uppercut
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domenica 26 febbraio 2017
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il cinema come opportunità, senza tradimenti
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E' di grande conforto trovare solidi punti di riferimento nell'ambito della critica cinematografica. Per me lo è Marianna Cappi, Nel senso che ogni suo giudizio negativo vale per me come sicuro indicatore di qualità. E lo stesso avviene in situazione contraria. Comodissimo!. Credo davvero che T2 sia tra i film più belli e nuovi (per rifermi alla sofisticata aggettivazione della suddetta) visti negli ultimi anni. E' bello perché ogni scelta registica è frutto di una elaborazione di pensieri e sentimenti, lunga, lunghissima... vent'anni almeno. E' nuovo perché il rapporto tra presente e passato che percorre tutto il film non è giocato secondo rodate soluzioni di flash back, omaggi autorefernziali o banali insert citazionistici.
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E' di grande conforto trovare solidi punti di riferimento nell'ambito della critica cinematografica. Per me lo è Marianna Cappi, Nel senso che ogni suo giudizio negativo vale per me come sicuro indicatore di qualità. E lo stesso avviene in situazione contraria. Comodissimo!. Credo davvero che T2 sia tra i film più belli e nuovi (per rifermi alla sofisticata aggettivazione della suddetta) visti negli ultimi anni. E' bello perché ogni scelta registica è frutto di una elaborazione di pensieri e sentimenti, lunga, lunghissima... vent'anni almeno. E' nuovo perché il rapporto tra presente e passato che percorre tutto il film non è giocato secondo rodate soluzioni di flash back, omaggi autorefernziali o banali insert citazionistici. La genialità del film va anche oltre un pur interessante gioco metalinguistico, per quanto il rimando a Pirandello venga quasi immediato.
T2 è molto, molto più di un sequel. Ed è solo accidentalmente un film nel film. E' il cinema, non un film o un ex ragazzo di Edimburgo, a guardarsi allo specchio. E' il linguaggio magico, mostruoso, adrenalinico, tragico, febbrile delle immagini in movimento a cercare il proprio senso davanti alla vita che scivola via, verso l'asurdo epilogo di una cassa o di un prato coperto di nebbia. In T2 i ricordi dei personaggi sono "pezzi" di un film da loro stessi un tempo interpretato. Le scene da loro vissute sono pagine di sceneggiatura. Le emozioni ritrovate sembrano recuperate al largo dei bastioni di Orione.. La genialità di Boyle è di rimettere mano alle proprie creature con la stessa stupefatta malconia che avrebbe un reduce nel misurarsi con parti di sé vicine eppure perdute per sempre. Proprio come accade al cinema della contemporaneità che è presente e limpido come un'animazione digitale eppure sgranato e fuligginoso come una ripresa senza luci. T2, così segnato dal lutto ma anche da esplosioni di vita, è tra i messaggi più forti e profondi che il cinema del nuovo millennio ci abbia consegnato arrivando a rivelarci la propria rinnovata missione. Se un intero quartiere può crollare casa dopo casa, basta un semplice effetto reverse per far sorgere un nuovo edificio. Se tutto si risolve in una scelta tra orrida normalità e devastanti deviazioni, ecco la soggettiva di un allucinato, improponibile Spud a trasformare anche vomito e piscio in sublime poesia. L'onestà sta nel dichiarare l'imbroglio. T2, e il cinema diventa opportunità, senza tradimenti.
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flyanto
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martedì 28 febbraio 2017
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continuano le storie della banda di edinmburgo
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Esce in questi giorni nelle sale cinematografiche il sequel del famoso film "Trainspotting", sempre con la regia di Danny Boyle e con gli stessi interpreti (Ewan Mc Gregor, Ewen Bremner, Robert Carlyle, ecc...). La vicenda di "T2 Trainspotting" si colloca temporalmente esattamente 20 anni dopo che il protagonista principale (Ewan Mc Gregor, appunto) è fuggito da Edimburgo con i soldi ricavati dalla vendita di un ricco bottino di droga. Riparatosi ad Amsterdam e cercando di guarire dalla propria dipendenza dalla droga, egli ritorna nella sua città natale di Edimburgo e si riunisce con i due amici, gli unici rimasti ancora in vita, di un tempo e compagni di scorribande varie.
