topo paolino
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lunedì 25 novembre 2013
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l'effetto speciale della realtà
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Kubrick sembra aver capito l'uomo, la società, la storia, la musica, e la pittura. Perchè questo film è l'espressione delle qualità dei migliori pittori del Settecento. Nel suo angolo di visuale come quello di un aleno, l'autore punta il cannocchiale-macchina del tempo su un secolo di cui importanti riferimenti sono presenti in ogni suo film. E' un mondo di morti; la perfezione dell'immagine è la maschera della morte. La scoperta già di Fellini, negli stessi anni, riguardo la stessa civiltà, verso un futuro inconoscibile. Si continua sull'onda di "2001", lo confermerà "Shining".
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oscar15781
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lunedì 19 agosto 2013
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un giovane irlandese in difficoltà
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Questo autentico capolavoro di Stanley Kubrick narra una vera e propria epopea, vissuta da "un giovane irlandese in difficoltà" nella metà del '700, atttraverso la guerra dei sette anni, peripezie incredibili, fino a raggiungere pericolosamente la nobiltà: "Grandness and Servitude". L'impossibile è il filo conduttore dell'intera vicenda, designata dal destino di Redmond Barry, nella sua corsa verso il disastro. Kubrick lascia intendere che il caso gioca sempre il suo ruolo misterioso e beffardo: "Se Barry non avesse incontrato Nora il suo destino sarebbe stato diverso". La voce narrante descrive i turbamenti e le emozioni del giovane irlandese al suo primo amore per la cugina Nora, con una retorica che non nasconde affatto ironia e disincanto.
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Questo autentico capolavoro di Stanley Kubrick narra una vera e propria epopea, vissuta da "un giovane irlandese in difficoltà" nella metà del '700, atttraverso la guerra dei sette anni, peripezie incredibili, fino a raggiungere pericolosamente la nobiltà: "Grandness and Servitude". L'impossibile è il filo conduttore dell'intera vicenda, designata dal destino di Redmond Barry, nella sua corsa verso il disastro. Kubrick lascia intendere che il caso gioca sempre il suo ruolo misterioso e beffardo: "Se Barry non avesse incontrato Nora il suo destino sarebbe stato diverso". La voce narrante descrive i turbamenti e le emozioni del giovane irlandese al suo primo amore per la cugina Nora, con una retorica che non nasconde affatto ironia e disincanto. Si nota facilmente che questo sentimento in Barry sta interamente sotto un profilo ideale, che Freud descrive in termini di identificazione. Con Lacan si può dire che si tratta di una relazione immaginaria, tanto è vero che Redmond è solo un oggetto indiscriminato nelle mani di Nora che prima lo seduce e poi lo getta via da sè. Fin dall'inizio tutto si svolge per Redmond su di un inganno, la sua famiglia ha già incassato 1500 ghinee dal capitano inglese Quin come dote per il matrimonio con Nora. Tutto è orchestrato perchè il giovane non faccia troppi danni, visto che Redmand è abbagliato dall'amore ed è sordo alle raccomandazioni accorate delle madre e dei fratelli. Per evitare mali estremi, viene organizzata una finzione, visto che il giovane non esita a sfidare al duello il capitano Quin, che è tanto fifone, impacciato e bislacco, tanto quanto è buon partito per Nora. "Lui è un uomo e tu sei solo un ragazzo" dirà la ragazza allo sfortunato giovane. Senza sentirsi apparentemente "smontato" per questo, l'aitante Redmond si presenta fiducioso al duello, ma si vedrà sostituita la pistola con una caricata con un innocuo batuffolo di stoppa. Barry crederà davvero di aver ucciso l'ufficiale (che ha visto accasciarsi colpito) e per evitare la forca, si fa convincere dai suoi a fuggire a Dublino, con un gruzzolo di ghinee per rifarsi una vita.. Ma siccome Redond potrebbe tornare e insidiare il matrimonio di Quin e Nora, occorre motivarlo a lasciare l'isola, cosi' viene inscenata una rapina di malviventi che gli rubano il cavallo e tutti i soldi. Giunto a piedi a Dublino, senza