Soldado

La figlia del boss e le bande rivali

Una volta eravamo i più bravi nel cinema di genere, poi la tradizione sembrava essersi interrotta, ma qualcosa era rimasto nel Dna della nostra industria audiovisiva per riemergere con successo nelle serie televisive. "Romanzo criminale e "Gomorra" sono le più note ed entrambe portano la firma di Stefano Sollima. Non meraviglia pertanto che il 53enne regista romano sia stato notato e ingaggiato da Hollywood per dirigere una grande storia d'azione "Soldado", sequel di "Sicario', film del 2015 diretto da Denis Villeneuve. Stesso scenario, quell'inferno al confine fra Stati Uniti e Messico; stessi protagonisti, il misterioso killer Alejandro e l'agente federale Matt Graver, ancora affidati alle interpretazioni di Benicio Del Toro e Josh Brolin; stessa atmosfera violenta e disperata. Questa volta l'ennesima sporca azione progettata dal governo americano nasce dalla volontà di provocare una guerra fra i cartelli messicani della droga, ritenuti responsabili dell'ingresso di terroristi arabi negli States. Per disarticolare le organizzazioni criminali, si decide di sequestrare la figlia del boss Carlos Reynes e far ricadere la colpa sul gruppo dei Matamoros. L'operazione, affidata a Graver e Alejandro, si rivela più complicata del previsto per la corruzione e i tradimenti che regnano fra le forze dell'ordine messicane..."Soldado" è un classico action movie hollywoodiano, con qualche elemento contenutistico più europeo: una struttura di racconto più frammentaria del solito; la presenza di personaggi che rimandano al western spaghetti; l'uso di tempi narrativi ispirati alla lezione di Sergio Leone. Stefano Sollima gioca sullo stereotipo, non appare interessato ad approfondire il ritratto psicologico dei personaggi, lancia qualche velata provocazione politica e si esalta nelle scene d'azione, che propongono sparatorie, inseguimenti, il tutto raccontato con realismo e coinvolgimento.
Da Trova Roma, 18 ottobre 2018


di Franco Montini, 18 ottobre 2018