tom cine
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mercoledì 9 giugno 2021
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gli elementi del thriller in un dramma
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Una ragazzina minorenne corre, spaventata, nel cuore della notte. Qualsiasi cosa sia successa in precedenza, certamente è stata brutta. Un'automobile si ferma e l’adolescente viene soccorsa da una donna che la fa salire in macchina. Subito apprendiamo che le due non si conoscono, mentre la donna cerca di calmare la ragazzina e la porta in una villa. Una volta ripreso il controllo dei propri nervi la fuggiasca (che si chiama Sara), comincia a relazionarsi con la donna, Veronica, rivelando lentamente e parzialmente, alla sua interlocutrice e agli spettatori, il motivo che l’ha portata a fuggire, spaventata, in mezzo ad una strada e a quell’ora della notte.
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Una ragazzina minorenne corre, spaventata, nel cuore della notte. Qualsiasi cosa sia successa in precedenza, certamente è stata brutta. Un'automobile si ferma e l’adolescente viene soccorsa da una donna che la fa salire in macchina. Subito apprendiamo che le due non si conoscono, mentre la donna cerca di calmare la ragazzina e la porta in una villa. Una volta ripreso il controllo dei propri nervi la fuggiasca (che si chiama Sara), comincia a relazionarsi con la donna, Veronica, rivelando lentamente e parzialmente, alla sua interlocutrice e agli spettatori, il motivo che l’ha portata a fuggire, spaventata, in mezzo ad una strada e a quell’ora della notte. Sara capisce, però, che Veronica non è sincera e che le nasconde, a sua volta, qualcosa. La vicenda prende una piega ancora più preoccupante con l’entrata in scena di un industriale, Federico, coinvolto in quanto è successo in precedenza.
Manfredi Lucibello esordisce alla regia, ed è un esordio bellissimo: questo film è una vera sorpresa. “Tutte le mie notti” fa dell’essenzialità la sua caratteristica principale: la vicenda ruota intorno ad un trio di personaggi, la durata è molto breve (appena settantasette minuti), quasi tutta la storia si svolge nell’arco di una notte (a parte il finale, immerso in una intensa luce mattutina) e in uno scenario molto ristretto (una villa e i suoi dintorni). Eppure, il film riesce a mantenere alta l’attenzione dello spettatore grazie a tre fattori fondamentali: un’ottima recitazione del trio di protagonisti (e, in particolare, di Benedetta Porcaroli, bravissima nel far emergere l’insicurezza adolescenziale di Sara e nel mettere in luce un percorso che va dall’iniziale immaturità all’autocritica non dichiarata), una sceneggiatura ben costruita (e che riesce anche a piazzare qualche piccolo colpo di scena, anche se stupire sotto questo aspetto non è il suo obiettivo principale), una mancanza di banalità nella caratterizzazione psicologica dei personaggi e soprattutto un’atmosfera affascinante e avvolgente che, sotto la sua ovattata apparenza, riesce perfino ad essere inquietante, pregna com’è di un sentore di un’altra tragedia che potrebbe compiersi da un momento all’altro. L’opera prima di Lucibello utilizza gli elementi del thriller (l’adolescente in pericolo, la “coppia” ambigua, l’arco temporale notturno, le colpe dei singoli personaggi, i luoghi isolati e altri elementi che non voglio elencarvi) per raccontare un dramma, durante il quale ogni componente del trio fa emergere (ai suoi stessi occhi e a quelli degli altri) la sua vera natura. Da non sottovalutare è anche l’uso che la regia sa fare degli spazi e del piccolo apparato scenografico (anche questo ridotto all’essenziale): è un film che sa trasmettere benissimo una sensazione di incertezza sia quando l’azione si svolge dentro i luoghi chiusi (le grandi stanze della villa, sono rese inquietanti dalle luci basse delle lampade), sia quando si svolge nei luoghi aperti. Basti pensare, per esempio, a quel canneto immerso in una luce quasi accecante e dove tutti i nodi vengono al pettine. Perfettamente azzeccata è, inoltre, l’idea di far svolgere la storia nella periferia di un’anonima località vicina al mare e non in una grande e riconoscibile città permettendole, in questa maniera, di diventare più universale. “Tutte le mie notti” è, infine, non soltanto un bellissimo esempio di come si possa fare uno splendido film, pur avendo molto poco a disposizione: è anche un film che rimane nella memoria e che riesce ad affrontare perfino argomenti scottanti con delicatezza.
