jasonbourne
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venerdì 27 maggio 2022
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anch''io l''ho notato subito
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SPOILER
Ho visto questo film 2 anni fa e l'ho rivisto recentemente e ricordo di aver notato subito questa incongruenza la quale mi sembra talmete palese, dato che non si trovano altre segnalazioni in rete, che credo di essere in errore io. Eppue non riesco a dargli una spiegazione. Sparano ad Alejandro che è piena notte, gli elicotteri sono a 15 minuti ma si vedono arrivare in pieno giorno con sole cocente, e già qui c'è qualcosa non và. Ma soprattutto quando rinviene Alejandro ed esce dal cratere si vede che trova subito davanti le 2 auto. Sono errori talmente incredibili che ci si chiede come sia possibile.
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dandy
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lunedì 15 marzo 2021
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puntuali intoppi nel piano...
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Sollima,al debutto americano,riprende storia e situazioni del precedente "Sicario".Ancora una volta si parla dei giochi sporchi del governo americano,pronto agli atti più biechi per combattere narcotrafficanti altrettanto biechi.Vengono messi in evidenza i peggiori aspetti politici,con piani fatti saltare per salvare la faccia ai piani superiori e conseguente eliminazione di chiunque risulti scomodo,colleghi di casa compresi.Ritorna anche la sottotrama decisiva nella vicenda,con un giovane messicano che deve entrare nella banda compiendo il primo omicidio(e che a giudicare dal finale avrà un ruolo determinante in un possibile terzo film).Ma rispetto al film di Villeneuve la vicenda diventa clicheizzata,in linea con il cinema americano più scontato(ed è un difetto notevole se si considera che il regista non è americano).
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Sollima,al debutto americano,riprende storia e situazioni del precedente "Sicario".Ancora una volta si parla dei giochi sporchi del governo americano,pronto agli atti più biechi per combattere narcotrafficanti altrettanto biechi.Vengono messi in evidenza i peggiori aspetti politici,con piani fatti saltare per salvare la faccia ai piani superiori e conseguente eliminazione di chiunque risulti scomodo,colleghi di casa compresi.Ritorna anche la sottotrama decisiva nella vicenda,con un giovane messicano che deve entrare nella banda compiendo il primo omicidio(e che a giudicare dal finale avrà un ruolo determinante in un possibile terzo film).Ma rispetto al film di Villeneuve la vicenda diventa clicheizzata,in linea con il cinema americano più scontato(ed è un difetto notevole se si considera che il regista non è americano).Il discorso degli immigrati sfruttati già marginale nel primo film qui è ancora più superficiale,e con Trump alla presidenza l'idea di fondo che vede i terroristi mescolarsi tra chi cerca semplicemente di arrivare negli USA per sfuggire da una brutta realtà è alquanto discutibile.Stonata anche la svolta finale,con disobbedienza agli ordini superiori e la forzatissima resurrezione miracolosa.Professionale la confezione e buone sequenze d'azione,che però non ragguingono il livello del film precedente.Forse il regista ha dovuto adattarsi controvoglia alla sceneggiatura,resta il fatto che il confronto con Villeneuve è in svantaggio,e non si va aldilà di un buon prodotto di genere.Come per "Sicario",il doppiaggio traduce incomprensibilmente i dialoghi in spagnolo,anzichè limitarsi a sottotitolarli.
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rudy_50
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venerdì 5 marzo 2021
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tremendo
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l'ho guardato per caso, Piaciuto molto. Aspetto il seguito.
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rudy_50
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rudy_50
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venerdì 5 marzo 2021
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wolvie
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domenica 15 novembre 2020
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sicario/soldato capitolo ii
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Seguito di " Sicario" di Villeneuve, questa volta la regia passa a Stefano Sollima che realizza un gran film, discostandosi dai dubbi esistenzial- morali del primo , ma, virando decisamente verso il western classico con un Brolin e un Del Toro, certamente tagliati con l accetta, però, inseriti in un impianto narrativo crudo che regge proprio nella rarefazione dei personaggi e dei paesaggi, con scene d azione degne di Michael Mann.
