Brenno il nemico di Roma

   
   
   

Una grande interpretazione di Gordon Mitchell Valutazione 2 stelle su cinque

di Gianni Lucini


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domenica 17 febbraio 2013

In questo film di Giacomo Gentilomo il culturista è l’antieroe o, meglio, il cattivo Brenno, condottiero dei Galli che saccheggiano la penisola approfittando della debolezza della Repubblica Romana tormentata da faide interne. La ricostruzione storia si mescola con la fantasia e con la leggenda. Ci sono le citazioni scolastiche, dalla lunga barba bianca del senatore Papirio, alle oche del Campidoglio che svegliano le sentinelle e sventano una sortita dei Galli, il grido «Guai ai vinti!» di Brenno mentre scaglia la sua spada sulla bilancia con la quale i romani pensano di comprare a peso d’oro la vita e la salvezza della città e l’urlo «Non con l’oro ma col ferro si riscatta la patria» di Furio Camillo che guida la riscossa dei legionari. Nella narrazione si innestano però elementi di fantasia quali il rapimento di Misia, sacerdotessa di Minerva innamorata di un altro personaggio di fantasia come Quinto Fabio e la morte finale di Brenno per mano dello stesso Quinto Fabio. A vestire i panni di Brenno c’è Gordon Mitchell, la cui faccia scolpita si adatta perfettamente alla crudeltà del personaggio che si avvale anche di un imperioso doppiaggio di Arnoldo Foà. Quella di Brenno è una delle più significative interpretazioni dell’attore nato a Denver, in Colorado, il 29 giugno 1923. Dopo il divorzio dei suoi genitori si trasferisce con la madre a Inglewood, in California. Infanzia e giovinezza trascorrono tra le fatiche degli studi e la passione per la palestra dove inizi a praticare il culturismo. Allo scoppio della seconda guerra mondiale parte per il fronte dove viene catturato dai tedeschi e rinchiuso in un campo di prigionia da cui esce soltanto al termine del conflitto. Tornato a casa, dopo essersi laureato in biologia e anatomia inizia a lavorare come insegnante. Richiamato sotto le armi per la guerra di Corea, dopo il congedo definitivo si trasferisce a Santa Monica, in California, dove entra a far parte del ristretto gruppo dei più famosi culturisti di quel periodo. Nel 1955 debutta nel cinema con una piccola parte non accreditata in L’uomo dal braccio d’oro di Otto Preminger e l’anno dopo viene scritturato da Cecil B. De Mille per I dieci comandamenti nel quale interpreta il ruolo di uno dei torturatori di Charlton Heston. A partire dagli anni Sessanta arriva in Italia e diventa una delle stelle dei peplum facendosi apprezzare come uno dei più amati interpreti del ruolo di Maciste. Con l’esaurirsi del filone passa a generi diversi come il western, il poliziesco e la fantascienza. Federico Fellini gli affida una parte in Satyricon e John Huston lo scrittura per il suo Riflessi in un occhio d'oro. Non abbandonerà mai il cinema fino alla morte che lo coglie a Marina del Rey, in California, il 20 settembre 2003 a ottant’anni.

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