Titolo originale | Oliver Twist |
Anno | 1922 |
Genere | Drammatico |
Durata | 77 minuti |
Regia di | Frank Lloyd |
Attori | Jackie Coogan, Lon Chaney, Gladys Brockwell, George Siegmann, Esther Ralston Aggie Herring, Nelson McDowell, Lewis Sargent. |
MYmonetro | 2,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 20 dicembre 2023
Il best seller di Dickens diventa un film con protagonista Jackie Coogan.
CONSIGLIATO NÌ
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È noto che Charles Dickens sin da bambino ha dovuto cambiare spesso abitazione a causa del lavoro del padre ma anche, e soprattutto, che all'età di dodici anni, su decisione della madre, è stato mandato in una fabbrica di lucido da scarpe grazie a quello che definirà come "un lucido complotto per precipitarlo nel mondo". La 'fabbrica' è un edificio diroccato infestato dai ratti. In quello stesso anno il padre viene rinchiuso nella prigione per debitori di Marshalsea.
Non è difficile quindi capire come "Oliver Twist", pubblicato a puntate in venti fascicoli mensili a partire dal 1837, non manchi di note biografiche.
Il cinematografo coglie le potenzialità narrative adatte al nuovo mezzo e, tra il 1906 e il 1922, ne propone tre versioni di cui due molto brevi. Nei decenni successivi seguiranno sei lungometraggi di cui tre americani, due britannici e uno ungherese. Quello di Frank Lloyd si avvale di una star da poco consacrata sul grande schermo. Si tratta di Jackie Coogan che nel 1921 è stato protagonista (facendo piangere e ridere il pubblico come da didascalia iniziale) del Il monello di Charlie Chaplin. Coogan, che anni dopo si troverà a dare addirittura il nome a una legge finalizzata a tutelare i guadagni dei minori da adulti rapaci (cosa successa a lui da parte della madre rispostasi dopo essere rimasta vedova), ha la faccia giusta per interpretare Oliver. Ha l'innocenza dipinta in volto ma anche la vivacità e la prontezza di reazione necessarie. Il film ha un budget di circa 400.000 dollari che equivale al doppio dell'impegno finanziario abituale per l'epoca. Non si può dire che questa profusione di denaro si noti. Ci si sarebbe potuta attendere una maggiore presenza di esterni londinesi ricostruiti mentre il film si concentra sugli interni ed offre al piccolo protagonista meno spazio di quello che gli verrà assegnato dai film successivi. Le figure ad esempio di Mr. Bumble e alla direttrice dell'ospizio Miss. Corney vengono seguite molti di più di quanto accadrà in seguito e lo stesso accade per l'infido Monks.
Particolarmente interessante, in questo film che era considerato perduto e di cui si è ritrovata una copia in Jugoslavia negli anni '70, è il modo in cui viene rappresentato Fagin. Il vecchio malfattore è affidato ad un Lon Chaney assolutamente irriconoscibile grazie ad un trucco che però non gli conferisce quelle caratteristiche somatiche ebraiche che successivamente invece verranno attribuite al personaggio creando inevitabili polemiche. C'è poi un elemento che potremmo definire 'alla Meliès: un sogno da affamato di Oliver che vede muoversi un animazione una scodella e un cucchiaio.
È noto che Charles Dickens sin da bambino ha dovuto cambiare spesso abitazione a causa del lavoro del padre ma anche, e soprattutto, che all’età di dodici anni, su decisione della madre, è stato mandato in una fabbrica di lucido da scarpe grazie a quello che definirà come “un lucido complotto per precipitarlo nel mondo”. La ‘fabbrica’ è un edificio diroccato infestato dai ratti. In quello stesso anno il padre viene rinchiuso nella prigione per debitori di Marshalsea.
Non è difficile quindi capire come “Oliver Twist”, pubblicato a puntate in venti fascicoli mensili a partire dal 1837, non manchi di note biografiche. Il cinematografo coglie le potenzialità narrative adatte al nuovo mezzo e, tra il 1906 e il 1922, ne propone tre versioni di cui due molto brevi. Nei decenni successivi seguiranno sei lungometraggi di cui tre americani, due britannici e uno ungherese.
Quello di Frank Lloyd si avvale di una star da poco consacrata sul grande schermo. Si tratta di Jackie Coogan che nel 1921 è stato protagonista (facendo piangere e ridere il pubblico come da didascalia iniziale) del Il monello di Charlie Chaplin. Ha l’innocenza dipinta in volto ma anche la vivacità e la prontezza di reazione necessarie.