Una su 13

Un barbiere con scarsa clientela si ritrova erede di 13 sedie d'epoca all'interno di una delle quali si trova un tesoro. Tallonato da una giovane venditrice di oggetti di antiquariato interessata al malloppo (e un po' anche a lui) dovrà mettersi alla ricerca delle che man mano prendono le destinazioni più diverse.
Le origini del film sono ambiziose. Ci si rifà addirittura a un romanzo del 1928 di Ilf e Petrov con già un precedente cinematografico in Las doces silllas di Tomas Gutierrez Alea. La sua fattura è piacevolmente picaresca anche se i tempi sono quelli della Swinging London della fine Anni Sessanta. Le minigonne sono inguinali, i gay (allora non si definivano così) hanno giacche all'indiana e qualche spruzzatina di sesso non manca. Il cast è di quelli che oggi stupirebbero. Per motivi più o meno 'alimentari' accanto a un Gassman iperattivo e a una Sharon Tate bella più che mai (e al suo ultimo film prima della tragica fine) troviamo infatti Vittorio De Sica e Orson Welles. Se il primo si ritaglia il ruolo ormai noto del nobiluomo un po' snob è Welles a fornire un'interpretazione sopra le righe nei panni di un attore di teatro grand guignol impegnato a spaventare un pubblico ingenuo nei panni (e nel trucco) di Mister Hyde.
Mel Brooks ne avrebbe fatto subito un remake con Il mistero delle dodici sedie. La presenza della Tate fa pensare, forse solo per associazione d'idee o forse no, a un film successivo di Polanski Che? costruito su ritmi e atmosfere non troppo dissimili. 