L'ora di religione - Il sorriso di mia madre

Un film di Marco Bellocchio. Con Sergio Castellitto, Piera Degli Esposti, Jacqueline Lustig, Gigio Alberti, Gianfelice Imparato.
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Drammatico, b/n durata 102 min. - Italia 2002. MYMONETRO L'ora di religione - Il sorriso di mia madre * * * - - valutazione media: 3,47 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

innamorarsi come forma d'ateismo Valutazione 4 stelle su cinque

di Omanoc_load


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sabato 7 giugno 2014

La religione, si sa, é una forza che ha cambiato il naturale proseguo della vita in ogni sua implicazione scientifica e biologica. Ma non solo. Ha diviso popoli, ha condotto gli umani a pretendere la pace con la contraddittoria guerra. Ha portato al prevalere dei pregiudizi, del razzismo, della già troppo accentuata bestialità umana, delle discriminazioni quanto degli abusi sessuali, alla censura di pubblicazioni scientifiche che poi son servite per la sopravvivenza degli umani, alla divulgazione di quello che non può che essere imbarazzante, come anche offensivo, per ogni essere in quanto umano.
Da queste considerazioni che, pur non essendo, nemmeno una volta, esplicitate, si dirama la trama di questo film di Marco Bellocchio. Il protagonista Ernesto Picciafuoco, un pittore alle prese con un divorzio dalla moglie, riceve nel suo studio la visita del segretario del cardinal Piumini che gli annuncia di una probabile canonizzazione di sua madre, Marta Giostrai, uccisa da uno dei suoi 5 figli ovvero Egidio Picciafuoco, fratello di Ernesto. Tale informazione, inevitabilmente, si scaglia con una violenza e una contraddittorietà palesemente disturbante per il non credente Ernesto come anche per il suo nucleo familiare e il suo figlioletto che già comincia a dubitare di questo Dio, secondo lui impossibilitato a “controllare” contemporaneamente i sei miliardi di persone sulla terra.
La canonizzazione di Marta entra prepotentemente a modificare quelli che sono i rapporti tra i vari fratelli, tra quelli che credono in lei come "buona madre" e quelli come Ernesto ed Egidio ( giudicato in stato di infermità mentale) che la ripudiano e la rifiutano in modi, però, del tutto diversi. Il primo, infatti, dotato di troppa lucidità (visto come la mela marcia dei i cinque figli) considera quella donna "passiva" nei confronti della vita nonché, senza la presunzione di offenderla, stupida e non in grado di rapportarsi con i propri figli tra cui Egidio, che con le sue bestemmie, cariche di una comprensione che richiedeva e implorava, veniva ad essere oggetto d'offesa per quella madre che si preoccupava più dei "porco dio" e dei "porca madonna" che pronunciava e non di ciò che essi comunicavano al di la dei spiccioli agglomerati di parole.
Ecco che la zia e i restati figli colgono, senza batter ciglio, la ghiottissima opportunità della canonizzazione, che si trasforma come il mezzo più azzeccato per dare lustro, onore e rispettabilità alla famiglia Picciafuoco. Ma poco importa dei "poteri" miracolosi necessari a questa santificazione. Poco importa della mancata messa in discussione di se stessi, dei propri valori, della propria storia, della propria vita. Poco importa della morale che gli stessi insegnamenti religiosi osannano e impongono. Poco importa se si diventi credenti in una frazione di secondo. Poco importa se tutti i figli credono che la "futura santa" sia la vera assassina d'ogni problema psicologico di Egidio. Poco importa di ogni cosa davanti alla possibilità di denaro. 
Ma per i Picciafuoco, Ernesto ed Egidio sono il problema, i baluardi della libertà di autodeterminarsi, della ragione sopra l'ingordigia mai paga, gli ostacoli alla vittoria dell'ignoranza. Senza la loro conversione e la conferma di un qualche miracolo della donna, infatti, non si può tentare il "colpaccio".
Alla fine, tutto rimane sospeso al giorno del ricevimento dal Papa quando tutta la delegazione familiare è a fargli la vista, con i migliori sorrisi, le migliori parole; ben consapevoli e sereni che, nonostante le mancante deposizioni del bestemmiatore Egidio e l'illuminato Ernesto, le vie del signore sono, fortunatamente per loro, infinite...
 
Concludo con questa citazione di Enesto: 
Una storia d'amore... Penso che, in questo momento, sarebbe la più grande professione d'ateismo che io mi possa permettere.

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