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Esce in questi giorni nelle sale cinematografiche il sequel del famoso film "Trainspotting", sempre con la regia di Danny Boyle e con gli stessi interpreti (Ewan Mc Gregor, Ewen Bremner, Robert Carlyle, ecc...). La vicenda di "T2 Trainspotting" si colloca temporalmente esattamente 20 anni dopo che il protagonista principale (Ewan Mc Gregor, appunto) è fuggito da Edimburgo con i soldi ricavati dalla vendita di un ricco bottino di droga. Riparatosi ad Amsterdam e cercando di guarire dalla propria dipendenza dalla droga, egli ritorna nella sua città natale di Edimburgo e si riunisce con i due amici, gli unici rimasti ancora in vita, di un tempo e compagni di scorribande varie. Qui, però nel frattempo riesce a fuggire di prigione l' altro loro compagno di avventure e precisamente colui al quale è stato derubato il bottino intero della partita di droga. Quest'ultimo, sempre desideroso di vendicarsi del suo ex-socio, una volta che apprende ed incontra per caso in un locale notturno il protagonista, si adopera in ogni modo per mettere in atto la propria vendetta. Da qui numerosi avvenimenti che porteranno l'ex-galeotto a ritornare ovviamente in carcere e gli altri componenti della sconquassata banda a riprendere la propria vita di sbandati.
Irvin Welsh, autore dell'omonimo e famoso libro "Trainspotting" (da cui fu tratto il primo film) e del suo sequel "Porno", a cui "T2" si ispira, ideò una storia in cui alcuni dei personaggi erano gli stessi di "Trainspotting" e che ambientò nel mondo della pornografia. Nulla di tutto ciò (se non un piccolo accenno di voler aprire da parte di uno dei componenti della banda una sorta di SPA erotica) in "T2": il regista Danny Boyle ha preferito non addentrarsi in un tale e particolare mondo e concentrare, invece, l'intera vicenda sulle vite quotidiane e fallite del presente dei singoli personaggi. Così facendo, il regista però non è riuscito nè a costruire nè, di conseguenza, a raggiungere il pregio ed il grande successo ottenuto dalla sua prima pellicola. La storia, infatti, appare "tirata" , con qualche "escamotage" da giustificare le varie azioni dei personaggi, ma nulla di più e pertanto, sebbene gli attori siano sempre perfettamente calati nei propri ruoli e rendano il film divertente ed ironico in svariate sue parti, "T2" sicuramente manca di quell'originalità, nonchè crudo realismo che contraddistingueva e rendeva unico il primo "Trainspotting". Anche riguardo la colonna sonora "T2" risulta sicuramente inferiore nella scelta dei brani. Peccato!
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[+] scegliere la vita….e dopo anche l’amicizia
(di antonio montefalcone)
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sabato 25 febbraio 2017
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allungare la pellicola con piccole dosi di scene passate, per accompagnare un presente che altrimenti stenterebbe a decollare.
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Dopo vent’anni “Rent” (Ewan McGregor) ritorna a Edimburgo, colto dalla necessità di sistemare le cose con gli amici di sempre, che in passato aveva truffato. Nessuno di loro però lo attenderà con benevolenza: Spud, Sick Boy ma soprattutto Franco, il più temuto da tutto il gruppo. Rent avrà l’occasione per riavvicinarsi alle persone da cui era fuggito, ma non senza difficoltà.
Per gli over 30, per quelli che hanno visto TRAINSPOTTING al cinema nel 1997, questo sembrerà come aver bevuto un bicchier d’acqua dopo un litro di birra. Mentre generazioni più giovani, potranno trarre giudizi più benevolenti. Danny Boyle stavolta non lascia il segno, dopo aver creato un cult vent’anni prima, riporta la ciurma degli attori originari, ad una resa dei conti mai davvero convincente.
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Dopo vent’anni “Rent” (Ewan McGregor) ritorna a Edimburgo, colto dalla necessità di sistemare le cose con gli amici di sempre, che in passato aveva truffato. Nessuno di loro però lo attenderà con benevolenza: Spud, Sick Boy ma soprattutto Franco, il più temuto da tutto il gruppo. Rent avrà l’occasione per riavvicinarsi alle persone da cui era fuggito, ma non senza difficoltà.
Per gli over 30, per quelli che hanno visto TRAINSPOTTING al cinema nel 1997, questo sembrerà come aver bevuto un bicchier d’acqua dopo un litro di birra. Mentre generazioni più giovani, potranno trarre giudizi più benevolenti. Danny Boyle stavolta non lascia il segno, dopo aver creato un cult vent’anni prima, riporta la ciurma degli attori originari, ad una resa dei conti mai davvero convincente. L’aria malinconica di quegli anni 90 ormai passati, porta il regista inevitabilmente ad allungare la pellicola con piccole dosi di scene passate, per accompagnare un presente che altrimenti stenterebbe a decollare. Alcune trovate discutibili, come la musica nella discoteca scozzese prima che Rent venga inseguito da Franco. Attori complessivamente credibili e sopra la sufficienza, a parte Ewan McGregor piuttosto insipido, ma non per colpa sua. Non tutto però è dimenticabile, sono infatti quattro le scene davvero riuscite del film: il salvataggio di Spud dal suicidio con la metafora del grattacielo, il concerto improvvisato di Rent e Sick Boy ad un raduno di protestanti (esilarante), il monologo di Rent alla pseudo fidanzata di Sick Boy, e l’ultimissima scena finale di Rent alle prese con una nuova versione di LUST FOR LIFE (The Prodigy Remix). Mi sento di consigliarlo solo a chi ha apprezzato il primo TRAINSPOTTING, con riserva.
