Un'altra opera della novelle vague francese dedicata all'estetica visiva della violenza. Quasi 2 film disgiunti, legati da una stessa protagonista. Martyrs ha una fotografia meno tecnica e meno efficace di Frontier(s), si affida nella prima parte a sorprendenti incursioni con la camera a mano in scene annegate nel sangue. In completo contrasto, nella seconda parte il film e' freddamente statico ed immerso in una scenografia di tipo carcerario, ritmata da dissolvenze al nero, che accentuano la ripetivita' ossessiva della violenza. Anche la colonna sonora sostituisce la martellante ritmica industriale iniziale a malinconici accordi funebri, che accompagnano le cinque, sei scene assolutamente e violentemente identiche, nella seconda parte. Scelleratamente come gia' faceva Frontier(s), il film mostra una terribile scena di morte, che porta subito alla mente i Martiri del nazismo gettati nelle fosse comuni. Dopo questa vergognosa scena, la violenza visiva del film diventa oscena ed i contenuti blasfemi. Ad un uso della violenza intenzionalmente pornografico (pur trattandosi di finzione), si accompagna una sceneggiatura provocatoriamente e patologicamente delirante: i "martiri" del film sono portati al'estasi mistica atraverso l'umiliazione della carne. Nel film non c'e' Dio, ma non c'e' neppure erotismo sadomasochistico: resta forte l'impressione che la "mistica" eretica e malata di questo film sia solo una scusa per l'esibizione di violenza gratuita, esattamente come in Frontier(s).- Con Malefique, Haute Tension, Calvaire, A l'interieur, Sheitan, Frontier(s), Martyrs, il cinema horror francese si e' ormai distinto con caratteristiche uniche, che ne fanno un cinema a parte: un'ibridazione forzata tra temi quotidiani sociali, religiosi, psichici, erotici accostati a situazioni di violenza oltraggiosa. Oltraggio della martenita' (A l'interieur, Sheitan), della diversita' sessuale (Haute Tension), dell'erotismo (Calvaire, Sheitan), dei disabili (Sheitan), della fede religiosa (Martyrs), delle tragedie storiche (Frontier(s), Martyrs). Questi temi sono usati provocatoriamente per proporre esasperate situazioni di violenza, che supera sempre i confini della patologia psichiatrica e criminale. Qualcosa di estremamente diverso dai "baracconi degli orrori" cui ci ha abituato la produzione seriale Hollywoodiana. Qualcosa di altrettanto diverso dalle ripetitive storie di rancorosi ectoplasmi asiatici. Quello francese e' un cinema horror psichicamente malato, iniettato di un realismo e di una quotidianita' deviata, lontanissimo dalla grottesca ironia dell'horror violento americano. Pieno di una lucida razionalita' che annulla le paure infantili ed irrazionali del sol levante (Martyrs addirittura fa uno sberleffo a quei fantasmi, trasformandoli in coscienti incubi della mente). Un cinema horror che non fa piu' paura e che non si limita a generare repulsione (come fa semplicisticamente il cinema horror erede di Saw), ma che va oltre profanando nel sangue cultura e costumi comuni, in un esasperato tentativo di superare i veri orrori della realta' quotidiana.
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gus da mosca
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domenica 8 marzo 2009
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perche' questo film e' blasfemo per un credente.
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Nel film si afferma che e' un martire chi da vivo riesce a vedere l'aldila' e a dare testimonianza di quanto ha visto. Nel film si raggiunge questo stato di "estasi" o "trasfigurazione mistica" atrraverso la mortificazione del corpo col dolore fisico estremo: si tratta di una delirante teorizzazione medioevale, eretica e blasfema !! Blasfema perche' insultante per la figura del Martire. Per le religioni cristiane e musulmane e' un Martire colui che fa apostolato e testimonianza della sua fede a costo di subire persecuzioni fisiche, fino alla morte. La Trasfigurazione e' uno stato di ascesi mistica che NON coincide con la "visione dell'aldila'", ma con la capacita' di distaccarsi mentalmente dalla fisicita' del proprio corpo attraverso la concentrazione nella preghieria, nella venerazione, nella meditazione (l'ascesi nella meditazione c'e' anche nelle religioni orientali e la morte col fuoco dei monaci tibetani e' una tragica forma moderna di martirio).
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(di vedelia)
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gus da mosca
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lunedì 9 marzo 2009
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laugier copia, ma sa farlo molto bene.
