Milano calibro 9 |
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Un film di Fernando Di Leo.
Con Mario Adorf, Philippe Leroy, Barbara Bouchet, Frank Wolff.
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Poliziesco,
Ratings: Kids+16,
durata 101 min.
- Italia 1972.
MYMONETRO
Milano calibro 9
valutazione media:
3,12
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La Milano di un futuro passato.di IuriVFeedback: 19621 | altri commenti e recensioni di IuriV |
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sabato 30 giugno 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mi rendo perfettamente conto che parlare di Milano Calibro 9 nel 2018 rischia di essere un esercizio poco utile. L'opera di Di Leo rappresenta una vetta talmente alta nella cinematografia di genere italiana degli anni settanta da non avere nemmeno bisogno di presentazioni. In un epoca in cui le produzioni gradivano infarcire le sale di ogni tipo di film, questo lavoro, costato il giusto e messo insieme in maniera magistrale, sta li a dirci di quanto dalle nostre parti erano bravi nel mestiere. Eppure, vista oggi, questa pellicola è talmente affascinante da non poter essere lasciata li, senza nemmeno due parole. Quindi, abbiate pazienza e andiamo: Ugo Piazza è appena uscito di galera che già gli vogliono fare la festa. L'Americano lo sospetta di essersi intascato dei soldi e il buon Ugo dovrà fare di tutto per scagionarsi. Perché Milano calibro 9 è un gangster movie in piena regola, di quelli che all'epoca andavano parecchio. Ma a differenza di tanta produzione americana, il film di Di Leo si ambienta per le strade di una città viva e pulsante, che, tra bassifondi e zone pregiate, si mostra allo spettatore bene in ghingheri, come una donna che si appresta a diventare importante. La Milano degli anni settanta si stava imponendo come capitale economica del paese e voleva a tutti i costi essere modernissima e in linea con le grandi città europee. Di Leo ce la fa vedere così, ricca e appariscente, ma anche subdola e criminale. Una criminalità lontana da certe mitizzazioni dei tempi moderni, quanto piuttosto tratteggiata con brutalità, piena di personaggi dal fascino minimo e dalla crudeltà massima. Una cosa che colpisce di questa pellicola è la totale assenza di figure positive. Tutti nella trama hanno qualcosa di marcio, compreso Ugo. Tutti cercano di fregare tutti. Non esistono eroi ne antieroi. Certo, in qualche aspetto il film fa sentire il peso degli anni. Penso ai dialoghi specialmente, spesso poco interessanti quando non addirittura forzati. L'intero scambio di battute nel commissariato sembra più una manifestazione del desiderio di Di Leo di dire la sua sui temi caldi che il paese stava vivendo più che essere figlio di una scrittura organica che segue la vicenda. Però sono stonature che non piegano la potenza dell'opera. Perché il montaggio è intrigante e in alcuni punti si respira l'ansia dello scorrere degli avvenimenti. Gastone Moschin è semplicemente perfetto nei panni di Ugo Piazza e riesce a scivolare dentro un personaggio lontanissimo dalle commedie a cui l'attore ci ha abituati. Barbara Bouchet è bellissima e azzeccata nel ruolo di femme fatale tipico del noir. Mario Adorf è un Rocco Musco sporco e violento, credibilissmo nel momento di mostrare la propria morale. Insomma, difficilmente si può trovare qualcosa di davvero sbagliato qui. Perché Milano Calibro 9 è una pellicola immortale, che a distanza di quarantacinque anni sa ancora coinvolgere lo spettatore.
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