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giorpost
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venerdì 24 febbraio 2017
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scegli la vita, scegli 10 cose. e mettici anche trainspotting 2
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Edimburgo, oggi. A vent'anni dalla sua fuga col malloppo, Mark torna nella sua città per affrontare i propri demoni. Vecchi amici, vecchi vizi, il vecchio padre, la vecchia e atavica mancanza di un lavoro che possa definirsi stabile. In fuga, stavolta, dalla moglie (olandese?) dopo 15 anni di matrimonio, da un imminente licenziamento e con un recente attacco cardiaco sul groppo, Rent Boy preferisce rifugiarsi nella bettola di Sick Boy, alias Simon, per saldare i conti col passato e con il suo amico di una vita. Ma un tradimento è sempre duro da digerire e 4 lustri non possono cancellare 4 mila sterle sottratte alle spalle, e allora ecco che le vecchie ruggini fanno scintille...ma soltanto per un nanosecondo, giusto il tempo di rendersi conto che i due si adorano ancora l'un l'altro, tra antiche passioni calcistiche, il biliardino, birre e un timido revival a base di droghe.
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Edimburgo, oggi. A vent'anni dalla sua fuga col malloppo, Mark torna nella sua città per affrontare i propri demoni. Vecchi amici, vecchi vizi, il vecchio padre, la vecchia e atavica mancanza di un lavoro che possa definirsi stabile. In fuga, stavolta, dalla moglie (olandese?) dopo 15 anni di matrimonio, da un imminente licenziamento e con un recente attacco cardiaco sul groppo, Rent Boy preferisce rifugiarsi nella bettola di Sick Boy, alias Simon, per saldare i conti col passato e con il suo amico di una vita. Ma un tradimento è sempre duro da digerire e 4 lustri non possono cancellare 4 mila sterle sottratte alle spalle, e allora ecco che le vecchie ruggini fanno scintille...ma soltanto per un nanosecondo, giusto il tempo di rendersi conto che i due si adorano ancora l'un l'altro, tra antiche passioni calcistiche, il biliardino, birre e un timido revival a base di droghe. Si, anche quelle. E poi c'è Spud, quello che non ha mai fatto male ad una mosca, il più disgraziato della comitiva che però ha imparato un mestiere (artigiano edile), scrive storie, magari tenta qualche suicidio di troppo, ma pare il più determinato di tutti a farla finita...con l'eroina. Begbie, invece, evade dalla galera e ha sete di vendetta, ma l'impotenza di agire liberamente (e di andare con le donne) gli rende difficile qualunque cosa, compreso un rapporto normale padre-figlio. I quattro (il quinto,Tommy, morì di HIV) a vario titolo e con metodi differenti tentano una risalita, vuoi minacciando presidi erotomani, vuoi tradendo (ancora) per sesso e sentimentalismo, ma a metterci lo zampino stavolta è una bulgara di nome Veronica, la quale determinerà una consistente parte degli eventi finali.
