maria cristina nascosi sandri
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giovedì 6 novembre 2014
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amare, dormire: forse morire - 3 cuori di jacquot
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3 COEURS di Benoit JACQUOT - rec. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI
Esce oggi nelle sale italiane, presentata in concorso alla 71a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, l'ultima pellicola del regista parigino Benoit Jacquot, collaboratore di Marguerite Duras ad inizi di carriera.
3 Coeurs - Tre cuori inizia inizia come Un amore splendido di Leo Mc Carey, grande regista californiano, tra i migliori degli Anni Trenta, ottimo talent scout (Stanlio ed Ollio), girato in doppia versione dallo stesso, nel 1939, poi nel 1957.
Un incontro d'amore meraviglioso, unico, e l'immediata perdita.
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3 COEURS di Benoit JACQUOT - rec. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI
Esce oggi nelle sale italiane, presentata in concorso alla 71a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, l'ultima pellicola del regista parigino Benoit Jacquot, collaboratore di Marguerite Duras ad inizi di carriera.
3 Coeurs - Tre cuori inizia inizia come Un amore splendido di Leo Mc Carey, grande regista californiano, tra i migliori degli Anni Trenta, ottimo talent scout (Stanlio ed Ollio), girato in doppia versione dallo stesso, nel 1939, poi nel 1957.
Un incontro d'amore meraviglioso, unico, e l'immediata perdita.
Poi la vita continua e alla francese, caso e coincidenze si moltiplicano fino all'intersecarsi le vite degli uni con quelle degli altri.
E il caso/destino fa reincontrare 2 anime che si erano 'riconosciute' alla prima occhiata, ma una terza, ugualmente viva, umana, amorosa, affine e legata alle altre 2, renderà il tutto una stagione all'inferno, nell'impossibilità di vivere serenamente quello che sarebbe stato 'solo' un 'amore splendido'.
Le due anime 'originarie' si rivedono e si 'risentono' - come avrebbe dovuto essere - da 'copione di vita' - e se ne vanno insieme, finalmente verso il loro (NON) FUTURO au ralenti, lungo il viale all'infinito delle Tuileries, a Parigi, in un finale onirico, falsamente lieto.
Odio i finali tristi - afferma Jacquot.
La fine è alla Wuthering Heights - Cime tempestose, l'unico, sublime, visionario romanzo fuori dal tempo e da ogni schema di Emily Bronte, trasposto in tante versioni cinematografiche ad iniziare da quella di Bunuel, del 1953.
Esempio di amour fou, alla francese in grande stile, 3 Ceurs è un mélo all'ennesima potenza, molto ben interpretato, certo: il belga Benoit Poelvoorde, protagonista anche di Le rancon de la gloire - Il riscatto della gloria di Xavier Beauvois, presentato in concorso a Venezia 71, è semplicemente ed umanamente superlativo, sempre più intensa Charlotte Gaisbourg - figlia d'arte come Chiara Mastroianni, nel film con la madre, Catherine Deneuve - che ti offre tutta se stessa, solo guardando(ti), bucando lo schermo e l'anima dell'interlocutore con occhi di daino.
Ma il regista Jacquot è autenticamente uomo da mélo e coup de foudre, romantico regista delle donne - come l'han definito - ed in conferenza-stampa a Venezia ha difeso questa capacità d'amare tutta e séulemént francese, a dire suo e di un'agguerrita Deneuve al suo fianco: forse la frequentazione giovanile del 'mostro sacro' e sempre sopra le righe 'DURAS' ha influito su di lui...e buon sangue non mente, mai!.
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peer gynt
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sabato 30 agosto 2014
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le disavventure di un cuore malato
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Un uomo e una donna, un incontro casuale, una sera. C'è feeling. Bisogna assolutamente rivedersi, una settimana dopo, a Parigi. Lei, Sylvie, è presente all'appuntamento all'ora giusta. Lui, Marc, si affretta, è in ritardo, ha un infarto mentre guida, è soccorso, riparte ma arriva tardi: perde la donna amata per una questione, diciamo così, "di cuore". Per caso, poco dopo, ne incontra un'altra, Sophie, che lo attrae. La frequenta, la sposa, ma scopre anche che Sophie è la sorella di Sylvie. Che fare?
Che sia un cuore malato a determinare la vicenda è sicuramente il nodo centrale del film. Non si dovrebbe ascoltare il cuore, organo malato, che porta all'irrazionale, ma la testa, che porta ad un quieto ménage familiare in una famiglia alto-borghese di antiquari.
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Un uomo e una donna, un incontro casuale, una sera. C'è feeling. Bisogna assolutamente rivedersi, una settimana dopo, a Parigi. Lei, Sylvie, è presente all'appuntamento all'ora giusta. Lui, Marc, si affretta, è in ritardo, ha un infarto mentre guida, è soccorso, riparte ma arriva tardi: perde la donna amata per una questione, diciamo così, "di cuore". Per caso, poco dopo, ne incontra un'altra, Sophie, che lo attrae. La frequenta, la sposa, ma scopre anche che Sophie è la sorella di Sylvie. Che fare?
