quanderomatto
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sabato 9 febbraio 2013
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una struggente poesia all'infinito.
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Pittsburgh, primi anni '90.
Charlie (Logan Lerman, classe '92) -buffo e taciturno 14enne- si approccia al primo anno di Liceo con la paura d'essere inghiottito da fantasmi e tragedie di una triste infanzia, d'essere soggiogato dalla misantropia nella quale è piombato dopo il suicidio di Michael, suo migliore amico: un colpo di pistola nel maggio scorso, nessun biglietto, nessun addio. E il rimorso di chi sopravvive alla tragedia e di essa non sa darsi alcuna spiegazione.
Tra le difficoltà di inserimento nel fine e ghettizzato tessuto sociale di un liceo, la travolgente passione per la novellistica instillatagli dal prof.
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Pittsburgh, primi anni '90.
Charlie (Logan Lerman, classe '92) -buffo e taciturno 14enne- si approccia al primo anno di Liceo con la paura d'essere inghiottito da fantasmi e tragedie di una triste infanzia, d'essere soggiogato dalla misantropia nella quale è piombato dopo il suicidio di Michael, suo migliore amico: un colpo di pistola nel maggio scorso, nessun biglietto, nessun addio. E il rimorso di chi sopravvive alla tragedia e di essa non sa darsi alcuna spiegazione.
Tra le difficoltà di inserimento nel fine e ghettizzato tessuto sociale di un liceo, la travolgente passione per la novellistica instillatagli dal prof.re di Inglese avanzato e un acuto ed alternativo gusto musicale, la storia evolve -con un malinconico sguardo alla cultura suburbana anni '80 (meravigliosi i riferimenti al Rocky Horror Picture Show, di cui in quegli anni si diffuse una massonica idolatria fatta di spettacoli di mezzanotte in cui il pubblico -per la prima volta- interagiva con la pellicola) - quando nella vita di Charlie entrano Sam (Emma Watson) e Patrick (Ezra Miller), fratellastri diversi nell'aspetto ma gemelli nell'anima, ormai al loro ultimo anno di scuola...
I due ragazzi saranno i primi a coltivare quel fragile "fiore da parete" (come da titolo originale: Wallflower) che si nasconde sotto la coltre di timidezza del giovane Charlie: che come un germoglio, rinascerà.
Nutrendosi, per la prima volta, di amicizia. Ed accettazione.
Chbosky dipinge uno straordinario affresco dell'America che fu e lo fa senza edulcorare il difficile rito d'iniziazione che per tutti è l'adolescenza e mettendo a nudo, e ridando dignità alla splendida complessità di quegli anni di scoperta. Intellettuale, individuale, sessuale.
E tra la dolcissima -eppure violenta, triste- storia di naturale -eppure senza diritto di cittadinanza- omosessualità di Patrick, gli indicibili ed indelebili segreti di abusi sessuali che scuotono le coscienze, la necessità di sfuggire alle etichette di conformistica rassegnazione con cui la società vorrebbe marchiare i propri consociati, e soprattutto una genuina, struggente, primordiale dissertazione sul significato dell'amore che rifugge d'ogni luogo comune e sembra riportare tutto ad un livello di superiore valore sociologico, antropologico, assiologico e sentimentale, Noi Siamo Infinito conquista, di diritto, un posto privilegiato nella rappresentazione cinematografica non solo dell'adolescenza -intesa come momento dialettico di crescita della personalità individuale- ma più ampiamente del senso che decidiamo di attribuire alle nostre vite.
Un posto privilegiato nel raccontare dell'afflato di Infinito proprio d'ogni essere umano.
Esaltato da una colonna sonora potente e nostalgica, sviluppato egregiamente da una regia d'esordio sorprendente e fresca e nobilitato oltre ogni più rosea previsione dalle CLAMOROSE performances attoriali di Emma Watson (della cui bravura avevamo avuto già saggio in My Week with Marilyn della scorsa stagione), Ezra Miller (esploso ed ingiustamente non considerato agli Oscar 2012 con We Need to Talk about Kevin) e soprattutto un pienamente credibile, straordinariamente e teneramente empatico e drammaticamente efficace Logan Lerman (per me, assoluta scoperta!), The Perks of Being a Wallflower è la più piacevole novità di questo febbraio cinematografico ed un must cui far riferimento per far rinascere dalle proprie ceneri la narrativa giovanile. E non solo!
