g_andrini
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sabato 10 giugno 2017
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scorrevole
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A mio parere è un film leggero, lontano dalle vette del primo episodio capolavoro di (buona) retorica. Consigliato? Direi di si, anche se non è certamente un cult.
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elpiezo
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martedì 28 marzo 2017
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un seguito malinconico
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A vent'anni esatti dal primo Trainspotting (divenuto un cult) l'improbabile reunion del medesimo quartetto di “amici” tra vecchi rancori e vane speranze future. Gli stessi attori di un tempo per un sequel malinconico, i consueti deliri degli afflitti protagonisti, una surreale avventura tra le vie di una moderna Edimburgo avara di spazi per esistenze così disperate. Un tuffo al passato privo di quella confusa schizofrenia tanto cara al primo film, ma dal quale trapela una persistente sensazione di nostalgica disfatta collettiva.
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bothroyd77
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lunedì 27 marzo 2017
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imbarazzante
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È risaputo quanto sia complicato realizzare un sequel di qualsiasi film, figurarsi quanto lo sia per un film così originale e trasgressivo come Trainspotting.
Ma non per questo si può giustificare un film palesemente realizzato per spillare soldi ai nostalgici di T1.
Volgaritá e scazzottate fini a se stesse, trama inesistente, sceneggiatura che innervosice per quanto sia inetta e continui rimandi al passato che hanno il solo scopo di farti rimpiangere il film del '96 rispetto a questa indecenza che fatico a chiamare film.
Gli attori principali sono gli stessi e questo al solo scopo di farci diventare antipatici e fastidiosi quei 4 ragazzi che avevamo adorato per vent'anni.
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È risaputo quanto sia complicato realizzare un sequel di qualsiasi film, figurarsi quanto lo sia per un film così originale e trasgressivo come Trainspotting.
Ma non per questo si può giustificare un film palesemente realizzato per spillare soldi ai nostalgici di T1.
Volgaritá e scazzottate fini a se stesse, trama inesistente, sceneggiatura che innervosice per quanto sia inetta e continui rimandi al passato che hanno il solo scopo di farti rimpiangere il film del '96 rispetto a questa indecenza che fatico a chiamare film.
Gli attori principali sono gli stessi e questo al solo scopo di farci diventare antipatici e fastidiosi quei 4 ragazzi che avevamo adorato per vent'anni.
Grazie al regista per aver spazzato via dalle nostre menti nostalgiche il bellissimo ricordo che avevamo di quel capolavoro che era stato Trainspotting.
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sabato 18 marzo 2017
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un sequel malinconico!!!
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A vent'anni esatti dal primo Trainspotting (divenuto un cult) l'improbabile reunion del medesimo quartetto di “amici” tra vecchi rancori e vane speranze future. Gli stessi attori di un tempo per un sequel malinconico, i consueti deliri degli afflitti protagonisti, una surreale avventura tra le vie di una moderna Edimburgo avara di spazi per esistenze così disperate. Un tuffo al passato privo di quella confusa schizofrenia tanto cara al primo film, ma dal quale trapela una persistente sensazione di nostalgica disfatta collettiva.
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the_startup
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martedì 14 marzo 2017
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t2: trainspotting - la vecchia scorribanda.
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Visto al cinema all'anteprima ufficiale Italiana. Confesso che avevo molta paura di cosa poteva esserne uscito fuori con questo sequel.
Mark Renton (Ewan McGregor) torna ad Edimburgo per non essere riuscito a trovare un senso alla sua vita. Sono passati 20 anni dall'ultima infamata combinata da Renton.
Ricordate come finiva il primo ? Renton scappava fregandosi tutti i soldi incassati dalla vendita della droga.
Ma bensì, cosa accadrà dopo tutto questo tempo ?
Spud (Ewen Bremner) ha finalmente trovato il suo scopo nella vita: Ha avuto una piccola famigliola, ha una moglie e 2 figli. Simon (Johnny Lee Miller) si è dato al ricattare la gente per farsi pagare somme spropositate, insomma, a dirla tutta: TRUFFA.
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Visto al cinema all'anteprima ufficiale Italiana. Confesso che avevo molta paura di cosa poteva esserne uscito fuori con questo sequel.
