gili
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martedì 15 gennaio 2008
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purtroppo era come immaginavo...
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L'ho aspettato con ansia, essendo uno di quelli che conosce il primo film a memoria; speravo in un filmetto tranquillo, che mi strappasse due risate, non volevo fosse troppo stupido da uscire dal cinema e rimpiangere di esserci andato. La storia potrebbe anche andare bene, ma è troppo veloce, con mille situazioni una dietro l'altra, attori che dicono una battuta e scompaiono per il resto del film (poco spazio ad Andrea Roncato, comunque non più all'altezza di far ridere), inutili le parti della figlia e della moglie di Canà, che si vedono pochissimo e male, inutile la storiella del genero Izzo con la cameriera, soprattutto poco vissuto il campionato con due-tre partite con effetti scarsissimi, sempre la solita curva dell'Atalanta di sfondo, le riprese in panchina girate al chiuso con il pubblico finto dietro, interviste nulle, simpatica solo quella con Lotito ne dovevano fare altre con altri personaggi.
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L'ho aspettato con ansia, essendo uno di quelli che conosce il primo film a memoria; speravo in un filmetto tranquillo, che mi strappasse due risate, non volevo fosse troppo stupido da uscire dal cinema e rimpiangere di esserci andato. La storia potrebbe anche andare bene, ma è troppo veloce, con mille situazioni una dietro l'altra, attori che dicono una battuta e scompaiono per il resto del film (poco spazio ad Andrea Roncato, comunque non più all'altezza di far ridere), inutili le parti della figlia e della moglie di Canà, che si vedono pochissimo e male, inutile la storiella del genero Izzo con la cameriera, soprattutto poco vissuto il campionato con due-tre partite con effetti scarsissimi, sempre la solita curva dell'Atalanta di sfondo, le riprese in panchina girate al chiuso con il pubblico finto dietro, interviste nulle, simpatica solo quella con Lotito ne dovevano fare altre con altri personaggi. Sbagliata la scelta di far commentare le partite a sconosciuti e non a giornalisti veri (vedi Maffei, Galeazzi e Martellini nel primo film). Sbagliata la scelta dei gemelli-tifosi (dove li hanno pescati?), sbagliata la storia del vecchio presidente rimbambito, sbagliato non richiamare Gigi Sammarchi (ma se era all'altezza di Roncato meglio così). Inutile e conclusa in malo modo la storiella del figlio illegittimo e della donna brasiliana. Troppi richiami al primo film, da cancellare la trovata del labiale del vecchio presidente nell'ultima scena del primo film negli studi SKY ad inizio film. Inutile la comparsata di Mazzone e il sogno di Canà con i calciatori. Quando Canà saluta i giocatori della Roma nel tunnel degli spogliatoi sono solo quattro uno dietro l'altro, potevano mettere degli sconosciuti dietro come nel primo film. E poi non c'è naturalezza negli sketch e nelle battute, mi dispiace per Lino Banfi ma qualche accorgimento (e qualche soldo) in più e si poteva fare una cosa carina, quello che volevano gli appassionati del primo film.
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zzacchete!
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giovedì 17 gennaio 2008
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c'è chi riderà e c'è chi ha già riso abbastanza
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Un ventenne o trentenne o quarantenne, che abbia avuto la fortuna di godere del capitolo primo del film negli anni in cui si trasformava in cult (l'originale di metà anni '80 pluritrasmesso incessantemente nei 90's), ha avuto il privilegio di gustarsi il vero Lino Banfi, e cioè quello goffo, isterico e incazzéto che lo faceva stramazzare dalle risate. Il mitico Lino aveva una fisicità tutta da ridere ed era funzionale, molto funzionale, a quel ruolo. Diciamocelo chiaramente: quel Lino Banfi lì era un trascinatore di comicità, sapeva trainare una battuta stupidissima in un siparietto da morir dal ridere (e complimenti vanno anche distribuiti agli sceneggiatori). Prendete il citatissimo duetto con Picchio De Sisti (quello con l'aiutino per gli handicappati): fa ridere l'equivoco, fa ridere l'espressione di reazione di Canà che non capisce l'equivoco, e fa ridere, nelle scene che seguono, quando il mister della Longobarda dichiara con impagabile serietà: "Io picchio De Sisti.