T2: Trainspotting (UK, 2017) è quel sequel -mi scuso per il gioco di parole- che ti aspetti, che vorresti, che gireresti se fossi tu il regista. Danny Boyle non ha fatto altro che raccontare l'ovvio, in un quadro nel quale i protagonisti non possono esimersi dall'essere quello che sono, cioè quanto di più complesso la società può partorire. Ci sono molte belle sequenze in quest'opera, autocitazioni mai troppo esagerate, il giusto dosaggio di malinconia e la solita, straordinaria colonna sonora, fatta di pezzi noti riarrangiati e nuove songs dal carattere deciso. E se l'erezione vera e propria, come capita a Carlyle, arriva quando meno te l'aspetti, ti rendi conto che la scena cult non è quella del sorriso beffardo di Mark, ma riguarda qualcosa che a noi del Sud Europa interessa poco, e cioè quel 1690 e la storia della vittoria dei protestanti sui cattolici che determinarono l'attuale status britannico. Non nascondiamoci, ogni uno di noi quarantenni che han fatto parte della X-Generation e di quegli eclettici e rilassati (col senno di poi) anni novanta, avrà versato una lacrimuccia di nascosto allorquando il buon Ewan McGregor ha riproposto il suo arcinoto monologo, stavolta riveduto, corretto ed aggiornato ai tempi di Twitter e Facebook. Non mi esimo dal sottolineare qualche scena poco riuscita, come la fuga dall'ospedale di "Franco" (quanto tempo avrà passato in bagno il poliziotto?), oppure lo spot patriottico delle Highlands scozzesi (con Spud in canottiera a 2000 metri di altezza), ma l'effetto dello "scegli la vita...", signore e signori, c'è ancora. E lasciamo stare se la pellicola sia più o meno all'altezza del primo, storico treno: la stazione è cambiata, ma i vagoni (compresi quelli della stanza di Renton) sono sempre gli stessi, tranne che per quei diciottenni entrati in sala spaesati senza che qualcuno li abbia avvisati in tempo che non era roba (in tutti i sensi) per loro. Scegliete di andare al Cinema, scegliete di vedere T2 e, una volta tornati a casa, segliete di rivedere il primo Trainspotting. Io, credetemi, lo sto facendo in questo preciso momento. Eh, si, ragazzi: vent'anni sono davvero volati.
Voto: 8
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cristian
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domenica 5 marzo 2017
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operazione nostalgia.
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Danny Boyle (Trainspotting; 28 giorni dopo; The Millionaire; Steve Jobs) torna a dirigere i quattro mascalzoni di Scozia in un sequel, T2 Trainspotting, molto meno irriverente e scorretto del primo film cult del 1996. La nostalgia è perennemente presente in questo secondo episodio, ben costruito senz’altro, ma, al contrario del primo, troppo conformista. Alla sceneggiatura di John Hodge (Trainspotting; In trance) va una piena sufficienza seppure non caratterizzata da battute originali o intriganti. Fotografia di Anthony Dod Mantle (28 giorni dopo; L’ultimo re di Scozia; The Millionaire; The Eagle; Rush; Snowden). Buone le interpretazioni di Ewan McGregor e Jonny Lee Miller, mentre sembrano più convincenti e coinvolgenti quelle di Ewen Bremner e Robert Carlyle.
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Danny Boyle (Trainspotting; 28 giorni dopo; The Millionaire; Steve Jobs) torna a dirigere i quattro mascalzoni di Scozia in un sequel, T2 Trainspotting, molto meno irriverente e scorretto del primo film cult del 1996. La nostalgia è perennemente presente in questo secondo episodio, ben costruito senz’altro, ma, al contrario del primo, troppo conformista. Alla sceneggiatura di John Hodge (Trainspotting; In trance) va una piena sufficienza seppure non caratterizzata da battute originali o intriganti. Fotografia di Anthony Dod Mantle (28 giorni dopo; L’ultimo re di Scozia; The Millionaire; The Eagle; Rush; Snowden). Buone le interpretazioni di Ewan McGregor e Jonny Lee Miller, mentre sembrano più convincenti e coinvolgenti quelle di Ewen Bremner e Robert Carlyle. Insipida fino al midollo Anjela Nedyalkova.
Mark Renton (Ewan McGregor) dopo vent’anni vissuti ad Amsterdam, dove ha moglie e figli, fa ritorno nella sua Edimburgo. Sua madre è morta, mentre il padre continua a vivere nella casa di famiglia. I suoi amici sono nelle solite disastrate condizioni: Spud (Ewen Bremner) è ancora un eroinomane sull’orlo del suicidio; Sick Boy (Jonny Lee Miller) è diventato un pappone e un truffatore, oltre a continuare la sua attività di spacciatore; Begbie (Robert Carlyle) è appena scappato di prigione e, come sempre, pronto a delinquere. Si ricordi che Mark lasciò la città con 12 mila sterline raggirando i suoi cosiddetti “amici”, delle cui reazioni adesso dovrà fare i conti.