Mark Renton (Ewan McGregor) torna ad Edimburgo per non essere riuscito a trovare un senso alla sua vita. Sono passati 20 anni dall'ultima infamata combinata da Renton.
Ricordate come finiva il primo ? Renton scappava fregandosi tutti i soldi incassati dalla vendita della droga.
Ma bensì, cosa accadrà dopo tutto questo tempo ?
Spud (Ewen Bremner) ha finalmente trovato il suo scopo nella vita: Ha avuto una piccola famigliola, ha una moglie e 2 figli. Simon (Johnny Lee Miller) si è dato al ricattare la gente per farsi pagare somme spropositate, insomma, a dirla tutta: TRUFFA.
Begby (Robert Carlyle) è riuscito ad evadere di prigione, ed ha un solo obiettivo nella sua testa: Fargliela pagare a Renton.
Renton e la vecchia banda scopriranno una nuova droga: LA NOSTALGIA.
Il rivedersi, il rincontrarsi.
Sequel dissacrante, Danny Boyle è riuscito nuovamente a non deludere le mie aspettative. Riesce a prendere in giro la società disperata di oggi in modo martellante, ma anche un certo modo di fare cinema.
In conclusione, ottimo sequel che sarebbe potuto rivelarsi inutile, ma che alla fine ha mantenuto le mie aspettative lasciandomi anche molto sorpreso.
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marcosantillani
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martedì 7 marzo 2017
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ho in mente un titolo
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Ho in mente un titolo. E' l'ultima frase del film; si rifersice alla raccolta di racconti che Spud ha scritto in questi anni. Scritti a mano su dei fogli di carta. Volanti. Quasi degli appunti. Ma quegli appunti forse un giorno (a quanto pare) verranno pubblicati. Finisce così il film, o meglio, finisce con Mark che torna definitivamente a casa. Torna nella sua cameretta, squadrata, metafisica, che ricorda la cameretta di Alex De Large, in Arancia Meccanica. Alex e Mark molto simili di aspetto e di sguardo. Due giovani che hanno vissuto abusando della vita stessa. Torniamo a T2. Ritrovarsi dopo 20 anni è commovente. Tutti noi abbiamo pensato a come eravamo nel 1996. Ai nostri amori.
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Ho in mente un titolo. E' l'ultima frase del film; si rifersice alla raccolta di racconti che Spud ha scritto in questi anni. Scritti a mano su dei fogli di carta. Volanti. Quasi degli appunti. Ma quegli appunti forse un giorno (a quanto pare) verranno pubblicati. Finisce così il film, o meglio, finisce con Mark che torna definitivamente a casa. Torna nella sua cameretta, squadrata, metafisica, che ricorda la cameretta di Alex De Large, in Arancia Meccanica. Alex e Mark molto simili di aspetto e di sguardo. Due giovani che hanno vissuto abusando della vita stessa. Torniamo a T2. Ritrovarsi dopo 20 anni è commovente. Tutti noi abbiamo pensato a come eravamo nel 1996. Ai nostri amori. Mark ritrova il suo amore a seguito di una denuncia. Ora lei è un avvocato. Venti anni si fanno sentire. La sfrontatezza di Mark è solo un ricordo, che balena per un secondo quando rovina in terra, dopo essere stato appeso al tettino di un suv. Lo stesso sguardo, rimarcato dal regista, di quando nel 1996 veniva quasi investito da un'automobile. Si sono invecchiati tutti. Tranne Mark. Franco ora è un anziano. A Simon sono caduti molti capelli. Spud nasconde molte rughe in viso. Mark, 46 anni divorziato e con nulla in mano, ha lo stesso sguardo triste di allora. La vita è passata. Come i treni spesso inquadrati. I treni che passano, simbolo di quel periodo della vita in cui bisogna SCEGLIERE se vivere alla giornata da ribelli per tutta la vita, o mettere la testa a posto e conformarsi alle convenzioni banali e perbeniste della società. Ebbene Mark ha scelto. Ha scelto la vita.
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cristian
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lunedì 6 marzo 2017
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operazione nostalgia.