soldi, sarà cosi' facile che si arruoli nell'esercito inglese in partenza per la Fiandra, Raggiungerà il contingente in partenza anche il capitano Grogan, che era stato uno dei suoi padrini del duello ed è amico della famiglia Barry.. Sarà poi lui a dire la verità al giovane e che custodisce le sue ghinee recuperate ai finti malviventi. Si diceva di questo primo amore per Redmond che sarà anche l'ultimo, perchè i rapporti con l'altro sesso saranno poi regolati dall'interesse o da mero godimento personale. Come se quel primo amore remunerato da un Altro ingannatore sia per Barry una lezione, con "lalingua " materna e i desideri materni per i figli a prevalere nel deserto di una carenza simbolica del padre .Redmond investirà di affetto per il capitano Grogan, che purtroppo perderà presto perchè colpito dai francesi in battaglia. Anche questa persona è colta nel campo di un " Altro che gioca" e che sperpera le sue ghinee, di qui la determinazione di Barry di "Giocarsi" una partita per un "posto al sole" ,C'era del vero in ciò che disse Nora riguardo Redmond, la sua epopea sembra descrivere l'avventura di un eterno ragazzo, che è precariamente nel discorso e sembra agire guidato da un destino che lo agita nel fare incessantemente e nel dissipare. il destino di un infelice romanzo familiare. Redmond sperimenta il desiderio solo nel suo cotè maligno, di desiderio di perdersi nel proprio desiderio. Del resto sembra non sia passata una trasmisione dal padre di come umanizzare il desiderio, Certo queste cose possono essere efficaci anche con padre morto-assente, ma è ipotizzabile che il padre avvocato abbia latitato in cio' che un padre e un marito debbono essere.
Ma il massimo Kubrick lo esprime in questo film in "Intermission", dove descrive la famiglia di lord Reginald Lydon, con la presenza costante e lugubre di un prete che esprime un legame posizionale di limite al godimento di Lady Lyndon ,che appare diafana, umbratile, ma giovane e bellissima. Poi c'è il figlio di primo letto, il crudele Lord Bullington che da subito contrasta aspramente l'usurpatore Barry, ma nel quadro di una furibonda revivescenza edipica verso la madre Lady Lyndon, che in realtà non ha mai desiderato l'anziano e malato Lord Reginald. E' strepitosa la scena della Lady al Bagno ultraromantica come mummificata nell'attesa di un gesto d'amore di Redmond. Topica poi la scena del dono di compleanno di un pony per il bimbo della Lady e di Barry, il messaggio di ordine "Se andrai laggiù dal pony, ti batterò" è inefficace, Come padre Redmond non "fa buco", non ha l'efficacia simbolica sul godimento del piccino, che morirà disobbedendogli. C'è da chidersi come sia andata la rimozione di Redmond dela vergogna per la vicenda dell 'inganno e di Nora, è come se il giovane col suo agire impedisca un ritorno del rimosso. Come se non si fosse per il giovane elaborata una vera formazione sintomatica, come se ci fosse un tappo che fa fare un'altro giro alla pulsione, che è liberata da una père-version, da una teoria inconscia sul padre. Il fantasma sembra sulla "Grandness!" come immagine, ma dal contenuto significante inconscio. E' quel qualcosa che ha favorito la torsione di spregio, di prendersi gioco dell'Alltro. Tutta la sua esistenza sarà volta alla malversazione: dal fingersi un ufficiale di sua maestà, al travestirsi da uomo anziano in barba al servizio segreto prussiano e al darsi al gioco come baro internazionale.. Cosi' gestirà ogni cosa, non potrà essere un marito credibile e come si è visto un padre suficiente. La sua tenuta al simbolico appare legata a precarie figure paterne (capitano Grogan e le Chevalier de Balibari) e ai significanti padroni di ben 2 eserciti, quello di Giorgio d'Inghilterra e di Federico di Prussia. Quanto concerne alla madre Barry, se non arriva ad essere pervasiva, nel non risposarsi, trasferisce tutto sui figli, ed è bene che Redmond abbia avuto fratelli, evitando guai peggiori. Il progetto di farsi nobile per Redmond viene da lontano, dalla ambizioni materne. Sarà lei a suggerire a "Barry Lyndon" la folle idea di comprarsi un titolo nobiliare, accelerando la sua rovina. Il desiderio materno verso un figlio se non è mediato dalla metaforizzazione paterna, può essere desiderio-morte. .