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smilzo
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mercoledì 27 febbraio 2013
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ne avevamo bisogno
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In un cinema che rispecchia il mondo sempre più frenetico che ci circonda, sempre alla ricerca di emozioni più forti, avevamo bisogno di un film che ci ricordasse quali siano le vere emozioni. E non importa se non tutte quelle emozioni sono positive perchè la vita vera è questa. La solitudine di un adolescente che cammina in mezzo a tanti ragazzi, il senso di colpa per eventi al di fuori del suo controllo, l'euforia per un piccolo gesto, le tragedie. Tutto fatalmente accentuato dallo spirito degli adolescenti anni '90 che Chbosky riesce a cogliere come pochi prima di lui. Un film frizzante, con dialoghi brillanti e a tratti davvero divertente, che racconta, tuttavia, dall'inizio alla fine una storia meravigliosa: "una storia triste".
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In un cinema che rispecchia il mondo sempre più frenetico che ci circonda, sempre alla ricerca di emozioni più forti, avevamo bisogno di un film che ci ricordasse quali siano le vere emozioni. E non importa se non tutte quelle emozioni sono positive perchè la vita vera è questa. La solitudine di un adolescente che cammina in mezzo a tanti ragazzi, il senso di colpa per eventi al di fuori del suo controllo, l'euforia per un piccolo gesto, le tragedie. Tutto fatalmente accentuato dallo spirito degli adolescenti anni '90 che Chbosky riesce a cogliere come pochi prima di lui. Un film frizzante, con dialoghi brillanti e a tratti davvero divertente, che racconta, tuttavia, dall'inizio alla fine una storia meravigliosa: "una storia triste". O meglio, l'incrocio di storie tristi accentuate dalla linfa vitale e distruttiva propria di ogni adolescente. Storie tristi di ragazzi che 'accettano l'amore che credono di meritare' , ma che sentono in loro la spinta ad attraversare il tunnel della vita (sulle note di Heroes di David Bowie) con lo sguardo rivolto alla fine del tunnel, alla libertà dalla sofferenza. Ragazzi che hanno conosciuto il dolore e che hanno tanta voglia di conoscere la felicità. La sequenza del tunnel (ripetuta due volte) è tanto carica di simbolismi da diventare l'essenza stessa del film. Scene che racchiudono tutto il dolore pregresso, la speranza, l'emozione, perfino la realizzazione nella frase "noi siamo infinito" (non è un caso che venga pronunciata solo in queste occasioni). Come la consapevolezza, propria di una vita segnata dalle tragedie, del vivere un'esperienza bellissima che inesorabilemente finirà, impressa in un'emozionante sequenza senza dialoghi (preludio: "Non so che dire" - "Non dire niente") e su di una vecchia macchina da scrivere: "Scrivi di noi" - "Lo farò".
Riderete e piangerete davanti ad un film che racconta una vita in cui si ride e si piange. La vita reale.
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[+] stupenda recensione
(di cassandra88)
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renato volpone
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giovedì 14 febbraio 2013
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da dove veniamo e dove vogliamo andare
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Un film per persone timide o che lo sono state nell'adolescenza, timide ed introverse. Il ritratto perfetto delle paure, dei tentativi di venirne fuori, del dove andare a finire perché "noi non possiamo cambiare da dove veniamo, ma possiamo decidere dove andare". Un film sulla timidezza che non tutti possono comprendere: fuori dal cinema qualcuno ha commentato che si tratta di un film leggero, adolescenziale, ma non ha compreso il profondo dolore e la sofferenza che i giovani possono portare dentro. Charlie ha subito violenza, ma nessuno lo sa, di lui sanno solo che è un ragazzo difficile, che ha le "allucinazioni". Charlie ha un amico segreto, di penna, ma si è suicidato l'anno prima.