Racconto di frontiera con terroristi islamici in territorio messicano, il film ha un inizio folgorante: terroristi si fanno esplodere negli Stati Uniti, passando il confine grazie alle famiglie criminali del cartello messicano della droga e dell' immigrazione clandestina.
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Seguito di " Sicario" di Villeneuve, questa volta la regia passa a Stefano Sollima che realizza un gran film, discostandosi dai dubbi esistenzial- morali del primo , ma, virando decisamente verso il western classico con un Brolin e un Del Toro, certamente tagliati con l accetta, però, inseriti in un impianto narrativo crudo che regge proprio nella rarefazione dei personaggi e dei paesaggi, con scene d azione degne di Michael Mann.
Racconto di frontiera con terroristi islamici in territorio messicano, il film ha un inizio folgorante: terroristi si fanno esplodere negli Stati Uniti, passando il confine grazie alle famiglie criminali del cartello messicano della droga e dell' immigrazione clandestina.
Entra in gioco l agente speciale Matt Graver , che viene incaricato di fare scoppiare una guerra tra i "cartelli" in Messico e chiede l aiuto di Alejandro Gillick , per sequestrare la figlia del boss locale.Non tutto fila liscio e Gillick resta con la ragazzina in territorio ostile senza aiuti ne supporto logistico.
Rarefatto, riesce a sviluppare almeno due scene d azione memorabili : il rapimento della ragazza e l imboscata della polizia corrotta agli agenti speciali. Anche se gli scenari sono già stati rappresentati in altri film, Sollima riesce a sviluppare la sceneggiatura in maniera originale ed emotivamente coinvolgente, cosa che non riusciva al concettuale Villeneuve. Peccato che il soggetto non abbia trovato il successo sperato e non si sia potuto produrre un seguito, come il finale "aperto" voleva fare presagire.
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giuseppetoro
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venerdì 10 maggio 2019
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un film d'azione bellino
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Film d'azione che parla della guerra per il controllo del narcotraffico tra usa e messico, carino
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felicity
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martedì 19 marzo 2019
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un sequel decisamente riuscito
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Il film è inevitabilmente meno fascinoso e perturbante di "Sicario", ma regge bene alla distanza proprio perché il regista italiano ha l’intelligenza di non confrontarsi con Villeneuve sul piano dell’ambiguità dei personaggi (o delle inquadrature) spingendo il copione di Sheridan verso la sua anima più “action”.
La vicenda del rapimento si trasforma in un duello a distanza consumato negli spazi.
La parte finale del film si perde nel deserto concedendo al personaggio di Benicio Del Toro aspetti quasi soprannaturali.
Nelle ultime sequenze il cinema di Sollima tocca momenti di astrazione visiva inediti.
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no_data
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martedì 26 febbraio 2019
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lasciamo perdere
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credibilità zero per le situazioni... Il film si attorciglia su se stesso. Chissà perchè gli attori, Benicio del Toro in primis si sono prestati a questa porcheria...
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gianleo67
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lunedì 17 dicembre 2018
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soldati, sicari e...adolescenti riottose
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Richiamato in patria a seguito di un attentato terroristico di matrice islamica, l'agente federale Matt Graver viene incaricato di destabilizzare i cartelli messicani e boicottarne il fiorente traffico di esseri umani con il quale si alimenta la manovalanza radicalizzata in territorio americano. L'operazione passa attraverso il reclutamento di un sicario con più di un conto in sospeso con i boss del narcotraffico ed il rapimento della figlia adolescente di uno di questi. L'imprevisto però è il crudele convitato di pietra con cui l'uomo dovrà presto fare i conti. Da primo capitolo di una ideale trilogia della moderna frontiera americana al succulento spin off di una autonoma trilogia (Sicario 3, coming soon?) del gioco sporco del governo yankee sulla frontiera tex-mex il passo è breve, tanto più se la produzione ha milioni da spendere, miglia cinematografiche da percorrere e cavalli di razza da lanciare a briglie sciolte attraverso le lande desertiche della simbolica terra di nessuno che separa l'autarchia criminale di una storica terra di conquista dall'autoritarismo marziale della prima potenza economica mondiale.
