ignazio serra
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sabato 3 gennaio 2009
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quando i pregiudizi ammazzano più delle frecce
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In una diligenza che si porta da Tonto a Lordsburg vi si trova a bordo il mondo con le sue virtù e i suoi vizi. Vi è l’uomo che rappresenta la legge e chi ha l’etichetta di fuorilegge; colui che appare onesto e invece è un ladro; chi è additata come donna dai facili costumi e chi è schiavo dell’alcool o del gioco; come pure chi esercita una professione causa di molti mali.
Lo stare in tanti, concentrati in uno spazio ristretto, li rende metafora della società, dove male e bene sembrano confondersi e non sempre è facile operare una distinzione netta. Sta di fatto che per diversi di quei passeggeri il pericolo maggiore non viene dall'esterno (indiani) ma è soprattutto interno: i pregiudizi espressi a parole e attraverso una comunicazione non verbale uccidono i rapporti umani e creano fossati incolmabili.
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In una diligenza che si porta da Tonto a Lordsburg vi si trova a bordo il mondo con le sue virtù e i suoi vizi. Vi è l’uomo che rappresenta la legge e chi ha l’etichetta di fuorilegge; colui che appare onesto e invece è un ladro; chi è additata come donna dai facili costumi e chi è schiavo dell’alcool o del gioco; come pure chi esercita una professione causa di molti mali.
Lo stare in tanti, concentrati in uno spazio ristretto, li rende metafora della società, dove male e bene sembrano confondersi e non sempre è facile operare una distinzione netta. Sta di fatto che per diversi di quei passeggeri il pericolo maggiore non viene dall'esterno (indiani) ma è soprattutto interno: i pregiudizi espressi a parole e attraverso una comunicazione non verbale uccidono i rapporti umani e creano fossati incolmabili. I loro occhi non vedono persone ma difetti e negatività, ritenuti irreversibili, una sorta di marchio a vita. Gente perduta, senza alcuna speranza. Senza possibilità di riscatto, di futuro.
Tonto ha bollato così la giovane donna da saloon e il medico ubriacone, eliminandoli "fisicamente". La diligenza diventa lo strumento necessario per evitare il contagio della parte che si ritiene sana, per bene.
Eppure, guarda caso, john Ford assegna a questi due personaggi(novelli Adamo ed Eva cacciati via da Tonto) un ruolo vitale, nel vero senso della parola. Grazie a loro una bimba viene alla luce; grazie a loro, il pregiudizio è vinto nei fatti con l’esercizio della professionalità e della solidarietà che si fa premura e soccorso che dimentica l’offesa ricevuta cambiando posto a tavola. Pure lo stesso Ringo, durante il tragitto, colpisce lo spettatore per la sua saggezza e umanità.
Mentre per qualcuno ciò che importa è arrivare a tutti i costi a Lordsburg con la cassa, la signora, divenuta madre, è spinta unicamente dall’amore per il marito, ancor di più ora che ha saputo che è stato ferito.
Ecco, denari e amore, vendetta e affari sono la molla, ora per l’uno ora per l’altro, che li porta a correre ogni sorta di pericolo, a rischio di mettere a repentaglio la propria vita e quella altrui.
Alla fine c’è chi muore riscattandosi, c’è chi scopre l’amore che aveva, forse, sempre desiderato e mai era riuscita a realizzare; e, paradosso dei paradossi, vediamo come l’uomo di legge abdica per 10 minuti al suo status permettendo a qualcuno di assolvere il suo compito di spedire alla Lordsburg celeste un trio di fratelli, prima di svestire i panni del bandito e ritirarsi a nuova vita con la sua dolce metà; e colui che poteva sembrare onesto e perbene, invece, perde la sua maschera e viene arrestato per furto; mentre la moglie del militare e il commerciante di alcoolici spariscono dalla scena alla ricerca, presumibilmente, del marito ferito e di cure mediche.
La vita di tutti, compresa quella dello sceriffo, non è ormai più la stessa di quando erano partiti. E, il regista Ford, pare porre una domanda agli spettatori di ieri e di oggi: quanto sono mutati i vostri pregiudizi di irreversibilità che vi portate dentro e scagliate come frecce avvelenate sulle persone?
La domanda richiede una risposta da dare con diligenza, finché dura il viaggio della vita, prima che sul film della nostra vita compaia THE END.
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(di marvelman)
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mario sconamila
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venerdì 16 febbraio 2007
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la leggenda del western.
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Ogni entità,seppur piccola,ha un preciso punto di riferimento."Ombre Rosse" è senza alcun dubbio il simbolo del cinema western,intendendo con questo termine l'autentica vita di frontiera piena di mille contraddizioni.Si compie normalmente l'errore di giudicarlo alla stregua della tecnica dei nostri giorni:quindi una pellicola malridotta(risente notevolmente dell'usura del tempo),una musica incomprensibile ai profani(che vinse un Oscar)e l'ingombrante(solo per chi non capisce)presenza degli indiani.A queste persone bisognerebbe rammentare che non è la qualità della pellicola a far considerare leggendario un film,ma ciò che vuole esprimere.Ombre Rosse possiede queste sublimi stelle.E' quindi non invecchierà mai,costituirà sempre un punto di riferimento,un qualcosa cui relazionarsi,cui raffrontarsi.