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Un film per persone timide o che lo sono state nell'adolescenza, timide ed introverse. Il ritratto perfetto delle paure, dei tentativi di venirne fuori, del dove andare a finire perché "noi non possiamo cambiare da dove veniamo, ma possiamo decidere dove andare". Un film sulla timidezza che non tutti possono comprendere: fuori dal cinema qualcuno ha commentato che si tratta di un film leggero, adolescenziale, ma non ha compreso il profondo dolore e la sofferenza che i giovani possono portare dentro. Charlie ha subito violenza, ma nessuno lo sa, di lui sanno solo che è un ragazzo difficile, che ha le "allucinazioni". Charlie ha un amico segreto, di penna, ma si è suicidato l'anno prima. Charlie cerca un amico, degli amici, ma tutto intorno a lui è silenzio, come se lui non esistesse. Improvvisamente compaiono Patrick e Sam con la loro dolcezza e la loro ambiguità, gli aprono il cuore, lo accolgono e con loro Charlie scopre anche i segreti che li accompagnano, che li fanno soffrire, che li rendono diversi, diversi, ma umani: ognuno di loro deve cercare una strada da percorrere. Accompagnandoli nei ricordi, alle feste, nella scuola, entrando nel loro animo, non si può non essere scossi, non si possono trattenere le lacrime sperando da un lato che il film finisca presto e dall'altro che non finisca mai. Splendidamente recitato, come un piccolo " the rocky horror pictures show", musiche scelte e magnifiche. Un'atmosfera diversa, posta in un luogo al di là del tempo e dello spazio, perché crescere e sbocciare è doloroso, perché è il posto da cui veniamo e che non possiamo decidere, perché si soffre finché non si riesce a guardare avanti.
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(di chidvilas)
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michela__92
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lunedì 14 gennaio 2013
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tutti noi siamo stati "ragazzi da parete"
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Certamente “Noi siamo infinito” è uno di quei film che lasciano il segno negli spettatori.Stephen Chbosky è il regista e il film è tratto dal suo libro,“Ragazzo da parete”;racconta principalmente le paure di un ragazzo,che sono poi le paure di tutti:rimanere soli,non essere accettati dagli altri.Il protagonista,Charlie,interpretato da un dolcissimo Logan Lerman,rappresenta tutte queste paure.E’ al suo primo giorno alle scuole superiori ed è completamente solo;l’unico suo sfogo è quello di scrivere delle lettere ad un amico anonimo.La sua famiglia non l’ha mai aiutato veramente con i suoi problemi psichici,dovuti al trauma della morte in un incidente della zia preferita e a quella del suo migliore amico,suicidatosi qualche mese prima dell’inizio della scuola.
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Certamente “Noi siamo infinito” è uno di quei film che lasciano il segno negli spettatori.Stephen Chbosky è il regista e il film è tratto dal suo libro,“Ragazzo da parete”;racconta principalmente le paure di un ragazzo,che sono poi le paure di tutti:rimanere soli,non essere accettati dagli altri.Il protagonista,Charlie,interpretato da un dolcissimo Logan Lerman,rappresenta tutte queste paure.E’ al suo primo giorno alle scuole superiori ed è completamente solo;l’unico suo sfogo è quello di scrivere delle lettere ad un amico anonimo.La sua famiglia non l’ha mai aiutato veramente con i suoi problemi psichici,dovuti al trauma della morte in un incidente della zia preferita e a quella del suo migliore amico,suicidatosi qualche mese prima dell’inizio della scuola.Charlie però non si dà per vinto e alla partita di football fa amicizia con un ragazzo,Patrick(reso simpaticissimo da Ezra Miller),un tipo eccentrico, che non si lascia sopraffare dalle prese in giro e che anzi tiene segreta la sua relazione con il capitano della squadra di football.Dopo pochi minuti arriva lei:Sam.Una ragazza solare,piena di vitalità e voglia di riuscire a sfondare nella sua vita,ma soprattutto è il primo amore di Charlie;sarà la sua migliore amica,colei che gli ha dato il suo primo bacio e l’ha fatto sentire amato e capito.I tre cominciano a frequentarsi e Charlie inizia ad andare alle sue prime feste,quelle dei “disadattati”,e ad avere i primi approcci con le droghe;lo invitano perfino ai loro spettacoli al “Rocky horror picture show”.L’amicizia tra i tre si tronca quando Charlie,ancora innamorato di Sam,la bacia davanti a tutti i suoi nuovi amici e alla sua fidanzata.Sam si arrabbia moltissimo. Questo finchè Charlie non entra in soccorso di Patrick mentre era immischiato in una rissa causata dal suo stesso fidanzato che l’ha insultato.I rapporti riprendono e i mesi trascorrono,arriva il diploma e gli amici di Charlie partono per il college.Il