Che sia un cuore malato a determinare la vicenda è sicuramente il nodo centrale del film. Non si dovrebbe ascoltare il cuore, organo malato, che porta all'irrazionale, ma la testa, che porta ad un quieto ménage familiare in una famiglia alto-borghese di antiquari. Ma il cuore malato si diverte a complicare la vicenda, a giocare con i suoi personaggi.
L'idea di base, pur interessante, mostra però un po' troppo la sua impalcatura, e nel finale cade nel più scontato dei melodrammi, oltre a suggerire anche una verità alternativa, che volutamente non si capisce se è sogno o vera linea narrativa.
Insomma, alla fine l'avventura del cuore malato si risolve in una radiografia che mostra zone sane e zone malate: vale a dire film non disprezzabile, con un'ottima recitazione, ma non del tutto riuscito.
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antonietta dambrosio
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mercoledì 26 novembre 2014
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la partita a tre di jacquot
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Tre cuori - recensione
Il terreno di gioco è l'amore e la partita si gioca a tre, a dirigerla è il destino, unico vero protagonista dell'ultimo lavoro di Benoit Jacquot, presentato in concorso all'ultima Mostra di Venezia. Marc (Benoît Poelvoorde) è un ispettore delle imposte ed una sera, dopo aver perso il treno per Parigi, incontra per le strade di una cittadina di provincia Sylvie (Charlotte Gainsbourg) e a lei chiede indicazioni per un hotel, ma Sylvie tra un passo e una sigaretta diventa per Marc uno specchio a cui si concede, mentre si inoltrano verso l'alba che li sorprende con le anime affini.
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Tre cuori - recensione
Il terreno di gioco è l'amore e la partita si gioca a tre, a dirigerla è il destino, unico vero protagonista dell'ultimo lavoro di Benoit Jacquot, presentato in concorso all'ultima Mostra di Venezia. Marc (Benoît Poelvoorde) è un ispettore delle imposte ed una sera, dopo aver perso il treno per Parigi, incontra per le strade di una cittadina di provincia Sylvie (Charlotte Gainsbourg) e a lei chiede indicazioni per un hotel, ma Sylvie tra un passo e una sigaretta diventa per Marc uno specchio a cui si concede, mentre si inoltrano verso l'alba che li sorprende con le anime affini. Tra loro parole, passi su passi, silenzi, ed i grandi occhi di Sylvie che si fermano in quelli di Marc mentre con due dita si porta gli angoli della bocca in su, disegnando un sorriso che gli offre in dono. Marc al mattino parte col primo treno, ed anche se non conoscono i loro nomi, si danno appuntamento a Parigi qualche giorno dopo, dove Marc non si presenterà in orario per un lieve infarto che lo coglie proprio quando sta per incontrare Sylvie che va via amareggiata. Le loro vite sembra che scorrano in parallelo, e mentre Sylvie decide di trasferirsi in America, Marc incontra Sophie (Chiara Mastroianni), una donna che si presenta presso il suo ufficio per un problema con la dichiarazione dei redditi e tra loro nasce presto una storia d'amore, ma Marc ignora che Sophie è la sorella maggiore di Sylivie. Il destino dopo aver giocato con Marc e Sylvie, unisce ancora i loro passi e li conduce verso un bivio dove il loro amore che era rimasto congelato tra le pieghe della vita, incrocia il forte sentimento che lega Sylvie a Sophie, dando luogo ad omissioni a cui solo la madre delle due donne (Catherine Deneuve) riesce a dare significato, alla luce di un forte legame che ha sapore di libertà e rispetto ed una complicità rara tra le tre donne. E sebbene il lavoro di Jacquot ci conduca a riflessioni alla Sliding doors, nelle quali ci si può perdere mentre la mente rimbalza tra una quello che è stato e quello che sarebbe potuto essere, a smorzare tale fascino è proprio la voce narrante che sente l'esigenza di spiegare, ed un inquietante e inopportuno sottofondo da horror (neanche da thriller) che incalza e stride, così come poco credibile risulta l'interpretazione di Poelvoorde che rasenta la parodia. Tanto che sui titoli di coda, per un epilogo che avrebbe potuto suscitare anche grandi e forti emozioni, ci sfugge un sorriso per una storia che di comico non ha nulla, in perfetto accordo con il contrasto tra il ruolo di Poelvoorde e la sua interpretazione.
Antonietta D'Ambrosio
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(di light one)
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brian77
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martedì 11 novembre 2014
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non male
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Non male, una regia pulita, nitida. Un limite: va bene la scelta di raccontare una vicenda da acceso melodramma sentimentale attraverso i toni dimessi della quotidianità, ma resta poi comunque un tono troppo astratto e artificioso che non quaglia perfettamente. La contraddizione del film credo stia qui: cerca di rendere la storia credibile, ma poi non rinuncia all'astrazione "d'autore" che pretende sempre di volare sopra a tutto e a tutti. Comunque non è male.