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Ogni entità,seppur piccola,ha un preciso punto di riferimento."Ombre Rosse" è senza alcun dubbio il simbolo del cinema western,intendendo con questo termine l'autentica vita di frontiera piena di mille contraddizioni.Si compie normalmente l'errore di giudicarlo alla stregua della tecnica dei nostri giorni:quindi una pellicola malridotta(risente notevolmente dell'usura del tempo),una musica incomprensibile ai profani(che vinse un Oscar)e l'ingombrante(solo per chi non capisce)presenza degli indiani.A queste persone bisognerebbe rammentare che non è la qualità della pellicola a far considerare leggendario un film,ma ciò che vuole esprimere.Ombre Rosse possiede queste sublimi stelle.E' quindi non invecchierà mai,costituirà sempre un punto di riferimento,un qualcosa cui relazionarsi,cui raffrontarsi.Quando un gruppo variegato di individui eterogenei per ceto e condizione sociale si trova a dover convivere gomito a gomito e con un subdolo elemento esterno che incombe continuamente su loro,non c'è scampo:ciascuno deve manifestarsi per quello che è realmente,non si può fingere,non ci sono compromessi,la vera natura di ognuno di essi viene esaltata in tutta la sua evidenza.L'umanità della diligenza diventa,quindi,il simbolo del nostro mondo,di ieri,oggi e domani,perchè l'animo umano rimarrà sempre inalterato nei tempi.La prostituta,il banchiere disonesto,il giocatore d'azzardo,lo sceriffo,il commerciante,la moglie dell'ufficiale,il medico e Ringo rappresentano alla perfezione lo scibile umano che vive a stretto contatto,che propone sentimenti diversi,che esalta le vigliaccherie,le debolezze e la riscossa della persona.Il tutto mentre esternamente le nuvole diventano sempre più grigie e nere,l'uragano si avvicina,incombe minacciosamente seppur senza manifestarsi visivamente se non alla fine.E come d'incanto,vengono esaltate le figure umane che all'inizio apparivano più fragili e indifese.La prostituta e il pistolero trovano inevitabilmente un'intesa subitanea che possa far riscattare un passato tumultuoso e ostile;il medico alcolizzato più facilmente di loro riesce a recuperare la dignità:complice il possesso di una "cultura" interiore che alla bisogna sovrasta il suo lassismo e la sua debolezza;il giocatore che incarna l'uomo d'altri tempi,romantico e cavalleresco,dedito alla protezione del "sublime";il commerciante che simboleggia la normalità monotona della quotidianità;la donna incinta che esalta il razzismo di una casta,che rifiuta in condizioni normali la vicinanza non solo fisica della sua simile e che nel proseguo si capacita viceversa che tutti si è pronti a rivedere nefaste brutture e supponenze.E la figura del banchiere che impersonifica alla perfezione la disonestà ma soprattutto la strafottenza e la miseria umana.Colui che si lamenta di tutto e di tutti,che offende lo "Stato",che pretende in circostanze non normali i servizi che lui stesso è stato per primo a calpestare.Ford,con poche immagini,ha compiuto il capolavoro di rappresentare la disonestà dello scibile umano in modo irraggiungibile.In fondo,Ringo e la prostituta meritano la fiducia che lo sceriffo concede loro alla fine,quasi a significare che l'orizzonte nero può sempre cambiare di colore.Dipende solo da noi stessi.E non prendiamocela troppo con la rappresentazione degli indiani cattivi.In fondo,Ford li ha scelti come capostipiti della nostra insicurezza,del nostro inconscio.Più avanti riabiliterà anche loro.Con i dovuti interessi.
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chiari alessandro
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lunedì 28 gennaio 2008
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western doc.
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Se qualcuno vi chiede il titolo di un film epico, credo che possiate citare “Ombre rosse” in tutta sicurezza. Vi troneggia (per carità, l’origine è sempre la parola “trono”, ma non nell’attuale senso spregiativo) un imberbe John Wayne, circondato da un impressionante stuolo di caratteristi che fanno a gara nel superarsi in bravura, icona tagliata a colpi d’ascia ed insuperata in onestà, integrità, lealtà ma comunque (lui, rude uomo del west) capace di innamorarsi perdutamente al primo sguardo della prostituta che diventerà la donna della sua vita. Il genere western non gode certo in questo momento di buona salute (peccato) ma questo film rimane calorosamente consigliato a tutti gli amanti del buon cinema “di annata”.
