reiver
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domenica 1 luglio 2007
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undercover life in mafia
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Non era un compito facile quello riservato a Mike Newell:dirigere un film di mafia,con Al Pacino,dopo che l'epica saga del "Padrino" di Coppola,"Quei bravi ragazzi" e la trilogia gangster di DePalma (a mio parere ingiustamente sottovalutata dai critici) avevano più che soddisfatto i palati dei patiti del genere,con l'incognita poi di ripresentare il grande Al in un ruolo di mafioso che avrebbe portato a inevitabili confronti con i successi del passato.
Ma il regista britannico ha fatto molto di più che "cadere in piedi" nella trasposizione del romanzo di Pistone:è riuscito a firmare uno dei pochi film degni di nota di un decennio in cui l'assottigliarsi di grandi registi e sceneggiatori ha portato ad un pauroso ridimensionamento creativo del cinema hollywoodiano.
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Non era un compito facile quello riservato a Mike Newell:dirigere un film di mafia,con Al Pacino,dopo che l'epica saga del "Padrino" di Coppola,"Quei bravi ragazzi" e la trilogia gangster di DePalma (a mio parere ingiustamente sottovalutata dai critici) avevano più che soddisfatto i palati dei patiti del genere,con l'incognita poi di ripresentare il grande Al in un ruolo di mafioso che avrebbe portato a inevitabili confronti con i successi del passato.
Ma il regista britannico ha fatto molto di più che "cadere in piedi" nella trasposizione del romanzo di Pistone:è riuscito a firmare uno dei pochi film degni di nota di un decennio in cui l'assottigliarsi di grandi registi e sceneggiatori ha portato ad un pauroso ridimensionamento creativo del cinema hollywoodiano.Se "Goodfellas" aveva raccontato le vicende di uno strato per così dire "intermedio" della malavita organizzata,in "Donnie Brasco" il punto di vista si abbassa ulteriormente:siamo nel sottobosco,nella manovalanza vera e propria,meravigliosamente esemplificata nel personaggio-chiave del film,il "Lefty" Ruggiero interpretato da Pacino,in cui si incarnano le speranze e le delusioni di un criminale che ha più volte tentato,invano,di fare il "salto di qualità":l'incontro con Brasco/Pistone,infiltrato dell'F.B.I.,segnerà la nascita di una sincera,autentica amicizia ma porterà,inevitabilmente,ad una tragica conclusione...
Mirabile il regista (...e che bravo Depp,molto più di una rivelazione!) a sottolineare la "trasformazione" di Pistone in Brasco,il suo legame sempre più marcato con Lefty,il fascino di certi comportamenti malavitosi che a un certo punto fanno vacillare la stabilità psicologica dell'agente,ormai "sicilianizzato" (in senso mafioso) nel comportamento e nel modo di pensare e parlare (vale per tutte l'espressione "Che te lo dico a fare",ovvero,in lingua originale,"Forget about it").Il sottobosco criminale è descritto con puntiglio e realismo:chi ha reclamato Scorsese alla regia stavolta ha sbagliato,perchè Newell,non essendo siciliano,può permettersi di analizzare dall'esterno un mondo verso il quale non prova nostalgia,di cui non ha ricordi,di cui non subisce il fascino;forse per questo il microcosmo mafioso non è mai sembrato così privo di attrattiva e degradato.L'ultima valutazione è riservata all'interpretazione di Pacino:ho visto (e rivisto) il film sia nella versione italiana (molto bravo Giannini,ma non è una novità) che in quella originale con sottotitoli,ed è in quest'ultima che si può apprezzare veramente quanto sia bravo l'attore italo-americano...Solo lui (lo ribadisco:solo lui al mondo!)poteva riuscire a portare sullo schermo una figura come quella di Ruggiero connotandolo di quell'umanità,di quel realismo,di quella disillusione che sembra superare grazie all'incontro con Brasco/Pistone senza scadere nella macchietta del "mafioso",nella sagra del già visto,nelle convenzioni.E l'Academy?Si è dimenticata di lui,come aveva già fatto per "Scarface" e "Carlito's Way"...chi ha vinto l'oscar quell'anno?"FORGET ABOUT IT"!
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linda polverari
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sabato 1 agosto 2009
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che te lo dico a fare?