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lukia
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venerdì 4 giugno 2021
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noia, nessuno slancio. evitatelo.
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Una trama interessante, sicuramente qualche trovata registica di rilievo, ma nel complesso un'opera mediocre. Dopo un inizio abbastanza promettente il film scivola in scene lunghe e lente, con dialoghi flosci eppure presentati come chiave di lettura o di svolta. Prestazioni attoriali scadenti, vittime di una sceneggiatura pigra, ottusamente ingabbiata nei soliti difetti del dramma italiano, tra cui i silenzi prolungati, i dialoghi soffiati tra i denti, le espressioni facciali tipiche del melodramma. Un'ora e diciassette minuti di noia, a tratti di irritazione verso personaggi davvero poco credibili e svolte (si fa per dire) improbabili. Scena del biliardo, stucchevole. Scena tra i filari, patetico omaggio al thriller americano.
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Una trama interessante, sicuramente qualche trovata registica di rilievo, ma nel complesso un'opera mediocre. Dopo un inizio abbastanza promettente il film scivola in scene lunghe e lente, con dialoghi flosci eppure presentati come chiave di lettura o di svolta. Prestazioni attoriali scadenti, vittime di una sceneggiatura pigra, ottusamente ingabbiata nei soliti difetti del dramma italiano, tra cui i silenzi prolungati, i dialoghi soffiati tra i denti, le espressioni facciali tipiche del melodramma. Un'ora e diciassette minuti di noia, a tratti di irritazione verso personaggi davvero poco credibili e svolte (si fa per dire) improbabili. Scena del biliardo, stucchevole. Scena tra i filari, patetico omaggio al thriller americano. Scena finale, paretico rimando alla solidarietà femminile, che emerge impropriamente solo in chiusura dopo aver latitato per tutto il film. Un'opera mancata, un'occasione perduta a causa della poca creatività, si è preferito calcare il terreno sicuro del cliché di genere, con risultati disastrosi.
Una domanda, ma quando si capirà che la lentezza non equivale direttamente alla qualità?
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clala
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sabato 10 aprile 2021
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noir che mantiene la suspance con eleganza
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Tutte le mie notti è un noir che scorre misterioso tra piccoli colpi di scena e grandi rivelazioni, riuscendo a mantenere la tensione sempre alta, soprattutto grazie alla bravura delle attrici e a una regia nuova e originale. Visto su Netflix, vivamente consigliato.
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lizzy
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giovedì 22 ottobre 2020
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tutti i miei sbadigli...
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Ho letto qualcuno parlare, riguardo questo lavoro, di film noioso, di tentativi di restar sveglio guardandolo, di film "senza cuore"...
Che dire...tutto vero...sottoscrivo in pieno.
Un film così piatto e inutile è da molto che non lo vedevo.
Forse ideato come pièce teatrale (3 protagonisti + 1 - pure cadavere: si prestano bene per il palcoscenico) tutto ruota intorno alla (tentata) fuga della protagonista dalla "scena del crimine", che poi crimine non è (si vedrà in appresso...ma non inserisco particolari per non spoilerare), e al successivo tentativo di irretirla fatto da un avvocato non tanto furbo e "super partes".
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Ho letto qualcuno parlare, riguardo questo lavoro, di film noioso, di tentativi di restar sveglio guardandolo, di film "senza cuore"...
Che dire...tutto vero...sottoscrivo in pieno.
Un film così piatto e inutile è da molto che non lo vedevo.