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Se qualcuno vi chiede il titolo di un film epico, credo che possiate citare “Ombre rosse” in tutta sicurezza. Vi troneggia (per carità, l’origine è sempre la parola “trono”, ma non nell’attuale senso spregiativo) un imberbe John Wayne, circondato da un impressionante stuolo di caratteristi che fanno a gara nel superarsi in bravura, icona tagliata a colpi d’ascia ed insuperata in onestà, integrità, lealtà ma comunque (lui, rude uomo del west) capace di innamorarsi perdutamente al primo sguardo della prostituta che diventerà la donna della sua vita. Il genere western non gode certo in questo momento di buona salute (peccato) ma questo film rimane calorosamente consigliato a tutti gli amanti del buon cinema “di annata”. P.S.: Il fascino emanato dalla pellicola scaturisce anche dall’unione di vari elementi come, ad esempio, la trama semplice e chiara unita alla immediata identificazione dei vari personaggi (la prostituta ed il medico rappresentano i paria da scacciare, il giocatore professionista incarna il cinico che è capace di immolarsi sull’altare di un amore impossibile e platonico, il banchiere adatta perfettamente il suo ruolo a quello del losco uomo d’affari, il rappresentante si cala efficacemente nei panni del pusillanime, la moglie del soldato ci offre forse uno sprazzo di borghesia, il maresciallo mostra il carattere del duro adatto a comandare ed il postiglione quello del bonaccione succube). Amalgamando il tutto e shakerando il giusto si ottiene un prodotto che è quasi commovente nella sua semplicità, una pellicola che è diventata un gioiello da incastonare nella cassaforte dei nostri ricordi.
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il cinefilo
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lunedì 3 maggio 2010
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ecco il grande cinema western americano
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OMBRE ROSSE del regista John Ford si potrebbe definire,a mio giudizio,il più grande film western realizzato negli stati uniti(ma ci sono anche altri "classici" come MEZZOGIORNO DI FUOCO).
TRAMA:Nell'1880 una diligenza con a bordo un fuorilegge,una prostituta,un rappresentante di alcolici,un medico ubriaco e un meschino banchiere si dirige verso il New Mexico ma dovranno vedersela con gli indiani...
RECENSIONE:il film è un compendio di molti "clichè" hollywoodiani(come li vedremmo oggi)e mi riferisco all'fuorilegge,agli indiani come nemico e alla sfida finale contro i tre fratelli farabutti da parte di Ringo(John Wayne)e affrontati nell'film con una tonalità degna dell'migliore cinema western ma si tratta anche(e forse soprattutto)di una velata metafora riguardante il periodo precedente a Roosvelt e all'suo "new deal"(basta pensare all'immagine dell'banchiere che sottrae i soldi alla banca e all'riscatto degli emarginati)anche se questo è un tema che J.
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OMBRE ROSSE del regista John Ford si potrebbe definire,a mio giudizio,il più grande film western realizzato negli stati uniti(ma ci sono anche altri "classici" come MEZZOGIORNO DI FUOCO).
TRAMA:Nell'1880 una diligenza con a bordo un fuorilegge,una prostituta,un rappresentante di alcolici,un medico ubriaco e un meschino banchiere si dirige verso il New Mexico ma dovranno vedersela con gli indiani...
RECENSIONE:il film è un compendio di molti "clichè" hollywoodiani(come li vedremmo oggi)e mi riferisco all'fuorilegge,agli indiani come nemico e alla sfida finale contro i tre fratelli farabutti da parte di Ringo(John Wayne)e affrontati nell'film con una tonalità degna dell'migliore cinema western ma si tratta anche(e forse soprattutto)di una velata metafora riguardante il periodo precedente a Roosvelt e all'suo "new deal"(basta pensare all'immagine dell'banchiere che sottrae i soldi alla banca e all'riscatto degli emarginati)anche se questo è un tema che J.Ford affronterà con maggiore durezza nell'suo film FURORE(riguardante il periodo della grande depressione).
Questo capolavoro può vantare una serie di "elementi" e sequenze che ne giustificano pienamente la notorietà all'interno dell'cinema.
Prima di tutto il cast(che mi è sembrato praticamente perfetto)poi la grandiosa idea di girare il film tra i vasti spazi della Monument Valley che amplificano la tonalità epica di molte scene dell'film e l'indimenticabile lunga sequenza dell'assalto degli indiani guidati da Geronimo alla diligenza che prosegue fino all'arrivo della cavalleria e che nonostante il film sia stato realizzato nell'lontano 1939 questa sequenza (e non solo questa) continua a emozionarmi ogni volta che la guardo.
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[+] la fantasia del reale
(di claudus)
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brunus10480
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martedì 14 dicembre 2010
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il western: un film sempre attuale
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Una diligenza nel vecchio West, 7 persone, 7 anime diverse che devono condividere forzatamente un pericoloso vaggio verso il nuovo Messico. La società americana con i suoi pregi e suoi difetti è rappresentata magistralmente dal migliior John Ford: Ringo dovrà farsi giustizia da solo in una terra ingiusta, Dallas proverà a riscattare la propria immagine di prostituta mostrando il lato nobile e gentile di ogni donna: il contorno di personaggi (il dottore ubriacone, l'egoista uomo d'affari, lo sceriffo duro e..comprensivo) arricchisce il piatto. Le riprese sono eccezionali, celeberrimo il primo piano che presenta Ringo: in una sola inquadratura traspare l'intera psicologia del protagonista, per non parlare delle stupende scene dell'inseguimento della diligenza.