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Danny Boyle (Trainspotting; 28 giorni dopo; The Millionaire; Steve Jobs) torna a dirigere i quattro mascalzoni di Scozia in un sequel, T2 Trainspotting, molto meno irriverente e scorretto del primo film cult del 1996. La nostalgia è perennemente presente in questo secondo episodio, ben costruito senz’altro, ma, al contrario del primo, troppo conformista. Alla sceneggiatura di John Hodge (Trainspotting; In trance) va una piena sufficienza seppure non caratterizzata da battute originali o intriganti. Fotografia di Anthony Dod Mantle (28 giorni dopo; L’ultimo re di Scozia; The Millionaire; The Eagle; Rush; Snowden). Buone le interpretazioni di Ewan McGregor e Jonny Lee Miller, mentre sembrano più convincenti e coinvolgenti quelle di Ewen Bremner e Robert Carlyle.
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Danny Boyle (Trainspotting; 28 giorni dopo; The Millionaire; Steve Jobs) torna a dirigere i quattro mascalzoni di Scozia in un sequel, T2 Trainspotting, molto meno irriverente e scorretto del primo film cult del 1996. La nostalgia è perennemente presente in questo secondo episodio, ben costruito senz’altro, ma, al contrario del primo, troppo conformista. Alla sceneggiatura di John Hodge (Trainspotting; In trance) va una piena sufficienza seppure non caratterizzata da battute originali o intriganti. Fotografia di Anthony Dod Mantle (28 giorni dopo; L’ultimo re di Scozia; The Millionaire; The Eagle; Rush; Snowden). Buone le interpretazioni di Ewan McGregor e Jonny Lee Miller, mentre sembrano più convincenti e coinvolgenti quelle di Ewen Bremner e Robert Carlyle. Insipida fino al midollo Anjela Nedyalkova.
Mark Renton (Ewan McGregor) dopo vent’anni vissuti ad Amsterdam, dove ha moglie e figli, fa ritorno nella sua Edimburgo. Sua madre è morta, mentre il padre continua a vivere nella casa di famiglia. I suoi amici sono nelle solite disastrate condizioni: Spud (Ewen Bremner) è ancora un eroinomane sull’orlo del suicidio; Sick Boy (Jonny Lee Miller) è diventato un pappone e un truffatore, oltre a continuare la sua attività di spacciatore; Begbie (Robert Carlyle) è appena scappato di prigione e, come sempre, pronto a delinquere. Si ricordi che Mark lasciò la città con 12 mila sterline raggirando i suoi cosiddetti “amici”, delle cui reazioni adesso dovrà fare i conti.
Danny Boyle, con T2 Trainspotting,cambia decisamente (o quasi) registro rispetto al primo esaltante episodio, scegliendo una strada meno rischiosa ma non per questo sbagliata. Il regista inglese, come detto, realizza un’opera poco spregiudicata, ricoperta da un velo di nostalgia che guarda al passato e, in questo caso, agli eventi che hanno caratterizzato il primo film del 1996. A parte l’impronta generale politicamente corretta data alla nuova opera, poco o nulla cambia nelle caratteristiche dei personaggi che continuano a vivere vite degradate. Gli anni (ben 20) sono passati ma le vecchie strade non sono state abbandonate. Mark, nel finale del primo film, prima di lasciare temporaneamente Edimburgo, proferisce le famose parole “scelgo la vita”, ovvero decide di guardare avanti, di cambiare e lasciarsi il passato alle spalle. Al contrario, il suo rientro in patria si rivela essere un ritorno, sotto tutti i punti di vista, a ciò che era e che aveva rifiutato di continuare ad essere, ovvero un uomo dalla personalità debole. La mano di Boyle alla regia si avverte fin da subito, con inquadrature e modalità di realizzazione delle scene ben aderenti allo stile che lo ha caratterizzato anche nel primo Trainspotting. Il film è permeato di immagini appartenenti al precedente episodio, distribuite tramite mini flashback o addirittura sovrapposte alla realtà attuale. La trama, senza troppe pretese, risulta godibile fino all’ultimo, assumendo, ad un certo punto, un risvolto thriller dal momento in cui Begbie esce dal carcere. L’intreccio è, in definitiva, abbastanza semplice, conforme ai canoni di un cinema di medio-basso livello. I nostri protagonisti, come già detto prima, non sono evoluti in 20 anni