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luigi chierico
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martedì 16 luglio 2013
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più che dare prende
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Da sottolineare la meticolosa cura dei particolari, l’attenzione nel gioco delle luci e nel colore.
Alcune scene girate a lume di candela sono stare rese particolarmente luminoso grazie alla tecnica del mirabile fotografo John Alcott. A queste seguono magnifiche riprese di soldati, una moltitudine di comparse alla guida Stanley Kubrick, nelle sfolgoranti divise in cui predomina il rosso, che spettacolo.
A tutto sovrastano le immagini dell’ affascinante ed accattivante paesaggio irlandese, dai prati verdi, dalle grandi distese.
La colonna sonora ha meritato l’ oscar, come la fotografia, i costumi e la scenografia. Non c’era di meglio nella produzione del 1975 a sfidare Barry Lyndon.
Rimane una storia della storia un po’ da polpettone lenta e scontata.
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Da sottolineare la meticolosa cura dei particolari, l’attenzione nel gioco delle luci e nel colore.
Alcune scene girate a lume di candela sono stare rese particolarmente luminoso grazie alla tecnica del mirabile fotografo John Alcott. A queste seguono magnifiche riprese di soldati, una moltitudine di comparse alla guida Stanley Kubrick, nelle sfolgoranti divise in cui predomina il rosso, che spettacolo.
A tutto sovrastano le immagini dell’ affascinante ed accattivante paesaggio irlandese, dai prati verdi, dalle grandi distese.
La colonna sonora ha meritato l’ oscar, come la fotografia, i costumi e la scenografia. Non c’era di meglio nella produzione del 1975 a sfidare Barry Lyndon.
Rimane una storia della storia un po’ da polpettone lenta e scontata.
Film d’effetto più che di contento.
chigi
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filippo catani
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mercoledì 12 giugno 2013
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un film dall'estetica perfetta
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Irlanda di metà Settecento. Un giovane popolano, spinto da una delusione d'amore e da un duello amoroso vinto con un ufficiale dell'esercito, decide di emigrare in cerca di miglior sorte. Il destino gliene riserverà di tutti i colori: rapinato dai briganti, membro dell'esercito inglese poi di quello prussiano poi spia e giocatore d'azzardo e infine duca di Lindon. A questo punto il figlio maggiore della duchessa di Lindon gli giurerà odio eterno e la vicenda di Barry evolverà verso una tragedia dietro l'altra. Dall'omonimo romanzo di Thackeray.
Per questo film si potrebbe davvero parlare di uno spot per l'estetica in quanto la fotografia e le scenografie sono da stropicciarsi gli occhi.
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Irlanda di metà Settecento. Un giovane popolano, spinto da una delusione d'amore e da un duello amoroso vinto con un ufficiale dell'esercito, decide di emigrare in cerca di miglior sorte. Il destino gliene riserverà di tutti i colori: rapinato dai briganti, membro dell'esercito inglese poi di quello prussiano poi spia e giocatore d'azzardo e infine duca di Lindon. A questo punto il figlio maggiore della duchessa di Lindon gli giurerà odio eterno e la vicenda di Barry evolverà verso una tragedia dietro l'altra. Dall'omonimo romanzo di Thackeray.
