The Green Inferno |
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Un film di Eli Roth.
Con Lorenza Izzo, Ariel Levy, Kirby Bliss Blanton, Aaron Burns, Magda Apanowicz.
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Titolo originale The Green Inferno.
Horror,
durata 103 min.
- USA 2013.
- Koch Media
uscita giovedì 24 settembre 2015.
- VM 18 -
MYMONETRO
The Green Inferno
valutazione media:
2,31
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una minestra (cannibale) riscaldata benedi GabryKeeganFeedback: 3108 | altri commenti e recensioni di GabryKeegan |
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sabato 3 ottobre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Roth riprende la filosofia di pellicole come "Cannibal Holocaust" e "Mangiati Vivi!" e la rende moderna, omaggiando i suoi ispiratori d'oltreoceano, ma mettendoci il proprio stile personale fatto di situazioni dal gusto stomachevolmente comico, un po' di quel pop-splatter alla Tarantino e una critica alla società odierna in cui la fanno da padrone gli smartphone, l'apparenza e le proteste a colpi di streaming twittato. Il gruppo di studentelli che si fa trascinare nella rischiosa lotta ambientalista è l'espediente con cui il regista vuole rappresentare quella superficialità americana che tende più a mostrare la propria dedizione alla causa che a informarsi veramente sulle profonde questione morali e naturali che le culture diverse dalla loro portano in dote. Si trovano così a fare i conti prima con la loro voglia di fermare le intenzioni della civiltà più evoluta, usando come arma quegli aggeggi tecnologici di cui nessuno di noi può più fare a meno, e poi ad affrontare gli istinti più animaleschi e la cultura di un popolo primitivo che trova del buono in loro, più dal punto di vista gastronomico che relazionale. Il film comincia in maniera leggera e quasi noiosa,affrontando le tematiche sociali ed esplorando la psicologia dei personaggi, come in un qualsiasi film americano horror, per poi far cadere i protagonisti e lo spettatore stesso nel verde ammaliatore di una delle parti della Terra più inesplorate dall'uomo. Lì è il contrasto tra il verde e il rosso del sangue delle vittime e dei corpi degli indigeni che, come un semaforo della vita e della morte, scandisce la seconda parte del lungometraggio, fatto di sevizie, pranzi a base di succulenta carne umana e di riti primitivi che risvegliano lo spettatore dal torpore del primo tempo. Rosso e verde non si mischiano mai veramente, ma sono i colori predominanti di un inferno in cui si rimane scioccati solo se ci si immerge completamente nella storia, ma che non sorprende più di tanto un pubblico ormai abituato a film horror di ogni tipo e a serie tv di zombie, mostri e mutilazioni. Forse è proprio questa la differenza tra i vecchi cannibal movie italiani e il loro figlio degli Anni Duemila:a quei tempi il trash era di moda per stupire, per mostrare l'altra faccia di un cinema perfettino, fatto di grandi divi e situazioni da favola; nel 2015, per stupire lo spettatore c'è bisogno di qualcosa di più, in un mondo ormai senza veli e che mostra il proprio dark-side costantemente, sia nella realtà dei tg che nella finzione delle rappresentazioni. Nonostante tutto, l'opera vietata ai minori di 18 anni è un bel tuffo nella nostalgia per gli amanti del genere e dà una ventata di freschezza sanguinosa a chi era rimasto a corto di film splatter sul grande schermo, riprendendo un tema che da tanto tempo non veniva sviscerato con così tanta precisione registica. Le inquadrature e il montaggio sono sempre puntuali e ottimi dal punto di vista tecnico, la fotografia non è eccessivamente da b-movie, ma anzi, è fatta in modo da rendere più mainstream possibile un film che può tranquillamente essere proiettato al cinema. Roth ci riporta agli istinti più perversi della psiche umana. Lo fa con l'ironia che lo contraddistingue e con la serietà giusta per raccontare temi scottanti e fraintendibili. Il tutto è realizzato in modo da far disgustare e sorridere allo stesso tempo, estasiare per i luoghi in cui è ambientato il tutto e per confermarci che il nemico più pericoloso per l'umanità è l'umanità stessa.
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