ma, anzi, li troviamo a fare i conti con le conseguenze delle loro vecchie e reiterate azioni. Trama a parte, il film è incentrato principalmente sull’incontro che diviene scontro tra i quattro manigoldi che meditano vendette (nei confronti di Mark), ridanno vita ai ricordi e a situazioni già viste nel 1996. Insomma, i personaggi li lasciammo miseri e miseri sono rimasti, nonostante Spud e Mark siano, tra i 4, i soli che abbiano tentato, pur fallendo, di correggere il tiro delle loro vite. Se in Trainspotting le ambientazioni edimburghesi sudice e marce andavano a braccetto con la psicologia dei personaggi, adesso invece la coesione tra i due elementi manca. Ma, per quanto tutto cambi (solo nella forma) intorno a loro, i nostri protagonisti restano inesorabilmente gli stessi. Anche il clima allucinogeno espresso tramite scene diventate storia è ormai un vecchio ricordo. Evidenti e gradevoli alcune scelte del reparto fotografico guidato da Anthony Dod Mantle; tra queste credo sia significativa, e sempre volta a richiamare inquadrature e scene già viste nel primo film, l’immagine di Mark e del padre seduti ai loro soliti posti, al solito tavolo nella casa di famiglia, mentre sulla sedia un tempo occupata dalla madre del ragazzo, ormai defunta, si colloca l’ombra del figlio. La colonna sonora, marchio di fabbrica del prodotto, è leggermente rivisitata ma è la stessa del precedente capitolo, a ricalcare ancora di più, come se non bastasse, il legame indissolubile che lega le due pellicole. Riadattato in maniera apprezzabile e in chiave moderna è il monologo “scegli la vita”. Ovviamente, portare sullo schermo il sequel (o, in altri casi, un reboot) di un cult del genere è la cosa, forse, più difficile per un regista. Purtroppo i paragoni sono inevitabili quanto inevitabilmente inutili. In definitiva, T2 Trainspotting è un buon prodotto che non delude gli affezionati non pretenziosi. L’operazione nostalgia attuata dal regista, nonché le buone capacità recitative messe in campo dagli attori, servono sicuramente ad alzare il livello di un’opera che, di per sé, slegata totalmente dal primo episodio, non gode di un intreccio particolarmente rilevante.
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cristian
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domenica 5 marzo 2017
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operazione nostalgia.
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Danny Boyle (Trainspotting; 28 giorni dopo; The Millionaire; Steve Jobs) torna a dirigere i quattro mascalzoni di Scozia in un sequel, T2 Trainspotting, molto meno irriverente e scorretto del primo film cult del 1996. La nostalgia è perennemente presente in questo secondo episodio, ben costruito senz’altro, ma, al contrario del primo, troppo conformista. Alla sceneggiatura di John Hodge (Trainspotting; In trance) va una piena sufficienza seppure non caratterizzata da battute originali o intriganti. Fotografia di Anthony Dod Mantle (28 giorni dopo; L’ultimo re di Scozia; The Millionaire; The Eagle; Rush; Snowden). Buone le interpretazioni di Ewan McGregor e Jonny Lee Miller, mentre sembrano più convincenti e coinvolgenti quelle di Ewen Bremner e Robert Carlyle.
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Danny Boyle (Trainspotting; 28 giorni dopo; The Millionaire; Steve Jobs) torna a dirigere i quattro mascalzoni di Scozia in un sequel, T2 Trainspotting, molto meno irriverente e scorretto del primo film cult del 1996. La nostalgia è perennemente presente in questo secondo episodio, ben costruito senz’altro, ma, al contrario del primo, troppo conformista. Alla sceneggiatura di John Hodge (Trainspotting; In trance) va una piena sufficienza seppure non caratterizzata da battute originali o intriganti. Fotografia di Anthony Dod Mantle (28 giorni dopo; L’ultimo re di Scozia; The Millionaire; The Eagle; Rush; Snowden). Buone le interpretazioni di Ewan McGregor e Jonny Lee Miller, mentre sembrano più convincenti e coinvolgenti quelle di Ewen Bremner e Robert Carlyle. Insipida fino al midollo Anjela Nedyalkova.
