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Pregevolissima pellicola tratta da un romanzo risalente ai primi anni del ventesimo secolo (la prima pubblicazione è del 1905), che ebbe un grande successo all’epoca tanto che ne nacque addirittura una saga letteraria interamente realizzata dalla medesima autrice, la scrittrice britannica di origine ungherese Emma Orczy.
Il romanzo della Orczy, ambientato durante il “Regime del Terrore” della rivoluzione francese, oggi è stato un po’ accantonato, probabilmente in quanto sceglie un’impostazione anti-popolare e favorevole invece alla classe aristocratica (la stessa scrittrice poteva fregiarsi del titolo nobiliare di Baronessa); queste scelte che all’epoca del romanzo, ed anche in quella successiva della pellicola, andavano ancora bene, sono improponibili invece oggigiorno, dove si troverebbero in aperta distonia con i valori della società moderna ed i suoi principi fondanti.
Tutto ciò detto, si deve però notare come “La primula rossa” abbia comunque influenzato la letteratura di genere successiva, creando l’archetipo dell’eroe ineffabile che mantiene segreta la sua reale identità celata dietro un insospettabile alter ego, che apparentemente presenta caratteristiche del tutto opposte a quelle dell’ignoto paladino: basti pensare in questa chiave a molti personaggi arcinoti della cultura popolare di massa come Zorro, comparso in epoca successiva benché abbastanza ravvicinata rispetto al personaggio ideato dalla Orczy, oppure alla gran parte dei supereroi (per altro tutti personaggi più e più volte proposti anche al cinema).
La regia è del semisconosciuto Harold Young, che se la cava egregiamente e soprattutto può contare su mezzi notevoli per l’epoca, che vengono molto ben impiegati.
Ottima la scelta degli interpreti: Leslie Howard offre una lettura azzeccatissima del protagonista, realizzando una performance estremamente convincente e piacevole; altrettanto brava Merle Oberon nella parte della protagonista femminile, a cui nel romanzo viene riservato un ruolo meno scontato del solito; ottimo e perfettamente in parte Raymond Massey che ovviamente interpreta il cattivo, impeccabilmente da par suo.
La pellicola scorre piacevolmente, senza punti morti, consentendo alla bella trama di avvincere lo spettatore, che ne resta catturato.
In quanto il soggetto potrebbe dar luogo a qualche equivoco, è bene chiarire che non si tratta di un film d’azione; le scene in cui è previsto qualche scontro o combattimento non sono neppure mostrate.
Il romanzo e la pellicola sono notevolmente nazionalisti in favore dell’Inghilterra, mentre la descrizione della Francia rivoluzionaria è estremamente severa, sebbene deve dirsi che il periodo scelto, quello del Terrore, non è certo ricordato come uno dei migliori, neppure dagli storici. Qualche caduta di stile tuttavia poteva essere evitata, come nel caso della riduzione a macchietta di Robespierre, personaggio storico di prima grandezza, per il quale, benché personalmente non nutra particolari simpatie, ritengo che si dovrebbe avere comunque maggior rispetto.
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