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Un ventenne o trentenne o quarantenne, che abbia avuto la fortuna di godere del capitolo primo del film negli anni in cui si trasformava in cult (l'originale di metà anni '80 pluritrasmesso incessantemente nei 90's), ha avuto il privilegio di gustarsi il vero Lino Banfi, e cioè quello goffo, isterico e incazzéto che lo faceva stramazzare dalle risate. Il mitico Lino aveva una fisicità tutta da ridere ed era funzionale, molto funzionale, a quel ruolo. Diciamocelo chiaramente: quel Lino Banfi lì era un trascinatore di comicità, sapeva trainare una battuta stupidissima in un siparietto da morir dal ridere (e complimenti vanno anche distribuiti agli sceneggiatori). Prendete il citatissimo duetto con Picchio De Sisti (quello con l'aiutino per gli handicappati): fa ridere l'equivoco, fa ridere l'espressione di reazione di Canà che non capisce l'equivoco, e fa ridere, nelle scene che seguono, quando il mister della Longobarda dichiara con impagabile serietà: "Io picchio De Sisti... nel senso che gli spezzo la noce del capocolllo". Oggi, 2008, quei ritmi e quelle situazioni comiche non possono tornare, anche perchè Lino non ha la forza trascinatrice di quel periodo. Detto questo, gli sceneggiatori hanno toppato clamorosamente: non si sono inventati una cacchio di battuta di garbo per il Banfi vecchietto; non una stuazione comica che susciti una risata spontanea o, perlomeno, lasci un sorriso di maniera. Peccato mortale, poi, i rimandi all'originale, di cui non se ne sentiva il bisogno. Tornando al discorso comico: perchè dovrebbe far ridere l'equivoco del Canà che si presenta al ristorante tedesco, convinto d'incontrare il bomber Luca Toni, e invece incontra Little Tony che canta con gli emigranti? Sapete chi ha riso a questo equivoco? Una decina di bambini di 9/10 anni d'età, ingenui ed innocenti spettatori che probabilmente rideranno ancora per un altro pò di anni, salvo poi smettere perchè si scopriranno più "prossimi" alla comicità di Ficarra e Picone, d'un Verdone sempreverde, d'un Pieraccioni spensierato... Ben poca roba si salva di questo film, che definisco un inganno sciagurato ai fan di un titolo cinematografico comunque mitico. Produttori senza scrupoli (e senza idee, nè soldi) sono riusciti a insozzare un passato splendente. Autori e regista, complici, si son dimostrati svogliati e spreconi. Guardatevi, per giudicare, l'accoppiata Canà-Lotito che disputa in latino, e comprenderete che andava sfruttata molto meglio di quanto hanno fatto.
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alessandro chiappetta
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giovedì 31 gennaio 2008
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mediocre cast per un calcio sporco e corrotto
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L'allenatore nel pallone parte seconda: un'operazione nostalgica in periodo di crisi non solo del cinema, ma di tutta la società italiana. Diciamo la verità, il film è bruttissimo, gli interpreti mediocri, la regia piatta (Sergio vai in pensione, che non è più aria), e gli attori tra i quali spiccano i calciatori sono davvero vomitevoli nelle loro promosse apparizioni.
E' incredibile pensare come sia peggiorata la società italiana dagli anni ottanta e il film fotografa agilmente un paese nel quale la tecnologia ha soppiantato l'intelligenza, dove gli intrighi di soldi e truffatori la fanno da padrone e nel quale sembra non esserci una residua speranza per una gioventù che NON ha personalità, dove inetti al cubo come Totti e compagni guadagnano miliardi senza far nulla, ma pavoneggiandosi fra telefonini e bellone di turno, anch'esse delle vendute.
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L'allenatore nel pallone parte seconda: un'operazione nostalgica in periodo di crisi non solo del cinema, ma di tutta la società italiana. Diciamo la verità, il film è bruttissimo, gli interpreti mediocri, la regia piatta (Sergio vai in pensione, che non è più aria), e gli attori tra i quali spiccano i calciatori sono davvero vomitevoli nelle loro promosse apparizioni.