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Una diligenza nel vecchio West, 7 persone, 7 anime diverse che devono condividere forzatamente un pericoloso vaggio verso il nuovo Messico. La società americana con i suoi pregi e suoi difetti è rappresentata magistralmente dal migliior John Ford: Ringo dovrà farsi giustizia da solo in una terra ingiusta, Dallas proverà a riscattare la propria immagine di prostituta mostrando il lato nobile e gentile di ogni donna: il contorno di personaggi (il dottore ubriacone, l'egoista uomo d'affari, lo sceriffo duro e..comprensivo) arricchisce il piatto. Le riprese sono eccezionali, celeberrimo il primo piano che presenta Ringo: in una sola inquadratura traspare l'intera psicologia del protagonista, per non parlare delle stupende scene dell'inseguimento della diligenza. Il finale non è scontato, agrodolce al punto giusto, come la vita, del resto.
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dandy
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domenica 27 marzo 2011
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do you ringo?:)
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Uno dei western più celebri(per alcuni il migliore),quintessenza del genere e summa dei temi che caratterizzeranno i film futuri del genere.Segnò il ritorno di Ford al western e fu il trampolino di lancio per Wayne.Ed è oltre alle cose sovraelencate,un coraggioso atto d'accusa contro l'ipocrisia sociale e l'emarginazione in pieno New Deal di Roosvelt(nel momento del bisogno,tutti scordano i pregiudizi contro l'ubriacone,la prostituta,il fuorilegge e il giocatore d'azzardo).Entrata nella storia del cinema la sequenza dell'inseguimento degli indiani(aperta da una memorabile panoramica laterale sui comanci appostati sulle colline).Girata nell'allora sconosciuta Monument Valley,fu realizzata con una cinepresa che correva a 60 km orari a fianco della diligenza.
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Uno dei western più celebri(per alcuni il migliore),quintessenza del genere e summa dei temi che caratterizzeranno i film futuri del genere.Segnò il ritorno di Ford al western e fu il trampolino di lancio per Wayne.Ed è oltre alle cose sovraelencate,un coraggioso atto d'accusa contro l'ipocrisia sociale e l'emarginazione in pieno New Deal di Roosvelt(nel momento del bisogno,tutti scordano i pregiudizi contro l'ubriacone,la prostituta,il fuorilegge e il giocatore d'azzardo).Entrata nella storia del cinema la sequenza dell'inseguimento degli indiani(aperta da una memorabile panoramica laterale sui comanci appostati sulle colline).Girata nell'allora sconosciuta Monument Valley,fu realizzata con una cinepresa che correva a 60 km orari a fianco della diligenza.Avrebbe meritato tutti e 5 gli oscar a cui era candidato(dei due vinti,uno andò a Thomas Mitchell).
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tomdoniphon
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domenica 18 maggio 2014
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il più classico dei western
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Un medico alcolizzato, una prostituta, un giocatore, un rappresentante di liquori, la moglie incinta di un ufficiale, un banchiere disonesto, uno sceriffo (e poco dopo un bandito) viaggiono sulla diligenza per Lordsburg, che verrà in seguito attaccata dagli apaches (e salvata dalla cavalleria), mentre scorrono visioni svologoranti della Monument Valley (fino ad allora sconosciuta allo spettatore cinematografico). Ispirato da un racconto di Maupassant, è il più classico ed il paradigma del western a venire. Opera capitale nella Storia del Cinema, il film non è soltanto importante per il genere western (basti pensare che fu la consacrazione, oltre che del regista John Ford, anche dell'attore John Wayne), ma costituisce ancora oggi un memorabile atto di accusa verso l'epoca precedente a Roosvelt, contro l'ipocrisia sociale e l'emarginazione nei confronti dei più deboli, autentici protagonisti del film.
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Un medico alcolizzato, una prostituta, un giocatore, un rappresentante di liquori, la moglie incinta di un ufficiale, un banchiere disonesto, uno sceriffo (e poco dopo un bandito) viaggiono sulla diligenza per Lordsburg, che verrà in seguito attaccata dagli apaches (e salvata dalla cavalleria), mentre scorrono visioni svologoranti della Monument Valley (fino ad allora sconosciuta allo spettatore cinematografico). Ispirato da un racconto di Maupassant, è il più classico ed il paradigma del western a venire. Opera capitale nella Storia del Cinema, il film non è soltanto importante per il genere western (basti pensare che fu la consacrazione, oltre che del regista John Ford, anche dell'attore John Wayne), ma costituisce ancora oggi un memorabile atto di accusa verso l'epoca precedente a Roosvelt, contro l'ipocrisia sociale e l'emarginazione nei confronti dei più deboli, autentici protagonisti del film. Con Ombre rosse Ford si avvia a diventare il poeta dei grandi spazi, ma anche dei sentimenti e dei drammi. Seguiranno alcuni dei più grandi capolavori della Storia del Cinema (non soltanto western): tra gli altri, "Furore", "Sfida infernale" e "Sentieri Selvaggi". Una volta chiesero ad Orson Welles di indicare i migliori tre registi del Cinema; egli senza esitare rispose: "John Ford, John Ford, John Ford"......