piccolo adolescente si ritrova di nuovo solo;comincia ad avere di nuovo le allucinazioni,così un pomeriggio a casa da solo chiama sua sorella Candace(Nina Dobrev)e le dice che si sente in colpa per la morte della zia Helen e lei capisce che il fratello sta pensando di suicidarsi.Passano dei giorni e Charlie si risveglia in ospedale con i polsi bendati;la psicologa lo esorta a parlare e finalmente il ragazzo confessa che la zia aveva abusato di lui quando era ancora piccolo <<Questo sarà il nostro piccolo segreto Charlie>>,ma che aveva rimosso ciò poiché le voleva molto bene.Quando Charlie è finalmente a casa Patrick e Sam vanno a trovarlo e dopo cena attraversano il tunnel dove ascoltano la loro canzone “Heroes” e Charlie può veramente sentirsi <<infinito>>.Un film meraviglioso diretto abbastanza bene,ma soprattutto una storia bellissima.L’omosessualità,la droga,ma soprattutto l’abuso,sono temi scottanti,ma vengono affrontati senza troppe forzature e senza mai parlarne esplicitamente.Logan Lerman si è rivelato perfetto per il ruolo,ma Emma Watson è colei che ha spiccato di più:non è più Hermione Granger!
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donni romani
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domenica 13 gennaio 2013
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la felicità dietro la fatica dell'adolescenza
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Adattare un libro per il grande schermo è sempre un azzardo, farlo partendo da un proprio romanzo ancora di più ma Chbosky riesce a rimanere sincero, coraggioso, pungente e malinconico senza indulgere in autocelebrazioni o in sentimentalismi fini a se stessi. La storia è semplice e proprio per questo universale, Charlie è al primo anno di liceo e viene da mesi di disagio psichico che lo hanno portato a sentire il bisogno di scrivere lettere ad un amico immaginario - o forse ad un amico che si è suicidato mesi prima - per raccontargli il proprio spaesamento, l'isolamento dai compagni di scuola, la sensazione di inquietudine e di paura che lo attanaglia ogni giorno senza un motivo, l'adolescenza in una parola.
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Adattare un libro per il grande schermo è sempre un azzardo, farlo partendo da un proprio romanzo ancora di più ma Chbosky riesce a rimanere sincero, coraggioso, pungente e malinconico senza indulgere in autocelebrazioni o in sentimentalismi fini a se stessi. La storia è semplice e proprio per questo universale, Charlie è al primo anno di liceo e viene da mesi di disagio psichico che lo hanno portato a sentire il bisogno di scrivere lettere ad un amico immaginario - o forse ad un amico che si è suicidato mesi prima - per raccontargli il proprio spaesamento, l'isolamento dai compagni di scuola, la sensazione di inquietudine e di paura che lo attanaglia ogni giorno senza un motivo, l'adolescenza in una parola. In un liceo frequentato da bulli e superficiali ragazzotti Charlie riesce a diventare amico di Patrick, studente eccentrico ed omosessuale dell'ultimo anno e della sua sorellastra Sam, di cui si innamora. Con loro conoscerà altri ragazzi "fuori dal coro", che mettono in scena il "Rocky Horror Picture Show", che sfidano i professori e che non si vergognano della propria diversità pur soffrendone, e con loro imparerà ad accettarsi e troverà il coraggio per affacciarsi alla vita, scrivendo un'ultima lettera al suo amico in cui dichiara "scusami se non avrò più tempo per scriverti, potrei essere troppo occupato a partecipare", frase che rivela a se stesso e tutti noi che la felicità è sempre nascosta dietro la fatica del crescere e che solo attraverso li pugni presi - non solo metaforici - si può imparare ad andare fieri delle proprie fragilità. Un episodio rimosso dalla sua infanzia e riemerso quasi per caso sarà l'ultimo ostacolo per riappropriarsi del proprio futuro, finalmente fuori dal tunnel. Metaforico e allo stesso tempo lineare nel seguire le piccole avventure quotidiane, le delusioni sentimentali, le frustrazioni e le scoperte emotive degli adolescenti "Noi siamo infinito", frase che Charlie pronuncia in finale di film ascoltando "Heros" di David Bowie è una pellicola amara come l'adolescenza e dolce come i sentimenti che la accompagnano, mette in scena le inquietudini e i dubbi di Charlie con tenerezza e verità, non tacendo i buchi neri, ma lasciando che la sincerità - e la freschezza - delle emozioni travolga i protagonisti e gli spettatori con la più completa libertà, senza calcare la mano con artifici registici o forzature recitative, accompagnando le lacrime ed i sorrisi con grande delicatezza ed eleganza. Tra i giovani attori spicca Emma Watson, non più Hermione, ma giovane musa inquieta, vincitrice per questo ruolo del Premio come Miglior Attrice in un film drammatico al People's Choice Awards.