E' incredibile pensare come sia peggiorata la società italiana dagli anni ottanta e il film fotografa agilmente un paese nel quale la tecnologia ha soppiantato l'intelligenza, dove gli intrighi di soldi e truffatori la fanno da padrone e nel quale sembra non esserci una residua speranza per una gioventù che NON ha personalità, dove inetti al cubo come Totti e compagni guadagnano miliardi senza far nulla, ma pavoneggiandosi fra telefonini e bellone di turno, anch'esse delle vendute. E, mettiamola tutta, non mi pare giusto che Banfi sia strapagato dopo che la tv l'ha fatto ricco; si è vero tutti siamo stati fan del primo film, e pure delle commedie sexy che nella loro imbecillità riuscivano a farci ridere, ma quello che è giusto è giusto . . . E' un atto doverso in un paese in piena crisi di valori, di cultura e di cinema. Se questi sono i prodotti a questo punto è meglio calare il sipario, visto che una volta si lavorava con budget bassi e la visione del film ci fa rimpiangere i vecchi B movies degli anni ottanta. Io dico che è tutta colpa della mala politica che ha puntato tutto sul calcio per iniettare nei giovani il cancro velenoso del consumismo.
Mi dispiace per chi non sarà d'accordo, ma questa è la pura verità.
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luca scial�
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sabato 20 febbraio 2016
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oltraggio a un cult anni '80
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Ha senso fare un sequel di un film dopo 23 anni? Soprattutto se quel film è stato un cult degli anni '80? Probabilmente no, perchè si rischierebbe un flop clamoroso, dati i continui confronti che si perderebbero facilmente agli occhi di chi quel film lo ha amato.
Ragionamento che vale appieno per questo film, autentico oltraggio a un cult anni '80 che appare oggi ancora fresco e coinvolgente, benché tratta di personaggi ritiratisi o deceduti da tempo. D'altronde, il successo di una pellicola dipende anche da questo. Saper essere ancora attraente malgrado l'incedere inevitabile del tempo. Fa specie poi constatare che un simile debole progetto veda il coinvolgimento del regista del primo film, che ha voluto rischiare ugualmente.
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Ha senso fare un sequel di un film dopo 23 anni? Soprattutto se quel film è stato un cult degli anni '80? Probabilmente no, perchè si rischierebbe un flop clamoroso, dati i continui confronti che si perderebbero facilmente agli occhi di chi quel film lo ha amato.
Ragionamento che vale appieno per questo film, autentico oltraggio a un cult anni '80 che appare oggi ancora fresco e coinvolgente, benché tratta di personaggi ritiratisi o deceduti da tempo. D'altronde, il successo di una pellicola dipende anche da questo. Saper essere ancora attraente malgrado l'incedere inevitabile del tempo. Fa specie poi constatare che un simile debole progetto veda il coinvolgimento del regista del primo film, che ha voluto rischiare ugualmente. Lino Banfi fa invece quasi tenerezza, con un aspetto ormai naturale da Nonno Libero, più che da allenatore di calcio. Anche il montaggio appare carente, con effetti speciali che rasentano il ridicolo (vedi le immagini dal campo durante le partite), soppiantati dalla maggiore spontaneità e naturalezza di quelle viste nel primo film. Ciò conferma che avere maggiori budget a disposizione non è garanzia di maggiore riuscita di un film. Anzi.
Si era anche parlato di un terzo episodio. Ma pare che il pericolo sia stato sventato.
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aristoteles
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martedì 21 luglio 2015
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non lo dovevi fare lino
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Tutta la magia del primo film qui è inesistente.
Il grande Banfi "scarico" dell'energia del capitolo precedente qui si ritrova quasi costretto a questo sequel una marea di anni dopo.
Per me doveva rifiutare.
Purtroppo spesso i sequel non andrebbero fatti proprio e questo è uno degli esempi più calzanti.
Caninho infanga il ricordo del mitico Aristoteles.
Di certo non è orrendo ma manca la verve di Oronzo che era la colonna portante di tutto il personaggio e quindi del film stesso.
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great steven
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sabato 9 maggio 2015
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c'era davvero il bisogno d'un sequel 24 anni dopo?
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L'ALLENATORE NEL PALLONE 2 (IT, 2007) diretto da SERGIO MARTINO. Interpretato da LINO BANFI, ANNA FALCHI, BIAGIO IZZO, STEFANIA SPUGNINI, URS ALTHAUS, EMILIO DE MARCHI, MAURIZIO CASAGRANDE, ANDREA RONCATO, GIULIANA CALANDRA,
Lo storico allenatore della Longobarda Oronzo Canà è ormai andato in pensione da tempo, e gestisce insieme alla moglie Mara e alla poco attraente figlia Michelina un’azienda agricola nella natia Puglia. Ma un possibile ritorno in panchina viene velocemente prospettato agli occhi dell’ex mister quando il figlio del vecchio presidente Borlotti e il suo socio russo Ivan Ramenko assumono la guida della squadra e chiamano Canà per proporgli un contratto.
