Titolo originale | Chronic |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Regia di | Michel Franco |
Attori | Tim Roth, Elizabeth Tulloch, David Dastmalchian, Claire van der Boom, Sarah Sutherland (II) Tate Ellington, Joe Santos, Michael Cristofer, Laura Niemi, Kari Coleman, Rachel Pickup, Nailea Norvind, Robin Bartlett, Peter Gray Lewis, Angela Bullock, Cole Massie, Brenda Wehle, Harris Shore, Ben Berkowitz, Christopher McCann, Reatha Grey, Altesa Baker, Cleo Fraser, Dan Gordon (IV). |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento venerdì 22 maggio 2015
La storia di un infermiere, interpretato da Tim Roth, incaricato di assistere alla morte di malati terminali. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha ottenuto 2 candidature a Spirit Awards, Al Box Office Usa Chronic ha incassato 5,2 mila dollari .
CONSIGLIATO NÌ
|
David Wilson è un infermiere dedito all'assistenza domestica dei malati terminali. Nella sua opera di accudimento David va molto oltre il dovere professionale, offrendo conforto e contatto fisico e trasformando i suoi pazienti in membri virtuali della propria famiglia: mogli, fratelli, madri. In realtà David aveva una famiglia sua, ma una tragedia l'ha scorporata in unità solitarie e scollegate, e il lavoro è diventato una sorta di via crucis verso una redenzione impossibile.
Tim Roth ha "commissionato" questo film a Michel Franco, dopo aver premiato da presidente di giuria della sezione Un certain regard a Cannes il precedente film del regista messicano, Después de Lucia. Roth deve aver visto almeno altri due film, entrambi passati ai festival che l'attore inglese frequenta assiduamente, prima di inizare le riprese di Chronic: Miele di Valeria Golino e Still Life di Uberto Pasolini, usciti l'anno dopo di Después de Lucia. Chronic sembra infatti un mix fra il lucido calvario dell'infermiera specializzata in eutanasie di Miele e l'opera pia dell'impiegato che vuole dare a tutti un funerale dignitoso in Still Life.
Per carità, Roth è bravissimo nel calarsi nei panni del protagonista misericordioso e solerte, e almeno una scena (quella in cui la figlia gli pone una domanda difficile) è da antologia. Ma un'ottima recitazione non riesce a salvare (vocabolo usato non a caso) un film assemblato a tavolino e proposto come star vehicle, trapiantando l'azione dal Messico ad un Nord America ridotto (come già successo milioni di altre volte) a non luogo in cui i legami famigliari sono inesistenti e la solitudine è la cifra esistenziale.
La regia "spietata" di Franco, qui come in Después de Lucia, lascia intravedere un cinismo commerciale che fa leva su immagini forti e repellenti e su un finale che vorrebbe essere catartico ma risulta semplicemente spettacolare (e derivativo). Il che è anche più preoccupante, dato che il regista è appena trentenne e questo è il suo primo film di produzione nordamericana.