J. Edgar |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Leonardo DiCaprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Josh Lucas, Judi Dench.
continua»
Biografico,
durata 137 min.
- USA 2011.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 4 gennaio 2012.
MYMONETRO
J. Edgar
valutazione media:
3,51
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un portrait cupo, desolante e senza remoredi hollyver07Feedback: 11360 | altri commenti e recensioni di hollyver07 |
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lunedì 9 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ciao. Inizio proponendo un'affermazione, ovvero... "J. Edgar" non è un film che ritengo possa piacere, o gradito, indistintamente a tutti i palati cinematografici, successivamente proverò a giustificarne le motivazioni. Volendo riassumere in maniera superficiale il film, la biografia del personaggio si sviluppa attraverso un consistente lasso temporale che abbraccia molti degli eventi storici più importanti che interessarono gli USA e non solo quelli. Eastwood, a mio avviso con malcelata durezza, ha proposto la figura di Hoover attraverso una visione quasi ipercritica di una persona volitiva, narcisista, determinata fino all'ossessione paranoide ed incapace di gestire, manifestare, le proprie emozioni in maniera aperta, spontanea e sincera. Il ritratto che ne consegue è quello di un uomo guidato da ferrei precetti e preconcetti con i quali arrivò ad amplificare e gestire le azioni di un potentissimo apparato governativo (il Federal Bureau of Investigation) per un periodo di quasi mezzo secolo. Il fatto che Eastwood abbia (chiaramente) calcato la mano sulle "presunte" caratteristiche socio-comportamentali di Hoover è probabilmente legato al fatto che il nostro è un regista che ama "illuminare" e stigmatizzare le situazioni in chiaroscuro, oppure estremamente ambigue. A onor del vero, in questo caso, si potrebbero intendere tinte cinematografiche che partono dal grigio scuro sino ad una notte nera e plumbea. In una simile connotazione d'ambiente, assai "dark", la figura materna appare all'origine dei tratti comportamentali di Hoover, altresì diventando l'unica fonte di chiara ed identificabile giustificazione dell'io profondo di Edgar. Altro elemento d'interesse da notare... è la ridotta incidenza (nella trama) dei fatti inerenti la determinazione con la quale Hoover aggredì e perseguitò il mondo dello spettacolo, in particolare quello del cinema hollywodiano. E' un fatto curioso, probabilmente lo si può ricollegare al tentativo di non voler far apparire il film come un'esplicita "vendetta morale" di Hollywood nei confronti di una persona la quale, in maniera quasi estremistica, fu base e supporto vitale del "Maccartismo" e del "red scare". Altrettanto interessante è la non velata critica al mondo di Hollywood (a volte vittima... a volte carnefice) che prima esaltava le gesta dei malavitosi (per esempio James Cagney in "Public enemy") per poi votarsi a personaggi più ossequiosi dei dictat del sistema (tanto per... sempre James Cagney in ""G" men") seguiti da personaggi ("giusti") che ammorbidivano la legge al proprio criterio di giustizia (guarda un pò... sempre J. Cagney in "Pugno di ferro"). In sostanza... Eastwood ne ha per tutti, non solo per Hoover. In merito al film, in senso stretto, c'è da apprezzare l'ottima e convincente prova di Di Caprio e stigmatizzare l'eccellente performance di una Judy Dench capace di rendere estremamente efficace il cipiglio espressivo inteso a riflettere il ruolo di una madre-padrona. Ben interpretati, forse non sufficientemente caratterizzati, i ruoli di Clyde Tolson (Armie Hammer) ed Helen Gandy (Naomi Watts). Regìa efficace che chiaramente mostra di prediligere le scene d'interno, ottimamente assencondata da una fotografia in toni da noir dell'anima. Sceneggiatura con poche concessioni agli aspetti dinamici degli eventi e qui è chiara l'intenzione di agganciarsi quasi esclusivamente all'intima figura del personaggio piuttosto che alla storia americana del quale è stato attivo fautore. Rientrando sul tema del gradimento della pellicola, è una storia completamente Yankee (pensandoci bene... certe distorte "personalità" le abbiam sofferte un pò tutti...) il voluto lento ed alternato incedere di trama ed eventi, la costante "lettura" ed "esibizione" della personalità di Hoover e lo sfumato scorrere degli eventi storici (fatta eccezione per il rapimento di Baby Lindberg che divenne fondamentale per il riconoscimento federale del Bureau) non credo rendano appetibile il film a "tutto tondo". Personalmente... l'ho trovato estremamente interessante e lo considero un ottimo film. E' inerente elementi della storia di un personaggio a dir poco controverso del quale ho comunque una ridotta nozione personale e per l'ottica proposta nei confronti del potere dei singoli e di ciò che esso può significare. Buona visione, saluti a tutti
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