Forse ideato come pièce teatrale (3 protagonisti + 1 - pure cadavere: si prestano bene per il palcoscenico) tutto ruota intorno alla (tentata) fuga della protagonista dalla "scena del crimine", che poi crimine non è (si vedrà in appresso...ma non inserisco particolari per non spoilerare), e al successivo tentativo di irretirla fatto da un avvocato non tanto furbo e "super partes".
Scene lunghe lunghe, alcune abbastanza inutili e stonate (esatto: quella del bigliardo).
La ragazza che scappa, non scappa, dice, non dice...
Come personalità traviata la pupetta sembra anche fin troppo candida e come innocente si vede fin dalle prime scene che non lo è.
La Bobulova, altrimenti ottima attrice, qua non sembra manco lei. Si concede il minimo sindacale. Sembra non avere sentimenti, manco quando, verso la fine, qualcosa dovrebbe uscire.
Il Boni poi... non pervenuto. A tratti sembra scocciarsi di recitare in questa insulsa sceneggiata che tutto ha tranne che essere "realistica".
In tutto il tempo che lo spettatore assiste agli eventi non c'è nulla di veramente interessante.
Spesso, in casi di film come questo, si mostra un seno nudo, un sedere scoperto, un accoppiamento selvaggio per destare lo spettatore dal torpore (quello si mortale...). Qua manco questo.
Manco un tentativo di approccio "lesbo chic" fra l'avvocato (che si vede dovrebbe avere degli interessi di altro genere verso la ragazza) e la prostituta teoricamente minorenne (forse mia nonna sembrerebbe più giovanile però: han sbagliato target di "femmina" per il ruolo...).
Il tutto condito da una musica a tratti irritante e un "Deserto dei tartari" dove, a parte i 3 protagonisti + 1 (ma diciamo 2, visto che il Boni compare per pochi attimi: giusto il tempo di fare la figura del cioccolataio...) non viene nessuno a guardare, controllare, ficcanasare.
Dovrei rivederlo il film, ma mi sembra non si vedano terze figure per tutto il tempo (onestamente non ricordo e il sonno imperante mi impedisce di rivivere vari particolari).
Di sicuro un film che non da niente, non lascia niente, non fa pensare niente.
Che le cose descritte sono "normale amministrazione" e sceneggiate così non hanno nessun senso.
Per dire: pure su Novella 3000 saprebbero mettere più sale in tutta la situazione.
Bah...
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ennio
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giovedì 27 febbraio 2020
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drammino sulla prostituzione minorile
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"Tutte le mie notti" manca di troppe cose, prima di tutto di un cuore. La protagonista è una giovane prostituta di cui avremmo voluto sapere qualcosa in più su umori, amori, motivazioni. Invece tutto ciò che riesce a dire sul perchè lo fa è, ovviamente, "i soldi", e solo in risposta a una domanda precisa. Per il resto ci sono molti clichè già visti, soprattutto sessisti. Alla fine il messaggio è che in un gran porco mondo qual' è quello del sesso a pagamento, le donne hanno pur sempre più cuore e dignità degli uomini.
I ritmi sono esageratamente lenti e la storia è nel suo complesso davvero troppo povera.
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"Tutte le mie notti" manca di troppe cose, prima di tutto di un cuore. La protagonista è una giovane prostituta di cui avremmo voluto sapere qualcosa in più su umori, amori, motivazioni. Invece tutto ciò che riesce a dire sul perchè lo fa è, ovviamente, "i soldi", e solo in risposta a una domanda precisa. Per il resto ci sono molti clichè già visti, soprattutto sessisti. Alla fine il messaggio è che in un gran porco mondo qual' è quello del sesso a pagamento, le donne hanno pur sempre più cuore e dignità degli uomini.
I ritmi sono esageratamente lenti e la storia è nel suo complesso davvero troppo povera. Le scene più apprezzabili sono quelle nel bosco della grande villa. Attori bravini e nulla più.