Per questo film si potrebbe davvero parlare di uno spot per l'estetica in quanto la fotografia e le scenografie sono da stropicciarsi gli occhi. Bellissimi panorami di campagne e montagne, splendidi interni rischiarati dal lume di candela e magnifici costumi d'epoca che permettono allo spettatore di immergersi perfettamente nel periodo storico del racconto. Ovviamente durante il racconto non mancano le frecciate che non potevano non piacere a Kubrick sui potenti che basavano le loro fortune su eserciti di poveracci, ragazzini e briganti o su quanto queste guerre fossero inutili. Tutto questo marasma dava modo che personaggi come il protagonista Barry abbastanza scaltro ma dalle mani bucate potessero infilarsi tra le maglie dell'alta società tra un furto e una ruberia al gioco d'azzardo. Il film e il romanzo finiscono così per descrivere la parabola di un uomo che dal nulla finisce per avere quasi tutto e finisce poi rovinosamente la sua parabola terrena. Molto azzeccata la scelta della voce fuori campo che arricchisce il mracconto di aneddoti e battute folgoranti (forse la migliore è quando dice che un giovane costretto sì a scappare ma con la borsa dei soldi piena non è poi così triste e anzi si gode la sua indipendenza). Diretto con maestria da Kubrick, il film oltre a quanto già detto delle scenografie (a volte pare che si reciti dentro un bellissimo quadro) si avvale anche di un cast superbo e di una splendida colonna sonora a base soprattutto di musica classica. La sua durata non deve scoraggiare il neofita perchè si troverà davanti una vera opera d'arte. Da non perdere.
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jacopo b98
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mercoledì 1 maggio 2013
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barry lyndon di stanley kubrik - capolavoro
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Nel Settecento, l’epopea tragica di Redmond Barry (O’Neal), piccolo borghese irlandese, che arriva prima ai vertici della società, per poi ricadere in basso. Ennesimo capolavoro di Kubrik, che l’ha sceneggiato dal romanzo di William M. Thackeray, prodotto e diretto. Uno dei film più importanti nell’itinerario del regista che realizza un’opera d’arte eterna, assolutamente geniale. Kubrik mette in scena il più sorprendente film in costume della storia, illustrando il Settecento con alcune inquadrature che non sono altro che le ricostruzioni dei quadri dei grandi pittori ed evocandolo con le musiche di Bach, Mozart, Shubert (anacronisticamente), Federico il Grande… Memorabile la regia, con i suoi lenti, grandiosi, famosissimi zoom all’indietro, che partendo dal particolare più insignificante vanno a svelare lo straordinario apparato scenografico, curato nei minimi dettagli (la lavorazione ebbe molti ritardi), valorizzato dalla scelta del regista di girare le scene senza illuminazione artificiale, ma solo alla luce delle candele (fu infatti messa a punto una telecamera per riprese nello spazio).
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Nel Settecento, l’epopea tragica di Redmond Barry (O’Neal), piccolo borghese irlandese, che arriva prima ai vertici della società, per poi ricadere in basso. Ennesimo capolavoro di Kubrik, che l’ha sceneggiato dal romanzo di William M. Thackeray, prodotto e diretto. Uno dei film più importanti nell’itinerario del regista che realizza un’opera d’arte eterna, assolutamente geniale. Kubrik mette in scena il più sorprendente film in costume della storia, illustrando il Settecento con alcune inquadrature che non sono altro che le ricostruzioni dei quadri dei grandi pittori ed evocandolo con le musiche di Bach, Mozart, Shubert (anacronisticamente), Federico il Grande… Memorabile la regia, con i suoi lenti, grandiosi, famosissimi zoom all’indietro, che partendo dal particolare più insignificante vanno a svelare lo straordinario apparato scenografico, curato nei minimi dettagli (la lavorazione ebbe molti ritardi), valorizzato dalla scelta del regista di girare le scene senza illuminazione artificiale, ma solo alla luce delle candele (fu infatti messa a punto una telecamera per riprese nello spazio). Come storia è il ritratto di una società in cui tutto è palesemente finto: Barry è un attore, O’Neal è un attore che interpreta un attore, sempre pronto a “cambiare casacca”. La società maschera, con il suo perbenismo e la sua apparente perfezione, tutta la sua violenza e la sua divisione in caste. Il finale è una botta tremenda, ma assolutamente geniale. Al botteghino fu un fiascone, anche rispetto agli enormi costi (dovuti anche ai ritardi) di produzione. Non fu particolarmente apprezzato dai critici per la sua tremenda negatività. L’epilogo è un colpo di genio: “Fu durante il regno di Giorgio III che i suddetti personaggi vissero e disputarono. Buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi o poveri ora sono tutti uguali.”. Sette nomination agli Oscar (tra cui film, regia e sceneggiatura) e quattro statuette: fotografia (John Alcott), colonna sonora (Leonard Rosenman), costumi (Milena Canonero) e scenografie (Ken Adam, Roy Walker, Vernon Dixon).