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L'ALLENATORE NEL PALLONE 2 (IT, 2007) diretto da SERGIO MARTINO. Interpretato da LINO BANFI, ANNA FALCHI, BIAGIO IZZO, STEFANIA SPUGNINI, URS ALTHAUS, EMILIO DE MARCHI, MAURIZIO CASAGRANDE, ANDREA RONCATO, GIULIANA CALANDRA,
Lo storico allenatore della Longobarda Oronzo Canà è ormai andato in pensione da tempo, e gestisce insieme alla moglie Mara e alla poco attraente figlia Michelina un’azienda agricola nella natia Puglia. Ma un possibile ritorno in panchina viene velocemente prospettato agli occhi dell’ex mister quando il figlio del vecchio presidente Borlotti e il suo socio russo Ivan Ramenko assumono la guida della squadra e chiamano Canà per proporgli un contratto. In realtà c’è dietro un disegno losco e ricco di spinose contraddizioni che i due presidenti giocano ai danni di Oronzo e specialmente a sua insaputa. Dovendo nel contempo giustificare il suocero Fedele incline ai tradimenti coniugali e aver a che fare con una giornalista a caccia di gossip, Canà avrà il suo bel daffare per mantenere la Longobarda in serie A, accorgendosi che dopo ventiquattro anni di assenza il mondo del calcio è incredibilmente cambiato: ora sono gli sponsor a farla da padroni, i calciatori balzano agli onori della cronaca più per la storia d’amore con la velina di turno che per le prodezze in campo e le squadre necessitano degli interpreti per la massiccia presenza di atleti stranieri. Galvanizzato dalla falsa fiducia dei due presidenti ma successivamente tradito dagli stessi, Oronzo verrà messo più volte alle strette, ma il perseguimento della sua incrollabile onestà gli renderà il merito che gli spetta. È l’anomalo caso di un sequel che sopraggiunge dopo più di un ventennio, ma non è certo l’unico esempio nel cinema italiano degli anni 2000: si possono citare, a tal proposito, anche i seguiti di Vado a vivere da solo con Jerry Calà e di Eccezzziunale veramente con Diego Abatantuono. Il rischio che un simile esperimento corre, e nel quale il film in questione inciampa bellamente senza neanche tentare di arginarlo, è rappresentato dalla trappola della ripetitività e soprattutto dalla scarsa possibilità di rinnovare un canovaccio ormai pienamente sfruttato e che dunque ha ormai poche novità da sfornare per un pubblico decisamente annoiato e sempre più esigente. Se si aggiunge che questa volta gli sceneggiatori ammontano a sette, l’esito perde anche l’ultimo briciolo di qualità che ha strenuamente difeso fino all’assurdità: tant’è vero che è spesso cinematograficamente dimostrato che un eccessivo numero di sceneggiatori non può non produrre come risultato un prodotto narrativo scadente, privo di sorprese e zeppo solamente di banalità indescrivibili. Banfi non si smentisce nel reinventare il personaggio che l’ha definitivamente consegnato all’immaginario collettivo nostrano e che con ogni probabilità costituisce la sua interpretazione più riuscita sul grande schermo, ma la recitazione dei comprimari delude con una pesantezza imbarazzante: una pessima A. Falchi, un B. Izzo sprecato e meno buffo di quel che il regista sperava, un A. Roncato messo troppo in disparte e una comparsata di U. Althaus (il mitico ex giocatore Aristoteles) buttata lì tanto per riempire un vuoto nella vicenda. S. Martino si era distinto come autore di commedie erotiche all’italiana nella loro stagione aurea, ma ormai la sua fornace ha ben poco da rivelare agli spettatori, e infatti non stupisce che la sua mancanza di idee accettabili lo abbia spinto a ritentare su una trama già conosciuta fino alla nausea e a replicare, senza successo, l’ordine di un avanspettacolo che in origine aveva raggiunto un obiettivo clemente e soddisfacente. Tra i calciatori veri, in pensione o ancora in attività, compaiono: Del Piero, Totti, Toni, Buffon, Pruzzo, Antognoni, Gilardino, Amelia, Galante e De Rossi.
