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sabato 20 ottobre 2018
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un bell'esordio
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Opera prima del giovane regista fiorentina Manfredi Lucibello. Un noir contemporaneo che racconta con eleganza e acume narrativo una storia tutta al femminile, scandagliando con uno stile del tutto originale vicende che, ahinoi, si ripetono sempre più spesso nella società che ci circonda. Lo sguardo lucido delle due protagoniste si dipana in maniera intima, facendo cambiare a mano a mano la loro prospettiva di vita. Un film che ruota intorno a segreti, paure e bugie, in una dialettica thriller che acquisirà un senso nel finale consolatorio. Quello che più colpisce è l'espediente narrativo di girare gran parte dell'opera all'interno di una casa, espediente che diventa esso stesso il soggetto di una narrazione che ci conduce verso un tunnel, la cui fine è quella di scorgere una concezione desolata dell'esistenza.
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Opera prima del giovane regista fiorentina Manfredi Lucibello. Un noir contemporaneo che racconta con eleganza e acume narrativo una storia tutta al femminile, scandagliando con uno stile del tutto originale vicende che, ahinoi, si ripetono sempre più spesso nella società che ci circonda. Lo sguardo lucido delle due protagoniste si dipana in maniera intima, facendo cambiare a mano a mano la loro prospettiva di vita. Un film che ruota intorno a segreti, paure e bugie, in una dialettica thriller che acquisirà un senso nel finale consolatorio. Quello che più colpisce è l'espediente narrativo di girare gran parte dell'opera all'interno di una casa, espediente che diventa esso stesso il soggetto di una narrazione che ci conduce verso un tunnel, la cui fine è quella di scorgere una concezione desolata dell'esistenza. La mano del regista si vede anche nelle recitazioni dei già affermati Barbora Bobulova e Alessio Boni, ed ancor di più nella protagonista Benedetta Porcaroli, decisamente una rivelazione positiva. Un altro plauso va alla cura estetica dei dettagli sia fotografici che di composizione scenica dell'immagine, e che vanno di pari passo con l'eleganza già descritta nell'intreccio degli eventi.
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stefano
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giovedì 25 ottobre 2018
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un noir contemporaneo
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Opera prima di un apprezzato documentarista fiorentino. La mano sapiente del regista ci catapulta all'interno di una gabbia dai mille volti con un'opera noir dai tratti psicologici come non si vedeva da tempo. Forse abbiamo scoperto un nuovo talento, movimenti di macchina essenziali e fotografia visionaria, accompagnano lo spettatore nella narrazione che fa dell'assenza un film giocato sui chiaroscuri in bassorilievo. I personaggi acquistano dimensioni parallele e le vite di Sara e Veronica si incrociano in un gioco di segreti e bugie in cui ad un tratto arriva la figura di Alessio Boni a sciogliere le riserve descritte nella prima mezz'ora del film. E' un film d'autore che mescola i generi tra passaggi inquietanti, raccontando come i ruoli di vittima e carnefice possano cambiare da un momento all'altro.
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Opera prima di un apprezzato documentarista fiorentino. La mano sapiente del regista ci catapulta all'interno di una gabbia dai mille volti con un'opera noir dai tratti psicologici come non si vedeva da tempo. Forse abbiamo scoperto un nuovo talento, movimenti di macchina essenziali e fotografia visionaria, accompagnano lo spettatore nella narrazione che fa dell'assenza un film giocato sui chiaroscuri in bassorilievo. I personaggi acquistano dimensioni parallele e le vite di Sara e Veronica si incrociano in un gioco di segreti e bugie in cui ad un tratto arriva la figura di Alessio Boni a sciogliere le riserve descritte nella prima mezz'ora del film. E' un film d'autore che mescola i generi tra passaggi inquietanti, raccontando come i ruoli di vittima e carnefice possano cambiare da un momento all'altro. Epilogo amaro. O si ama o si odia. Noi lo abbiamo amato, e parecchio.
