felicity
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lunedì 22 giugno 2020
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un film d''avventura su binari rassicuranti
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Un film che arriva a momenti di massima tensione e che sa anche essere dolce e intimo, arricchito dalle interpretazioni di un ottimo cast.
La sceneggiatura segue uno schema molto classico. Crea rapide premesse all’azione, si concentra sull’ascensione dei due protagonisti e motiva l’agire e i conflitti dei personaggi attraverso brevi flashback che interrompono la linearità.
Un andamento funzionale alla comprensione ma anche abbastanza prevedibile nella sua scansione.
Ciò che interessa al regista, però, non sembra essere tanto il lato umano, quanto quello tecnico, in grado di conferire spettacolarità al progetto.
Il film riesce infatti ad appassionare solo quando non si preoccupa di spiegare la sete di conoscenza di Glaisher e l’ardimento anticonvenzionale della Wren e, dimenticandosi del loro passato, si butta sulle insidie e le conquiste del presente.
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Un film che arriva a momenti di massima tensione e che sa anche essere dolce e intimo, arricchito dalle interpretazioni di un ottimo cast.
La sceneggiatura segue uno schema molto classico. Crea rapide premesse all’azione, si concentra sull’ascensione dei due protagonisti e motiva l’agire e i conflitti dei personaggi attraverso brevi flashback che interrompono la linearità.
Un andamento funzionale alla comprensione ma anche abbastanza prevedibile nella sua scansione.
Ciò che interessa al regista, però, non sembra essere tanto il lato umano, quanto quello tecnico, in grado di conferire spettacolarità al progetto.
Il film riesce infatti ad appassionare solo quando non si preoccupa di spiegare la sete di conoscenza di Glaisher e l’ardimento anticonvenzionale della Wren e, dimenticandosi del loro passato, si butta sulle insidie e le conquiste del presente.
È lassù, lontano dai rifiuti del mondo accademico e dagli obblighi sociali che si combatte la battaglia dei due protagonisti, bramosi di riscrivere le regole dell’aria entrando in un universo che avevano soltanto immaginato, fatto di contemplazione, silenzio e bellezza.
Tutti aspetti captati dal regista ma non supportati dalla caratterizzazione dei due protagonisti, un po’ incolore quella di Glaisher, tutto razionalità e studio, improntata all’anticonvenzionalità e all’audacia, con tanto di trauma da rimuovere, quella della Wren.
Si finisce quindi più per essere testimoni del loro viaggio che in trepidazione insieme a loro.
Il film si mantiene sui binari rassicuranti del film di avventura, curato nella forma, corretto nell’agganciarsi a un sentire contemporaneo, ma anche un po’ monocorde.
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carloalberto
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domenica 6 marzo 2022
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non coinvolge ma nemmeno annoia
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Scorrevole, avventuroso, spettacolare, semi biografico, film di Harper, sempre molto attento alla fotografia, stilisticamente ineccepibile, con un plot doppio costruito sul dramma umano del dolore della perdita e dei sensi di colpa della protagonista intrecciato ad un’impresa eroica passata alla storia, in cui alle immagini stratosferiche della mongolfiera tra i cumuli nembi si alternano i flashback di un passato traumatico, in un racconto che sarebbe valso la pena, forse, narrare così come si è svolto veramente, perché di per sé già straordinario e veristicamente fantastico. Felicity Jones interpreta il personaggio romanzato dell’eroina, calato dall’autore nella storia vera con un innesto artificioso di femminismo ante litteram, in modo tale da arricchire emotivamente quello che altrimenti rischiava di essere un algido docufilm, trasformandolo, esagerando in senso opposto, in un drammone da feuilleton ottocentesco, che si lascia guardare senza troppo coinvolgere, senza troppo annoiare.
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Scorrevole, avventuroso, spettacolare, semi biografico, film di Harper, sempre molto attento alla fotografia, stilisticamente ineccepibile, con un plot doppio costruito sul dramma umano del dolore della perdita e dei sensi di colpa della protagonista intrecciato ad un’impresa eroica passata alla storia, in cui alle immagini stratosferiche della mongolfiera tra i cumuli nembi si alternano i flashback di un passato traumatico, in un racconto che sarebbe valso la pena, forse, narrare così come si è svolto veramente, perché di per sé già straordinario e veristicamente fantastico. Felicity Jones interpreta il personaggio romanzato dell’eroina, calato dall’autore nella storia vera con un innesto artificioso di femminismo ante litteram, in modo tale da arricchire emotivamente quello che altrimenti rischiava di essere un algido docufilm, trasformandolo, esagerando in senso opposto, in un drammone da feuilleton ottocentesco, che si lascia guardare senza troppo coinvolgere, senza troppo annoiare.
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