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Il mafioso Lefty Ruggiero ( Al Pacino), detto Lefty Gun è un gangster di mezza tacca, mai riuscito ad arrivare ai vertici del comando della “famiglia”, viene agganciato dal giovane agente dell’FBI (Johnny Deep) che, sotto il falso nome di Donnie Brasco, si spaccia per un esperto ladro di gioielli riuscendo a guadagnare la sua fiducia e a infiltrarsi nella mafia di Brooklyn.Inizia così la doppia vita tormentata e segreta di Joe Pistone: da una parte poliziotto fedele ai propri ideali nonché marito e padre costretto a separasi dalla propria famiglia per lunghissimi periodi; dall’altra obbligato a comportarsi da criminale per non perdere credibilità con la “famiglia” mafiosa.Tra i due si instaura un rapporto di profonda complicità, diventano compagni di “avventure”.
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Il mafioso Lefty Ruggiero ( Al Pacino), detto Lefty Gun è un gangster di mezza tacca, mai riuscito ad arrivare ai vertici del comando della “famiglia”, viene agganciato dal giovane agente dell’FBI (Johnny Deep) che, sotto il falso nome di Donnie Brasco, si spaccia per un esperto ladro di gioielli riuscendo a guadagnare la sua fiducia e a infiltrarsi nella mafia di Brooklyn.Inizia così la doppia vita tormentata e segreta di Joe Pistone: da una parte poliziotto fedele ai propri ideali nonché marito e padre costretto a separasi dalla propria famiglia per lunghissimi periodi; dall’altra obbligato a comportarsi da criminale per non perdere credibilità con la “famiglia” mafiosa.Tra i due si instaura un rapporto di profonda complicità, diventano compagni di “avventure”. Lefty è un uomo avanti con gli anni che crede in Donnie incondizionatamente e spera, tramite lui, di avere finalmente una possibilità di farsi strada all’interno della banda. Per questo garantisce la sua affidabilità ai grandi capi.
Per Donnie, mafioso in ascesa, destinato a tradire i suoi "amici”, tutto sembra andare per il meglio, quando si renderà conto di esserci dentro fino al collo, in una morale e in uno stile di vita che non gli appartengono, non riuscirà più ad essere distaccato emotivamente dal compito che sta svolgendo per sgominare la famiglia Bonanni. Avvicinandosi ai vertici del comando di “cosa nostra” sa di oltrepassare la linea di confine tra legalità e crimine consapevole di firmare la condanna a morte di Lefty, perché nell’ambiente della malavita non ci si illude: certe amicizie non hanno speranze. Non ci potranno essere vincitori ma solo vinti.Non c' è alcuna gloria neanche per Pistone che, dopo essere riuscito a far condannare 120 mafiosi, sarà costretto a vivere, insieme a sua moglie e alle sue figlie, nell’anonimato dopo aver ricevuto una medaglia e una stretta di mano da uno sconosciuto funzionario dell’F.B.I. Mike Newell è sublime nella regia. Ha confessato di aver diretto il film rifacendosi a “Morte di un commesso viaggiatore” piuttosto che a “Il Padrino”. Depp riesce in maniera impeccabile a distinguere le due personalità di Donnie Brasco, sottolineando la sua professionalità frequentando veramente Joe Pistone e esercitandosi nel copiarne i gesti, la mimica, il modo di parlare e di muoversi, tanto che lo stesso Pistone confesserà di aver avuto l’impressione di rivedere il suo doppio sullo schermo. Depp in questo film ci conferma che è un grande attore. “Che te lo dico a fare?” la frase “tormentone” del film sempre sulla bocca di Lefty sottolinea la fantastica interpretazione di Al Pacino. Pacino ci aveva abituato, da Scarface a Carlito Brigante passando per i Corleonesi, ad un genere di malavita dura e cruda pronta ad uccidere chiunque pur di arrivare al potere, qui invece è un povero diavolo. Ci descrive l’altra faccia delle cosche, in tutta la sua bravura, attraverso un uomo malinconico e perdente, in lotta con un figlio drogato e un menage coniugale da salvare. Impossibile non provare tenerezza per Lefty che si aggrappa a Donnie, sostituendolo al figlio ormai perso, per risalire la china, per sentirsi ancora vivo, utile.Pacino e Depp insieme fanno scintille, sono bravi…..che te lo dico a fare?!
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damiano
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martedì 1 maggio 2001
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donnie brasco è un capolavoro!
