
Il festival di Udine, al via il 24 aprile, ha presentato un programma di 75 titoli. Una selezione sarà disponibile online.
Se l’Oriente è una galassia, l’Oriente contemporaneo è il pianeta su cui appoggia i propri occhi (occhi curiosi e innamorati) il Far East Film Festival di Udine. Lo fa da sempre, dalla primissima edizione del 1999, e adesso che sta per scrivere il 27º capitolo della sua lunga storia, lo fa ancora più intensamente. Occhi curiosi e innamorati, certo, ma anche attentissimi ai colori, alle sfumature e alle urgenze dell’attualità. Il FEFF, prima di essere un viaggio e una somma di narrazioni, è uno sguardo. Uno sguardo che il graphic designer Roberto Rosolin ha cristallizzato nella nuova immagine ufficiale e che il festival moltiplicherà attraverso le traiettorie tematiche della nuova line-up.
75 titoli (48 in concorso, 27 fuori concorso) provenienti da 11 paesi. Più esattamente, 7 world premiere, 15 anteprime internazionali, 20 anteprime europee e 19 anteprime italiane.
22 titoli saranno disponibili in streaming su MYmovies ONE.
Una massiccia selezione di cinema popolare, ovviamente non priva di parentesi d’autore e di omaggi al passato, per osservare da vicino l’Asia di oggi e le sue necessità narrative. Molto da vicino. Mai come adesso, infatti, il cinema popolare sembra interessato a raccontare il tempo e la società: senza rinunciare alla propria natura di cinema popolare, mainstream e commerciale, ma senza nemmeno rinunciare agli spunti di riflessione. Spesso acuminati. E il box office della Cina continentale, da questo punto di vista, rappresenta sicuramente un caso emblematico.
Gli spettatori cinesi hanno amato Upstream, che riflette sul fenomeno della gig economy (il protagonista, dopo il licenziamento, cerca di tirare avanti affidandosi agli ingranaggi del lavoro temporaneo), e hanno amato Green Wave, opening film del FEFF 27, che riflette sul fenomeno del tangping (i giovani, metaforicamente, si “sdraiano”, rifiutando le logiche ultracompetitive della carriera e del successo). E cosa dire a proposito di Her Story e Like a Rolling Stone? Due registe, Yihui Shao e Yin Lichuan, per due grandi storie di gender equality. Due grandi storie che parlano linguaggi diversi, quello della commedia e quello del percorso biografico, affrontando il nodo dell’emancipazione femminile: il diritto delle donne ad autodeterminarsi, a ribellarsi, a volare con le proprie ali.