Danny Boyle, con T2 Trainspotting,cambia decisamente (o quasi) registro rispetto al primo esaltante episodio, scegliendo una strada meno rischiosa ma non per questo sbagliata. Il regista inglese, come detto, realizza un’opera poco spregiudicata, ricoperta da un velo di nostalgia che guarda al passato e, in questo caso, agli eventi che hanno caratterizzato il primo film del 1996. A parte l’impronta generale politicamente corretta data alla nuova opera, poco o nulla cambia nelle caratteristiche dei personaggi che continuano a vivere vite degradate. Gli anni (ben 20) sono passati ma le vecchie strade non sono state abbandonate. Mark, nel finale del primo film, prima di lasciare temporaneamente Edimburgo, proferisce le famose parole “scelgo la vita”, ovvero decide di guardare avanti, di cambiare e lasciarsi il passato alle spalle. Al contrario, il suo rientro in patria si rivela essere un ritorno, sotto tutti i punti di vista, a ciò che era e che aveva rifiutato di continuare ad essere, ovvero un uomo dalla personalità debole. La mano di Boyle alla regia si avverte fin da subito, con inquadrature e modalità di realizzazione delle scene ben aderenti allo stile che lo ha caratterizzato anche nel primo Trainspotting. Il film è permeato di immagini appartenenti al precedente episodio, distribuite tramite mini flashback o addirittura sovrapposte alla realtà attuale. La trama, senza troppe pretese, risulta godibile fino all’ultimo, assumendo, ad un certo punto, un risvolto thriller dal momento in cui Begbie esce dal carcere. L’intreccio è, in definitiva, abbastanza semplice, conforme ai canoni di un cinema di medio-basso livello. I nostri protagonisti, come già detto prima, non sono evoluti in 20 anni ma, anzi, li troviamo a fare i conti con le conseguenze delle loro vecchie e reiterate azioni. Trama a parte, il film è incentrato principalmente sull’incontro che diviene scontro tra i quattro manigoldi che meditano vendette (nei confronti di Mark), ridanno vita ai ricordi e a situazioni già viste nel 1996. Insomma, i personaggi li lasciammo miseri e miseri sono rimasti, nonostante Spud e Mark siano, tra i 4, i soli che abbiano tentato, pur fallendo, di correggere il tiro delle loro vite. Se in Trainspotting le ambientazioni edimburghesi sudice e marce andavano a braccetto con la psicologia dei personaggi, adesso invece la coesione tra i due elementi manca. Ma, per quanto tutto cambi (solo nella forma) intorno a loro, i nostri protagonisti restano inesorabilmente gli stessi. Anche il clima allucinogeno espresso tramite scene diventate storia è ormai un vecchio ricordo. Evidenti e gradevoli alcune scelte del reparto fotografico guidato da Anthony Dod Mantle; tra queste credo sia significativa, e sempre volta a richiamare inquadrature e scene già viste nel primo film, l’immagine di Mark e del padre seduti ai loro soliti posti, al solito tavolo nella casa di famiglia, mentre sulla sedia un tempo occupata dalla madre del ragazzo, ormai defunta, si colloca l’ombra del figlio. La colonna sonora, marchio di fabbrica del prodotto, è leggermente rivisitata ma è la stessa del precedente capitolo, a ricalcare ancora di più, come se non bastasse, il legame indissolubile che lega le due pellicole. Riadattato in maniera apprezzabile e in chiave moderna è il monologo “scegli la vita”. Ovviamente, portare sullo schermo il sequel (o, in altri casi, un reboot) di un cult del genere è la cosa, forse, più difficile per un regista. Purtroppo i paragoni sono inevitabili quanto inevitabilmente inutili. In definitiva, T2 Trainspotting è un buon prodotto che non delude gli affezionati non pretenziosi. L’operazione nostalgia attuata dal regista, nonché le buone capacità recitative messe in campo dagli attori, servono sicuramente ad alzare il livello di un’opera che, di per sé, slegata totalmente dal primo episodio, non gode di un intreccio particolarmente rilevante.
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cristian
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lunedì 6 marzo 2017
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operazione nostalgia.
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Danny Boyle (Trainspotting; 28 giorni dopo; The Millionaire; Steve Jobs) torna a dirigere i quattro mascalzoni di Scozia in un sequel, T2 Trainspotting, molto meno irriverente e scorretto del primo film cult del 1996. La nostalgia è perennemente presente in questo secondo episodio, ben costruito senz’altro, ma, al contrario del primo, troppo conformista. Alla sceneggiatura di John Hodge (Trainspotting; In trance) va una piena sufficienza seppure non caratterizzata da battute originali o intriganti. Fotografia di Anthony Dod Mantle (28 giorni dopo; L’ultimo re di Scozia; The Millionaire; The Eagle; Rush; Snowden). Buone le interpretazioni di Ewan McGregor e Jonny Lee Miller, mentre sembrano più convincenti e coinvolgenti quelle di Ewen Bremner e Robert Carlyle.