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Voi scrivete tutto gia' visto?
No non sono daccordo! Dopo Carlito's way, Scarface e Il Padrino, trovo ke sia uno dei film meglio riusciti sul mondo della mafia. Ma stavolta la mafia della basso manovalanza.. quella ke non emergerà mai. Inoltre è un grande film sull'amicizia con due attori grandiosi..non potevano non incontrarsi nella loro carriera. Niente da invidiare a un film di Coppola o Scorsese. Da non perdere e... da rivedere.
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d&d
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venerdì 6 gennaio 2006
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ma chi ha dato due stelle, siete impazziti????
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Il mio film preferito l'ho visto 4-5 volte, strepitoso in tutto.Trama che si rifà ad una storia vera quindi convolgentissima. Inimitabile la performance di Johnny, ottima quella di Sonny Black(Michael Madsen), mantiene i suoi livelli quella di Lefty(Al Pacino).Quindi che te lo dico a fare????(in questo caso significa: dategli almeno 4 stelle)
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luca scialò
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martedì 24 maggio 2011
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la mission impossible dell'agente pistone
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Pistone è un agente dell'FBI scelto per infiltrarsi in un'organizzazione mafiosa di Little Italy, sotto il falso nome di Donnie Brasco, ricettatore di gioielli. Brasco riesce a conquista la fiducia di Lefty, un anziano mafioso logorato dalla scarsa stima che i capi hanno di lui. I due finiscono per diventare amici, al punto che Pistone comincia a provare rimorsi per il tradimento che sarà obbligato, per ragioni professionali, a infliggergli. Sullo sfondo, la vita dei mafiosi italo-americani cui Lefty introduce Pistone, e il difficile rapporto tra quest'ultimo e la sua famiglia, che non comprende gli sforzi cui è chiamato nel suo lavoro.
Il regista neozelandese M.
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Pistone è un agente dell'FBI scelto per infiltrarsi in un'organizzazione mafiosa di Little Italy, sotto il falso nome di Donnie Brasco, ricettatore di gioielli. Brasco riesce a conquista la fiducia di Lefty, un anziano mafioso logorato dalla scarsa stima che i capi hanno di lui. I due finiscono per diventare amici, al punto che Pistone comincia a provare rimorsi per il tradimento che sarà obbligato, per ragioni professionali, a infliggergli. Sullo sfondo, la vita dei mafiosi italo-americani cui Lefty introduce Pistone, e il difficile rapporto tra quest'ultimo e la sua famiglia, che non comprende gli sforzi cui è chiamato nel suo lavoro.
Il regista neozelandese M. Newell traspone in modo eccellente il libro auto-biografico dell'agente Pistone, My undercover life in the Mafia. Ad aiutarlo nel compito i due grandi attori protagonisti: Al Pacino, ormai forgiato nel ruolo di mafioso italo-americano dopo la saga de Il Padrino, e Johnny Depp, attore maturo e in piena ascesa. Oltre a Michael Madsen, che veste bene i panni del giovane capo duro e grosso. Struggente il finale, che trasforma anche il più efferato assassino in un essere umano da compatire.
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nicolas bilchi
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martedì 6 settembre 2011
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donnie brasco.
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Mike Newell schiera in campo una triade di grandi attori quali Al Pacino, Johnny Depp e Michael Madsen (che, seppur meno "star", non è affatto inferiore agli altri due) per dare lustro ad un thriller dallo stampo abbastanza classico per trama e struttura, ma estremamente interessante e sofisticato sul piano psicologico. La storia narra la vicenda dell'agente dell'FBI Joseph Pistone, infiltrato nell'ambiente malavitoso di Little Italy a New York, e dell'amicizia virile che egli finirà per instaurare con "Lefty" Ruggiero (Pacino), vecchio criminale insoddisfatto della sua posizione e pieno di rimpianti, che ha accettato a malincuore la scala gerarchica di potere che si instaura all'interno del sistema mafioso.
