davide_chiappetta
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martedì 12 aprile 2011
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uno dei migliori di lewis
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The Big Combo o meglio La combine è un patto stretto in modo illecito per concordare o combinare il risultato di un incontro prima della sua disputa, a volte dietro pagamento di una somma di denaro (condotta corruttiva).
Il film fu diretto dal maestro Joseph H. Lewis, con Cornel Wilde nella parte di uno sbirro che da la caccia da anni all'affascinante ganster Richard Conte che rimarrà nella storia del cinema come uno dei più grandi cattivi di tutti i tempi. La performance di Conte in questo film rende i gangster moderni delle femminuccie al suo confronto. Anche il personaggio di Wilde, il tenente Diamond che potrebbe apparire scontato è al contrario un personaggio molto più interessante rispetto alla maggior parte dei poliziotti odierni.
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The Big Combo o meglio La combine è un patto stretto in modo illecito per concordare o combinare il risultato di un incontro prima della sua disputa, a volte dietro pagamento di una somma di denaro (condotta corruttiva).
Il film fu diretto dal maestro Joseph H. Lewis, con Cornel Wilde nella parte di uno sbirro che da la caccia da anni all'affascinante ganster Richard Conte che rimarrà nella storia del cinema come uno dei più grandi cattivi di tutti i tempi. La performance di Conte in questo film rende i gangster moderni delle femminuccie al suo confronto. Anche il personaggio di Wilde, il tenente Diamond che potrebbe apparire scontato è al contrario un personaggio molto più interessante rispetto alla maggior parte dei poliziotti odierni. Sì, è un bravo ragazzo, incorruttibile, ma ha i suoi demoni e durante il corso del film, questi demoni costano la vita a una donna innocente innamorata di lui.
Il film è spiazzante fin dal principio. Girato in un magnifico bianco e nero dal grande John Alton (lavorò molte volte per Mann: 'He Walked by Night', 'The Amazing Mr. X', 'T-Men', e 'Raw Deal') con una serie di lunghissime ombre senza precedenti nella storia, (anche per nascondere le scenografie da due soldi, visto il budget limitato e l'abilità del regista a lavorare con budget modesti, venendo dal b-movie), lo spettatore è gettato senza preavviso in questo mondo alla rovescia.
A prima vista sembra come un altro dramma criminale degli anni '50 ambientato nel mondo di pugilato (qualche sequenza ispirò Tarantino la storia del pugile suonato in Pulp Fiction, tra l'altro Conte qui è il boss col nome di mr. Brown, e nelle Iene Tarantino si riserva per se quel nome, e vi è anche una tortura cui il regista si ricordera sempre nelle Iene), ma all'improvviso veniamo gettati alle costole di una bella donna bionda che è anche la donna amata dal gangster, cui ama in modo masochistico (cosi come è masochista il rapporto tra il grande Brian Donlevy e Richard Conte), da due teppisti giovani delinquenti interpretati da Lee Van Cleef e Earl Holliman che qui hanno anche una relazione omosessuale non tanto velata.
Il Big Combo è in realtà conosciuta per tre particolari sequenze, una per la sua brutalità, l'altro per la sua sessualità, che erano insolite per il film del periodo (Pochi registi come Lewis sapevano fondere la violenza con la sessualità, vedi 'la Sanguinaria').
Una fu quella in cui al tenente vengono rotti i timpani collegando un apparecchio acustico agli altoparlanti della radio.