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Danny Boyle (Trainspotting; 28 giorni dopo; The Millionaire; Steve Jobs) torna a dirigere i quattro mascalzoni di Scozia in un sequel, T2 Trainspotting, molto meno irriverente e scorretto del primo film cult del 1996. La nostalgia è perennemente presente in questo secondo episodio, ben costruito senz’altro, ma, al contrario del primo, troppo conformista. Alla sceneggiatura di John Hodge (Trainspotting; In trance) va una piena sufficienza seppure non caratterizzata da battute originali o intriganti. Fotografia di Anthony Dod Mantle (28 giorni dopo; L’ultimo re di Scozia; The Millionaire; The Eagle; Rush; Snowden). Buone le interpretazioni di Ewan McGregor e Jonny Lee Miller, mentre sembrano più convincenti e coinvolgenti quelle di Ewen Bremner e Robert Carlyle. Insipida fino al midollo Anjela Nedyalkova.
Mark Renton (Ewan McGregor) dopo vent’anni vissuti ad Amsterdam, dove ha moglie e figli, fa ritorno nella sua Edimburgo. Sua madre è morta, mentre il padre continua a vivere nella casa di famiglia. I suoi amici sono nelle solite disastrate condizioni: Spud (Ewen Bremner) è ancora un eroinomane sull’orlo del suicidio; Sick Boy (Jonny Lee Miller) è diventato un pappone e un truffatore, oltre a continuare la sua attività di spacciatore; Begbie (Robert Carlyle) è appena scappato di prigione e, come sempre, pronto a delinquere. Si ricordi che Mark lasciò la città con 12 mila sterline raggirando i suoi cosiddetti “amici”, delle cui reazioni adesso dovrà fare i conti.
Danny Boyle, con T2 Trainspotting,cambia decisamente (o quasi) registro rispetto al primo esaltante episodio, scegliendo una strada meno rischiosa ma non per questo sbagliata. Il regista inglese, come detto, realizza un’opera poco spregiudicata, ricoperta da un velo di nostalgia che guarda al passato e, in questo caso, agli eventi che hanno caratterizzato il primo film del 1996. A parte l’impronta generale politicamente corretta data alla nuova opera, poco o nulla cambia nelle caratteristiche dei personaggi che continuano a vivere vite degradate. Gli anni (ben 20) sono passati ma le vecchie strade non sono state abbandonate. Mark, nel finale del primo film, prima di lasciare temporaneamente Edimburgo, proferisce le famose parole “scelgo la vita”, ovvero decide di guardare avanti, di cambiare e lasciarsi il passato alle spalle. Al contrario, il suo rientro in patria si rivela essere un ritorno, sotto tutti i punti di vista, a ciò che era e che aveva rifiutato di continuare ad essere, ovvero un uomo dalla personalità debole. La mano di Boyle alla regia si avverte fin da subito, con inquadrature e modalità di realizzazione delle scene ben aderenti allo stile che lo ha caratterizzato anche nel primo Trainspotting. Il film è permeato di immagini appartenenti al precedente episodio, distribuite tramite mini flashback o addirittura sovrapposte alla realtà attuale. La trama, senza troppe pretese, risulta godibile fino all’ultimo, assumendo, ad un certo punto, un risvolto thriller dal momento in cui Begbie esce dal carcere. L’intreccio è, in definitiva, abbastanza semplice, conforme ai canoni di un cinema di medio-basso livello. I nostri protagonisti, come già detto prima, non sono evoluti in 20 anni ma, anzi, li troviamo a fare i conti con le conseguenze delle loro vecchie e reiterate azioni. Trama a parte, il film è incentrato principalmente sull’incontro che diviene scontro tra i quattro manigoldi che meditano vendette (nei confronti di Mark), ridanno vita ai ricordi e a situazioni già viste nel 1996. Insomma, i personaggi li lasciammo miseri e miseri sono rimasti, nonostante Spud e Mark siano, tra i 4, i soli che abbiano tentato, pur fallendo, di correggere il tiro delle loro vite. Se in Trainspotting le ambientazioni edimburghesi sudice e marce andavano a braccetto con la psicologia dei personaggi, adesso invece la coesione tra i due elementi manca. Ma, per quanto tutto cambi (solo nella forma) intorno a loro, i nostri protagonisti restano inesorabilmente gli stessi. Anche il clima allucinogeno espresso tramite scene diventate storia è ormai un vecchio ricordo. Evidenti e gradevoli alcune scelte del reparto fotografico guidato da Anthony Dod Mantle; tra queste credo sia significativa, e sempre volta a richiamare inquadrature e scene già viste nel primo film, l’immagine di Mark e del padre seduti ai loro soliti posti, al solito tavolo nella casa di famiglia, mentre sulla sedia un tempo occupata dalla madre del ragazzo, ormai defunta, si colloca l’ombra del figlio. La colonna sonora, marchio di fabbrica del prodotto, è leggermente rivisitata ma è la stessa del precedente capitolo, a ricalcare ancora di più, come se non bastasse, il legame indissolubile che lega le due pellicole. Riadattato in maniera apprezzabile e in chiave moderna è il monologo “scegli la vita”. Ovviamente, portare sullo schermo il sequel (o, in altri casi, un reboot) di un cult del genere è la cosa, forse, più difficile per un regista. Purtroppo i paragoni sono inevitabili quanto inevitabilmente inutili. In definitiva, T2 Trainspotting è un buon prodotto che non delude gli affezionati non pretenziosi. L’operazione nostalgia attuata dal regista, nonché le buone capacità recitative messe in campo dagli attori, servono sicuramente ad alzare il livello di un’opera che, di per sé, slegata totalmente dal primo episodio, non gode di un intreccio particolarmente rilevante.
