Il grande paese |
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Un film di William Wyler.
Con Gregory Peck, Jean Simmons, Charlton Heston, Carroll Baker, Burl Ives
Titolo originale The Big Country.
Western,
durata 166 min.
- USA 1958.
MYMONETRO
Il grande paese
valutazione media:
4,25
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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UN UOMO CHE NON DEVE DIMOSTRARE NULLAdi DOMENICO RIZZIFeedback: 7134 | altri commenti e recensioni di DOMENICO RIZZI |
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martedì 16 dicembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un grande western diretto nel 1958 dal maestro William Wyler – regista del colossal “Ben Hur” un anno dopo – e ispirato ad un romanzo di Donald Hamilton, recitato da un cast difficilmente ripetibile (Gregory Peck, Charlton Heston, Carroll Baker, Jean Simmons, Burl Ives, quest’ultimo vincitore del’Oscar come miglior attore non protagonista). L’uomo venuto dall’Est – l’ex ufficiale di marina James Mc Kay (Peck) – raggiunge la biondissima e capricciosa fidanzata Patricia (Baker) figlia del prepotente maggiore Terrill (Charles Bickford) in conflitto con il rivale Rufus Hannassey (Ives) e con i suoi figli scapestrati. Nel difficile rapporto fra Mc Kay e Patricia, morbosamente succube del padre, si intromettono Steve Leech (Heston) braccio destro di Terrill e innamorato della ragazza,e la discreta maestra Julie Maragon (Simmons) della quale il marinaio si invaghisce man mano che prende le distanze dalla fidanzata ufficiale. Le due fazioni si fronteggiano con odio fino allo scontro finale, che si concluderà senza vinti né vincitori. E’ un altro racconto in cui l’intrusione dell’uomo venuto dall’Est – Mc Kay – sancisce la fine della Frontiera selvaggia, stemperando le rivalità fra allevatori in lotta per i pascoli, soggetto ripreso quattro anni dopo da John Ford con “L’uomo che uccise Liberty Valance” e più tardi da “I cancelli del cielo” di Michael Cimino del 1981. Nel film di Wyler, la litigiosa gente del West non costituisce più un modello, Patricia Terrill è la viziata figlia del grande ranchero che ha calpestato i diritti degli altri e il “piede tenero” Mc Kay assurge al ruolo di pacificatore senza ricorrere deliberatamente alle armi per risolvere i problemi, convinto che “una persona non debba dimostrare nulla, se non a se stessa”. Per i sostenitori della superiorità dell’uomo della Frontiera è uno smacco difficile da digerire, ma la vittoria di Mc Kay anticipa quella che l’avvocato Ransom Stoddard (Stewart) otterrà in “L’uomo che uccise Liberty Valance”. E’ il progresso che si impone, mettendo fine alla legge del più forte con raziocinio e buonsenso, che presto ridurranno il cruento West dei pistoleri ad un ricordo. Oltre all’Oscar assegnato a Burl Ives, che conseguì anche il “Golden Globe” lo stesso anno, il regista Wyler ottenne il British Academy Film Award nel 1960 per il miglior film. Riconoscimenti pienamente meritati e forse insufficienti, per una pellicola destinata a diventare un cult movie. Domenico Rizzi, scrittore
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