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viva il cinema!
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domenica 7 aprile 2013
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una gioia per gli occhi
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Davvero magnifica questa grande opera di Kubrick, maestro del cinema mondiale, la cui fama mai si spegnerà. La fotografia è di una maestria incalcolabile, fatta alla luce delle candele. I paesaggi della bella e verde Irlanda sono ineguagliabili, così come la colonna sonora. Bravissimo Ryan O'Neal nei panni di Barry, un uomo perseguitato da un destino crudele, che con molta fortuna riesce ad entrare nella nobiltà e ad accumulare un patrimonio immenso, ma, non essendo capace di conservarlo, lo sperpera, finendo da dove era partito e per giunta senza una gamba, privato della moglie (una bellissima e magnifica Marisa Berenson), del denaro, dell'unico figlio morto a seguito di un incidente a cavallo, e della dignità.
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Davvero magnifica questa grande opera di Kubrick, maestro del cinema mondiale, la cui fama mai si spegnerà. La fotografia è di una maestria incalcolabile, fatta alla luce delle candele. I paesaggi della bella e verde Irlanda sono ineguagliabili, così come la colonna sonora. Bravissimo Ryan O'Neal nei panni di Barry, un uomo perseguitato da un destino crudele, che con molta fortuna riesce ad entrare nella nobiltà e ad accumulare un patrimonio immenso, ma, non essendo capace di conservarlo, lo sperpera, finendo da dove era partito e per giunta senza una gamba, privato della moglie (una bellissima e magnifica Marisa Berenson), del denaro, dell'unico figlio morto a seguito di un incidente a cavallo, e della dignità. Tutto ciò è dovuto alla caccia al titolo di lord che Barry aveva intrapreso, sotto consiglio della madre, per la quale si addebita in modo spaventoso. E per finire, perde la gamba nel duello con lord Bullington, con il quale aveva sempre avuto un rapporto ostile. Non si finirebbe mai di vederlo mille e mille volte "Barry Lyndon". Affascina come pochi, in un 1700 grandioso e ricco di sfarzo. Curiosità: l'attore che fa lo Chevalier de Balibary è lo stesso che interpreta lo scrittore in "Arancia Meccanica".
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shiningeyes
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sabato 23 febbraio 2013
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grande kubrick storico!
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Andato a monte il progetto “Napoleon”, Kubrick non rinuncia nella volontà di fare un film storico, e la sua volontà si esprime con un capolavoro come “Barry Lindon”, che ci regala uno sguardo perfetto e affascinante del XVIII secolo.
Il principio di realtà nei film di Kubrick ci sta sempre, è ricercato e portato a termine; lo testimonia il risultato incredibile dato dall'uso di lussureggianti location che rimandano all'epoca della storia e l'uso delle luci naturali; il tutto, portato a compimento di uno studio dei migliori ritrattisti del settecento.
Ma a parte la meravigliosa realistica visione del film, che già di per sé, ne vale cento visioni, c'è anche la bellezza della storia, il cui pericolo di una noia di tre ore, viene fugata da una notevole scorrevolezza; e noi tutti, veniamo così, trasportati magicamente nelle disavventure di Redmond Barry, passando da ammirati e compassionati dal personaggio, così pieno di sfumature.
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Andato a monte il progetto “Napoleon”, Kubrick non rinuncia nella volontà di fare un film storico, e la sua volontà si esprime con un capolavoro come “Barry Lindon”, che ci regala uno sguardo perfetto e affascinante del XVIII secolo.