La scena della tortura di Diamond da parte di Brown e dei suoi uomini è stato particolarmente forte per gli standard dell'epoca . Certo, l'agonia del suono cosi forte è convincente ma altrettanto efficace è la seconda sequenza cioè quella del contenuto di una bottiglia di lozione per capelli direttamente nella gola di Diamond. La terza sequenza è quella in cui Mr. Brown bacia Susan nel loro appartamento. Comincia con le labbra, ma si muove infine sulle sue orecchie e sul collo. La macchina da presa mette a fuoco il viso di Susan, appena la testa di Brown si abbassa, dicendole che sarà lui a fare quello che vuole. L'implicazione nella sua voce e la reazione del suo viso sono abbastanza chiare su quello che sta accadendo. Come Lewis poi dirà in un'intervista a Peter Bogdanovich, Jean Wallace (Susan), che era sposata nella vita con Cornel Wilde, fu a disagio nel fare questa scena e chiese a Lewis che le garantisse che Wilde fosse occupato altrove durante le riprese. Wilde, in seguito a quanto pare non perdonò mai il regista per aver permesso che sua moglie fosse stata rappresentata in questo modo così suggestivo.
Jack Palance era stato chiamato per il ruolo di Mr Brown, ma era stato cacciato un giorno prima dell'inizio delle riprese a causa di 'discussioni professionali'. La scelta di Conte si rivelò un colpo da maestro. Conte era un uomo bello in quel periodo e poteva facilmente trasmettere la fluidità necessaria a rendere Brown comprensibilmente attraente. Eppure qualcosa nei suoi occhi e nel suo sorriso ti dice che questo uomo è anche molto pericoloso, e forse non ha pietà se gli dovessi voltare le spalle, in alcune sequenze (specie quella finale al distretto di polizia) la sua apparizione col sorriso tra le labbra, mette i brividi. Anche se era piccolo di statura, Conte, come Alan Ladd o James Cagney, ha avuto una straordinaria presenza fisica.
FRASE MEMORABILI: "Brown sa che stai parlando con me" "Io non ho detto niente" "Ma questo Brown non lo sa".
(CURIOSITA': in 'Chiamate Nord 777' 6 anni prima Richard Conte inerpreta la parte di un ragazzo che viene condannato ingiustamente a morte per l'omicidio di un poliziotto e si sottopone imidamente alla macchina della verità , che tra l'altro si dimostrerà inutile; nel film che abbiamo esaminato sopra, Conte nella parte del gangster viene sottoposto alla macchina della verità, ma al contrario si dimostra sfacciato, teniamo conto che si contavano sulla punta delle dita i film con la macchina della verità; e sempre in 'chiamate Nord 777' Conte si salva a causa di un dettaglio su una foto mentre in questo film il dettaglio di una foto sarà la sua rovina.
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dandy
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venerdì 4 novembre 2016
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big combo.
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Il regista di "La sanguinaria" crea un'ottimo esempio di gangster-noir dall'atmosfera torbida,dove il poliziotto di turno è mosso da una certa invidia verso il criminale,oltre che dal senso di giustizia.La fotografia(ottima)di John Alton usa in modo mirabile l'oscurità per sottolineare i momenti più drammatici,le uccisioni e maschera abilmente la povertà delle scenografie.Notevoli per l'epoca le allusioni omosessuali nel rapporto tra i due scagnozzi di Mr.Brown(tra cui il trentenne Lee Van Cleef,futuro protagonista di "Per qualche dollaro in più" e "Il buono,il brutto,e il cattivo"),e i baci animaleschi di Mr.Brown alla sua donna.
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Il regista di "La sanguinaria" crea un'ottimo esempio di gangster-noir dall'atmosfera torbida,dove il poliziotto di turno è mosso da una certa invidia verso il criminale,oltre che dal senso di giustizia.La fotografia(ottima)di John Alton usa in modo mirabile l'oscurità per sottolineare i momenti più drammatici,le uccisioni e maschera abilmente la povertà delle scenografie.Notevoli per l'epoca le allusioni omosessuali nel rapporto tra i due scagnozzi di Mr.Brown(tra cui il trentenne Lee Van Cleef,futuro protagonista di "Per qualche dollaro in più" e "Il buono,il brutto,e il cattivo"),e i baci animaleschi di Mr.Brown alla sua donna.Così come le sequenze degli omicidi,giocate sul fuoricampo,i rumori,o la loro assenza(l'omicidio dello scagnozzo sordo,dove alla vittima viene rimosso l'apparecchio acustico e lo spettatore vede i bagliori delle armi ma non sente gli spari).