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greatsteven
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lunedì 24 aprile 2017
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una leggenda d'avventura e romanzo cinematografico
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OMBRE ROSSE (USA, 1939) diretto da JOHN FORD. Interpretato da JOHN WAYNE, CLAIRE TREVOR, JOHN CARRADINE, THOMAS MITCHELL, ANDY DEVINE, DONALD MEEK, LOUISE PLATT, GEORGE BANCROFT
A Tonto, nel 1880, una diligenza deve partire, diretta a Lordsburg, nel New Mexico, vicino alla frontiera meridionale.
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OMBRE ROSSE (USA, 1939) diretto da JOHN FORD. Interpretato da JOHN WAYNE, CLAIRE TREVOR, JOHN CARRADINE, THOMAS MITCHELL, ANDY DEVINE, DONALD MEEK, LOUISE PLATT, GEORGE BANCROFT
A Tonto, nel 1880, una diligenza deve partire, diretta a Lordsburg, nel New Mexico, vicino alla frontiera meridionale. I passeggeri sono: Lucy Mallory, moglie incinta di un ufficiale dell’Esercito; un banchiere che ha derubato una cospicua valigia di lingotti e tagliato i fili del telegrafo perché non si sappia del suo furto; Hatfield, pokerista gentiluomo; e Samuel Peacock, mite rappresentante di liquori. Il conducente del carro è il simpatico Buck e la scorta armata è garantita dalla presenza del rude ma coraggioso maresciallo Curly Wilcox. All’ultimo minuto si aggiungono Josiah Boone, medico ubriacone, e Dallas, prostituta cacciata dal paese per la sua professione. Il viaggio sarà tutt’altro che facile perché il territorio da attraversare è devastato dagli Apaches di Geronimo in rivolta contro i cavalleggeri dell’Esercito. Poco dopo la partenza, sulla diligenza monta anche Ringo, galeotto finito ingiustamente dietro le sbarre, vecchia conoscenza del maresciallo Curly e con un amaro conto in sospeso coi fratelli Plummer, che gli hanno assassinato il padre e il fratello. La traversata è densa di eventi sconvolgenti, ma anche di gioie: fra le altre cose, Lucy partorisce la sua bambina, i distaccamenti dei soldati si rifiutano di scortare i passeggeri in un territorio così pericoloso e soprattutto la comparsa improvvisa degli indiani rischia di far fare una brutta fine all’intero convoglio, ma l’arrivo provvidenziale della Cavalleria sistema tutto per il bene dei viaggiatori. E soprattutto assumono un’enorme importanza le relazioni che si stabiliscono fra di essi: il dottore beve come una spugna tutte le bevande alcoliche del povero Peacock (da tutti scambiato per un sacerdote), il banchiere fuggitivo riesce solo a scontrarsi con tutti per il suo desiderio impellente di raggiungere, per ovvie ragioni, il prima possibile Lordsburg, il maresciallo comincia a comprendere le motivazioni che spingono Ringo a compiere la sua vendetta personale e anche i sentimenti d’amore che nutre per Dallas, bistrattata dagli altri passeggeri, ma da lui rispettata per la sua comunque immacolata onestà. Giunti a Lordsburg dopo aver dovuto subire una perdita (Hatfield, fin dall’inizio prodigo di attenzioni verso la moglie gravida del tenente, muore durante l’aggressione indiana), Ringo si sente a tutti i costi in dovere di saldare il suo vecchio conto e, aiutato da Boone e Wilcox, uccide i Plummer. Il film si chiude col dottore e lo sceriffo che concordano di bere un cicchetto e il calesse che accompagna a grandi falcate l’audace Ringo e la sua amata Dallas verso la fattoria di proprietà di lui, situata lungo le montagne della frontiera. La fonte d’ispirazione del film è unanimemente considerata il meraviglioso Boule de soif, racconto lungo di Guy de Maupassant, di cui l’opera di Ford ricalca la trama solo in parte e anche modificandone ampiamente il significato finale, ma in realtà alla base c’è pure Lordsburg, racconto di Ernest Haycox da cui lo sceneggiatore Dudley Nichols ha ricavato la storia cinematografica. Che costituisce un caposaldo inalienabile nel western, al punto che Ombre rosse è ritenuto la quintessenza per antonomasia di questo genere che, fin dagli esordi del cinema americano, ha riscosso un enorme successo in tutta la nazione perché ne raccontava il passato recente, analizzando con incredibile acume i rapporti fra i pionieri che ancora dovevano costituire lo Stato e i nativi americani, che vi risiedevano legittimamente da molti secoli prima. Il suo punto di forza, come moltissimi critici hanno sottolineato, è la definizione psicologica dei personaggi, e il conseguente