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gaiart
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martedì 23 ottobre 2018
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esordio sorprendente
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Un thriller elegante che, come una spirale discendente, ti cattura fino alla fine. Ottimo script, ottima regia, ottima fotografia e la giovane Porcaroli, oltre alla bellezza sofisticata, viene diretta molto bene risultando totalmente credibile nel ruolo di una ragazzina che, per noia forse, si prostituisce su internet, attirando un imprenditore e conivolgendo un'amica. Forse un'ispirazione c'è stata con Giovane e Bella di Ozon, ma questo eco non inficia minimamente il risultato, poichè il film ha una sua originale concezione del problema sempre piu diffuso. Chi si ricorda, per stare a Roma, il caso delle easy parioline dove sesso, droga e gioventù si raggelano assieme come cristalli di vite in frantumi? Attenzione psicologica al dettaglio, studio dei caratteri tra una giovane sfrontat
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Un thriller elegante che, come una spirale discendente, ti cattura fino alla fine. Ottimo script, ottima regia, ottima fotografia e la giovane Porcaroli, oltre alla bellezza sofisticata, viene diretta molto bene risultando totalmente credibile nel ruolo di una ragazzina che, per noia forse, si prostituisce su internet, attirando un imprenditore e conivolgendo un'amica. Forse un'ispirazione c'è stata con Giovane e Bella di Ozon, ma questo eco non inficia minimamente il risultato, poichè il film ha una sua originale concezione del problema sempre piu diffuso. Chi si ricorda, per stare a Roma, il caso delle easy parioline dove sesso, droga e gioventù si raggelano assieme come cristalli di vite in frantumi? Attenzione psicologica al dettaglio, studio dei caratteri tra una giovane sfrontata che vive troppo e un'adulta bloccata nei sentimenti, solleva la riflessione di cosa sia meglio nella vita: la paura castrante o la sperimentazione totale e irrefrenabile?
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martedì 23 ottobre 2018
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un piccolo film che stupisce per sensibilità ed eleganza.
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Alice nella città si sta confermando, anno dopo anno, il luogo ideale dove scoprire le nuove voci del cinema italiano. Voci spesso fuori dal coro, originali e inedite. E' il caso anche di "Tutte le mie notti", opera prima di Manfredi Lucibello, prodotto dai Manetti bros. Un piccolo film che stupisce per sensibilità ed eleganza. E' un thriller, ma nessuno dei personaggi corrisponde agli archetipi di questo genere. Non ci sono dark lady o assassini, nessuno è veramente cattivo, ne tantomeno buono. Ci sono esseri umani, con le loro debolezze, i loro vizi e la loro solitudine. Ambientato nel corso di una notte, la forza del film non risiede nei colpi di scena tipici del genere, ma dalla generosa interpretazione delle due protagoniste.
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Alice nella città si sta confermando, anno dopo anno, il luogo ideale dove scoprire le nuove voci del cinema italiano. Voci spesso fuori dal coro, originali e inedite. E' il caso anche di "Tutte le mie notti", opera prima di Manfredi Lucibello, prodotto dai Manetti bros. Un piccolo film che stupisce per sensibilità ed eleganza. E' un thriller, ma nessuno dei personaggi corrisponde agli archetipi di questo genere. Non ci sono dark lady o assassini, nessuno è veramente cattivo, ne tantomeno buono. Ci sono esseri umani, con le loro debolezze, i loro vizi e la loro solitudine. Ambientato nel corso di una notte, la forza del film non risiede nei colpi di scena tipici del genere, ma dalla generosa interpretazione delle due protagoniste. Davanti ad una tragedia ci pone un dubbio morale: cosa faresti al posto loro? Chi di noi è veramente innocente?
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matteo00
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giovedì 25 ottobre 2018
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lucibello convince con la sua opera prima
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Un noir d'altri tempi, dalle tinte cupe, fumose, ambientato all'interno di una villa al mare, in contesto autunnale e quasi spettrale.
Qui si muovono i tre protagonisti, con una straordinaria Benedetta Porcaroli al centro della scena, che sembra condurre due attori del calibro di Boni e della Bobulova in un credibile percorso di comprensione individuale e di catarsi collettiva.
Con grande eleganza e dolcezza Lucibello ci conduce nell'animo dei suoi personaggi, per scoprire - se ce ne fosse bisogno - che non esistono buoni e cattivi, ma solo persone imperfette al cospetto della causalità della vita.
Un film da vedere tutto d'un fiato, con un'ottima regia ed una grande recitazione, che tiene costantemente viva l'attenzione in un fil rouge di crescente tensione che non ci abbandonerà fino all'epilogo .
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Un noir d'altri tempi, dalle tinte cupe, fumose, ambientato all'interno di una villa al mare, in contesto autunnale e quasi spettrale.
Qui si muovono i tre protagonisti, con una straordinaria Benedetta Porcaroli al centro della scena, che sembra condurre due attori del calibro di Boni e della Bobulova in un credibile percorso di comprensione individuale e di catarsi collettiva.