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paolp78
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sabato 16 aprile 2022
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rispetto dei canoni del genere, ma modesto
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Il così detto cinema di genere prevede pellicole di puro intrattenimento, essenzialmente attente ad appagare i gusti del pubblico e con poche velleità di altro tipo: personalmente è questo il cinema che preferisco.
Uno dei generi cinematografici di maggiore successo, soprattutto negli anni’40 e ’50 è stato indiscutibilmente il noir. Gli elementi che caratterizzano le opere di questo filone cinematografico sono l’ambientazione in una grande metropoli moderna; le atmosfere rarefatte, con la gran parte delle scene che avvengono di notte, magari anche sotto la pioggia; una trama intricata con qualche mistero da svelare e l’immancabile colpo di scena; la presenza dei classici personaggi duri e violenti, spesso divisi tra poliziotti e delinquenti, che sempre si trovano in film del genere.
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Il così detto cinema di genere prevede pellicole di puro intrattenimento, essenzialmente attente ad appagare i gusti del pubblico e con poche velleità di altro tipo: personalmente è questo il cinema che preferisco.
Uno dei generi cinematografici di maggiore successo, soprattutto negli anni’40 e ’50 è stato indiscutibilmente il noir. Gli elementi che caratterizzano le opere di questo filone cinematografico sono l’ambientazione in una grande metropoli moderna; le atmosfere rarefatte, con la gran parte delle scene che avvengono di notte, magari anche sotto la pioggia; una trama intricata con qualche mistero da svelare e l’immancabile colpo di scena; la presenza dei classici personaggi duri e violenti, spesso divisi tra poliziotti e delinquenti, che sempre si trovano in film del genere.
Questa pellicola del semisconosciuto americano Joseph H. Lewis presenta tutti questi elementi, delineandosi pertanto come un’opera pienamente fedele ai precetti del cinema noir; tuttavia i grossi difetti di sceneggiatura e la cattiva realizzazione restituiscono una pellicola che nel complesso è ben poco convincente.
I punti di forza sono le riuscitissime atmosfere, ottenute grazie ad un uso sapiente delle luci, ed una trama che sebbene non sia niente di eccezionale, è comunque abbastanza intricante.
C’è anche il solito triangolo tra l’integerrimo ispettore di polizia, la sofisticata donna del boss malavitoso e appunto quest’ultimo che il protagonista vuole incastrare ad ogni costo. Sembrerebbe tutto nella norma insomma, ma qui invece affiora un primo pesante difetto della sceneggiatura che non spiega affatto da cosa derivi l’infatuazione del protagonista (Cornel Wilde) per la bella dark lady (Jean Wallace): solitamente in questi casi la storia prevede che i due si conoscessero da prima, o che magari avessero addirittura avuto una relazione; a nulla di tutto questo si fa minimamente cenno invece, con l’effetto di dare luogo ad una lacuna abbastanza grave ed inspiegabile.
L’altro ruolo di rilievo, quello del gangster, è interpretato dall’ottimo Richard Conte, attore divenuto celebre proprio per la partecipazione a molte pellicole noir, nonché anche per un altro ruolo di un celebre malavitoso del cinema, quello di Don Barzini ne “Il padrino”, l’immenso capolavoro di Francis Ford Coppola.
Per il resto si segnala Brian Donlevy nella parte dello scagnozzo che vorrebbe fare le scarpe al boss, un ruolo ricorrente nei noir e molto interessante, che poteva essere meglio sviluppato; un convincente Robert Middleton nei panni del capo della polizia; un giovane Lee Van Cleef che interpreta uno dei sicari; ed infine Helen Walker in un ruolo chiave, ammantato di mistero.
Poco riusciti i dialoghi.
Si segnala la presenza di molte scene di violenza, anche ben eseguite, che rappresentano una rarità per una pellicola di quei tempi.
Pessimo finale, con l’ultima scena decisamente malriuscita.
Una curiosità: Cornel Wilde e Jean Wallace erano sposati nella vita reale.
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