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Everything Everywhere all At Once

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Dedicato a "Dreamers"

di Alessandro Spata


Feedback: 1173 | altri commenti e recensioni di Alessandro Spata
lunedì 10 aprile 2023

Intanto ringrazio ''Dreamers'' per la pazienza dimostrata nel leggere le mie ''considerazioni''. E mi sento in dovere di abbozzare una risposta. Mi sforzo quantomeno di articolare un pensiero che sia il più possibile comprensibile e non mi è sempre facile. Condivido i timori espressi nel tuo commento ma sento di dover essere un tantino più ottimista. Il solo fatto che siamo qui a discuterne è il segno che persino certa ''bizzarria cinematografica'' è comunque capace di stimolare un pensiero. Intanto, sono convinto che non saranno i film come quelli dei Daniels a svuotare le sale cinematografiche. Non vedo una ''deriva'' (non ancora almeno) che costringerà tanti di noi a darsi ''all''''apicoltura o alla mineralogia'' che rimangono pur sempre attività rispettabilissime e fondamentali per la nostra sopravvivenza persino. Purtroppo o per fortuna (dipende dai punti vista) la tecnologia e certo mercato stanno consolidando la tendenza a svuotare i cinema a discapito a volte della qualità del film medesimo. Non so se ci sia una correlazione significativa tra questo nuovo modo di fruire il film, cioè comodamente spaparanzati in casa propria e la qualità scadente di certe "opere filmiche" (non riesco più nemmeno a chiamarlo ''cinema'', tante volte).
Non vorrei passare per ''passatista'', ma è plausibile che l''argomento ''multiverso'' ostico ai più di per sé unito ad una velocità del montaggio a tratti davvero insopportabile, non aiutino granché ad apprezzare certo cinema. E tuttavia, non credo che sia la variabile ''velocità'' a mettere(ci) in crisi il ''senso'' tante volte di una ''pellicola'' (termine "ottocentesco". Sigh!). Mi viene in mente per certi versi ''2001 - Odissea nello spazio'' di Kubrick. Il tema trattato era simile ma la ''lentezza'' persino esasperante, secondo alcuni, con cui si sviluppava la trama, non ha contribuito tutt''ora a sviscerare granché il significato filosofico e allegorico del film. Anche in quel caso l''articolazione del pensiero non ne ha beneficiato più di tanto, mi sa. O forse sì? Eppure siamo qui ancora a ricordarci di Kubrick e della sua ''flemma''. Quindi, la rapidità di per sé con cui si sviluppa il "plot" (spero che Rampelli non legga mai questo scritto) non influenzerebbe minimamente la buona veicolazione di un messaggio, di un insegnamento, di un concetto. Forse sono gli strumenti utilizzati (ad esempio il genere fantasy o sci-fi e nello specifico il tema degli ''universi paralleli'') che sono di per sé ancora troppo distanti dall''esperienza concreta quotidiana della maggior parte degli individui per essere usati per diffondere certi messaggi di impegno civile. Perché quello dei Daniels lo considero cinema ''civile o politico'' nonostante la patina di ''leggerezza'' che sembra avvolgerlo sovente.
Il problema è forse che ci avviamo sempre di più verso un tipo di cinema a suo modo pomposo ed elitario proprio per la materia che pretende di trattare. Qualcuno dirà che i film pomposi ed elitari sono sempre esistiti vedi che so Fellini, Bergman tanto per citarne alcuni famosi e persino Truffaut qualcuno considera elitario (però, tanto per dire, ''Effetto notte'' o i 400 colpi mi sembrano più accessibili al funzionamento medio della mente umana così come attualmente si presenta sotto l''aspetto evolutivo). La differenza forse sta nel fatto che in origine i film ''cervellotici'' (e ce ne sono per fortuna tutt''ora e che non trattano per forza scienza o pesudo tale. Mi sovviene tra gli altri Leos Carax e il suo Holy Motors non esattamente "cinema popolare") si concentravano soprattutto e per ovvie ragioni sulle dinamiche interne e interpersonali degli esseri umani. Oggi i film esplorano sempre più le questioni attinenti quest''idea affascinante dell''esistenza di universi coesistenti apparentemente esterni al nostro quotidiano e ordinario spaziotempo. Ciò non toglie che è interessante poter esplorare il concetto di come e quanto questi universi multipli (ammesso che esistano) possano avere delle ricadute concrete pure sulle dinamiche interiori e interpersonali dei comuni cittadini. E se non dovessero esistere poi, si tratterà pur sempre di un parto fecondo dell''immaginazione umana che può diventare un serbatoio infinito di metafore e allegorie che ci aiuteranno a capire meglio i mala tempora che corrono, forse. Allora, ritengo che, proprio in omaggio alla diversità di ciascuno di noi, i generi cinematografici non sono destinati a scomparire soffocati da certo appiattimento e conformismo tipicamente ''social''. La ''deriva filosofica'' dei ''social network'' non è destinata a fagocitare né le nostre vite, né l''arte cinematografica. Sempre che lo vogliamo, ovviamente. Rimarrà sempre spazio per tutti i gusti. Oppure così mi piace credere. Il tempo dei ''Dreamers'' non finirà mai. Ad ognuno sarà ancora concesso il proprio spazio-tempo in cui potersi ritirare a sognare.
Caloroso saluto

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