onufrio
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martedì 25 febbraio 2020
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20 anni dopo
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Vent'anni dopo, i quattro "amici" di Edimburgo si ritrovano, un pò abbacchiati e sottotono, non più euforicamente pazzoidi e cocainomani nei loro eccessi di gioventù bruciata, ma ormai uomini con alle spalle delusioni e tanti rimpianti. Boyle rimette in piedi i quattro protagonisti in una sorta di c'eravamo tanto amati, ma si è persa ormai da tempo la verve dei ragazzi di Edimburgo e la sceneggiatura ne risente e non convince del tutto; ciò che ha fatto sicuramente piacere è stato rivedere questi personaggi a distanza di 20 anni.
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onofrio del grillo
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giovedì 21 novembre 2019
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scegli di avere nostalgia...oppure no!
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Mi trovo totalmente in disaccordo col giudizio del critico di My Movies. A me il film è piaciuto. Anzi. Non so se mi è piaciuto, non credo sia questo l'importante quando si guarda un film. Però mi ha emozionato. Mi ha costretto a chiedermi se gli ultimi venti anni della mia vita sono stati spesi meglio dei vent'anni che hanno trascorso Renton e soci dal primo Trainspotting. La malinconia e la nostalgia che pervadono T2 (soprattutto nella prima parte, secondo me la più riuscita del film) sono sentimenti che ogni essere umano prova, ad eccezione forse di chi nella vita ha sempre preso i treni giusti e non è rimasto a terra a guardarli passare. Renton è l'unico che alla fine di T1 riesce a prenderlo quel treno, anche grazie ai soldi rubati agli amici, ma alla fine è ritornato a Edimburgo.
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Mi trovo totalmente in disaccordo col giudizio del critico di My Movies. A me il film è piaciuto. Anzi. Non so se mi è piaciuto, non credo sia questo l'importante quando si guarda un film. Però mi ha emozionato. Mi ha costretto a chiedermi se gli ultimi venti anni della mia vita sono stati spesi meglio dei vent'anni che hanno trascorso Renton e soci dal primo Trainspotting. La malinconia e la nostalgia che pervadono T2 (soprattutto nella prima parte, secondo me la più riuscita del film) sono sentimenti che ogni essere umano prova, ad eccezione forse di chi nella vita ha sempre preso i treni giusti e non è rimasto a terra a guardarli passare. Renton è l'unico che alla fine di T1 riesce a prenderlo quel treno, anche grazie ai soldi rubati agli amici, ma alla fine è ritornato a Edimburgo. La vita ha sconfitto anche lui, come Spud, Simon e Begbie, che invece non si sono mai mossi dal loro microcosmo di miserie e squallore. Quindi in definitiva, trovo assurdo criticare questo film perchè non è "al livello" del primo o viceversa perchè lo cita troppo spesso. Non sono questi i motivi per cui vi piacerà o no. Se dopo averlo visto vi porterà a chiedervi se siete poi così migliori e realizzati rispetto a Renton e i suoi amici, avrà già fatto centro. Oppure scegliete di non avere nostalgia nè rimpianti nè malinconia. Allora forse per voi guardare T2 è stata solo una perdita di tempo, smettete subito di leggere questa recensione e correte a postare sui social un bel selfie sorridente.
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paola.defrenza
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giovedì 11 luglio 2019
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“scegliete la vita”. da trainspotting a t2: cos’è cambiato.
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Dopo Trainspotting, capolavoro che ha consacrato una nuova leva di attori ed è diventato un classico per la generazione anni novanta, il regista Danny Boyle torna al cinema con Renton, Simon, Spud e Begbie 20 anni dopo nel suo nuovo film T2.
"Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete la famiglia; scegliete un maxi-televisore del cazzo; scegliete lavatrice, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita; scegliete un mutuo a interessi fissi; scegliete una prima casa; scegliete gli amici; scegliete una moda casual e le valigie in tinta; scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo; scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina; scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare.
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Dopo Trainspotting, capolavoro che ha consacrato una nuova leva di attori ed è diventato un classico per la generazione anni novanta, il regista Danny Boyle torna al cinema con Renton, Simon, Spud e Begbie 20 anni dopo nel suo nuovo film T2.
"Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete la famiglia; scegliete un maxi-televisore del cazzo; scegliete lavatrice, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita; scegliete un mutuo a interessi fissi; scegliete una prima casa; scegliete gli amici; scegliete una moda casual e le valigie in tinta; scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo; scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina; scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi; scegliete un futuro; scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita: ho scelto qualcos’altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni. Chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina?"
Recita così il famoso incipit di Trainspotting, cult movie del 1996, girato da Danny Boyle e tratto dall’omonimo romanzo di Irvin Welsh. A pronunciarlo è Mark Renton, giovane poco più che ventenne alle prese col dover diventare grande in una Edimburgo di fine secolo scorso, dominata dalla working class. Il monologo del protagonista ben sintetizza l’impalcatura concettuale che sorregge l’intera pellicola: la dipendenza da eroina e l’apparente “non scelta” dei personaggi, che rifiutano una vita votata alla mediocrità e all’omologazione medioborghese. Mark ha scelto di scegliere qualcos’altro, perché tutto è più semplice quando si una “un’onesta dipendenza dall’ eroina”. Renton ha degli amici, o meglio dei “cosiddetti amici”, come li chiama lui. Simon, detto Sick boy, capelli platino e ossessione per il mito di Sean Connery. Spud, ingenuo e dall’animo candido. Tommy, il bravo ragazzo che rifiuta la droga (per poi caderci irrimediabilmente) e Begby, irascibile e dipendente dalla violenza fisica. Non esiste un vero e proprio legame affettivo tra i personaggi; ciò che li accomuna realmente è la dipendenza da eroina e l’incapacità (o il rifiuto) di vivere una vita conforme alle comuni norme sociali. Danny Boyle riprende la vita dei personaggi, delineando un quadro onesto e brillante di una generazione di “outsiders” alle prese con i cambiamenti che porterà il nuovo millennio. “La musica sta cambiando, le droghe anche, c'è da scegliere altro”. Una generazione che è priva di ideali, obiettivi, modelli e moralità e che si rifiuta di cambiare. Il risultato non è una banale condanna generazionale, né un’esaltazione del consumo d’eroina come qualcuno della critica affermò in passato, piuttosto un film che produce la rappresentazione di uno spaccato reale, concreto, senza censura o paternalismo, filtrato e vissuto dal punto dei vista dei protagonisti, dei tossici, che Boyle non cerca di descrivere o giustificare, ma semplicemente lascia agire, raccontandoli.
Mi sono chiesta più volte cos’è che rende Trainspotting un capolavoro unico nel suo genere. Non è soltanto merito della regia tagliente di Boyle e di un gruppo perfetto di giovani attori, né della sceneggiatura piena di frasi diventate subito manifesto generazionale, né di una colonna sonora da urlo (Lou Reed, Iggy Pop, gli Underworld, i Blur); in effetti poteva essere tutta questa roba insieme e sarebbe bastato a renderlo un successo. Ma poi ho capito, ed è successo per caso, leggendo una recensione molto personale scritta da Roberto Recchioni, noto fumettista Italiano:
"Ventuno anni fa portavo i capelli rasati, i pantaloni di tre taglie più grandi e le magliette di due taglie più piccole. Non avevo l’auto, non avevo una moto, passavo un sacco di tempo sui mezzi pubblici a fare su e giù per Roma e Milano. Avevo appena iniziato la mia carriera da fumettista e frequentavo i centri sociali e case popolate dagli individui più bizzarri dove non si dormiva mai e nessuno lavava il bagno. Andavo alle feste, fumavo, bevevo, facevo casino. Ballavo sui Prodigy, scopavo con i Massive Attack e mi addormentavo con i Portishead."