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Laugier ha attinto a piene mani dalla cinematografia di genere horror, ma la sua bravura gli ha permesso di sfruttare idee altrui dissimulando la copiatura. Un passo della scarna colonna sonora di Martyrs ripete accordi estremamente simili al tema guida di "28 giorni dopo" di Boyle (tema poi ripreso anche nel sequel di Fresnadillo). La corsa disperata con cui apre Martyrs la ritroviamo nel finale di Frontiers, ancora nell'apertura di Haute Tension, ma soprattutto alla fine di Wolf Creek, che e' stato il primo a proporre questo genere di efficace sequenza drammatica. Il taglio di capelli, con la protagonista in lacrime che si specchia nello spettatore, si e' gia' visto in Frontiers, entrambi i film mostrano la protagonista rapata a zero (In Haute Tension invece la protagonista ha i capelli cortissimi gia' dall'inizio).
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Laugier ha attinto a piene mani dalla cinematografia di genere horror, ma la sua bravura gli ha permesso di sfruttare idee altrui dissimulando la copiatura. Un passo della scarna colonna sonora di Martyrs ripete accordi estremamente simili al tema guida di "28 giorni dopo" di Boyle (tema poi ripreso anche nel sequel di Fresnadillo). La corsa disperata con cui apre Martyrs la ritroviamo nel finale di Frontiers, ancora nell'apertura di Haute Tension, ma soprattutto alla fine di Wolf Creek, che e' stato il primo a proporre questo genere di efficace sequenza drammatica. Il taglio di capelli, con la protagonista in lacrime che si specchia nello spettatore, si e' gia' visto in Frontiers, entrambi i film mostrano la protagonista rapata a zero (In Haute Tension invece la protagonista ha i capelli cortissimi gia' dall'inizio). La sequenza violentissima e rabbiosa del martello di Martyrs ripropone la brutale scena col randello di filo spinato di Haute Tension.....
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gus da mosca
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venerdì 13 marzo 2009
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la "nouvelle-exploitation" francese
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Dopo il decennio occupato dalla "ectoplasmizzazione" asiatica, i francesi riscoprono "un razionale orrore del corpo". I francesi usano, come Saw, un'idea di cinema non fondata sullo spavento isterico, ma su di un realismo repellente: una compiaciuta' pornografia della violenza sul corpo umano. La "boucherie" americana di Saw e Hostel riattualizza il filone di exploitation sensazionalistica anni 70, ma questi film virano subito sul grottesco e sul meccanismo narrativo ripetitivo e ripetibile. Invece i film francesi compiono un'operazione piu' "culturale" e meno di mercato, spingono oltre l'exploitation del corpo, arrivando ad inventare una "exploitation etica", basata sulla profanazione della "morale corrente" attraverso la profanazione del corpo umano.
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Dopo il decennio occupato dalla "ectoplasmizzazione" asiatica, i francesi riscoprono "un razionale orrore del corpo". I francesi usano, come Saw, un'idea di cinema non fondata sullo spavento isterico, ma su di un realismo repellente: una compiaciuta' pornografia della violenza sul corpo umano. La "boucherie" americana di Saw e Hostel riattualizza il filone di exploitation sensazionalistica anni 70, ma questi film virano subito sul grottesco e sul meccanismo narrativo ripetitivo e ripetibile. Invece i film francesi compiono un'operazione piu' "culturale" e meno di mercato, spingono oltre l'exploitation del corpo, arrivando ad inventare una "exploitation etica", basata sulla profanazione della "morale corrente" attraverso la profanazione del corpo umano. L'oltraggio non viene dal grado di violenza, ma e' nell'uso del gesto violento per invertire un principio etico. Lo spettatore non e' scandalizzato dal tanto sangue, ma da come quel sangue cancella dei principi di convivenza civile.
