina. Anche il dente che perde e che poi, il giorno dopo si ritrova in bocca, è il frutto di un delirio. Così come gli inquilini affacciati dalle finestre che lo esortano a gettarsi o il pallone e la testa che volano. Attenzione, però, a non confondere il delirio con l' allucinazione. Le allucinazioni (il prete in Chiesa, la signora che lo strozza o i volti dei vicini che si deformano) si verificano quando è ancora lucido e non vestito da Simone. I vicini di casa, l' appartamento con il suo dramma (il suicidio di Simone Choule) e la stessa Stella non fanno altro che scatenare la malattia già presente nel suo corpo: sono, cioè, solo dei pretesti. I vicini che lo tormentano per i rumori non sono dei mostri come vuol farci credere. Tutto sommato sono solo vecchi un pò fissati. A quell' età, probabilmente, ci diventeremo tutti un pò assillanti. Non proprio così, ma insomma. A chi non piacerebbe star tranquilli la notte? O dormire in santa pace? PS. I vicini di casa che si deformano (che si trasformano in altre facce) sono solo il riflesso della sua immaginazione e personalità malata. I geroglifici, invece, sono elementi fuorvianti, inseriti cioè per depistarci. Ora che penso di aver trovato la soluzione, spero sia finito il mio incubo-Trelkovski. Capolavoro immane. Christian Palmieri...
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(di emaspac)
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piano 3
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mercoledì 21 gennaio 2009
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dramma nella psicosi dell'essere alla fine
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La domanda che ci si pone mentre e dopo il maestoso capolavoro di R. polanski è la seguente: PERCHè?!
vedendo e rivedendo il film mi verrebbe difficile, anzi praticamente impossibile poter dare una definizione a ciò che è e sempre sarà la prova che anche il più buono e audace cuore può perdere la ragione....!ma come vi ho spiegato prima appunto perchè?!perchè il film inizia già con il dramma della ex inquilina dell'apparteamento avvenuto?!perchè quei geroglifici?!perchè tutte quelle maschere nascoste dietro i volti degli inquilini?!perchè quel dente nella parete?! perchè invece di impazzire non fugge?!perchè tutte le persone fissavano quei segni contro la parete del bagno?!ma la domanda, tra le mille che potrei ancora porvi è.
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La domanda che ci si pone mentre e dopo il maestoso capolavoro di R. polanski è la seguente: PERCHè?!
vedendo e rivedendo il film mi verrebbe difficile, anzi praticamente impossibile poter dare una definizione a ciò che è e sempre sarà la prova che anche il più buono e audace cuore può perdere la ragione....!ma come vi ho spiegato prima appunto perchè?!perchè il film inizia già con il dramma della ex inquilina dell'apparteamento avvenuto?!perchè quei geroglifici?!perchè tutte quelle maschere nascoste dietro i volti degli inquilini?!perchè quel dente nella parete?! perchè invece di impazzire non fugge?!perchè tutte le persone fissavano quei segni contro la parete del bagno?!ma la domanda, tra le mille che potrei ancora porvi è....perchè Simon si è realmente suicidata?!questo capolavoro nn risponderà mai a tutti i miei perchè, posso solo dirvi con certezza che rimarrete sbalorditi dalla intelligenza cn cui il regista ha deciso di renderci oppressi, ma senza scene di squarciamenti o futilità varie....STà IL FATTO CHE SI PUò INCUTERE PAURA SOLO RENDENDO FOBIA CIò CHE CI ATTRAVERSA TUTTI I GIORNI NELLA QUOTIDIANA VITA!
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martedì 7 settembre 2010
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the tenant...
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The tenant (l' inquilino) è un' opera d' arte: un incubo psicologico che colpisce profondamente nell' anima. A me ha lasciato un forte senso d' amarezza, inquietudine e smarrimento interiore. Il dramma comincia con l' inquadratura di un uomo (Trelkovski?) affacciato alla finestra; l' inquadratura si sposta in basso (vetrata rotta da una caduta), poi ancora in alto: l' uomo diventa misteriosamente una donna (Simone?). Infine si muove esternamente nel bagno: stavolta la donna diventa stranamente un uomo! E' il primo segno dell' incubo che stà per abbattersi sul protagonista. E' come se ci dicesse che qualcosa andrà storto.