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marcosantillani
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martedì 7 marzo 2017
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ho in mente un titolo
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Ho in mente un titolo. E' l'ultima frase del film; si rifersice alla raccolta di racconti che Spud ha scritto in questi anni. Scritti a mano su dei fogli di carta. Volanti. Quasi degli appunti. Ma quegli appunti forse un giorno (a quanto pare) verranno pubblicati. Finisce così il film, o meglio, finisce con Mark che torna definitivamente a casa. Torna nella sua cameretta, squadrata, metafisica, che ricorda la cameretta di Alex De Large, in Arancia Meccanica. Alex e Mark molto simili di aspetto e di sguardo. Due giovani che hanno vissuto abusando della vita stessa. Torniamo a T2. Ritrovarsi dopo 20 anni è commovente. Tutti noi abbiamo pensato a come eravamo nel 1996. Ai nostri amori.
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Ho in mente un titolo. E' l'ultima frase del film; si rifersice alla raccolta di racconti che Spud ha scritto in questi anni. Scritti a mano su dei fogli di carta. Volanti. Quasi degli appunti. Ma quegli appunti forse un giorno (a quanto pare) verranno pubblicati. Finisce così il film, o meglio, finisce con Mark che torna definitivamente a casa. Torna nella sua cameretta, squadrata, metafisica, che ricorda la cameretta di Alex De Large, in Arancia Meccanica. Alex e Mark molto simili di aspetto e di sguardo. Due giovani che hanno vissuto abusando della vita stessa. Torniamo a T2. Ritrovarsi dopo 20 anni è commovente. Tutti noi abbiamo pensato a come eravamo nel 1996. Ai nostri amori. Mark ritrova il suo amore a seguito di una denuncia. Ora lei è un avvocato. Venti anni si fanno sentire. La sfrontatezza di Mark è solo un ricordo, che balena per un secondo quando rovina in terra, dopo essere stato appeso al tettino di un suv. Lo stesso sguardo, rimarcato dal regista, di quando nel 1996 veniva quasi investito da un'automobile. Si sono invecchiati tutti. Tranne Mark. Franco ora è un anziano. A Simon sono caduti molti capelli. Spud nasconde molte rughe in viso. Mark, 46 anni divorziato e con nulla in mano, ha lo stesso sguardo triste di allora. La vita è passata. Come i treni spesso inquadrati. I treni che passano, simbolo di quel periodo della vita in cui bisogna SCEGLIERE se vivere alla giornata da ribelli per tutta la vita, o mettere la testa a posto e conformarsi alle convenzioni banali e perbeniste della società. Ebbene Mark ha scelto. Ha scelto la vita.
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sabato 25 febbraio 2017
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allungare la pellicola con piccole dosi di scene passate, per accompagnare un presente che altrimenti stenterebbe a decollare.
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Dopo vent’anni “Rent” (Ewan McGregor) ritorna a Edimburgo, colto dalla necessità di sistemare le cose con gli amici di sempre, che in passato aveva truffato. Nessuno di loro però lo attenderà con benevolenza: Spud, Sick Boy ma soprattutto Franco, il più temuto da tutto il gruppo. Rent avrà l’occasione per riavvicinarsi alle persone da cui era fuggito, ma non senza difficoltà.
Per gli over 30, per quelli che hanno visto TRAINSPOTTING al cinema nel 1997, questo sembrerà come aver bevuto un bicchier d’acqua dopo un litro di birra. Mentre generazioni più giovani, potranno trarre giudizi più benevolenti. Danny Boyle stavolta non lascia il segno, dopo aver creato un cult vent’anni prima, riporta la ciurma degli attori originari, ad una resa dei conti mai davvero convincente.
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Dopo vent’anni “Rent” (Ewan McGregor) ritorna a Edimburgo, colto dalla necessità di sistemare le cose con gli amici di sempre, che in passato aveva truffato. Nessuno di loro però lo attenderà con benevolenza: Spud, Sick Boy ma soprattutto Franco, il più temuto da tutto il gruppo. Rent avrà l’occasione per riavvicinarsi alle persone da cui era fuggito, ma non senza difficoltà.