Con grande eleganza e dolcezza Lucibello ci conduce nell'animo dei suoi personaggi, per scoprire - se ce ne fosse bisogno - che non esistono buoni e cattivi, ma solo persone imperfette al cospetto della causalità della vita.
Un film da vedere tutto d'un fiato, con un'ottima regia ed una grande recitazione, che tiene costantemente viva l'attenzione in un fil rouge di crescente tensione che non ci abbandonerà fino all'epilogo .
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giorgiachia
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mercoledì 20 novembre 2019
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una sorpresa per ricerca stilistica e sensibilità
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Dietro atmosfere noir e colpi di scena tipici del thriller, si nasconde la storia dell'incontro tra due donne, ben interpretate da Benedetta Porcaroli e Barbora Bobulova. Due donne diverse per età ed esperienza, un incontro che cambierà la loro vita. Ambientato tutto in una notte, con l’ausilio di tre soli attori, il film è una sorpresa per ricerca stilistica e sensibilità. Un piccolo film che trova la sua grandezza nella volontà di esplorare nuovi territori rispetto a quelli fin troppo battuti del nostro cinema.
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tom cine
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mercoledì 9 giugno 2021
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gli elementi del thriller in un dramma
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Una ragazzina minorenne corre, spaventata, nel cuore della notte. Qualsiasi cosa sia successa in precedenza, certamente è stata brutta. Un'automobile si ferma e l’adolescente viene soccorsa da una donna che la fa salire in macchina. Subito apprendiamo che le due non si conoscono, mentre la donna cerca di calmare la ragazzina e la porta in una villa. Una volta ripreso il controllo dei propri nervi la fuggiasca (che si chiama Sara), comincia a relazionarsi con la donna, Veronica, rivelando lentamente e parzialmente, alla sua interlocutrice e agli spettatori, il motivo che l’ha portata a fuggire, spaventata, in mezzo ad una strada e a quell’ora della notte.
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Una ragazzina minorenne corre, spaventata, nel cuore della notte. Qualsiasi cosa sia successa in precedenza, certamente è stata brutta. Un'automobile si ferma e l’adolescente viene soccorsa da una donna che la fa salire in macchina. Subito apprendiamo che le due non si conoscono, mentre la donna cerca di calmare la ragazzina e la porta in una villa. Una volta ripreso il controllo dei propri nervi la fuggiasca (che si chiama Sara), comincia a relazionarsi con la donna, Veronica, rivelando lentamente e parzialmente, alla sua interlocutrice e agli spettatori, il motivo che l’ha portata a fuggire, spaventata, in mezzo ad una strada e a quell’ora della notte. Sara capisce, però, che Veronica non è sincera e che le nasconde, a sua volta, qualcosa. La vicenda prende una piega ancora più preoccupante con l’entrata in scena di un industriale, Federico, coinvolto in quanto è successo in precedenza.
Manfredi Lucibello esordisce alla regia, ed è un esordio bellissimo: questo film è una vera sorpresa. “Tutte le mie notti” fa dell’essenzialità la sua caratteristica principale: la vicenda ruota intorno ad un trio di personaggi, la durata è molto breve (appena settantasette minuti), quasi tutta la storia si svolge nell’arco di una notte (a parte il finale, immerso in una intensa luce mattutina) e in uno scenario molto ristretto (una villa e i suoi dintorni). Eppure, il film riesce a mantenere alta l’attenzione dello spettatore grazie a tre fattori fondamentali: un’ottima recitazione del trio di protagonisti (e, in particolare, di Benedetta Porcaroli, bravissima nel far emergere l’insicurezza adolescenziale di Sara e nel mettere in luce un percorso che va dall’iniziale immaturità all’autocritica non dichiarata), una sceneggiatura ben costruita (e che riesce anche a piazzare qualche piccolo colpo di scena, anche se stupire sotto questo aspetto non è il suo obiettivo principale), una mancanza di banalità nella caratterizzazione psicologica dei personaggi e soprattutto un’atmosfera affascinante e avvolgente che, sotto la sua ovattata apparenza, riesce perfino ad essere inquietante, pregna com’è di un sentore di un’altra tragedia che potrebbe compiersi da un momento all’altro. L’opera prima di Lucibello utilizza gli elementi del thriller (l’adolescente in pericolo, la “coppia” ambigua, l’arco temporale notturno, le colpe dei singoli personaggi, i luoghi isolati e altri elementi che non voglio elencarvi) per raccontare un dramma, durante il quale ogni componente del trio fa emergere (ai suoi stessi occhi e a quelli degli altri) la sua vera natura. Da non sottovalutare è anche l’uso che la regia sa fare degli spazi e del piccolo apparato scenografico (anche questo ridotto all’essenziale): è un film che sa trasmettere benissimo una sensazione di incertezza sia quando l’azione si svolge dentro i luoghi chiusi (le grandi stanze della villa, sono rese inquietanti dalle luci basse delle lampade), sia quando si svolge nei luoghi aperti. Basti pensare, per esempio, a quel canneto immerso in una luce quasi accecante e dove tutti i nodi vengono al pettine. Perfettamente azzeccata è, inoltre, l’idea di far svolgere la storia nella periferia di un’anonima località vicina al mare e non in una grande e riconoscibile città permettendole, in questa maniera, di diventare più universale. “Tutte le mie notti” è, infine, non soltanto un bellissimo esempio di come si possa fare uno splendido film, pur avendo molto poco a disposizione: è anche un film che rimane nella memoria e che riesce ad affrontare perfino argomenti scottanti con delicatezza.