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The tenant (l' inquilino) è un' opera d' arte: un incubo psicologico che colpisce profondamente nell' anima. A me ha lasciato un forte senso d' amarezza, inquietudine e smarrimento interiore. Il dramma comincia con l' inquadratura di un uomo (Trelkovski?) affacciato alla finestra; l' inquadratura si sposta in basso (vetrata rotta da una caduta), poi ancora in alto: l' uomo diventa misteriosamente una donna (Simone?). Infine si muove esternamente nel bagno: stavolta la donna diventa stranamente un uomo! E' il primo segno dell' incubo che stà per abbattersi sul protagonista. E' come se ci dicesse che qualcosa andrà storto. Inizialmente non ci avevo fatto caso, ma poi tanti misteri si sono chiariti da soli: Trelkovski, fondamentalmente, è un uomo emarginato dalla società. E' un modesto impiegato senza compagnia, senza un hobby o uno svago. E' un uomo umile e senza un futuro! Solo Stella è una speranza per la sua vita: un piccolo bagliore di luce nel buio. Proprio il buio è uno dei protagonisti principali. Polanski ha girato buona parte del film sfruttando l' oscurità e la notte. E cosa ci opprime fin da bambini? L' oscurità, la notte e la casa in cui viviamo se non offre adeguati comfort (o confort). L' appartamento (2 stanze senza bagno) che affitta Trelkovski è al limite della decenza: talmente al limite che un amico orina dentro il lavandino. Nell' immaginario collettivo la casa rappresenta il nostro nido, ideale per viverci: accogliente, caldo e funzionale per i nostri scopi. Qui non c' è nulla di tutto ciò. Trelkovski paga profumatamente per un appartamento stretto, buio e soffocante. Per buona parte del film il protagonista rimane isolato, trincerato e quasi ghettizzato in un luogo angusto senza luce, senza vita: smorto come i colori di una Parigi totalmente indifferente al dramma cha stà per compiersi. Quando Trelkovski esce di casa, va nello stesso bar o lungo l' argine della Senna; o a fissare bambini indifesi in un parco. La sua vita si complica con la morte di Simone Choule, 'la ragazza posseduta dall' appartamento'. E' qui che il film cambia registro. I vicini di casa iniziano ad assillarlo (per i rumori), invece di aiutarlo. Qualunque persona di buon cuore aiuterebbe un estraneo ad inserirsi in un nuovo appartamento. Invece persino il suo nome verrà storpiato da un vicino. Trelkovski crolla miseramente a livello psichico. Pian piano comincia a vedere 'cose dell' altro mondo': allucinazioni, geroglifici nel bagno e complotti da tutte le parti. A casa di Stella scambia una persona normale per un suo vicino. La realtà si distorce, come se qualcuno gli avesse fatto un malefico incantesimo. Ad un certo punto anche noi spettatori non sappiamo più cosa sia veramente reale. E' come se la realtà si fosse disgiunta in altrettante realtà. Il corto-circuito, nella testa di Trelkovski, diventa la sua realtà. Per noi è uno shock: un banale shock, ma solo per il motivo che non siamo lui. Anche noi vediamo solitudine, follia e forse malattia. Il doppio salto nel vuoto è inevitabile davanti al suo pubblico (c' è persino Stella ad incitarlo). Diventa, paradossalmente, una liberazione dall' incubo che lo attanagliava. Cos' ha di tanto speciale questo film? E' una beffa, una bestemmia contro Dio, un insulto ed una stilettata all' uomo: uno strazio infinito! I lumi della ragione si vanno a far benedire in quell' appartamento sgraziato. Perseguitato dall' inizio alla fine, il buon Trelkovski non avrà scampo. E quell' urlo gigantesco somiglia tanto al quadro di Edvard Munch. Il film mi piace tanto così: amaro, beffardo, drammatico, malato ed un pochino incompreso. Un inno al delirio ed alla follia. Ad ognuno il suo incubo. Complimenti Signor Roman Polanski.
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mercoledì 25 agosto 2010
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tre possibili soluzioni...