Per gli over 30, per quelli che hanno visto TRAINSPOTTING al cinema nel 1997, questo sembrerà come aver bevuto un bicchier d’acqua dopo un litro di birra. Mentre generazioni più giovani, potranno trarre giudizi più benevolenti. Danny Boyle stavolta non lascia il segno, dopo aver creato un cult vent’anni prima, riporta la ciurma degli attori originari, ad una resa dei conti mai davvero convincente. L’aria malinconica di quegli anni 90 ormai passati, porta il regista inevitabilmente ad allungare la pellicola con piccole dosi di scene passate, per accompagnare un presente che altrimenti stenterebbe a decollare. Alcune trovate discutibili, come la musica nella discoteca scozzese prima che Rent venga inseguito da Franco. Attori complessivamente credibili e sopra la sufficienza, a parte Ewan McGregor piuttosto insipido, ma non per colpa sua. Non tutto però è dimenticabile, sono infatti quattro le scene davvero riuscite del film: il salvataggio di Spud dal suicidio con la metafora del grattacielo, il concerto improvvisato di Rent e Sick Boy ad un raduno di protestanti (esilarante), il monologo di Rent alla pseudo fidanzata di Sick Boy, e l’ultimissima scena finale di Rent alle prese con una nuova versione di LUST FOR LIFE (The Prodigy Remix). Mi sento di consigliarlo solo a chi ha apprezzato il primo TRAINSPOTTING, con riserva.
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the_startup
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martedì 14 marzo 2017
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t2: trainspotting - la vecchia scorribanda.
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Visto al cinema all'anteprima ufficiale Italiana. Confesso che avevo molta paura di cosa poteva esserne uscito fuori con questo sequel.
Mark Renton (Ewan McGregor) torna ad Edimburgo per non essere riuscito a trovare un senso alla sua vita. Sono passati 20 anni dall'ultima infamata combinata da Renton.
Ricordate come finiva il primo ? Renton scappava fregandosi tutti i soldi incassati dalla vendita della droga.
Ma bensì, cosa accadrà dopo tutto questo tempo ?
Spud (Ewen Bremner) ha finalmente trovato il suo scopo nella vita: Ha avuto una piccola famigliola, ha una moglie e 2 figli. Simon (Johnny Lee Miller) si è dato al ricattare la gente per farsi pagare somme spropositate, insomma, a dirla tutta: TRUFFA.
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Visto al cinema all'anteprima ufficiale Italiana. Confesso che avevo molta paura di cosa poteva esserne uscito fuori con questo sequel.
Mark Renton (Ewan McGregor) torna ad Edimburgo per non essere riuscito a trovare un senso alla sua vita. Sono passati 20 anni dall'ultima infamata combinata da Renton.
Ricordate come finiva il primo ? Renton scappava fregandosi tutti i soldi incassati dalla vendita della droga.
Ma bensì, cosa accadrà dopo tutto questo tempo ?
Spud (Ewen Bremner) ha finalmente trovato il suo scopo nella vita: Ha avuto una piccola famigliola, ha una moglie e 2 figli. Simon (Johnny Lee Miller) si è dato al ricattare la gente per farsi pagare somme spropositate, insomma, a dirla tutta: TRUFFA.
Begby (Robert Carlyle) è riuscito ad evadere di prigione, ed ha un solo obiettivo nella sua testa: Fargliela pagare a Renton.
Renton e la vecchia banda scopriranno una nuova droga: LA NOSTALGIA.
Il rivedersi, il rincontrarsi.
Sequel dissacrante, Danny Boyle è riuscito nuovamente a non deludere le mie aspettative. Riesce a prendere in giro la società disperata di oggi in modo martellante, ma anche un certo modo di fare cinema.
In conclusione, ottimo sequel che sarebbe potuto rivelarsi inutile, ma che alla fine ha mantenuto le mie aspettative lasciandomi anche molto sorpreso.
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elpiezo
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martedì 28 marzo 2017
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un seguito malinconico
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A vent'anni esatti dal primo Trainspotting (divenuto un cult) l'improbabile reunion del medesimo quartetto di “amici” tra vecchi rancori e vane speranze future. Gli stessi attori di un tempo per un sequel malinconico, i consueti deliri degli afflitti protagonisti, una surreale avventura tra le vie di una moderna Edimburgo avara di spazi per esistenze così disperate. Un tuffo al passato privo di quella confusa schizofrenia tanto cara al primo film, ma dal quale trapela una persistente sensazione di nostalgica disfatta collettiva.
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