Mark Renton (Ewan McGregor) dopo vent’anni vissuti ad Amsterdam, dove ha moglie e figli, fa ritorno nella sua Edimburgo. Sua madre è morta, mentre il padre continua a vivere nella casa di famiglia. I suoi amici sono nelle solite disastrate condizioni: Spud (Ewen Bremner) è ancora un eroinomane sull’orlo del suicidio; Sick Boy (Jonny Lee Miller) è diventato un pappone e un truffatore, oltre a continuare la sua attività di spacciatore; Begbie (Robert Carlyle) è appena scappato di prigione e, come sempre, pronto a delinquere. Si ricordi che Mark lasciò la città con 12 mila sterline raggirando i suoi cosiddetti “amici”, delle cui reazioni adesso dovrà fare i conti.
Danny Boyle, con T2 Trainspotting,cambia decisamente (o quasi) registro rispetto al primo esaltante episodio, scegliendo una strada meno rischiosa ma non per questo sbagliata. Il regista inglese, come detto, realizza un’opera poco spregiudicata, ricoperta da un velo di nostalgia che guarda al passato e, in questo caso, agli eventi che hanno caratterizzato il primo film del 1996. A parte l’impronta generale politicamente corretta data alla nuova opera, poco o nulla cambia nelle caratteristiche dei personaggi che continuano a vivere vite degradate. Gli anni (ben 20) sono passati ma le vecchie strade non sono state abbandonate. Mark, nel finale del primo film, prima di lasciare temporaneamente Edimburgo, proferisce le famose parole “scelgo la vita”, ovvero decide di guardare avanti, di cambiare e lasciarsi il passato alle spalle. Al contrario, il suo rientro in patria si rivela essere un ritorno, sotto tutti i punti di vista, a ciò che era e che aveva rifiutato di continuare ad essere, ovvero un uomo dalla personalità debole. La mano di Boyle alla regia si avverte fin da subito, con inquadrature e modalità di realizzazione delle scene ben aderenti allo stile che lo ha caratterizzato anche nel primo Trainspotting. Il film è permeato di immagini appartenenti al precedente episodio, distribuite tramite mini flashback o addirittura sovrapposte alla realtà attuale. La trama, senza troppe pretese, risulta godibile fino all’ultimo, assumendo, ad un certo punto, un risvolto thriller dal momento in cui Begbie esce dal carcere. L’intreccio è, in definitiva, abbastanza semplice, conforme ai canoni di un cinema di medio-basso livello. I nostri protagonisti, come già detto prima, non sono evoluti in 20 anni ma, anzi, li troviamo a fare i conti con le conseguenze delle loro vecchie e reiterate azioni. Trama a parte, il film è incentrato principalmente sull’incontro che diviene scontro tra i quattro manigoldi che meditano vendette (nei confronti di Mark), ridanno vita ai ricordi e a situazioni già viste nel 1996. Insomma, i personaggi li lasciammo miseri e miseri sono rimasti, nonostante Spud e Mark siano, tra i 4, i soli che abbiano tentato, pur fallendo, di correggere il tiro delle loro vite. Se in Trainspotting le ambientazioni edimburghesi sudice e marce andavano a braccetto con la psicologia dei personaggi, adesso invece la coesione tra i due elementi manca. Ma, per quanto tutto cambi (solo nella forma) intorno a loro, i nostri protagonisti restano inesorabilmente gli stessi. Anche il clima allucinogeno espresso tramite scene diventate storia è ormai un vecchio ricordo. Evidenti e gradevoli alcune scelte del reparto fotografico guidato da Anthony Dod Mantle; tra queste credo sia significativa, e sempre volta a richiamare inquadrature e scene già viste nel primo film, l’immagine di Mark e del padre seduti ai loro soliti posti, al solito tavolo nella casa di famiglia, mentre sulla sedia un tempo occupata dalla madre del ragazzo, ormai defunta, si colloca l’ombra del figlio. La colonna sonora, marchio di fabbrica del prodotto, è leggermente rivisitata ma è la stessa del precedente capitolo, a ricalcare ancora di più, come se non bastasse, il legame indissolubile che lega le due pellicole. Riadattato in maniera apprezzabile e in chiave moderna è il monologo “scegli la vita”. Ovviamente, portare sullo schermo il sequel (o, in altri casi, un reboot) di un cult del genere è la cosa, forse, più difficile per un regista. Purtroppo i paragoni sono inevitabili quanto inevitabilmente inutili. In definitiva, T2 Trainspotting è un buon prodotto che non delude gli affezionati non pretenziosi. L’operazione nostalgia attuata dal regista, nonché le buone capacità recitative messe in campo dagli attori, servono sicuramente ad alzare il livello di un’opera che, di per sé, slegata totalmente dal primo episodio, non gode di un intreccio particolarmente rilevante.
