Titolo originale | Cielo senza terra |
Anno | 2010 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 147 minuti |
Regia di | Giovanni Davide Maderna, Sara Pozzoli |
Attori | Giovanni Davide Maderna, Eugenio Maderna, Gianni Grandis . |
MYmonetro | 3,09 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 24 luglio 2012
Presentato con successo alla 67esima Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Giornate degli Autori, un documentario che riflette sul rapporto tra padre e figlio.
CONSIGLIATO SÌ
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Un padre e il figlio di otto anni camminano su una montagna, dormono in tenda, si lavano con l'acqua gelata del torrente e parlano, della famiglia, dell'amore, di Dio, della natura. È un dialogo intimo, in cui il grande si rivolge al figlio con attenzione ma senza edulcorare le verità e soprattutto senza imporre una gerarchia delle questioni, dando ad ogni dubbio o affermazione del più piccolo una risposta senza scorciatoie. Nella convinzione -crediamo- che lo scambio sia realmente e ugualmente nutriente per entrambi e che le curiosità del crescere non siano poi molto lontane dalle inquietudini della vita adulta.
Forte di un umorismo tragicamente sottile e delle sue ferme certezze da cronico incerto, con Cielo senza terra Giovanni Maderna realizza il suo film più sicuro e trova una formula che gli calza a pennello (decisamente meglio dell'abito finzionale e drammatico dell'Amore Imperfetto).
Girato con la collaborazione della filmaker reggiana Sara Pozzoli, questo "Aprile" fuori stagione lascia che le cronache pubbliche e i fatti della vita personale entrino nella bolla dentro cui stanno sospesi, in montagna (ma si potrebbe dire, letteralmente, "tra le nuvole"), Giovanni e il figlio Eugenio. Ecco allora lo sciopero degli operai della INNSE, che passano otto giorni per protesta in cima ad una gru, e la voce di un produttore musicale, Gianni Grandis, che rievoca la scena della musica "progressive" degli anni Settanta. Ma è chiedere troppo, specie perché quest'ultimo racconto non ha immagini, nemmeno una. Anche la durata del film, esageratamente dilatata, è un problema non da poco: il tempo è uno degli organi vitali dell'organismo cinema, non un'opzione, un accessorio. Data la sua natura di dialogo infinito e di contenitore aperto, l'opera, però, si presterebbe benissimo ad un rimontaggio. Ce lo auguriamo.
Nel frattempo, conserviamo nel cuore il racconto dell'elefante sugli sci, che il regista vide da bambino lanciarsi dal trampolino cittadino a Oslo, e quello delle impagabili domande di Eugenio Maderna.
Francamente 3 stelle mi sembrano troppo poche per un film di questo livello. La naturalezza dei dialoghi e dei silenzi non potrebbe essere migliore.ll ritmo scandito dai passi di entrambi da una sorta di contenitore al film dal quale non si vorrebbe mai uscire.I tempi sono giusti ed a parer mio qualsiasi intervento o cambiamento andrebbero solo a scapito della qualità.