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Richiamato in patria a seguito di un attentato terroristico di matrice islamica, l'agente federale Matt Graver viene incaricato di destabilizzare i cartelli messicani e boicottarne il fiorente traffico di esseri umani con il quale si alimenta la manovalanza radicalizzata in territorio americano. L'operazione passa attraverso il reclutamento di un sicario con più di un conto in sospeso con i boss del narcotraffico ed il rapimento della figlia adolescente di uno di questi. L'imprevisto però è il crudele convitato di pietra con cui l'uomo dovrà presto fare i conti. Da primo capitolo di una ideale trilogia della moderna frontiera americana al succulento spin off di una autonoma trilogia (Sicario 3, coming soon?) del gioco sporco del governo yankee sulla frontiera tex-mex il passo è breve, tanto più se la produzione ha milioni da spendere, miglia cinematografiche da percorrere e cavalli di razza da lanciare a briglie sciolte attraverso le lande desertiche della simbolica terra di nessuno che separa l'autarchia criminale di una storica terra di conquista dall'autoritarismo marziale della prima potenza economica mondiale. Il braccio armato (di penna e calamaio) di questa potente operazione di ristrutturazione dell'action thriller è il solito Taylor Sheridan, qui al servizio di un rutilante immaginario di mercenari giramondo che sposano forzosamente le ragionevoli motivazioni di una endemica guerriglia geolocalizzata (il traffico della droga, quello dell'immigrazione) alle ragioni ideologiche di una delocalizzata lotta al terrorismo internazionale a base di rivendite alimentari col botto ed a tappeti da preghiera rivolti ad est appena 'arrestati' sull'orlo del precipizio (anche questi sono tre ma non tutti ben orientati). Se della solida compattezza e minacciosa ambiguità del capitolo diretto da Villeneuve rimangono il ritmo sostenuto da un montaggio efficace, una colonna sonora che eredita la rullante sonorità di quella di un autore originale prematuramente scomparso (drug&death...in deutsch) e misteriose insidie che il caso dissemina sulla strada di uomini di captiva volontà (who kidnapped me?...), la storiella aggrega locazioni ed azioni con la prevedibilità di chi deve andare dal punto A al punto B cercando di salvare capra e cavoli e di disfarsi dei prigionieri che si sono appena fatti quando la terra inizia a scottare sotto i piedi. Come dire che alla impeccabile direzione dell'esordio americano del nostro buon Sollima ed al parterre des heros di interpreti scafati del calibro di Brolin, Del Toro e Keener (nella parte del Salvini a stelle e strisce anche l'ex cronista pacifista soldato-Joker-Modine) e ad una raffinatezza narrativa che armonizza l'asprezza del paesaggio desertico con il deserto umano di antieroi mossi da livori personali o da una malintesa ragion di stato, si affianca una prevedibilità dei comportamenti pronta a chiamare in causa i facili stereotipi della affiliazione criminale (il guappo Miguel Hernandez) o della filiazione putativa (la guapa Isabel Reyes), disperdendo l'oscuro potenziale di una minaccia letale nascosta tra le pieghe di una morale crepuscolare e risolvendo con una sottotrama vagamente ricattatoria le problematiche di una promessa sentimentale da far decollare verso il programma protezione testimoni e quelle di una eredità criminale da discutere pericolosamente nel retro di un fast-food. Tra un Sud del mondo di connivenze istituzionali assortite e la solita retorica marziale del settimo cavalleggeri in trasferta oltre il Rio Bravo, le critiche di cavalcare gli stereotipi non sembrano così infondate; ma ci si diverte lo stesso!
Adelante! Adelante! C'è un uomo al volante Ha due occhi che sembra un diavolo!
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