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lbavassano
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venerdì 6 dicembre 2019
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l'arte del montaggio
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"Tutte le mie notti" regia di Manfredi Lucibello, montaggio di Paolo Cottignola. Non so fino a che punto sia sottoscrivibile il dogma di chi, anche se il suo nome è divenuto impronunciabile, a causa di una sciagurata battuta, è stato uno dei massimi autori, e teorici, dell'arte cinematografica: "Il cinema è montaggio". Il cinema è arte corale, cui ciascun partecipante offre il proprio necessario contributo, il proprio talento. Quello che mi pare sicuro è il fatto che il montaggio decide i ritmi della narrazione, le pause e le accelerazioni, la capacità, tramite ciò, di tenerci incollati allo schermo, oppure di farci sbadigliare.
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"Tutte le mie notti" regia di Manfredi Lucibello, montaggio di Paolo Cottignola. Non so fino a che punto sia sottoscrivibile il dogma di chi, anche se il suo nome è divenuto impronunciabile, a causa di una sciagurata battuta, è stato uno dei massimi autori, e teorici, dell'arte cinematografica: "Il cinema è montaggio". Il cinema è arte corale, cui ciascun partecipante offre il proprio necessario contributo, il proprio talento. Quello che mi pare sicuro è il fatto che il montaggio decide i ritmi della narrazione, le pause e le accelerazioni, la capacità, tramite ciò, di tenerci incollati allo schermo, oppure di farci sbadigliare. Tanto più ciò si dimostra vero in un film come questo, necessariamente fondato sugli elementi essenziali, personaggi e location, un film di genere, che però vuole andare oltre il genere. Tanto più mi ha fatto piacere sentire definire Paolo Cottignola (collaboratore di Ermanno Olmi, con cui ha ricevuto il David per "Il mestiere delle armi", ma anche dell'indimenticato Carlo Mazzacurati), da parte del giovane regista, in occasione dell'Asti Film festival: "Il Maestro cui tutti noi ci siamo appoggiati".
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giorgiachia
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mercoledì 20 novembre 2019
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una sorpresa per ricerca stilistica e sensibilità
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Dietro atmosfere noir e colpi di scena tipici del thriller, si nasconde la storia dell'incontro tra due donne, ben interpretate da Benedetta Porcaroli e Barbora Bobulova. Due donne diverse per età ed esperienza, un incontro che cambierà la loro vita. Ambientato tutto in una notte, con l’ausilio di tre soli attori, il film è una sorpresa per ricerca stilistica e sensibilità. Un piccolo film che trova la sua grandezza nella volontà di esplorare nuovi territori rispetto a quelli fin troppo battuti del nostro cinema.
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giorgio
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venerdì 25 ottobre 2019
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ho faticato a non addormentarmi
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Film noiosissimo, con due sole attrici lente da vedere e seguire, ed un uomo che appare 5 minuti nel film (se tale si può chiamare) ! Ho faticato a guardarlo fino all'ultimo più per curiosità che per altro. Non prediligo film con delitti e sangue da vedere. Ma anche un minimo di suspence ci deve pur essere. Era iniziato bene con lei che fuggiva inseguita da chissà cosa (sembrava)....ma poi il film da li in poi...pura noia mortale fra quattro mura !
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diabolik
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domenica 25 agosto 2019
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che noia
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presentato come un thriller psicologico, è centrato sulle personalita dibattute dei personaggi
totale assenza di suspense
lento fino alla sonnolenza
alcune scene improprie nel contesto ed intutili (quelle al bigliardo)
la storia nonb è nemmeno originale, ma comunque assolutamente tirato per le lunghe
poteva durare 15 munuti
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mauro2067
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lunedì 1 aprile 2019
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fiacco
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Viene presentato come un thriller ma non ne ha ne la carica emotiva ne la tensione che dovrebbe accompagnare le scene. Dopo pochi minuti si capisce tutto. A questo punto potrebbe trasformarsi in un film drammatico dove un accadimento sconvolge la vita dei protagonisti con tutto lo studio e l’esame sulle loro emozioni e reazioni. Ma anche in questo è fiacco e poco convincente. L’ho trovato, personalmente, lento, banale, a tratti noioso.
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