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L' inquilino del terzo piano è davvero un bel rompicapo psicologico. Io credo di aver trovato tre possibili soluzioni dopo aver rivisto alcune scene che lo dimostrano, ma potrebbero essercene delle altre. La prima soluzione è che Trelkovski fosse malato di una malattia mentale. La scena-chiave (67' minuto) comincia a casa di Stella. Trelkovski fa uno strano discorso sulle parti del corpo che si staccano. Dice: "Me e la mia testa o me ed il mio corpo; che diritto ha la mia testa di chiamarsi me?". L' altra scena-chiave (83'min.) avviene nel bagno dei geroglifici: dalla finestra vede sé stesso nel suo appartamento. Ciò dimostra uno sdoppiamento di personalità.
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L' inquilino del terzo piano è davvero un bel rompicapo psicologico. Io credo di aver trovato tre possibili soluzioni dopo aver rivisto alcune scene che lo dimostrano, ma potrebbero essercene delle altre. La prima soluzione è che Trelkovski fosse malato di una malattia mentale. La scena-chiave (67' minuto) comincia a casa di Stella. Trelkovski fa uno strano discorso sulle parti del corpo che si staccano. Dice: "Me e la mia testa o me ed il mio corpo; che diritto ha la mia testa di chiamarsi me?". L' altra scena-chiave (83'min.) avviene nel bagno dei geroglifici: dalla finestra vede sé stesso nel suo appartamento. Ciò dimostra uno sdoppiamento di personalità. Trelkovski riflette "il suo io" dall' altra parte. La terza scena-chiave avviene 2 minuti dopo: Trelkovski vede dal suo appartamento Simone Choule che si toglie le bende. Ciò significa che il protagonista non c' è più a livello mentale; sarebbe più corretto dire che meglio c' è, ma proiettato in un' altra persona. Due minuti dopo si affaccia dalla sua finestra con "gli occhi truccati da donna". Dice: "Loro vogliono che mi uccida; d' accordo, gli farò vedere io." Esce di casa e compra scarpe e parrucca da donna. Questo dimostra che è diventato Simone Choule! Il finale del film, però, sembra respingere la mia prima spiegazione. Stella e Trelkovski si recano all' ospedale a trovare Simone. Ma quello sul letto dovrebbe essere Trelkovski e non Simone, in quanto la ragazza era già morta. Ciò significa che la ragazza si è reincarnata nel protagonista. Lo dimostrano i geroglifici del bagno e tutti i simboli egizi che potete vedere nel corso del film. Usando un pò di cervello, ho dedotto immediatamente che gli antichi egizi credessero nelle reincarnazione: altrimenti perché, nelle loro tombe, si sono trovati tutti quegli oggetti? Lo dimostra la scena (85min) in cui Simone, nel bagno dei geroglifici, si toglie le bende come se fosse una mummia. La terza soluzione è ancora più assurda: Simone crea Trekovski con l' immaginazione. La ragazza amava le donne e non gli uomini: lo dice Stella all' inizio del film. Per conquistare la sua amica, Simone avrebbe proiettato la sua personalità in un uomo. Essendo stata respinta, si getta nel vuoto. A smentire questa mia ultima spiegazione c' è però l' ultima scena in cui Trelkovski la va a trovare in ospedale. Se Trelkovski non esiste, perché la va a trovare? La seconda soluzione smentisce la prima e la terza. Però la seconda è smentita dalla prima: Trelkovski soffre di allucinazioni a causa dei suoi vicini di casa che lo "aiutano nella trasformazione in Simone". I vicini esistono, non sono né allucinazioni, né il frutto dell' immaginazione. La prima soluzione smentisce, di conseguenza, anche la terza. Insomma, ci sono tre soluzioni che si smentiscono a vicenda: dov' è la verità? A me piace la prima, ma non so se sia quella giusta. Spero di aver creato un pò di caos anche nella vostra mente. Un capolavoro del genere dovrebbe essere proiettato nelle scuole per aiutare gli alunni nei ragionamenti. A me, per esempio, avrebbe fatto comodo. Questo film avrebbe dovuto pure vincere 2 Oscar: per il protagonista e la sceneggiatura. Un film davvero geniale. Confermo le cinque stelle. Firmato Christian Palmieri...