Il principio di realtà nei film di Kubrick ci sta sempre, è ricercato e portato a termine; lo testimonia il risultato incredibile dato dall'uso di lussureggianti location che rimandano all'epoca della storia e l'uso delle luci naturali; il tutto, portato a compimento di uno studio dei migliori ritrattisti del settecento.
Ma a parte la meravigliosa realistica visione del film, che già di per sé, ne vale cento visioni, c'è anche la bellezza della storia, il cui pericolo di una noia di tre ore, viene fugata da una notevole scorrevolezza; e noi tutti, veniamo così, trasportati magicamente nelle disavventure di Redmond Barry, passando da ammirati e compassionati dal personaggio, così pieno di sfumature.
Oltre che, rimanere impressionati da un bravissimo Ryan O'Neal, che ci dimostra per la prima volta il suo talento, veniamo conquistati anche da quei comprimari che compaiono poco, i quali si dimostrano indispensabili nella buona riuscita del film. E tra questi, cito:Marisa Berenson,Patrice Magee e Hardy Kruger , più quelli che tralascio.
Nonostante il possibile rifiuto di trattare temi delicati, Kubrick, volente o nolente, ci permette una riflessione del ruolo dell'uomo svolto in un epoca passata, il quale, seguendo le vicende del film, ci si accorge che è immutato o immutabile: l'uomo comune che tenta con successo la scalata in una posizione sociale più elevata non è destinato a rimanerci, perché esso si troverà in un ambiente a lui sconosciuto della quale non si troverà più a suo agio.
Una riflessione umana dell'uomo del passato spiegata attraverso un capolavoro del cinema mondiale. Grazie Stanley.
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sasha73
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domenica 30 dicembre 2012
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un viaggio nel settecento
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Esiste la macchina del tempo? :-) Forse l'ha inventata Kubrick in questo meraviglioso film. Una ricostruzione d'epoca perfetta, un film splendente, dalla scenografia, alla colonna sonora, passando dalla recitazione degli attori...la perfezione al cinema.
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marco8
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giovedì 20 dicembre 2012
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opera d'arte!!!!!
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.......quando si dice 'un capolavoro'.......troppo lungo? Di Avatar si può dire 'troppo lungo'. Se lo si dice di questo film, è come bestemmiare!!!!!
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immanuel
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venerdì 28 settembre 2012
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un tripudio visivo
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La sconfinatezza degli orizzonti, la straordinaria bellezza dei paesaggi, che sembrano scaturire da dipinti di vedutisti come Turner, Cole o Constable, lasciano abbacinati. Ogni diapositiva, ogni singolo fotogramma è un olio. Delle massime creazioni del paesaggismo. Il film sembra inanellare sequenze ininterrotte di opere pittoriche del miglior periodo romantico e (post)impressionista in un coinvolgente tripudio visivo di colori, forme e disegni che trascina lo spettatore in universo metafisico di quiete e raccoglimento. Kubrick ricorre alla macchina da presa come fa l’artista con il pennello e la tavolozza. Sembra di vivere, come in un trompe l'oeil, direttamente nell'opera, lo spettatore sembra fare capolino nelle profondità di campo suggestive, in un vorticoso rigoglio di forme e sentimenti, tra le girandole dei verdi degli alberi, degli azzurri del cielo, del vermiglio dei tramonti, trai bagliori corruschi della luce che filtra nella boscaglia.