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domenica 5 marzo 2017
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sequel non scontato
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Molto carino piacevole con bel montaggio e musiche...poteva essere una brutta copia del primo e invece l avventura continua con toni diversi...sequela davvero non scontato
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flyanto
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martedì 28 febbraio 2017
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continuano le storie della banda di edinmburgo
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Esce in questi giorni nelle sale cinematografiche il sequel del famoso film "Trainspotting", sempre con la regia di Danny Boyle e con gli stessi interpreti (Ewan Mc Gregor, Ewen Bremner, Robert Carlyle, ecc...). La vicenda di "T2 Trainspotting" si colloca temporalmente esattamente 20 anni dopo che il protagonista principale (Ewan Mc Gregor, appunto) è fuggito da Edimburgo con i soldi ricavati dalla vendita di un ricco bottino di droga. Riparatosi ad Amsterdam e cercando di guarire dalla propria dipendenza dalla droga, egli ritorna nella sua città natale di Edimburgo e si riunisce con i due amici, gli unici rimasti ancora in vita, di un tempo e compagni di scorribande varie.
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Esce in questi giorni nelle sale cinematografiche il sequel del famoso film "Trainspotting", sempre con la regia di Danny Boyle e con gli stessi interpreti (Ewan Mc Gregor, Ewen Bremner, Robert Carlyle, ecc...). La vicenda di "T2 Trainspotting" si colloca temporalmente esattamente 20 anni dopo che il protagonista principale (Ewan Mc Gregor, appunto) è fuggito da Edimburgo con i soldi ricavati dalla vendita di un ricco bottino di droga. Riparatosi ad Amsterdam e cercando di guarire dalla propria dipendenza dalla droga, egli ritorna nella sua città natale di Edimburgo e si riunisce con i due amici, gli unici rimasti ancora in vita, di un tempo e compagni di scorribande varie. Qui, però nel frattempo riesce a fuggire di prigione l' altro loro compagno di avventure e precisamente colui al quale è stato derubato il bottino intero della partita di droga. Quest'ultimo, sempre desideroso di vendicarsi del suo ex-socio, una volta che apprende ed incontra per caso in un locale notturno il protagonista, si adopera in ogni modo per mettere in atto la propria vendetta. Da qui numerosi avvenimenti che porteranno l'ex-galeotto a ritornare ovviamente in carcere e gli altri componenti della sconquassata banda a riprendere la propria vita di sbandati.
Irvin Welsh, autore dell'omonimo e famoso libro "Trainspotting" (da cui fu tratto il primo film) e del suo sequel "Porno", a cui "T2" si ispira, ideò una storia in cui alcuni dei personaggi erano gli stessi di "Trainspotting" e che ambientò nel mondo della pornografia. Nulla di tutto ciò (se non un piccolo accenno di voler aprire da parte di uno dei componenti della banda una sorta di SPA erotica) in "T2": il regista Danny Boyle ha preferito non addentrarsi in un tale e particolare mondo e concentrare, invece, l'intera vicenda sulle vite quotidiane e fallite del presente dei singoli personaggi. Così facendo, il regista però non è riuscito nè a costruire nè, di conseguenza, a raggiungere il pregio ed il grande successo ottenuto dalla sua prima pellicola. La storia, infatti, appare "tirata" , con qualche "escamotage" da giustificare le varie azioni dei personaggi, ma nulla di più e pertanto, sebbene gli attori siano sempre perfettamente calati nei propri ruoli e rendano il film divertente ed ironico in svariate sue parti, "T2" sicuramente manca di quell'originalità, nonchè crudo realismo che contraddistingueva e rendeva unico il primo "Trainspotting". Anche riguardo la colonna sonora "T2" risulta sicuramente inferiore nella scelta dei brani. Peccato!
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[+] scegliere la vita….e dopo anche l’amicizia
(di antonio montefalcone)
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