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antonio tramontano
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giovedì 7 febbraio 2013
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frattura tra uomo e società
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L’inquilino del terzo piano è un’inquietante storia di follia, quella di un semplice impiegato (che a tratti ci ricorda il Josef K. kafkiano), figura identificabile nell’immaginario collettivo quale “uomo comune” ed in cui tutti possono rappresentarsi.
Trelkovski è un eroe moderno, un personaggio dotato di una particolare sensibilità, circondato da un’umanità indifferente che si rispecchia principalmente negli inquilini del palazzo in cui egli, straniero (polacco, (solo)naturalizzato francese) in una Parigi triste e cupa, affitta un piccolo appartamento.
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L’inquilino del terzo piano è un’inquietante storia di follia, quella di un semplice impiegato (che a tratti ci ricorda il Josef K. kafkiano), figura identificabile nell’immaginario collettivo quale “uomo comune” ed in cui tutti possono rappresentarsi.
Trelkovski è un eroe moderno, un personaggio dotato di una particolare sensibilità, circondato da un’umanità indifferente che si rispecchia principalmente negli inquilini del palazzo in cui egli, straniero (polacco, (solo)naturalizzato francese) in una Parigi triste e cupa, affitta un piccolo appartamento.
L’appartamento al terzo piano era, prima, occupato da Simon Chule, una donna che per ragioni apparentemente inspiegabili ha tentato il suicidio gettandosi dalla finestra, ed è proprio l’idea della morte e del suicidio come morte (auto)indotta una delle chiavi di lettura di questa straordinaria opera, dove un Polanski in grandissima forma sia come autore sia nelle vesti del timido e sensibile impiegato, mostra allo spettatore la frattura tra l’uomo, alla ricerca di una solidarietà umana sentita come elemento ordinario del suo modo di vivere, ed una società distante che si trasforma sempre più, con lo scorrere delle vicende e nelle visioni deliranti di Trelkovski, come nemico da cui difendersi.
Nemmeno l’amore fortemente ricambiato per una donna (amica di Simon) che comprende spontaneamente il suo disagio, riuscirà a salvare l’uomo da un’angosciante disgregazione psichica mostrata sapientemente anche attraverso un surreale parallelismo tra due figure, quella di Trelkovski e quella di Simon, che arrivano però addirittura a fondersi, in mente al protagonista, nella fase estrema della propria follia...
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chriss
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domenica 5 settembre 2010
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grotesque...
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Trelkovski è un uomo solo e la mezza età incalza pure per lui. A prima vista sembrerebbe timido, impacciato ed estremamente vulnerabile. Fragile: così fragile che un barbone gli sfila dei soldi dal portafoglio. E' piccolo, goffo e poco pieno di sé. Di origini polacche, giunge in terra straniera: Parigi, le coeur de la France. Non ha familiari con sé e nemmeno un animale da compagnia: non un gatto, non un cane od un pappagallino. Fa l' impiegato senza fissa dimora. Non conosce nessuno e non ha uno straccio di amico. E' questo l' attuale quadretto della sua vita. Deve darsi da fare. Decide in fretta e furia di affittare uno squallido e sinistro appartamento senza bagno a Parigi.