ribaltamento degli stereotipi: individui di alto rango, di notevole ricchezza personale o di prestigio lavorativo vengono stroncati, primi fra tutti l’irascibile finanziere che scappa immediatamente dalla città dopo il suo ladrocinio ed escogita loschi sotterfugi per non farsi scoprire e, a modo suo, anche Boone (un T. Mitchell in perfetta forma, che si guadagnò un Oscar più che mai meritato), il quale non è però meno devoto alla sua professione che all’alcool, e lo dimostra in almeno due occasioni, ovvero quando assiste la puerpera durante il parto e quando mette in guardia i Plummer dalla determinatezza di Ringo; dal lato opposto, coloro che socialmente sarebbero detestabili, ossia il pistolero fuggito dal carcere e la meretrice, mostrano invece un carattere molto più denso di umanità, altruismo e carità, e non a caso sono gli unici a trovare un completo riscatto dopo quanto di male c’è stato nelle loro vite, progettando di sposarsi perché capiscono di essersi innamorati l’uno dell’altra di un amore che può fruttare meravigliosamente. Un cast di attori uno più bravo dell’altro, con un J. Wayne astro nascente non solo del cinema western e d’avventura, una C. Trevor a briglia stretta e di un’espressività magnifica, un J. Carradine deciso e ardente, un A. Devine comicissimo nella parte del loquace postiglione e G. Bancroft nelle vesti dell’uomo di legge ligio al suo mestiere, ma non per questo insensibile alle problematiche di chi la legge è costretto a subirla. E gli indiani? Il loro ruolo nella storia è quantitativamente esiguo, ma riveste comunque una notevole rilevanza: tenendo conto che stiamo parlando ancora di un western classico e non di uno revisionista, è chiaro che questo popolo viene inquadrato da una prospettiva negativa, ma il fatto che attacchino la diligenza, da una parte non li tramuta in antagonisti soltanto spuri e malvagi, e dall’altro non serve a riabilitare totalmente il compito assunto e poi mancato della Cavalleria, che li teme e perciò respinge la richiesta dello sceriffo di accompagnarli in una zona dove potrebbero venire attaccati, e dove effettivamente l’attacco succede. Il film ha inoltre segnato il ritorno al western di Ford dopo tredici anni di assenza, e segna senza ombra di dubbio la consacrazione del suo magnifico sodalizio con l’altro John (vero nome: Marion Mitchell Morrison), che in futuro regalerà al pubblico mondiale altre perle imperdibili in cui l’avventura si mischia alla crescita psicologica degli uomini, ma mai al livello di Ombre rosse, che è e rimarrà sempre una pietra miliare per almeno tre motivi. Primo: la scarsezza dei mezzi con cui venne realizzato (escluse magari le macchine da corsa su cui furono montate le telecamere per riprendere l’assalto alla diligenza), che ha permesso pertanto di ottenerne un prodotto straordinario. Secondo: il gioco di squadra fra gli interpreti, figlio di quell’ideologia collaborativa che la settima arte made in USA e made in 1930-1950s ha sempre adottato e applicato in modo intelligente nella costruzione delle storie di allora. Terzo: la ricerca di una morale educativa, che trova la sua attuazione ideale nel racconto di una società in miniatura costretta a spostarsi, il che comporta che ogni viaggiatore conservi le sue esigenze, ma consente anche di esaminare le dinamiche che animano uomini e donne in una situazione di pericolo, cosa che fa andare avanti da sempre le varie collettività esistenti. E raccontare l’evoluzione di una piccola società così eterogenea e strabiliante non è un gioco da ragazzi, specialmente se di mezzo ci sono un rischio multiplo e sfaccettato da affrontare e non poche divergenze di idee all’interno del gruppo stesso. Un bianco e nero assolutamente delizioso. Una Monument Valley ripresa per le prime volte, e resa immortale proprio da questa pellicola. Novanta minuti di emozione superba e suggestiva.
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greatsteven
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lunedì 24 aprile 2017
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una leggenda d'avventura e romanzo cinematografico
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OMBRE ROSSE (USA, 1939) diretto da JOHN FORD. Interpretato da JOHN WAYNE, CLAIRE TREVOR, JOHN CARRADINE, THOMAS MITCHELL, ANDY DEVINE, DONALD MEEK, LOUISE PLATT, GEORGE BANCROFT
A Tonto, nel 1880, una diligenza deve partire, diretta a Lordsburg, nel New Mexico, vicino alla frontiera meridionale.