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Mike Newell schiera in campo una triade di grandi attori quali Al Pacino, Johnny Depp e Michael Madsen (che, seppur meno "star", non è affatto inferiore agli altri due) per dare lustro ad un thriller dallo stampo abbastanza classico per trama e struttura, ma estremamente interessante e sofisticato sul piano psicologico. La storia narra la vicenda dell'agente dell'FBI Joseph Pistone, infiltrato nell'ambiente malavitoso di Little Italy a New York, e dell'amicizia virile che egli finirà per instaurare con "Lefty" Ruggiero (Pacino), vecchio criminale insoddisfatto della sua posizione e pieno di rimpianti, che ha accettato a malincuore la scala gerarchica di potere che si instaura all'interno del sistema mafioso. Chiave di volta del film è l'evoluzione psicologica del personaggio di Pistone, che da doppiogiochista dei federali con il nome falso di Donnie Brasco diventa sincero confidente di Lefty nel momento in cui questi dedice di "garantire" per lui, cioè gli permette di farlo entrare nel giro che conta assumendosi ogni responsabilità sulla sua condotta. Lefty considera Donnie una sorta di figlio che non ha mai avuto (il suo è un drogato che non lo rispetta e che finirà per andare in overdose) e al contempo vede nel ragazzo quella energia che potrebbe permettergli di diventare un grando capo di Cosa nostra, e che a lui è mancata. Da parte sua, Donnie percepisce la genuinità dei sentimenti di Lefty e forse, nel vedere lo squallore e la tristezza della sua vita, al di là dell'idea immediata e pregiudiziale che si ha osservando il mondo della mala solo dalla superficie e non dall'interno, prova per lui un senso di compassione autentica... la crisi si ha dal momento in cui Donnie subisce una scissione interiore: il suo dovere morale è quello di portare a termine il proprio lavoro facendo arrestare i malviventi, ma al contempo reputa immorale (lui, che in una scena dice di aver sempre cercato di essere un esempio di moralità...) anche tradire la fiducia di Lefty nei suoi confronti. Brasco non ha alternative, può solo scegliere quale delle due vie seguire, ponendosi in contrasto, necessariamente, con l'una o con l'altra; di fronte a questo ingiusto bivio emerge tutta la debolezza (e quindi la straordinaria caratterizzazione) di Pistone, che non riesce però ad agire: rimane passivo, continua a partecipare ai crimini della banda e così si immerge sempre più profondamente nella loro realtà, venendone corrotto, un po' come il "tocco del male" colpiva il detective Quinlan di Orson Welles. Il matrimonio rischia di andare a monte, i suoi atteggiamenti si fanno sempre più violenti ed istintivi, fino a che, nella sequenza in cui Lefty organizza l'omicidio del figlio del boss, si giunge ad un inevitabile punto di rottura: nel momento in cui è Donnie a dover sparare il colpo, la sua scelta è tra perdersi completamente nel Male o fare il "Bene", che poi in realtà non è tale perchè comporta il ferire un amico. E l'intervento inaspettato dell'FBI, che per alcuni può essere una nota stonata che risolve "senza risolvere" il gioco di incastri che era venuto a crearsi, è in realtà l'unica soluzione possibile per preservare l'integerrimità di Pistone, che pur non venendo meno in modo diretto alla sua scelta, non può essere considerato responsabile di nulla; anche a livello artistico è una trovata straordinaria, che lascia molti dubbi: Donnie avrebbe sparato o no? Si sarebbe immerso nella spirale della perdizione o avrebbe seguito la Morale in senso assoluto?
Infine sul piano tecnico va però notata una falla strumentale molto grave, che va a danneggiare il giudizio finale sulla pellicola: Newell compie l'errore (grave, ma prevedibile) di affidare quasi tutto il film all'esprienza dello straordinario Al Pacino, per garantirsi un ampio margine di sicurezza a livello qualitativo. Ma da ciò ne risulta una rappresentazione un po' triste del personaggio di Lefty, con Pacino che si diverte nel ruolo di un Tony Montana troppo cresciuto ed ormai obsoleto, tentando di imitare lo stile e la grinta di Scarface, senza però riuscirci. Al Pacino (57 anni all'uscita della pellicola) non è più credibile in quel ruolo e la logica soluzione avrebbe dovuto essere quella di "relegarlo" in una posizione di secondo piano, passando il testimone ad un ipotetico "nuovo" Tony Montana, cioè il rampante Depp - tra l'altro assolutamente impeccabile la sua prestazione - (che invece riesce veramente a prendersi le luci della ribalta soltanto nella mezz'ora finale) così come aveva avuto l'accortezza di fare Scorsese con De Niro e Ray Liotta in Goodfellas. Ma d'altronde, con tutto il rispetto, uno è Scorsese, l'altro è Newell.