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eugen
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giovedì 17 agosto 2023
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sequel tipico?forse si''
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"L?allenatore nel pallone 2"(Sergio Martino, che ha acneh scritto il film con Luciano Martinoi, lo stesso protagonista Banfi, Luca Biglione, Romolo Gurrieri, Franco Verucci, Riccado Cassini, 2008)riprende, 24 anni dopo, il primo film, con oronzo Cana', allenatore che era tornato nel nativo Barese per dedicarsi alla famiglia e all'azienda olearia, che viene richiamato ad allenare la"Longonbarda"e lo fa con il consuero entusiasmo molto confusionario.,riuscendo(ma grazie soprattutto a meriti non suoi)in imprese"impensabili"fino a poco tempo prima. Decisamente Banfi , che era tornato al cinema dopo piu'di tre lustri di pausa, qui si concede una rentre''e basta sui solito stetreopiti in puro barese, con le solite ggags e i soliti, appunto, stereopiti linguistici, dove per il resto i film punta sui bigs del football, come Antogoni, Buffoni,del Piero, ANcelott(chi scvrive di calcio non sa nulla, salvo aver ascltato i nomi dei campionI), le stars tv Gimapiero Mugnini e Italria d'Amico, m mentre sul versnate comico c'e'soloo ANdrea Roncato, "romagnolo tamogn"a supportarlo Andrea, si badi, senza Gigi .
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"L?allenatore nel pallone 2"(Sergio Martino, che ha acneh scritto il film con Luciano Martinoi, lo stesso protagonista Banfi, Luca Biglione, Romolo Gurrieri, Franco Verucci, Riccado Cassini, 2008)riprende, 24 anni dopo, il primo film, con oronzo Cana', allenatore che era tornato nel nativo Barese per dedicarsi alla famiglia e all'azienda olearia, che viene richiamato ad allenare la"Longonbarda"e lo fa con il consuero entusiasmo molto confusionario.,riuscendo(ma grazie soprattutto a meriti non suoi)in imprese"impensabili"fino a poco tempo prima. Decisamente Banfi , che era tornato al cinema dopo piu'di tre lustri di pausa, qui si concede una rentre''e basta sui solito stetreopiti in puro barese, con le solite ggags e i soliti, appunto, stereopiti linguistici, dove per il resto i film punta sui bigs del football, come Antogoni, Buffoni,del Piero, ANcelott(chi scvrive di calcio non sa nulla, salvo aver ascltato i nomi dei campionI), le stars tv Gimapiero Mugnini e Italria d'Amico, m mentre sul versnate comico c'e'soloo ANdrea Roncato, "romagnolo tamogn"a supportarlo Andrea, si badi, senza Gigi .... Certo, quasi una celebrazione pi'che un film, ma, per mmlti rifosi di cinema e calcio e del loro abbinamento endiadio, senz'altro v a bene cosi', senza qualcosa di piu' e senza meno... Eugen
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caligari
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lunedì 14 gennaio 2008
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grazie sergio, grazie lino!
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Innanzi tutto sgombriamo il campo dalla solita contrapposizione tra pubblico intellettuale e pubblico popolare: personalmente non mi frega ne di uno ne dell'altro, per cui cercherò di parlare del film in se.
Sergio Martino e Lino Banfi avevano in mano un'operazione molto difficile e delicata, e il rischio di proporre un clone stanco e fuori tempo massimo era altissimo.
Invece hanno vinto la scommessa, uscendone entrambi a testa alta.
Ho letto qua e là di mancanza di magia, di tecnica piatta, di inquadrature sciatte...ma io mi chiedo: da un film del genere cosa si aspettavano questi? Una grana alla Von Trier? Tagli bergmaniani? Licenze oniriche alla Lynch? Ma per favore!
Riguardando il film degli anni 80, non mi pare ci fosse tutta sta ricerca registica ma c'era, come in quello di oggi, la capacità di imbastire una commedia e di farla funzionare.
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Innanzi tutto sgombriamo il campo dalla solita contrapposizione tra pubblico intellettuale e pubblico popolare: personalmente non mi frega ne di uno ne dell'altro, per cui cercherò di parlare del film in se.
Sergio Martino e Lino Banfi avevano in mano un'operazione molto difficile e delicata, e il rischio di proporre un clone stanco e fuori tempo massimo era altissimo.
Invece hanno vinto la scommessa, uscendone entrambi a testa alta.
