
Anno | 2011 |
Genere | Commedia |
Produzione | Francia |
Regia di | Patrice Leconte |
Attori | Nicolas Giraud, Clement Sibony, Pauline Lefèvre, Gilles Cohen, Jacques Mathou Isabelle Petit-Jacques, Urbain Cancelier, Clémence Thioly, Jean-Claude Aubrun. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 27 giugno 2012
Un road-movie scritto e diretto da Patrice Leconte.
CONSIGLIATO SÌ
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Chi dice che il tre sia il numero perfetto? Non sempre è così, soprattutto in amore. Se poi sono due fratelli, giovani belli e diversissimi, a condividere volutamente la stessa ragazza, tutto sembra più complicato. Colorato anche da un pizzico di irrealtà. A meno che a dirigere la storia non ci sia un regista come Patrice Leconte, capace di tingere di leggerezza e credibilità persino un ménage à trois familiare. Come quello tra Nicolas (Nicolas Giraud), ancora disperso tra adolescenza ed età adulta con la sua maglietta dell'incredibile Hulk, il fratello maggiore Clement (Clement Sibony), con il fascino da duro bello e impossibile, e Pauline (Pauline Lefevre), sensuale e misteriosa, in cerca di qualcuno che la adotti come porta scritto a colori sulla sua t-shirt.
Tre modi diversi di pensare la vita, tre identità lontane, tre personalità proiettate in altrettante direzioni. Eppure, la stessa irrazionale, insensata libertà di attrazione. Scatenata dal caso e consolidata dalla curiosità. Con la voglia di scoprirsi e di conoscersi a vicenda, poca alla volta. In viaggio, verso il mare.
E ha il profumo del mare, questo nuovo film di Patrice Leconte. Attraversato dalla brezza marina, fresca e odorosa di sale. Tagliato dal sole, caldo e dorato come i riflessi che risplendono sui volti e sui capelli di tanta giovinezza. In corsa, sui prati assolati della campagna della Bourgogne, a bordo di un camper, in cerca di qualcosa. Non importa di cosa.
Voir la mer è un film soprattutto da guardare. Fatto di luci, colori, profumi. E di sguardi. Diffidenti, complici, provocatori, sensuali. Di una sensualità che si svela con garbo, quasi con pudore, nonostante la stranezza delle circostanze. Un film fatto di incontri, come spesso accade nelle pellicole di Leconte. Ma fatto anche di scontri, di abbandoni e di ritorni. Orchestrato dallo sguardo raffinato del regista, che si fa parte della storia attraverso la macchina da presa. Presente ma discreta. Con improvvisi fuori fuoco che parlano di confusione, zoomando sulle emozioni eccentriche e allo stesso tempo semplici dei suoi personaggi, in cammino verso un orizzonte ancora da mettere a fuoco. Verso un finale che lascia aperte mille strade diverse, tutte possibili, rendendo lo spettatore parte attiva di un viaggio che procede libero verso dove vuole andare. Ovunque.