Ho capito, perché era esattamente ciò che pensai la prima volta che guardai Trainspotting e che avrei potuto scrivere, se avessi avuto 20 anni negli anni 90. Invece di anni ne avevo forse 16 e il film mi piacque per gli stessi identici motivi. Perché in un certo senso, dipendenza da eroina a parte, parlava di me, dei miei amici, di noi: giovani adolescenti bizzarri che facevano casino, alle prese col dover diventare grandi in un’Italia dei primi anni del nuovo millennio. O almeno, così mi sembrava allora. Chi ha guardato il film sa che non finisce bene. Grazie ad un caso fortuito il gruppo di “cosiddetti amici” riesce a ottenere e vendere un grande quantitativo di eroina, ricavandone 20.000 sterline da dividere in parti uguali. Durante la notte però Renton ruba il denaro ai propri compari e lascia Edimburgo, deciso a cambiare vita. Lascerà solo a Spud, il più puro tra loro, la sua parte del bottino. Nella scena finale cerca di spiegare, a modo suo: Allora perché l'ho fatto? Potrei dare un milione di risposte tutte false. La verità è che sono cattivo. Ma questo cambierà, io cambierò. E’ l'ultima volta che faccio cose come questa, metto la testa a posto, vado avanti, rigo dritto, scelgo la vita. Ce l’avrà fatta? Avrà davvero messo la testa a posto e scelto la vita? La scena finale dell’ormai lontano 1996 faceva già presagire l’idea di un sequel e infatti, 21 anni dopo, Danny Boyle fa rivivere sullo schermo i personaggi di Trainspotting in T2, liberamente ispirato a “Porno” romanzo di Irvin Welsh che fa da seguito a Trainspotting. Il film si apre con il ritorno di Renton ad Edimburgo, che dopo parecchi anni trascorsi in Olanda a tentare di cambiare vita così come aveva detto, si ritrova sconfitto, reduce dal divorzio e dal licenziamento. Apparentemente le cose non sembrano tanto cambiate. I personaggi del primo film sono si invecchiati, ma sembra si rifiutino ancora di lasciarsi assorbire dalle dinamiche standard della vita medioborghese. Spud, ancora dipendente dall’eroina, ha perso il lavoro e cerca di farla finita (ma viene prontamente salvato da Renton). Simon gestisce a tempo perso il pub della zia ma si procura denaro attraverso il ricatto sessuale e lo spaccio di cannabis e ha in progetto di aprire un bordello. Begby invece è in galera a scontare una pena per omicidio. Insomma, Boyle sembrerebbe presentarci gli stessi ragazzi strambi, confusi ed incasinati, soltanto un po’ cresciuti. E invece l’atmosfera di T2 è ben diversa. Non c’è più traccia di quei ragazzi disinvolti che non erano dei santi, certo, ma guardavano alla vita con un atteggiamento avvenente e spregiudicato. L’animo spensierato lascia spazio al senso di disillusione che portano i quaranta-cinquanta anni, alla malinconia e alla nostalgia per i bei tempi andati. Insomma, se siete entrati in sala gasati sperando di rivivere una bella rimpatriata con dei vecchi amici, vi siete presi un gran pugno nello stomaco. T2 vive dell’energia iconica emanata dal prequel e di poco altro. Lo cita, lo celebra, strizza l’occhio ai vecchi fan riproponendo inquadrature e musiche. Ma infondo, anche se privo del respiro e della genialità del primo, anche se il rapporto tra i personaggi risulta banalizzato, e la trama non troppo riuscita, T2 resta un film divertente e gradevole. I personaggi di Boyle si sono scontrati con la realtà, la gioventù è andata via e con essa anche lo spirito ispirato e anticonformista. Concludo con le parole appassionate e precise di Roberto Recchioni su T2:
La nostra gioventù non era un posto fantastico, rimpiangerla è da coglioni, bisogna vivere nel presente. Non è un film gentile, T2. Non è un film compiacente. A conti fatti, non è nemmeno un film riuscito in tutte le sue parti e, a tratti, latita di ispirazione. Ma è un film giusto che dice cose che sono un antidoto in quest’epoca che non fa altro che mitizzare un passato che non è mai esistito. Andatelo a vedere. Oppure, scegliete la vita.
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dariots
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martedì 30 aprile 2019
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merita
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Riuscitissima impresa che sembrava impossibile.
Girare un seguito di un film come Trainspotting non è mai stata considerata impresa facile ma il risultato è stato davvero buono. Ha mantenuto il suo background ed ha una sceneggiatura efficace che non cade nella noia.
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lunedì 6 novembre 2017
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uuuuff
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Ci vuole gusto non solo visionario e x capire certi sequel ,serve un po di saggezza che da' l'eta'. credi qui lei sia un po carente di obbiettivita' .