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(di michela__92)
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ashirogi
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sabato 23 febbraio 2013
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un'esperienza infinita
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Senza parole. E’ così che lascia la sala chi vive l’esperienza di questo film. Perché è di questo che si tratta: di un’esperienza. Ma andiamo con ordine. Il film è uscito negli USA nel settembre 2012 ed è stato portato in Italia solo ora. Tratto dal best seller di Chbosky, è stato adattato al grande schermo dallo stesso scrittore.
Charlie (Logan Lerman) è un ragazzo invisibile, che inizia a frequentare la scuola superiore con l’obiettivo di finirla il più presto possibile non dando troppo nell’occhio, nascondendo le sue doti anche all’insegnante (Paul Rudd), inizialmente unica persona a tenerlo in considerazione.
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Senza parole. E’ così che lascia la sala chi vive l’esperienza di questo film. Perché è di questo che si tratta: di un’esperienza. Ma andiamo con ordine. Il film è uscito negli USA nel settembre 2012 ed è stato portato in Italia solo ora. Tratto dal best seller di Chbosky, è stato adattato al grande schermo dallo stesso scrittore.
Charlie (Logan Lerman) è un ragazzo invisibile, che inizia a frequentare la scuola superiore con l’obiettivo di finirla il più presto possibile non dando troppo nell’occhio, nascondendo le sue doti anche all’insegnante (Paul Rudd), inizialmente unica persona a tenerlo in considerazione. “Inizialmente”, perché Charlie trova subito quel coraggio tipico di chi non ha nulla da perdere (dovuto a traumi e lutti del suo passato) e riesce a integrarsi in un gruppo di amici all’ultimo anno di scuola. Patrick (Ezra Miller) è un ragazzo pieno di energia che vive la sua omosessualità con una spensieratezza disarmante, a differenza del compagno intimorito dal padre. La sua sorellastra, Sam (Emma Watson), è una ragazza semplice ma complicata nello stesso tempo: consapevolmente viva, consapevolmente fragile, ha donato il suo amore a ragazzi che non lo meritavano affatto. Inizia con questi presupposti un breve periodo di vita che Charlie non dimenticherà mai.
Amicizia, amore (corrisposto e non), primi baci, prime delusioni, sensi di colpa, di smarrimento e di vuoto. Sono questi i sentimenti contrastanti su cui si basa il film. Ma non è finita qui. Ci sono anche la rissa nella mensa scolastica per difendere l’amico, la preoccupazione per la sorella maltrattata dal ragazzo, l’uso ingenuo e innocuo di sostanze stupefacenti, la discriminazione sessuale, e per finire la malattia mentale, dovuta a episodi di pedofilia da parte della zia, riaffiorati nella sua mente solo dopo che, alla fine dell’anno scolastico, le sue ancore di salvezza si sono allontanate per frequentare college di altre città, creando una voragine nell’animo di Charlie.
Le prestazioni date dai protagonisti lasciano il segno. Sfido chiunque a non innamorarsi della Watson, a non provare affetto per Miller, ma soprattutto a non immedesimarsi in Lerman. E così lo spettatore rivive la propria adolescenza, o ne vive una parallela insieme a Charlie, in cui tutto è angosciosamente meraviglioso, grazie anche alla bravura del neo-regista a non staccare mai la camera di dosso al protagonista (il narratore onnisciente hollywoodiano è superato), permettendo allo spettatore di pensare, di viaggiare con la mente, di emozionarsi, di dimenticare e di ricordare, di vivere questa fantastica esperienza al fianco di Charlie e di capire cosa voglia dire sentirsi infinito.