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La sconfinatezza degli orizzonti, la straordinaria bellezza dei paesaggi, che sembrano scaturire da dipinti di vedutisti come Turner, Cole o Constable, lasciano abbacinati. Ogni diapositiva, ogni singolo fotogramma è un olio. Delle massime creazioni del paesaggismo. Il film sembra inanellare sequenze ininterrotte di opere pittoriche del miglior periodo romantico e (post)impressionista in un coinvolgente tripudio visivo di colori, forme e disegni che trascina lo spettatore in universo metafisico di quiete e raccoglimento. Kubrick ricorre alla macchina da presa come fa l’artista con il pennello e la tavolozza. Sembra di vivere, come in un trompe l'oeil, direttamente nell'opera, lo spettatore sembra fare capolino nelle profondità di campo suggestive, in un vorticoso rigoglio di forme e sentimenti, tra le girandole dei verdi degli alberi, degli azzurri del cielo, del vermiglio dei tramonti, trai bagliori corruschi della luce che filtra nella boscaglia. La nitidezza dei colori infonde un'armonia, una perfezione, un senso di quiete che solo dipinti della migliore accademia sanno conferire. L'impronta storica è di altrettale altezza. Il Settecento nella sua resa più prepotente, spirituale e realistica al tempo stesso. La ricostruzione dei duelli tra galantuomini, lesi nella propria fatua fierezza, all’interno di scenari poetici, ne rappresenta l’esito più ben riuscito. Se il grande regista americano sceglie il lirismo come impronta del secolo, Forman in Amadeus innesta il secolo di Mozart su registro diverso, più proclive al motteggio e al focus sulla superficialità delle alte sfere più attraverso la satira. Si dirà Kubrik ha riprodotto banali olografie. Rivivere un’epoca attraverso le manifestazioni espressive di maggior pregio non inibisce la comprensione della realtà di un’epoca, né falsa l’ermeneutica storica, anzi la rafforza e la rende più incisiva. La poesia sa essere altrettanto eloquente quanto può esserlo, pur nella sua freddezza, un resoconto cronachistico. E così accade in Barry Lyndon dove la storia di un uomo scorre per immagini. Barry, rapito da un amore violento e pervicace, un sentimento incontenibilmente romantico (tanto da ricordare il Werther), che ne scuote l’esistenza fino a modificarla. Ad esso si associa un’ indole orgogliosa, che lo trascina ai limiti della rovina e che lo contrappone a una natura e a un mondo che sembrano, nella dialettica figurativa, non curarsi dei suoi affanni. Il titanismo si avverte potentemente nelle immagini che lo osservano, errabondo e insoddisfatto, muoversi tra la brughiera e i paesaggi silvestri; una natura che sembra indifferente, nell’esultanza di colori, al melanconico grigiore della sua esistenza, il cui patema è riflesso negli occhi cerulei del protagonista, quasi vitrei, di un’inespressività che suscita turbamento. Uguale dolenza suscita lo sguardo di Lady Lyndon, di una bellezza sconvolgente,decadente, con un portamento e una grazia eccelse, splendidamente ritratta inamidata in acconciature e corpetti sublimi, resa immortale in fotogrammi che sembrano riprodurre, ad esempio nella scena dell’abbraccio col bambino, nell’eleganza e nella purezza delle forme, il De Nittis del periodo più maturo. Uno spettacolo per gli occhi e per l’anima. Il dramma familiare è complice delle immagini, di per sé stesse efficaci. C’è quasi un ruolo ancillare della storia rispetto alla fotografia. Tanto che i dialoghi spesso diventano superflui, e di fatto lo sono. Come nella scena del corteo funebre che segue la bara bianca del piccolo, sullo note della Sarabanda di Hendel, o lo sguardo sul capezzale, tra le immagini più intensamente toccanti e strazianti della storia del cinema.Dopo la morte del figlio, Barry, ormai allo stremo, mentre Lady Lyndon appare fuori di senno, impazzita dal dolore, rimane impotente, altero, chiuso nel suo cipiglio contegnoso, anche di fronte al figliastro che gli esplode un colpo di pistola nel corso di un duello. Ne rimarrà mutilato e in un ennesimo abbrivio di orgoglio, misto ad opportunismo, accetterà la rendita del ragazzo (forgiato nell’odio dalla sferza del patrigno, tanto detestato e ricambiato da questi nel livore), per ritornarsene nella patria che aveva prematuramente abbandonato anni addietro, a concludere la sua vita infelice e misera, suggellando una ciclicità meschina . L’orgoglio precede, in ogni caso, la rovina.
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[+] eccezionale
(di hal9001)
[ - ] eccezionale
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