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OMBRE ROSSE (USA, 1939) diretto da JOHN FORD. Interpretato da JOHN WAYNE, CLAIRE TREVOR, JOHN CARRADINE, THOMAS MITCHELL, ANDY DEVINE, DONALD MEEK, LOUISE PLATT, GEORGE BANCROFT
A Tonto, nel 1880, una diligenza deve partire, diretta a Lordsburg, nel New Mexico, vicino alla frontiera meridionale. I passeggeri sono: Lucy Mallory, moglie incinta di un ufficiale dell’Esercito; un banchiere che ha derubato una cospicua valigia di lingotti e tagliato i fili del telegrafo perché non si sappia del suo furto; Hatfield, pokerista gentiluomo; e Samuel Peacock, mite rappresentante di liquori. Il conducente del carro è il simpatico Buck e la scorta armata è garantita dalla presenza del rude ma coraggioso maresciallo Curly Wilcox. All’ultimo minuto si aggiungono Josiah Boone, medico ubriacone, e Dallas, prostituta cacciata dal paese per la sua professione. Il viaggio sarà tutt’altro che facile perché il territorio da attraversare è devastato dagli Apaches di Geronimo in rivolta contro i cavalleggeri dell’Esercito. Poco dopo la partenza, sulla diligenza monta anche Ringo, galeotto finito ingiustamente dietro le sbarre, vecchia conoscenza del maresciallo Curly e con un amaro conto in sospeso coi fratelli Plummer, che gli hanno assassinato il padre e il fratello. La traversata è densa di eventi sconvolgenti, ma anche di gioie: fra le altre cose, Lucy partorisce la sua bambina, i distaccamenti dei soldati si rifiutano di scortare i passeggeri in un territorio così pericoloso e soprattutto la comparsa improvvisa degli indiani rischia di far fare una brutta fine all’intero convoglio, ma l’arrivo provvidenziale della Cavalleria sistema tutto per il bene dei viaggiatori. E soprattutto assumono un’enorme importanza le relazioni che si stabiliscono fra di essi: il dottore beve come una spugna tutte le bevande alcoliche del povero Peacock (da tutti scambiato per un sacerdote), il banchiere fuggitivo riesce solo a scontrarsi con tutti per il suo desiderio impellente di raggiungere, per ovvie ragioni, il prima possibile Lordsburg, il maresciallo comincia a comprendere le motivazioni che spingono Ringo a compiere la sua vendetta personale e anche i sentimenti d’amore che nutre per Dallas, bistrattata dagli altri passeggeri, ma da lui rispettata per la sua comunque immacolata onestà. Giunti a Lordsburg dopo aver dovuto subire una perdita (Hatfield, fin dall’inizio prodigo di attenzioni verso la moglie gravida del tenente, muore durante l’aggressione indiana), Ringo si sente a tutti i costi in dovere di saldare il suo vecchio conto e, aiutato da Boone e Wilcox, uccide i Plummer. Il film si chiude col dottore e lo sceriffo che concordano di bere un cicchetto e il calesse che accompagna a grandi falcate l’audace Ringo e la sua amata Dallas verso la fattoria di proprietà di lui, situata lungo le montagne della frontiera. La fonte d’ispirazione del film è unanimemente considerata il meraviglioso Boule de soif, racconto lungo di Guy de Maupassant, di cui l’opera di Ford ricalca la trama solo in parte e anche modificandone ampiamente il significato finale, ma in realtà alla base c’è pure Lordsburg, racconto di Ernest Haycox da cui lo sceneggiatore Dudley Nichols ha ricavato la storia cinematografica. Che costituisce un caposaldo inalienabile nel western, al punto che Ombre rosse è ritenuto la quintessenza per antonomasia di questo genere che, fin dagli esordi del cinema americano, ha riscosso un enorme successo in tutta la nazione perché ne raccontava il passato recente, analizzando con incredibile acume i rapporti fra i pionieri che ancora dovevano costituire lo Stato e i nativi americani, che vi risiedevano legittimamente da molti secoli prima. Il suo punto di forza, come moltissimi critici hanno sottolineato, è la definizione psicologica dei personaggi, e il conseguente ribaltamento degli stereotipi: individui di alto rango, di notevole ricchezza personale o di prestigio lavorativo vengono stroncati, primi fra tutti l’irascibile finanziere che scappa immediatamente dalla città dopo il suo ladrocinio ed escogita loschi sotterfugi per non farsi scoprire e, a modo suo, anche Boone (un T. Mitchell in perfetta forma, che si guadagnò un Oscar più che mai meritato), il quale non è però meno devoto alla sua professione che all’alcool, e lo dimostra in almeno due occasioni, ovvero quando assiste la puerpera durante il parto e quando mette in guardia i Plummer dalla determinatezza di Ringo; dal lato opposto, coloro che socialmente sarebbero detestabili, ossia il pistolero fuggito dal carcere e la meretrice, mostrano invece un carattere molto più denso di umanità, altruismo e carità, e non a caso sono gli unici a trovare un completo riscatto dopo quanto di male c’è stato nelle loro vite, progettando di sposarsi perché capiscono di essersi innamorati l’uno dell’altra di un amore che può fruttare meravigliosamente. Un cast di attori uno più bravo dell’altro, con un J. Wayne astro nascente non solo del cinema western e