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allaboutme
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domenica 24 febbraio 2013
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possiamo essere eroi
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"We can be heroes", chiunque noi siamo, anche se apparteniamo al club dei giocattoli difettosi. Braccia larghe, vento in faccia e tutta la vita che ti ci sbatte contro; quella passata con le sue ombre ed i suoi equivoci, quella presente con la difficoltà di decifrarne il tempo, quella futura con tutto il potere che noi abbiamo su essa. Fa questo effetto questo bel film di Stephe Chbosky che non tratta semplicemente di adolescenza ed emarginazione, ma traccia con molta chiarezza la via che ciascuno deve affrontare per liberarsi del proprio senso di diversità ed eslusione e comprendere che si tratta semplicemente della propria identità, con tutti i potenziali e tutte le cicatrici del caso.
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"We can be heroes", chiunque noi siamo, anche se apparteniamo al club dei giocattoli difettosi. Braccia larghe, vento in faccia e tutta la vita che ti ci sbatte contro; quella passata con le sue ombre ed i suoi equivoci, quella presente con la difficoltà di decifrarne il tempo, quella futura con tutto il potere che noi abbiamo su essa. Fa questo effetto questo bel film di Stephe Chbosky che non tratta semplicemente di adolescenza ed emarginazione, ma traccia con molta chiarezza la via che ciascuno deve affrontare per liberarsi del proprio senso di diversità ed eslusione e comprendere che si tratta semplicemente della propria identità, con tutti i potenziali e tutte le cicatrici del caso. La storia di Charlie e dei suoi amici "strani" accarezza con delicatezza, ma in modo assolutamente non superficiale, temi giganteschi come la malattia mentale o il sopruso sui più piccoli senza mai abbandonarsi al sensazionalismo e neppure al mero simbolismo tipico di tanto cinema indipendente. Proprio questa è la principale ragione per cui questo film entra così nelle viscere: perché disegna ogni aspetto del tormento della vita di ciascuno con misura, realismo e una dose magica di soggettività per cui i protagonisti riescono ad essere casi assolutamente individuali e personali e, al tempo stesso, simboli ed emblemi di quell'adolescenza che sta nascosta dietro l'aspetto patinato delle foto da annuario dei licei americani. Il montaggio e la fotografia sono quelli di chi ha semplicemente urgenza di raccontare una storia, di rompere dei silenzi, e per questo riescono ad essere meravigliosamente rock come lo è la colonna sonora di gran gusto e per niente autocompiaciuta. Un film da vedere e da ascoltare nei suoi dialoghi perfetti, nelle sue musiche centrate e nei suoi silenzi molto, molto esplicativi.
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lisadp
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martedì 12 febbraio 2013
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"non sono solo una storia triste. sono vivo"
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Quando si tratta di dimostrare che esistono alti e bassi e che da ognuno di noi può dipendere la felicità, la tristezza, la redenzione, la rinascita, la fine di qualcun altro, noi siamo infinito.
In una circostanza semplice, quanto lo è quella di ogni adolescente che si approccia al suo primo anno di liceo, legato alle sue paure, alle sue insicurezze, ai suoi dubbi, tornano a galla vecchi tormenti, tormenti di infanzie difficili, o solo di momenti dolorosi, di cambiamenti, di maturità, di scoperta, che tessono una trama intricata che si posa su fili fragili, facili da spezzare, sui quali si deve restare sempre in un precario equilibrio tendendosi la mano l'un l'altro per non cadere e scoprire che nessuno è solo una storia triste, ma che ognuno è vivo e può ancora sorridere, crescere, piangere, cadere, rialzarsi, felicitarsi, sognare, provare, continuare.
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Quando si tratta di dimostrare che esistono alti e bassi e che da ognuno di noi può dipendere la felicità, la tristezza, la redenzione, la rinascita, la fine di qualcun altro, noi siamo infinito.
In una circostanza semplice, quanto lo è quella di ogni adolescente che si approccia al suo primo anno di liceo, legato alle sue paure, alle sue insicurezze, ai suoi dubbi, tornano a galla vecchi tormenti, tormenti di infanzie difficili, o solo di momenti dolorosi, di cambiamenti, di maturità, di scoperta, che tessono una trama intricata che si posa su fili fragili, facili da spezzare, sui quali si deve restare sempre in un precario equilibrio tendendosi la mano l'un l'altro per non cadere e scoprire che nessuno è solo una storia triste, ma che ognuno è vivo e può ancora sorridere, crescere, piangere, cadere, rialzarsi, felicitarsi, sognare, provare, continuare...