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(di moltdiana)
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moltdiana
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domenica 23 novembre 2014
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i rapporti parentali infranti dalla passione
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Benoit Jacquot in tre cuori non racconta una storia ma interpreta quell’angoscia che assale soprattutto l’uomo qualunque, quello che conduce una vita rigorosa e priva di trasgressioni, l’ansia di perdere il treno della vita. E quando incontra una donna che si veste di mistero la idealizza e diventa un mito che finirà per travolgerlo,
portandosi dietro la fine di tante illusioni.
perché è proprio questa la morale che scaturisce: il valore dei rapporti parentali infranti dalla passione
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angelo umana
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mercoledì 6 maggio 2015
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cuore matto
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Tre cuori appassionati, uno dei quali è clinicamente malato e rischia di scoppiare, e quasi scoppia in realtà. E’ quello del 47enne Marc Beaulieu (Benoit Poelvoorde, già notevole protagonista in Une place sur la terre) che s’innamora di Sylvie, l’eterea e “maschile” Charlotte Gainsbourg, affascinante, che poi perde a lungo di vista per un contrattempo, imbattendosi casualmente nella sorella di lei, Sophie, Chiara Mastroianni (il naso perfetto del famoso padre), che sposa e con la quale ha un bambino.
Che imbarazzo quando Sylvie torna dall’America per il matrimonio della sorella, Marc resta smarrito e si sente perfino solo alla festa con gli invitati, tanto da pregare suo fratello di vedersi più spesso.
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Tre cuori appassionati, uno dei quali è clinicamente malato e rischia di scoppiare, e quasi scoppia in realtà. E’ quello del 47enne Marc Beaulieu (Benoit Poelvoorde, già notevole protagonista in Une place sur la terre) che s’innamora di Sylvie, l’eterea e “maschile” Charlotte Gainsbourg, affascinante, che poi perde a lungo di vista per un contrattempo, imbattendosi casualmente nella sorella di lei, Sophie, Chiara Mastroianni (il naso perfetto del famoso padre), che sposa e con la quale ha un bambino.
Che imbarazzo quando Sylvie torna dall’America per il matrimonio della sorella, Marc resta smarrito e si sente perfino solo alla festa con gli invitati, tanto da pregare suo fratello di vedersi più spesso. Solo dopo che a una festa di compleanno della madre delle due sorelle, Catherine Deneuve, hanno avuto il coraggio di guardarsi negli occhi finalmente (una delle scene interpretate in modo eccellente), i due mancati amanti non possono che reiniziare la loro relazione, troppo forte la loro attrazione, troppo forte questa catena, io non la posso spezzare (questa è la Mannoia). E la madre che da madre qualche cosa l’ha intuita, e sa leggere da madre ogni tuo sguardo (questo invece è il “sommo poeta” Guccini), capta questi ribilanciamenti di passione e riesce a far la suocera e madre discreta ed elegante (oui, je suis Catherine Deneuve).
Benoit Poelvoorde gigioneggia agevolmente, con un fare discreto e mai assediante, tra questi due innamoramenti e il suo lavoro di integerrimo ispettore fiscale, poco preciso nell’interpretare i suoi sentimenti ma molto preciso nello stanare evasori. Il suo lavoro del resto, così dice lui alla suocera, gli permette di creare dei legami – che con le donne già egli si crea con naturalezza – si entra nella loro sfera intima, niente di meglio per lui che si dice “orfano”, con studio a Parigi ma con frequenti trasferte di lavoro in provincia, dove le due sorelle antiquarie risiedono e hanno negozio. Le donne sono spesso conquistate dal tipo indifeso e spaurito, com’è Marc, o dal vero maschio che “non deve chiedere mai”.
A parte una certa stanchezza nello svolgimento avrei messo un finale diverso: dato che era fortissimo il legame tra le due sorelle, e rassicurante per le due, avrebbe potuto, Marc, continuare il menage à trois, anzi à quatre perché c’era il bambino, non si lascia il proprio figlio per lasciare la propria moglie, e avrebbero vissuto tutti insieme appassionatamente. Altro finale avrebbe potuto essere quello del cuore che gli scoppia per davvero e le passioni già vissute sarebbero rimaste patrimonio comune ai tre, da ricordare. Non male il film “mais rien de terribile”, un altro triangolo, guarda un po’ cosa s’è inventato il bravo regista Benoit Jacquot. All’inizio Marc ha perso il treno della sera per Parigi, si ferma a un bar per smaltire la delusione, ordina una birra e riceve invece una bottiglia d’acqua, naturale: è una piccolissima imperfezione di regia in un film che non quadra tanto.
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(di angelo umana)
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alex2044
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lunedì 10 novembre 2014
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e gli attori ?
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Purtroppo il film non è completamente riuscito . L'idea è bella ,il regista è bravo ma il film procede a strappi . L'atmosfera che dovrebbe coinvolgere lo spettatore qualche volta diventa nebbia più che mistero . Però il lato debole sono probabilmente gli attori . Nessuno dei protagonisti sembra al posto giusto . Qualcuno sembra arrivati lì per caso . Dispiace per la Deneuve ma per gli altri ,Poelvoorde , Mastroianni e soprattutto Gainsbourg ho l'impressione che manchi la stoffa . Peccato, un'occasione persa .
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