d’avventura, una C. Trevor a briglia stretta e di un’espressività magnifica, un J. Carradine deciso e ardente, un A. Devine comicissimo nella parte del loquace postiglione e G. Bancroft nelle vesti dell’uomo di legge ligio al suo mestiere, ma non per questo insensibile alle problematiche di chi la legge è costretto a subirla. E gli indiani? Il loro ruolo nella storia è quantitativamente esiguo, ma riveste comunque una notevole rilevanza: tenendo conto che stiamo parlando ancora di un western classico e non di uno revisionista, è chiaro che questo popolo viene inquadrato da una prospettiva negativa, ma il fatto che attacchino la diligenza, da una parte non li tramuta in antagonisti soltanto spuri e malvagi, e dall’altro non serve a riabilitare totalmente il compito assunto e poi mancato della Cavalleria, che li teme e perciò respinge la richiesta dello sceriffo di accompagnarli in una zona dove potrebbero venire attaccati, e dove effettivamente l’attacco succede. Il film ha inoltre segnato il ritorno al western di Ford dopo tredici anni di assenza, e segna senza ombra di dubbio la consacrazione del suo magnifico sodalizio con l’altro John (vero nome: Marion Mitchell Morrison), che in futuro regalerà al pubblico mondiale altre perle imperdibili in cui l’avventura si mischia alla crescita psicologica degli uomini, ma mai al livello di Ombre rosse, che è e rimarrà sempre una pietra miliare per almeno tre motivi. Primo: la scarsezza dei mezzi con cui venne realizzato (escluse magari le macchine da corsa su cui furono montate le telecamere per riprendere l’assalto alla diligenza), che ha permesso pertanto di ottenerne un prodotto straordinario. Secondo: il gioco di squadra fra gli interpreti, figlio di quell’ideologia collaborativa che la settima arte made in USA e made in 1930-1950s ha sempre adottato e applicato in modo intelligente nella costruzione delle storie di allora. Terzo: la ricerca di una morale educativa, che trova la sua attuazione ideale nel racconto di una società in miniatura costretta a spostarsi, il che comporta che ogni viaggiatore conservi le sue esigenze, ma consente anche di esaminare le dinamiche che animano uomini e donne in una situazione di pericolo, cosa che fa andare avanti da sempre le varie collettività esistenti. E raccontare l’evoluzione di una piccola società così eterogenea e strabiliante non è un gioco da ragazzi, specialmente se di mezzo ci sono un rischio multiplo e sfaccettato da affrontare e non poche divergenze di idee all’interno del gruppo stesso. Un bianco e nero assolutamente delizioso. Una Monument Valley ripresa per le prime volte, e resa immortale proprio da questa pellicola. Novanta minuti di emozione superba e suggestiva.
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stefanocapasso
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venerdì 1 dicembre 2017
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il confronto dei sentimenti porta il cambiamento
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Una diligenza composta da una variegato gruppo di viaggiatore, sta per intraprendere il viaggio verso un forte, correndo il rischio di essere attaccata dai pellerossa. Siamo nel Nuovo Messico nel 1880 e la conquista del west è in pieno svolgimento, la promessa di raggiungere quei territori di confine mobilità tutti. Durante il viaggio si unisce Ringo, famoso fuorilegge che diventerà punto centrale delle vicende che si svilupperanno trai protagonisti.
Grande classico del cinema Western di John Ford, è riconosciuto come uno dei più importanti film del genere. Le relazioni umane vengono indagate e mostrate con precisione, il perbenismo e il pregiudizio che si confrontano con la buona volontà e il coraggio; sentimenti semplici e nitidi, cosi come i personaggi che li manifestano, che sono necessari a quello schietto confronto tra le parti in causa perché possano essere elaborati per ricostruire le relazioni partendo da un nuovo punto di vista.
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Una diligenza composta da una variegato gruppo di viaggiatore, sta per intraprendere il viaggio verso un forte, correndo il rischio di essere attaccata dai pellerossa. Siamo nel Nuovo Messico nel 1880 e la conquista del west è in pieno svolgimento, la promessa di raggiungere quei territori di confine mobilità tutti. Durante il viaggio si unisce Ringo, famoso fuorilegge che diventerà punto centrale delle vicende che si svilupperanno trai protagonisti.
Grande classico del cinema Western di John Ford, è riconosciuto come uno dei più importanti film del genere. Le relazioni umane vengono indagate e mostrate con precisione, il perbenismo e il pregiudizio che si confrontano con la buona volontà e il coraggio; sentimenti semplici e nitidi, cosi come i personaggi che li manifestano, che sono necessari a quello schietto confronto tra le parti in causa perché possano essere elaborati per ricostruire le relazioni partendo da un nuovo punto di vista.
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