Noi siamo infinito regala finalmente una profonda emozione che da tempo mancava nel cinema giovanile, che sa descrivere in pieno le difficoltà di cui, una volta cresciuti, tutti si dimenticano di aver affrontato ed iniziano a guardare con occhi diversi, come a sentirsi tanto stupidi per aver considerato tali problemi dei veri problemi, scordandosi che in quel momento erano le cose più importanti e terribili e vere del mondo. Tra problemi più semplici e più complessi e profondi il film sa unire gli animi nella speranza, dicendoci che ognuno di noi merita il meglio, e con meglio intende la felicità, la pace interiore e che può provare a cercarlo, a raggiungerlo sempre.
Una nota di lode va ai protagonisti incredibilmente credibili, con il magico rapporto tra i due fratellastri Patrik (Ezra Miller) e Sam (Emma Watson) e la loro incredibile amicizia con il giovane Charlie (Logan Lerman) salvato dall'amicizia e dall'ampore per il gruppo di ragazzi dell'ultimo anno che gli faranno scoprire se stesso, mentre anche loro troveranno il proprio posto nel mondo.
La colonna sonora si adatta magnificamente ai temi del film entrandovi attivamente dentro, con i ragazzi appassionati di ottima musica e il loro replicare l'omonimo "The Rocky horror picture show", pellicola che ha ben rappresentato la confusione, la paura, il dubbio in un certo senso, entra in favolosa armonia con la trama del film ed il carattere dei personaggi.
Alla fine della visione, non ci resta che pensare: noi siamo infinito.
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m.petter
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martedì 19 febbraio 2013
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l'importanza di essere se stessi.
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Difficilmente si dovrebbe scrivere un commento su un film tratto da un libro.....senza averlo letto. Dopo averlo visto mi ripropongo sicuramente di leggerlo.
Premetto che non è un film facile da capire alla prima visione, poiché raccoglie tutta una serie di sottotesti, che ci vorrebbe un articolo intero per descriverli.
Il film è sicuramente un inno: un inno all'amicizia, all'amore, alla solidarietà, ma soprattutto all'importanza di essere se stessi( non vergognandosi di essere diversi) anche di fronte alle più terribili avversità che ti possono capitare.
I tre protagonisti Charlie, Sam e Patrik sono accomunati dalla voglia di reagire contro queste avversità: essi non sono passivi di fronte al cambiamento, ma vi si inseriscono pienamente, reagiscono (al punto da sentirsi infiniti) ne sono pienamente coinvolti, quasi fossero all'interno di un cerchio, di cui l'unica via di fuga è rappresentata da quel tunnel di passaggio che ritorna più volte nel film.
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Difficilmente si dovrebbe scrivere un commento su un film tratto da un libro.....senza averlo letto. Dopo averlo visto mi ripropongo sicuramente di leggerlo.
Premetto che non è un film facile da capire alla prima visione, poiché raccoglie tutta una serie di sottotesti, che ci vorrebbe un articolo intero per descriverli.
Il film è sicuramente un inno: un inno all'amicizia, all'amore, alla solidarietà, ma soprattutto all'importanza di essere se stessi( non vergognandosi di essere diversi) anche di fronte alle più terribili avversità che ti possono capitare.
I tre protagonisti Charlie, Sam e Patrik sono accomunati dalla voglia di reagire contro queste avversità: essi non sono passivi di fronte al cambiamento, ma vi si inseriscono pienamente, reagiscono (al punto da sentirsi infiniti) ne sono pienamente coinvolti, quasi fossero all'interno di un cerchio, di cui l'unica via di fuga è rappresentata da quel tunnel di passaggio che ritorna più volte nel film. Un passaggio obbligato verso l'adolescenza, per Charlie e verso l'età adulta, per Sam e Patrick, ormai prossimi al diploma.
Il tutto accompagnato da una stupenda colonna sonora (da Bowie agli Smiths) che ha accomunato i giovani dell' America degli anni 70 portandoli all'emancipazione e alla presa di coscienza di se stessi e del mondo che stava loro attorno.