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jacopo81
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domenica 14 giugno 2009
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la cognizione del dolore
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Io non mi intendo di cinema, nè dal punto di vista storico nè tecnico. Del film ho capito questo: la violenza è una cosa assurda, senza senso. Non esiste una violenza giusta e legittima, neanche a scopo difensivo e catartico: è cmq fine a sè stessa e autodistruttiva. Lucie uccide i suoi carnefici ma questo non serve a mettere a tacere i suoi fantasmi che la portano all'autodistruzione finale. La scena in cui la ragazza si accanisce con un martello sulla testa della donna che l'ha torturata, l'ho riconessa a quando, in seguito, si sbatte da sola la testa contro il muro. Un circolo vizioso da cui non si esce e che porta solo dolore, per sè stessi e gli altri. Qualsiasi forma di violenza e aggressione è inutile, non serve ad ottenere nulla di concreto: la società di "uomini e donne in nero" che da 17 anni tortura persone sperando di ottenere il segreto dell'aldilà, viene beffata in maniera tragi-comica dal suo stesso capo, che si porta il segreto nella tomba.
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Io non mi intendo di cinema, nè dal punto di vista storico nè tecnico. Del film ho capito questo: la violenza è una cosa assurda, senza senso. Non esiste una violenza giusta e legittima, neanche a scopo difensivo e catartico: è cmq fine a sè stessa e autodistruttiva. Lucie uccide i suoi carnefici ma questo non serve a mettere a tacere i suoi fantasmi che la portano all'autodistruzione finale. La scena in cui la ragazza si accanisce con un martello sulla testa della donna che l'ha torturata, l'ho riconessa a quando, in seguito, si sbatte da sola la testa contro il muro. Un circolo vizioso da cui non si esce e che porta solo dolore, per sè stessi e gli altri. Qualsiasi forma di violenza e aggressione è inutile, non serve ad ottenere nulla di concreto: la società di "uomini e donne in nero" che da 17 anni tortura persone sperando di ottenere il segreto dell'aldilà, viene beffata in maniera tragi-comica dal suo stesso capo, che si porta il segreto nella tomba. Il "martirio" di Anna non servirà a far finire la spirale di violenza, perchè la società che l'ha gratuitamente condannata e seviziata continuerà a cercare e a uccidere. A cercare vanamente qualcosa che di fatto non si sa se esiste o no (la vita dopo la morte) e che, comunque, rimane un' esperienza personale non condivisibile con gli altri. Tutti dobbiamo morire, affrontare il dolore che può essere il dolore psicologico dato dalla perdita di una persona cara, o il dolore della carne che accompagna talvolta la morte e il decadimento fisico. Non voglio gridare al capolovaro, ma il film con una certa serietà e rigore (a me pare) dibatte sui grandi problemi che affliggono la società occidentale e l'esistenza delle persone che vivono in questa società. Il dolore, la morte, la sofferenza sono banditi e scordati e nascosti in tutti i modi. Nessuno vuole soffrire, ma la sofferenza e il dolore fanno parte della vita. Le persone che si tagliano deliberatamente la pelle e i muscoli, "i cutter", esistono e vivono accanto a noi. La morte, la violenza, la sopraffazione, i bambini scheletrici esistono e fanno parte della REALTA'. Ci sono le cose belle, ma le cose brutte la nostra impostazione di vita tende in genere a nasconderle. Mi sembra giusto che questo film (almeno questa è la mia interpretazione) suggerisca che certe cose ci sono eccome, e che il dolore è inutile fuggirlo. Che dobbiamo affrontare noi stessi e i nostri demoni.
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gus da mosca
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mercoledì 17 giugno 2009
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quell'attimo prima di un'iniezione
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Sono solo parzialmente d'accordo con Jacopo81 (che mi precede). La razionalizzazione del dolore porta alla sua accettazione. La convivenza col dolore fisico e psicologico proprio o di altri, alza la soglia di sopportazione e rende insensibili ed incapaci di discriminare verso chi e perche' si fa del male. Ma il film non analizza la genesi dolore fisico e mentale (nella malattia), lo mostra solo in forma di compiacimento sadico (per chi e' sanissimo). Se altri film si soffermano sul gesto sadico in se', improvviso ed inaspettato, Martyrs gioca di piu' sull'attesa del dolore, sul vero aspetto deviato del sadismo: la voglia di incutere dolore, che viene prima del gesto ed e' "compiacimento nell'attesa del dolore che sta per essere inflitto".