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davide chiappetta
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martedì 4 dicembre 2012
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forget about it!
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Ottimo film di mafia, si respira l'aria di 'Quei bravi ragazzi', anzi forse è l'altra metà più classica e lineare del capolavoro musicale e violento di Scorsese con un Johnny Depp che interpreta un agente dell'FBI infiltrato nel crimine organizzato, dove Liotta nell'altro fim del grande regista italoamericano interpreta un gangster neutrale che non preme mai il grilletto e non picchia quasi mai nessuno, e come Liotta anche Depp, in un modo altrettanto pulito, ci fa entrare all'interno della mafia italoamericana newyorkese degli anni '70 per mostrarci un altro scorcio degli usi e costumi e modi di parlare di vestire e di camminare di tali affiliati e in generale della moda di quelli anni.
Un versatilissimo Johnny Depp fa da spalla al vecchio malavitoso interpretato da un insuperabile Al Pacino, dagli occhi perenemente aperti e quasi stanchi.
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Ottimo film di mafia, si respira l'aria di 'Quei bravi ragazzi', anzi forse è l'altra metà più classica e lineare del capolavoro musicale e violento di Scorsese con un Johnny Depp che interpreta un agente dell'FBI infiltrato nel crimine organizzato, dove Liotta nell'altro fim del grande regista italoamericano interpreta un gangster neutrale che non preme mai il grilletto e non picchia quasi mai nessuno, e come Liotta anche Depp, in un modo altrettanto pulito, ci fa entrare all'interno della mafia italoamericana newyorkese degli anni '70 per mostrarci un altro scorcio degli usi e costumi e modi di parlare di vestire e di camminare di tali affiliati e in generale della moda di quelli anni.
Un versatilissimo Johnny Depp fa da spalla al vecchio malavitoso interpretato da un insuperabile Al Pacino, dagli occhi perenemente aperti e quasi stanchi. Un film insolito per Newell il regista di commedie come 'Quattro matrimoni ed un funerale', e una sceneggiatura e una messa in scena al limite della perfezione, che elimina gran parte della violenza che un film di tale genere avrebbe richiesto e si concentra molto sull'introspezione psicologica e lo studio raffinato dei caratteri, anche se si può perdonare qualche lirismo di troppo e qualche inverosomiglianza in alcuni punti della trama e anche qualche disomogeneità nell'intero flusso del racconto (succede quando si deve tradurre in immagini avvenimenti accaduti realmente, il più delle volte diversi da ciò che appaiono nei film, o quando un regista si cimenta per la prima volta in un genere totalmente estraneo dalle sue opere precedenti). Molte sono le straordinarie sequenze ad alta tensione, su tutte si veda quella degli stivali nel ristorante, o della sparatoria cruenta in una cantina buia, al limite della visibilità per i deboli di stomaco. Caratterizzazioni perfette, e di quelle che non si dimenticano facilmente, Madsen Kirby Russo e Robert Miano in stato di grazia. (Di quest'ultimo si può aggiungere che sembra un vero mafioso come i primi tre citati, sui quali si possono aprire altre parentesi e tessere lodi in quantità industriali, ma questi ha una gestualità naturale unica e particolare; Miano già visto in 'The Funeral' di Ferrara meritava maggiore notorietà forse più dei suoi colleghi)
Senza ombra di dubbio un film da vedere: ma che te lo dico a fare.
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paride86
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giovedì 28 ottobre 2010
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ottimo
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Johnny Depp e Al Pacino insieme nello stesso film è già una garanzia di qualità se aggiungiamo una storia vera, un intreccio interessante, una rappresentazione veritiera e a volte spietata sia della mafia che dello Stato che la combatte, avremo un ottimo film.
Coinvolgente senza essere truce o spettacolare, "Donnie Brasco" è un'efficace viaggio nella psicologia di un poliziotto che si finge criminale al punto da perdere lui stesso il confine dei propri principi; viceversa è anche il ritratto di un mafioso che viene sfruttato dall'organizzazione per cui lavora senza trarne particolare profitto. Un po' come accade al poliziotto con lo Stato.
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Johnny Depp e Al Pacino insieme nello stesso film è già una garanzia di qualità se aggiungiamo una storia vera, un intreccio interessante, una rappresentazione veritiera e a volte spietata sia della mafia che dello Stato che la combatte, avremo un ottimo film.