Insomma un film ben costruito dal punto di vista narrativo e filmico, che si avvale di due attori, che per me sono stati una scoperta (Logan Lerman e Ezra Miller) e della duttilità e bellezza della sempre bravissima Emma Watson che da vita ad un personaggio molto complesso e ricco di sfumature.
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rob92ca
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martedì 19 febbraio 2013
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una crudele realtà
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Il nuovo film di Stephen Chobosky “Noi siamo infinito” (titolo originale: The perks of Being a Wallflower), è tratto da un suo stesso romanzo epistolare intitolato “Ragazzo da parete”, e narra la storia di un ragazzo Charlie , interpretato da Logan Lerman, che convive con dei disturbi psichici dovuti ad un passato molto forte da cui è difficile separarsi. Il primo giorno di liceo costituisce la speranza di una nuova vita lontana dell’emarginazione e dalla solitudine, ma molto vicina ad una vita normale ricca di amici, amore o semplicemente qualcuno con cui parlare e confidarsi. Durante il suo primo anno Charlie incontrerà due ragazzi Sam e Patrick, interpretati rispettivamente da Emma Watson e Ezra Miller, che saranno la via di fuga dalla vita che ha sempre vissuto ma anche la chiave per affrontare i suoi problemi e cercare di superarli.
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Il nuovo film di Stephen Chobosky “Noi siamo infinito” (titolo originale: The perks of Being a Wallflower), è tratto da un suo stesso romanzo epistolare intitolato “Ragazzo da parete”, e narra la storia di un ragazzo Charlie , interpretato da Logan Lerman, che convive con dei disturbi psichici dovuti ad un passato molto forte da cui è difficile separarsi. Il primo giorno di liceo costituisce la speranza di una nuova vita lontana dell’emarginazione e dalla solitudine, ma molto vicina ad una vita normale ricca di amici, amore o semplicemente qualcuno con cui parlare e confidarsi. Durante il suo primo anno Charlie incontrerà due ragazzi Sam e Patrick, interpretati rispettivamente da Emma Watson e Ezra Miller, che saranno la via di fuga dalla vita che ha sempre vissuto ma anche la chiave per affrontare i suoi problemi e cercare di superarli.
Una trama che si divide in due, rappresentando da una parte l’aspetto amaro dell’adolescenza quindi il dolore di un’infanzia brutale, i problemi adolescenziali , il passato che pesa come un macinio sul presente, i problemi di comunicazione , le delusioni, la solitudine e la mancanza di un sorriso, dall’altra parte l’importanza della felicità quindi la purezza dell’amore, il sincero abbraccio di un amico, i forti legami che si creano, la voglia di vivere e di andare avanti grazie a qualcuno che crede in te e nel tuo successo nonostante tutto. Un dramma romantico che ci mostra come sia possibile superare un trauma molto forte, superare gli ostacoli e credere che tutto possa essere migliore, e questo è proprio ciò che fa il protagonista Charlie che decide di lasciarsi tutto alle spalle, gettarsi in una nuova vita, staccarsi dai suoi ricordi che non lo facevano più respirare, affidarsi al giusto sentimento dell’amore e dell’amicizia, tanto da farlo gridare alla fine del film “Lo giuro. Adesso, noi siamo infinito.”
Il regista è riuscito a dar vita ad un film molto forte, coinvolgente e sentimentale con il quale ha voluto trasmettere un messaggio importante, destinato soprattutto a chi si è immedesimato nella storia da lui narrata, cioè quello di credere che nella vita c’è sempre una via di fuga, la salvezza, che il lieto fine non esiste solo al cinema e che il sole sorge per tutti, anche per chi crede di aver perso le speranze.
Una pellicola eccezionale, senza alcuna sbavatura, resa tale dall’ottimo cast e soprattutto grazie alla splendida Emma Watson che finalmente non è più Ermione Granger, ma un’ attrice pronta a far vedere chi è veramente e che può reggere il carico di un ruolo più impegnativo e profondo grazie alla sue capacità e la sua abilità nel trasmettere molto allo spettatore. Ottime anche le colonne sonore, in particolare “Heroes” di Dawid Bowie presente nella scena principale del film e infine ottimi i dialoghi che diventano la colonna portante di un film che vuole trasmettere molto e ci riesce con successo.
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