L'inquilino del terzo piano |
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Un film di Roman Polanski.
Con Isabelle Adjani, Melvyn Douglas, Bernard Fresson, Roman Polanski, Jo Van Fleet.
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Titolo originale Le locataire.
Commedia,
durata 125 min.
- Francia 1976.
MYMONETRO
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The tenant...
di chrissFeedback: 41524 | altri commenti e recensioni di chriss |
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martedì 7 settembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
The tenant (l' inquilino) è un' opera d' arte: un incubo psicologico che colpisce profondamente nell' anima. A me ha lasciato un forte senso d' amarezza, inquietudine e smarrimento interiore. Il dramma comincia con l' inquadratura di un uomo (Trelkovski?) affacciato alla finestra; l' inquadratura si sposta in basso (vetrata rotta da una caduta), poi ancora in alto: l' uomo diventa misteriosamente una donna (Simone?). Infine si muove esternamente nel bagno: stavolta la donna diventa stranamente un uomo! E' il primo segno dell' incubo che stà per abbattersi sul protagonista. E' come se ci dicesse che qualcosa andrà storto. Inizialmente non ci avevo fatto caso, ma poi tanti misteri si sono chiariti da soli: Trelkovski, fondamentalmente, è un uomo emarginato dalla società. E' un modesto impiegato senza compagnia, senza un hobby o uno svago. E' un uomo umile e senza un futuro! Solo Stella è una speranza per la sua vita: un piccolo bagliore di luce nel buio. Proprio il buio è uno dei protagonisti principali. Polanski ha girato buona parte del film sfruttando l' oscurità e la notte. E cosa ci opprime fin da bambini? L' oscurità, la notte e la casa in cui viviamo se non offre adeguati comfort (o confort). L' appartamento (2 stanze senza bagno) che affitta Trelkovski è al limite della decenza: talmente al limite che un amico orina dentro il lavandino. Nell' immaginario collettivo la casa rappresenta il nostro nido, ideale per viverci: accogliente, caldo e funzionale per i nostri scopi. Qui non c' è nulla di tutto ciò. Trelkovski paga profumatamente per un appartamento stretto, buio e soffocante. Per buona parte del film il protagonista rimane isolato, trincerato e quasi ghettizzato in un luogo angusto senza luce, senza vita: smorto come i colori di una Parigi totalmente indifferente al dramma cha stà per compiersi. Quando Trelkovski esce di casa, va nello stesso bar o lungo l' argine della Senna; o a fissare bambini indifesi in un parco. La sua vita si complica con la morte di Simone Choule, 'la ragazza posseduta dall' appartamento'. E' qui che il film cambia registro. I vicini di casa iniziano ad assillarlo (per i rumori), invece di aiutarlo. Qualunque persona di buon cuore aiuterebbe un estraneo ad inserirsi in un nuovo appartamento. Invece persino il suo nome verrà storpiato da un vicino. Trelkovski crolla miseramente a livello psichico. Pian piano comincia a vedere 'cose dell' altro mondo': allucinazioni, geroglifici nel bagno e complotti da tutte le parti. A casa di Stella scambia una persona normale per un suo vicino. La realtà si distorce, come se qualcuno gli avesse fatto un malefico incantesimo. Ad un certo punto anche noi spettatori non sappiamo più cosa sia veramente reale. E' come se la realtà si fosse disgiunta in altrettante realtà. Il corto-circuito, nella testa di Trelkovski, diventa la sua realtà. Per noi è uno shock: un banale shock, ma solo per il motivo che non siamo lui. Anche noi vediamo solitudine, follia e forse malattia. Il doppio salto nel vuoto è inevitabile davanti al suo pubblico (c' è persino Stella ad incitarlo). Diventa, paradossalmente, una liberazione dall' incubo che lo attanagliava. Cos' ha di tanto speciale questo film? E' una beffa, una bestemmia contro Dio, un insulto ed una stilettata all' uomo: uno strazio infinito! I lumi della ragione si vanno a far benedire in quell' appartamento sgraziato. Perseguitato dall' inizio alla fine, il buon Trelkovski non avrà scampo. E quell' urlo gigantesco somiglia tanto al quadro di Edvard Munch. Il film mi piace tanto così: amaro, beffardo, drammatico, malato ed un pochino incompreso. Un inno al delirio ed alla follia. Ad ognuno il suo incubo. Complimenti Signor Roman Polanski.
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