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Trelkovski è un uomo solo e la mezza età incalza pure per lui. A prima vista sembrerebbe timido, impacciato ed estremamente vulnerabile. Fragile: così fragile che un barbone gli sfila dei soldi dal portafoglio. E' piccolo, goffo e poco pieno di sé. Di origini polacche, giunge in terra straniera: Parigi, le coeur de la France. Non ha familiari con sé e nemmeno un animale da compagnia: non un gatto, non un cane od un pappagallino. Fa l' impiegato senza fissa dimora. Non conosce nessuno e non ha uno straccio di amico. E' questo l' attuale quadretto della sua vita. Deve darsi da fare. Decide in fretta e furia di affittare uno squallido e sinistro appartamento senza bagno a Parigi. Ci abitava una certa Simone Choule. La ragazza, avendo avuto qualche problema psichico, ha tentato il suicidio. Si è gettata dal terzo piano, ma per fortuna potrebbe ancora farcela. 'Qualcosa' attira Trelkovski in quel buco che sa tanto di morte. Quando Stella, un' amica di Simone, lo accoglie tra le braccia, il franco-polacco sente che la sua miserabile vita potrebbe cambiare in meglio: un calcio nel sedere alla solitudine, alla diversità ed all' inettidudine. Simone muore e lui, da brava persona, va al suo funerale: solo che il sacerdote sbeffeggia la defunta! Dio non esiste nemmeno lì. Neanche più avanti, quando ce ne sarebbe davvero bisogno, ci sarà traccia di lui. I suoi vicini di casa cominciano a tormentare Trelkovski per via dei rumori che fa. Non può muoversi. E' come se fosse imprigionato in una trappola per topi. Trova un bel vestito di Simone; poi pure un dente: li conserva entrambi. Non si sa mai. I vicini continuano a torturarlo: se ne stanno fermi, immobili in bagno a guardarlo o a fissare il vuoto. Dall' appartamento gli rubano il televisore, la cinepresa ed una valigia. L' ispettore di polizia lo accusa di fare chiasso. Rien ne va plus. Trelkovski comincia a travestirsi: si sveglia e gli manca un dente. Il giorno dopo, non si sa come, si ritrova il dente in bocca. Picchia un bambino, la parte più indifesa della società. Una mano misteriosa lo aggredisce dalla finestra, ma finisce col ferirsi la sua. Il giorno dopo, però, la ferita è rimasta. Che impostura è mai questa? Niente è come dovrebbe essere o come dovrebbe sembrare. Persino Stella diventa un nemico. I volti dei vicini si deformano, come in una grande allucinazione. Cala il buio nella sua mente. Non c' è ancora di salvezza per il povero Trelkovski. Grotesque. Non resta che gettarsi da quell' infernale finestra. Non una, ma due volte. Un ultimo, disperato gesto estremo. All' ospedale il suo urlo angosciante inghiotte tutto e tutti: pure noi spettatori. Il film è appena finito. Si resta attoniti, esterefatti, sbigottiti, vuoti. Si resta senza parole! Più che cercare una soluzione-Trelkovski, mi concentro sul senso di vuoto e solitudine del protagonista. Rovescio il problema. Solo allora mi rendo conto che il vuoto è enorme. E' come buttarsi dal terzo piano. E la solitudine? Potrebbe portare alla follia! Se il protagonista fosse morto, sarebbe un conto. Ma se non lo fosse? Allora è un film potentissimo: tortura, convince ed infine annienta una personalità. E poi ricomincia daccapo. Adieu o au revoir Trelkovski. Christian Palmieri...
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ipno74
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lunedì 7 marzo 2011
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metamorfosi di un uomo
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Il film inizia con un timido ritmo, dove un Polansky giovanissimo, interpreta un ruolo di persona buona in cerca di un appartamento.
Proprio in questo appartamento avverrà la sua metamorfosi psicologica, con scene che toccano l'horror, il thriller, il giallo.
Dopo averlo visto vi verrà voglia di rivederlo per poter capire alcune scene che nella visione del film non avete dato la giusta interpretazione o semplicemente non le avete capite.
Stupenda la scena che passeggia nell'appartamento e ad ogni passo i mobili diventano sempre più grandi.
I film di oggi avrebbero realizzato tutto al computer, ma quella volta hanno costruito tutto a mano, e devo dire che la visione è stata ancora più angosciante.
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Il film inizia con un timido ritmo, dove un Polansky giovanissimo, interpreta un ruolo di persona buona in cerca di un appartamento.
Proprio in questo appartamento avverrà la sua metamorfosi psicologica, con scene che toccano l'horror, il thriller, il giallo.
Dopo averlo visto vi verrà voglia di rivederlo per poter capire alcune scene che nella visione del film non avete dato la giusta interpretazione o semplicemente non le avete capite.
Stupenda la scena che passeggia nell'appartamento e ad ogni passo i mobili diventano sempre più grandi.
I film di oggi avrebbero realizzato tutto al computer, ma quella volta hanno costruito tutto a mano, e devo dire che la visione è stata ancora più angosciante.