Coinvolgente senza essere truce o spettacolare, "Donnie Brasco" è un'efficace viaggio nella psicologia di un poliziotto che si finge criminale al punto da perdere lui stesso il confine dei propri principi; viceversa è anche il ritratto di un mafioso che viene sfruttato dall'organizzazione per cui lavora senza trarne particolare profitto. Un po' come accade al poliziotto con lo Stato.
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aristoteles
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martedì 19 aprile 2016
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i bravi ragazzi non usano il portafoglio
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E che ve lo dico a fare?
Depp e Al Pacino sono due grandi attori ed impreziosiscono una pellicola che altrimenti non sarebbe così gradevole.
La sceneggiatura infatti non raggiunge vette altissime.
Molto sa di già visto e la lotta al potere e sopratutto i vari Boss proposti non convincono a pieno.
Anche la parte in Florida e la moglie sclerotica di Pistone vanno in direzione "buco nell'acqua".
L'unica nota veramente lieta è il rapporto Donnie\Lefty e a molti potrebbe bastare.
Per me è più che sufficiente per consigliarne la visione.
Per visionare un capolavoro sulla mafia meglio rivedersi 100 volte "Il Padrino" che ha tutto un altro spessore.
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E che ve lo dico a fare?
Depp e Al Pacino sono due grandi attori ed impreziosiscono una pellicola che altrimenti non sarebbe così gradevole.
La sceneggiatura infatti non raggiunge vette altissime.
Molto sa di già visto e la lotta al potere e sopratutto i vari Boss proposti non convincono a pieno.
Anche la parte in Florida e la moglie sclerotica di Pistone vanno in direzione "buco nell'acqua".
L'unica nota veramente lieta è il rapporto Donnie\Lefty e a molti potrebbe bastare.
Per me è più che sufficiente per consigliarne la visione.
Per visionare un capolavoro sulla mafia meglio rivedersi 100 volte "Il Padrino" che ha tutto un altro spessore.
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filippo catani
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giovedì 13 giugno 2013
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un ottima pellicola di genere
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New York 1976. Un agente sotto copertura si infiltra all'interno di un clan mafioso attraverso l'amicizia con uno degli affliati, Lefty. Tra i due si instaura una amicizia basata su un tragico patto: essendo stato Lefty a presentare l'agente ai bravi ragazzi ne risponderà personalmente del suo operato. Tratto da una storia vera.
Ottimo film del genere mafiamovie aiutato da una solida sceneggiatura e da due ottimi interpreti: Al Pacino in una delle sue versioni migliori e l'infiltrato Depp agente tormentato. Sì perchè ovviamente l'agente sotto copertura è il lavoro più difficile del mondo perchè non solo ti devi trasformare in un'altra persona ma devi stare a lungo lontano dai cari (feste comprese come si vede nel film a Natale) e soprattutto ti trovi a contatto diretto con il crimine e le sue lusinghe e tentazioni.
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New York 1976. Un agente sotto copertura si infiltra all'interno di un clan mafioso attraverso l'amicizia con uno degli affliati, Lefty. Tra i due si instaura una amicizia basata su un tragico patto: essendo stato Lefty a presentare l'agente ai bravi ragazzi ne risponderà personalmente del suo operato. Tratto da una storia vera.
Ottimo film del genere mafiamovie aiutato da una solida sceneggiatura e da due ottimi interpreti: Al Pacino in una delle sue versioni migliori e l'infiltrato Depp agente tormentato. Sì perchè ovviamente l'agente sotto copertura è il lavoro più difficile del mondo perchè non solo ti devi trasformare in un'altra persona ma devi stare a lungo lontano dai cari (feste comprese come si vede nel film a Natale) e soprattutto ti trovi a contatto diretto con il crimine e le sue lusinghe e tentazioni. D'altra parte anche Lefty è un personaggio sofferente; infatti dopo una £"carriera" pluriennale tra i vari bravi ragazzi non ha mai avuto una promozione e nemmeno visti riconoscere in pieno i propri servizi. Questi due personaggi finiranno con l'instaurare una particolare amicizia basata sul che te lo dico a fare e cercando di fare affari in proprio. Un film coinvolgente e ben costruito senza quasi concedere nulla alla violenza. Di sicuro interesse per gli amanti del genere.
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