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lukia
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venerdì 4 giugno 2021
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noia, nessuno slancio. evitatelo.
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Una trama interessante, sicuramente qualche trovata registica di rilievo, ma nel complesso un'opera mediocre. Dopo un inizio abbastanza promettente il film scivola in scene lunghe e lente, con dialoghi flosci eppure presentati come chiave di lettura o di svolta. Prestazioni attoriali scadenti, vittime di una sceneggiatura pigra, ottusamente ingabbiata nei soliti difetti del dramma italiano, tra cui i silenzi prolungati, i dialoghi soffiati tra i denti, le espressioni facciali tipiche del melodramma. Un'ora e diciassette minuti di noia, a tratti di irritazione verso personaggi davvero poco credibili e svolte (si fa per dire) improbabili. Scena del biliardo, stucchevole. Scena tra i filari, patetico omaggio al thriller americano.
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Una trama interessante, sicuramente qualche trovata registica di rilievo, ma nel complesso un'opera mediocre. Dopo un inizio abbastanza promettente il film scivola in scene lunghe e lente, con dialoghi flosci eppure presentati come chiave di lettura o di svolta. Prestazioni attoriali scadenti, vittime di una sceneggiatura pigra, ottusamente ingabbiata nei soliti difetti del dramma italiano, tra cui i silenzi prolungati, i dialoghi soffiati tra i denti, le espressioni facciali tipiche del melodramma. Un'ora e diciassette minuti di noia, a tratti di irritazione verso personaggi davvero poco credibili e svolte (si fa per dire) improbabili. Scena del biliardo, stucchevole. Scena tra i filari, patetico omaggio al thriller americano. Scena finale, paretico rimando alla solidarietà femminile, che emerge impropriamente solo in chiusura dopo aver latitato per tutto il film. Un'opera mancata, un'occasione perduta a causa della poca creatività, si è preferito calcare il terreno sicuro del cliché di genere, con risultati disastrosi.
Una domanda, ma quando si capirà che la lentezza non equivale direttamente alla qualità?
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ennio
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giovedì 27 febbraio 2020
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drammino sulla prostituzione minorile
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"Tutte le mie notti" manca di troppe cose, prima di tutto di un cuore. La protagonista è una giovane prostituta di cui avremmo voluto sapere qualcosa in più su umori, amori, motivazioni. Invece tutto ciò che riesce a dire sul perchè lo fa è, ovviamente, "i soldi", e solo in risposta a una domanda precisa. Per il resto ci sono molti clichè già visti, soprattutto sessisti. Alla fine il messaggio è che in un gran porco mondo qual' è quello del sesso a pagamento, le donne hanno pur sempre più cuore e dignità degli uomini.
I ritmi sono esageratamente lenti e la storia è nel suo complesso davvero troppo povera.
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"Tutte le mie notti" manca di troppe cose, prima di tutto di un cuore. La protagonista è una giovane prostituta di cui avremmo voluto sapere qualcosa in più su umori, amori, motivazioni. Invece tutto ciò che riesce a dire sul perchè lo fa è, ovviamente, "i soldi", e solo in risposta a una domanda precisa. Per il resto ci sono molti clichè già visti, soprattutto sessisti. Alla fine il messaggio è che in un gran porco mondo qual' è quello del sesso a pagamento, le donne hanno pur sempre più cuore e dignità degli uomini.
I ritmi sono esageratamente lenti e la storia è nel suo complesso davvero troppo povera. Le scene più apprezzabili sono quelle nel bosco della grande villa. Attori bravini e nulla più.
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