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Sono solo parzialmente d'accordo con Jacopo81 (che mi precede). La razionalizzazione del dolore porta alla sua accettazione. La convivenza col dolore fisico e psicologico proprio o di altri, alza la soglia di sopportazione e rende insensibili ed incapaci di discriminare verso chi e perche' si fa del male. Ma il film non analizza la genesi dolore fisico e mentale (nella malattia), lo mostra solo in forma di compiacimento sadico (per chi e' sanissimo). Se altri film si soffermano sul gesto sadico in se', improvviso ed inaspettato, Martyrs gioca di piu' sull'attesa del dolore, sul vero aspetto deviato del sadismo: la voglia di incutere dolore, che viene prima del gesto ed e' "compiacimento nell'attesa del dolore che sta per essere inflitto". Una deliberata scelta di amplificare nello spettatore l'attesa del gesto ineluttabile: sta allo spettatore identificarsi nella vittima o nel carnefice, per poi ritrovarsi nell'altro ruolo. Chi si identifica nella vendicatrice-carnefice si ritrovera' vittima come la sua amica, chi si identifica nel carnefice-picchiatore si ritrovera' psicologicamente vittima nella ridicola "presa in giro" della "santona". Un'abile operazione che sfrutta la provocazione di costume, per poi attirare col compiacimento morboso (Ci provo' per primo Jacopetti coi film documentaristici d'exploitation, a fine anni 60: Mondo Cane ed i seguiti). Non mi sembra il film piu' indicato per riflettere sul tema del dolore, ne' per stigmatizzare il sadismo. Da un punto di vista stilistico c'e' del talento ed una buona capacita' di rielaborare in meglio idee altrui.
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elmajco
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venerdì 19 giugno 2009
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un punto di vista
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credo che sia scontato dire che la violenza sia una cosa assurda e generi solo altra violenza vedi la ragazza che sbatteva la testa xche' credeva di vedere insetti uscire dalle sue ferite o Lucie che vedeva la ragazza che nn provo a salvare e si auto infliggeva ferite e neanche' la morte dei suoi aguzzini addirittura anche i loro figli riusci a lenire il suo dolore quando ormai si e' psicologicamente distrutti ed in maniera irreversibile si diventi solo pericolosi per se stessi e per gli altri sicuramente questa e' la realta' della vittima il che vuole forse dimostrare che la mente e' la nostra piu' forte arma e se si vanno ad intaccare certi meccanismi il senso della vita cambia completamente poi ci sarebbe da distingure tra i carcerieri che infliggono materialmente le torture provando piacere nel farlo e chi ricerca solo il segreto della vita dopo la morte.
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credo che sia scontato dire che la violenza sia una cosa assurda e generi solo altra violenza vedi la ragazza che sbatteva la testa xche' credeva di vedere insetti uscire dalle sue ferite o Lucie che vedeva la ragazza che nn provo a salvare e si auto infliggeva ferite e neanche' la morte dei suoi aguzzini addirittura anche i loro figli riusci a lenire il suo dolore quando ormai si e' psicologicamente distrutti ed in maniera irreversibile si diventi solo pericolosi per se stessi e per gli altri sicuramente questa e' la realta' della vittima il che vuole forse dimostrare che la mente e' la nostra piu' forte arma e se si vanno ad intaccare certi meccanismi il senso della vita cambia completamente poi ci sarebbe da distingure tra i carcerieri che infliggono materialmente le torture provando piacere nel farlo e chi ricerca solo il segreto della vita dopo la morte. film sviluppato in maniera molto spicciola e sicuramente in modo nn esaustivo il concetto che in determinate situazioni si riesca a capire cosa ci sia dopo la morte forse si poteva argomentare meglio e rendere la storia piu' interessante e nn concentrarsi cosi tanto nelle scene di violenza e sadismo
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noillusions
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domenica 28 ottobre 2012
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bravo
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d'accordo con te in tutto
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serpico
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mercoledì 18 maggio 2022
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copiare è la base di ogni artista
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Bravissimo per aver colto queste similitudini, specie di Frontiers.
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serpico
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mercoledì 18 maggio 2022
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copiare è la base di ogni artista
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Bravissimo per aver colto queste similitudini che anch''io avevo notato, specie di Frontiers. Sono un illustratore digitale, e ogni mia opera prende spunto da un Già Visto, che poi personalizzo...anche musicisti eccelsi spesso citano sequenze di note ispirate a ciò che gli è piaciuto, il che arricchisce con una sorta di "tributo" ad altri artisti. Tutta l''arte è un circolo infinito di scopiazzature che però non devono cadere nello scimmiottamento reiterato se non pura emulazione sterile. Ben vengano questi riferimenti se, come ben dici, sono espressi con decenza e personalità
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