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molla666
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lunedì 30 ottobre 2017
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una pugnalata da danny boyle
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Questo p quello che ho provato alla riaccensione delle luci del cinema dopo la visione di Trainspotting 2: la sensazione di rabbia (per un film decisamente sotto le aspettative) e il dolore fisico nell'aver aspettato così a lungo un film e rendersi conto di aver sprecato tempo. Trainspotting è stato il film manifesto di una generazione che avrebbe potuto avere il mondo ai propri piedi e che invece di scegliere la vita "scelse qualcos'altro"! La naturalezza con cui un giovanissimo Ewan McGregor raccontava la sua vita (e quella dei sui "cosi detti amici") e la dipendenza dall'eroina era semplicemente grottesca e affascinante allo stesso tempo! Le immagini di giovani che convivono con la dipendenza dallo stupefacente alternate a scene dure e crude divenute cult (vedi il trip di Renton in camera sua dove vede la bimba morta che gattona sul soffitto) è qualcosa di unico.
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Questo p quello che ho provato alla riaccensione delle luci del cinema dopo la visione di Trainspotting 2: la sensazione di rabbia (per un film decisamente sotto le aspettative) e il dolore fisico nell'aver aspettato così a lungo un film e rendersi conto di aver sprecato tempo. Trainspotting è stato il film manifesto di una generazione che avrebbe potuto avere il mondo ai propri piedi e che invece di scegliere la vita "scelse qualcos'altro"! La naturalezza con cui un giovanissimo Ewan McGregor raccontava la sua vita (e quella dei sui "cosi detti amici") e la dipendenza dall'eroina era semplicemente grottesca e affascinante allo stesso tempo! Le immagini di giovani che convivono con la dipendenza dallo stupefacente alternate a scene dure e crude divenute cult (vedi il trip di Renton in camera sua dove vede la bimba morta che gattona sul soffitto) è qualcosa di unico. Come unica era la trama raccontata in prima persona senza filtri nè censure. Come la colonna sonora, così meravigliosamente 90's. Con queste premsse la notizia di un sequel, con gli stessi attori e con un corretto balzo temporale ai giorni attuali era una manna in un mondo di sequel (prequel, remake) quasi sempre scialbi era un raggio di sole in mezzo alle nuvole nere di un imminente temporale. E invece nel buio della sala ti accorgi che T2 è solo un ennesimo sequel da buttare. Tutto è cambiato dal 1996, non solo nei volti degli attori, ma anche in quello che è il modo di raccontare la storia (scontata) dei 4 di Edimburgo. Scene che non catturano, non colpiscono come un pugno allo stomaco come ci si aspetterebbe, ma solo un mix di malinconie e vecchi cliché con un Ewen Bremner (Spud) che racconta di tanto in tanto ad un nuovo personaggio (Gail) cosa i quattro avessero combinato 20 anni prima... Sequel che semplicemente violenta un classico di un periodo in cui il cinema trsmetteva quelle emozioni che oggi si fa fatica a ritrovare....
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liuk!
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giovedì 17 agosto 2017
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ci voleva!
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Solitamente i sequel di film lontani nel tempo servono solo per fare cassa ed utilizzare quel che rimane del brand, ed anche per Trainspotting è esattamente così, ma almeno non è stato fatto un secondo capitolo orrendo, anzi T2 è discreto, reggerebbe anche come stand alone. Chiaramente è ben lontano dal cult del 1996 che aveva una potenza visiva e sonora unica, ma mi ha fatto comunque piacere rivedere Sick Boy & C. ancora in azione, mi ha fatto tornare ragazzo!
Visione consigliata e pollice alzato.
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astromelia
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sabato 22 luglio 2017
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piacevole ben riuscito
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a me è piaciuto altrochè ,si ride pure in mezzo al dramma umano di persone che dopo 20 anni non hanno saputo reindirizzare la propria vita,è proprio vero ,quando la vita prende la piega della routine,ci si infossa in essa e si ripetono le stesse scene di ogni giorno.
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lucascialo
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domenica 2 luglio 2017
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ottimo sequel che vince la naturale diffidenza iniziale
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Quando vieni a sapere che un film stravolgente, uscito quando tu eri in piena adolescenza, avrà un sequel a distanza di 21 anni, vieni colto da un misto di curiosità, diffidenza e dispiacere. Perchè ti sale, come per tutte le cose che hanno segnato la tua vita adolescenziale, la paura che possa esserne rovinato il ricordo. David Boyle ha deciso di tornare dove la sua carriera è iniziata. O, quasi, essendo il suo secondo film. E lo ha fatto sfidando il tempo e, appunto, la diffidenza. Ha attraversato un mare in tempesta riuscendo però ad approdare sulle sponde del cinema convincente. Perché questo Trainspotting 2 è un sequel riuscito. Certo, il tema centrale non è più l'eroina. Ed è giusto così.