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fedeleto
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domenica 31 luglio 2011
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l'inquilino polanski
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Dopo l'epico chinatown ,polanski firma un altro capolavoro ,dove l'atmosfera malsana ricorda quella di rosemary's baby.Un inquilino si stabilisce in una casa dove poco prima si e' suicidata una donna .Incontrera' un'amica della medesima, e ricostruira' la sua vita ,convincendosi che gli inquilini siano ossessivi e tentino di portare anch'egli al delirio,e travestendosi da donna l'inquilino fingera' di essere la donna morta prima,arrivando a compiere un gesto di puro delirio.Chissa' che la spiegazione non si trovi in una scrittura egiziana?un vero capolavoro del regista polacco che colpisce e incolla alla poltrona ,non vedendo l'ora di arrivare all'inaspettato finale.
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Dopo l'epico chinatown ,polanski firma un altro capolavoro ,dove l'atmosfera malsana ricorda quella di rosemary's baby.Un inquilino si stabilisce in una casa dove poco prima si e' suicidata una donna .Incontrera' un'amica della medesima, e ricostruira' la sua vita ,convincendosi che gli inquilini siano ossessivi e tentino di portare anch'egli al delirio,e travestendosi da donna l'inquilino fingera' di essere la donna morta prima,arrivando a compiere un gesto di puro delirio.Chissa' che la spiegazione non si trovi in una scrittura egiziana?un vero capolavoro del regista polacco che colpisce e incolla alla poltrona ,non vedendo l'ora di arrivare all'inaspettato finale.Un gioiello del cinema di polanski che ancora una voltafirma la sceneggiatura insieme a brach,creando un'atmosfera tra il grottesco e il giallo .Un capolavoro.
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gisele
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domenica 22 gennaio 2012
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senza fine
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Il tutto è ambientato a Parigi,ma non nella Parigi che siamo abituati a vedere,ma in una Parigi claustrofobica.
Il regista,Roman Polanski,riesce ad occludere anche le riprese girate all'aperto,non dando allo spettatore la possibilità di riprendere fiato,neanche per un istante.
Il protagonista della pellicola è Trelkovski,impiegato polacco,che si trasferisce nell'appartamento che era stato precedentemente occupato da una certa Simone Chule,giovane donna gettatasi dal terzo piano. Da questo momento il giovane polacco,naturalizzato francese,dovrà fare i conti con dei vicini a dir poco grotteschi.
Quei 50mq di pura follia rappresentano la psiche stessa del protagonista. E' proprio attraverso l'appartamento che Trelkovski assiste,dapprima in modo del tutto passivo,più tardi sempre più attivamente,al fagocitamento del suo stesso io.
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Il tutto è ambientato a Parigi,ma non nella Parigi che siamo abituati a vedere,ma in una Parigi claustrofobica.
Il regista,Roman Polanski,riesce ad occludere anche le riprese girate all'aperto,non dando allo spettatore la possibilità di riprendere fiato,neanche per un istante.
Il protagonista della pellicola è Trelkovski,impiegato polacco,che si trasferisce nell'appartamento che era stato precedentemente occupato da una certa Simone Chule,giovane donna gettatasi dal terzo piano. Da questo momento il giovane polacco,naturalizzato francese,dovrà fare i conti con dei vicini a dir poco grotteschi.
Quei 50mq di pura follia rappresentano la psiche stessa del protagonista. E' proprio attraverso l'appartamento che Trelkovski assiste,dapprima in modo del tutto passivo,più tardi sempre più attivamente,al fagocitamento del suo stesso io.
Con un elaborato ed elegante gioco di specchi Polanski non solo ci tiene bramosi ed allarmati per tutto il film,ma ci mette di fronte alla morte di Trelkovski ed alla "reincarnazione" di Simone.
La prigionia è spesso presente in questo capolavoro psicologico. Lo stesso Trelkovski è prigioniero di se stesso;è un uomo impacciato e rigido che possiede un'indole fortemente remissiva. Egli ci dice tutto di sè: chi è,chi sono i suoi amici,qual è il suo lavoro,che sigarette fuma (o fumava?!?),prima di scomparire in un urlo.
La scena finale è una ripetizione schizoide che ci catapulta in una ciclicità reiterata e crudelmente infinita.
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