Ho letto qua e là di mancanza di magia, di tecnica piatta, di inquadrature sciatte...ma io mi chiedo: da un film del genere cosa si aspettavano questi? Una grana alla Von Trier? Tagli bergmaniani? Licenze oniriche alla Lynch? Ma per favore!
Riguardando il film degli anni 80, non mi pare ci fosse tutta sta ricerca registica ma c'era, come in quello di oggi, la capacità di imbastire una commedia e di farla funzionare. Senza grilli per la testa. E senza la bassezza dei Vanzina o dei Pieraccioni.
Non bisogna dimenticare inoltre che far ridere è molto più difficile del lanciare messaggi, e sfido gran parte dei nostri registi in odore di pistolotto socio-culturale, quelli cosiddetti "seri", a girare un film del genere e, soprattutto, a farlo viaggiare!
Si, perchè il film fila via che è una meraviglia, il montaggio è asciutto e funzionale, gli attori ben diretti e il ritmo, soprattutto nel primo tempo, scoppiettante; e soprattutto si respira un'aria fresca, genuina, che lascia addosso quel gusto del cinema fatto con le mani, ma anche col cuore.
Banfi poi è tenero ed esilerante, e vien voglia di abbracciarlo.
L'Italia di oggi, con la sua televisione fognarola e fascistoide, ha completamente distrutto il cinema di genere, e così anche quello dei registi radicali, lasciando la cenere di un cinemino smidollato e asservito a produttori senza palle.
Sergio Martino e Lino Banfi hanno vissuto l'altra era, quella ormai defunta dell'ala creativa italiana, e anche a distanza di vent'anni e passa ci fanno sentire tutto il loro talento d'artisti. Veri.
Grazie Sergio, grazie Lino. E fanculo Muccino! Fa pure rima...Madonna benedetta dell'incoroneta!
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andrea
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sabato 27 settembre 2008
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il ritorno di lino banfi
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Al vecchio ma mai instancabile allenatore Oronzo Canà viene offerta la possibilità di ritornare nel mondo del calcio allenando una squadra sgangherata e poco convinta in uno sport dove dare il massimo in campo è molto importante. L'impresa si dimostrerà quasi impossibile, ma grazie ad una nuova formazione e un innovativo modulo d'attacco la Longobarda, ovvero la squadra di Canà, riuscirà ad entrare in uno dei campionati più ambiti da ogni squadra mondiale. Eccolo qui, il mirabolante sequel di un film cult Italiano anni '80: L'Allenatore nel Pallone; sempre di Sergio Martino. Il tema del film, come qualsiasi altra commedia Italiana è il calcio e le gag con giochi di parole e tanto altro, stavolta rifrullati per ridar vita a una delle commedie 'all'Italiana' più belle.
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Al vecchio ma mai instancabile allenatore Oronzo Canà viene offerta la possibilità di ritornare nel mondo del calcio allenando una squadra sgangherata e poco convinta in uno sport dove dare il massimo in campo è molto importante. L'impresa si dimostrerà quasi impossibile, ma grazie ad una nuova formazione e un innovativo modulo d'attacco la Longobarda, ovvero la squadra di Canà, riuscirà ad entrare in uno dei campionati più ambiti da ogni squadra mondiale. Eccolo qui, il mirabolante sequel di un film cult Italiano anni '80: L'Allenatore nel Pallone; sempre di Sergio Martino. Il tema del film, come qualsiasi altra commedia Italiana è il calcio e le gag con giochi di parole e tanto altro, stavolta rifrullati per ridar vita a una delle commedie 'all'Italiana' più belle. Lino Banfi, torna più scatenato e divertente che mai sugli schermi cinematografici dopo il successo tv della serie Un Medico in Famiglia e, come nei suoi memorabili film, riesce a far ridere tra azzeccati giochi di parole e una interpretazione corretta e nostalgica di uno dei suoi personaggi più memorabili da lui interpretati. La regia è frizzante e senza grandi invenzioni, riesce a risollevare il film dopo una prima parte lenta ma sempre divertente. La popolarità di Banfi, la solita produzione Italiana, camei vari di tanti famosi calciatori più Anna Falchi e il tema portante del calcio, lo sport preferito da noi Italiani fanno de L'Allenatore nel Pallone 2 un seguito mai banale, ricco di sorprese e di divertenti gag anche se in generale la struttura portante è baraccona e tipicamente 'Italiana'. Da vedere.
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