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Quando vieni a sapere che un film stravolgente, uscito quando tu eri in piena adolescenza, avrà un sequel a distanza di 21 anni, vieni colto da un misto di curiosità, diffidenza e dispiacere. Perchè ti sale, come per tutte le cose che hanno segnato la tua vita adolescenziale, la paura che possa esserne rovinato il ricordo. David Boyle ha deciso di tornare dove la sua carriera è iniziata. O, quasi, essendo il suo secondo film. E lo ha fatto sfidando il tempo e, appunto, la diffidenza. Ha attraversato un mare in tempesta riuscendo però ad approdare sulle sponde del cinema convincente. Perché questo Trainspotting 2 è un sequel riuscito. Certo, il tema centrale non è più l'eroina. Ed è giusto così. I tempi cambiano e battere ancora su quel tema, a distanza di vent'anni, sarebbe stato ridicolo. C'è invece il revenge porn, la cocaina, i Social e personaggi invecchiati con i loro problemi. Mark Renton è tornato ad Edinburgo, dopo la fuga con 16mila sterline. Ad accoglierlo alla stazione delle hostess...slovacche. E già questo è un segno dei tempi che cambiano. Poi c'è Sick Boy, cocainomane, costretto ad arrotondare i magri guadagni di un bar lasciatogli in eredità da una zia minacciando facoltosi che vanno a prostitute (la compagna) con video girati di nascosto. Ha moglie e figlio a Londra, che non vede mai. Troviamo Daniel Spud, che ha anche una moglie e un figlio, da cui non vuole più tornare essendo ancora un drogato. Infine, c'è Franco Begbie, per l'ennesima volta in carcere, che vorrebbe uccidere Mark per il maltolto di vent'anni prima. Anche lui ha un figlio che però ha preso la strada dell'Hotel management e non quella della malvivenza mista ad alcolismo. Dopo averlo malmenato, Sick decide di avviare con Mark un progetto in comune, aiutato dalla compagna del primo e da Spud. Ma il pericolo del Franco furioso è sempre dietro l'angolo. Poi ci sono i fantasmi del passato che riaffiorano. Inevitabili. Un misto di presente e continui riferimenti al primo episodio che si sposano bene. Non proprio come la droga e la voglia di vivere.
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boffese
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mercoledì 28 giugno 2017
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trainspotting 2.0
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T2 TRAINSPOTTING nasce ancora dalla penna di Welsh ed e' tratto da Porno , romanzo del 2002 seguito del celebre trainspotting. Il film riprende il romanzo solo in parte e rimane un po a meta' come scelta , visto che di per se gia' il nodo centrale della storia cambia e si passa dalla produzione di film porno (nel libro) , alla costruzione di un bordello nel film. Mancano poi personaggi del libro , che avrebbero dato un tocco alla storia , meno da rimpatriata tra ex amici. Poi , tutto sommato rimane un film godibile ,grazie ad una buona regia che si aiuta con dei flashback molto suggestivi del primo Trainspotting e grazie ad un ottima colonna sonora composta da Iggy Pop, Blondie , Queen e The Clash.
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T2 TRAINSPOTTING nasce ancora dalla penna di Welsh ed e' tratto da Porno , romanzo del 2002 seguito del celebre trainspotting. Il film riprende il romanzo solo in parte e rimane un po a meta' come scelta , visto che di per se gia' il nodo centrale della storia cambia e si passa dalla produzione di film porno (nel libro) , alla costruzione di un bordello nel film. Mancano poi personaggi del libro , che avrebbero dato un tocco alla storia , meno da rimpatriata tra ex amici. Poi , tutto sommato rimane un film godibile ,grazie ad una buona regia che si aiuta con dei flashback molto suggestivi del primo Trainspotting e grazie ad un ottima colonna sonora composta da Iggy Pop, Blondie , Queen e The Clash. VOTO 6,5
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