WALL•E |
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Un film di Andrew Stanton.
Con Ben Burtt, Elissa Knight, Jeff Garlin, Sigourney Weaver, Fred Willard, John Ratzenberger.
continua»
Animazione,
Ratings: Kids,
durata 97 min.
- USA 2008.
- Walt Disney
uscita venerdì 17 ottobre 2008.
MYMONETRO
WALL•E
valutazione media:
4,43
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La potenza del cinema nella semplicità di un robotdi Tom87Feedback: 10838 | altri commenti e recensioni di Tom87 |
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giovedì 14 marzo 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’ottavo emozionante cartoon della Pixar è originale proprio come il suo protagonista, un piccolo e simpatico robot di nome Wall•E. Rudimentale spazzino di pattume accumulato da un’umanità emigrata nello spazio che ha inquinato l’ecosistema terrestre rendendolo invivibile, Wall•E si ritrova solo e abbandonato. Suscita tenera ammirazione vederlo inconsapevole della sua condizione. E’ silenzioso e operativo all’infinito, ricco di stupore per ciò che raccoglie e seleziona; spinto solo dal compito di compattare i rifiuti in cubi identici, e dalla curiosità per l’umano ingegno e di ciò che gli appare meraviglioso e utile. La sua sensibilità gli fa conservare una scatoletta piuttosto che un anello al suo interno. Nell’ilarità di questa scena emerge subito l’allegorico gioco di contrasti che plasma tutto il film. La purezza e innocenza del robottino contrastano con la spazzatura e lo sporco di un mondo che è simile ad una discarica. Quando trova una forma di vita (un germoglio) in mezzo a tanta aridità, il suo infimo e irrilevante lavoro si rivela prezioso. Il mare di rifiuti si scopre fonte di meraviglie celate: i cimeli della nostra Storia. Wall•E, privo di modernità ed eleganza tecnologica, ma non di dolcezza e rispetto, si mostra attento e interessato alla vita perché colleziona la nostra memoria storica/culturale, ma al tempo stesso dà anche speranza al futuro dell’umanità terrestre, se questa volesse (come accade verso il finale) riapprezzare ciò che di buono era e potrà tornare ad essere. Con la sua semplicità batterà la diffidenza e la fredda razionalità di Eve, un robot di ultima generazione dalla natura femminile (che Wall•E, innamorato di lei, seguirà fin dentro un’astronave) e saprà rianimare la repressa vitalità degli ultimi uomini nello spazio, una generazione obesa e servita dalle macchine, che ha perso il contatto con le proprie origini. Sarà la piantina di Wall•E a mutare l’inconsapevolezza di costoro su come si viveva sulla Terra, in volontà a tornarvi per colonizzarla e impararci a vivere. Il racconto diventa così chiara metafora del degrado sociale dell’umanità (arida a livello intellettivo e affettivo) e figura come l’uomo sia arrivato ad uno stato di disconnessione da se stesso e dalla preziosità del creato. Una condizione da ribaltare! L’opera è più complessa di quel che appare. Dietro l’atmosfera malinconica, l’inventiva del racconto, l’immaginifico apparato audio-visivo, la messa in scena suggestiva e divertente, si nasconde tutta la potenza metaforica di una nuova evoluzione tecnico-sociale (più rispettosa stavolta del creato e delle capacità umane). Ma non è solo per il tema filosofico se si rivela ambiziosa. La sua audacia è anche nello stile, caratterizzato dall’espressività degli effetti sonori e della scarsità di dialogo, nonché dalla forza eloquente delle immagini. Impossibile non commuoversi poi nel finale e con le scene dei titoli di coda che mostrano la storia dell’arte primitiva coi mezzi tecnologici. Vi è qui di nuovo quella riproposizione di contrasti, che finalmente, trovano ora una loro sintesi e unione: il passato convive in armonia col futuro, il primitivo col moderno, la Terra con l’Uomo, Wall•E con Eve, l’avvenire con la fiducia nelle umane possibilità. La magia del film è tutta qui: nella visionarietà incantevole e lirica tipica del cinema dei primordi, che restituisce lo stupore del candore e la poesia dell’animazione; e nella sfida vinta di trasformare un cartoon in una grande lezione di cinema.
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