sandrasiriannni
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mercoledì 24 maggio 2017
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la galera dell'intelligenza
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ORECCHIE
Un film imperdibile sulla galera dell'intelligenza, ma soprattutto un divertito coming out su quanto deteriore e infelice sia l'intelligenza che si autocompiace e, autocompiacendosi e investendosi del compito di giustiziare la stupidità del mondo, fagocita la vita.
Lo sguardo attonito del protagonista, il suo depresso stupore di fronte a tutti quelli che lo investono, dal risveglio alla sera, con la loro discutibile vitalità, raccontandosi in modo logorroico, declina...ndo le loro certezze fanatiche, incastrandolo nel delirio della burocrazia, scaraventandogli addosso egocentrismo o goliardia, è lo sguardo di molti di noi, che spesso si finge arreso ma è in realtà pesantemente giudicante.
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ORECCHIE
Un film imperdibile sulla galera dell'intelligenza, ma soprattutto un divertito coming out su quanto deteriore e infelice sia l'intelligenza che si autocompiace e, autocompiacendosi e investendosi del compito di giustiziare la stupidità del mondo, fagocita la vita.
Lo sguardo attonito del protagonista, il suo depresso stupore di fronte a tutti quelli che lo investono, dal risveglio alla sera, con la loro discutibile vitalità, raccontandosi in modo logorroico, declina...ndo le loro certezze fanatiche, incastrandolo nel delirio della burocrazia, scaraventandogli addosso egocentrismo o goliardia, è lo sguardo di molti di noi, che spesso si finge arreso ma è in realtà pesantemente giudicante.
Attraverso una carrellata di personaggi perfettamente centrati, il film racconta le nevrosi tipiche della contemporaneità, prima tra tutte l’incapacità di ascoltare, la smania di raccontarsi, sembrerebbe, per riconoscersi esistenti, l’ostentazione di spiritualità caserecce, presunte identità artistiche, sempre con lo stesso scopo.
Incomprensibili per il protagonista che, filosofo e ateo dichiarato, si lascia travolgere con una sorta di remissivo orrore, ma piano piano inizia a dubitare di sé, del suo elitarismo che lo spinge ai margini delle relazioni ma anche della sua stessa vita.
Due le chiavi di volta, la prima, l’incontro con la moglie del suo vecchio prof che gli dice “ti credevamo un genio, ma sbagliavamo” , cercando di spingerlo verso l’interpretazione meno banale di quelle parole, quando, dopo avergli chiesto se il mondo gli sembra impazzito, chiosa “siamo tutti pazzi, per qualcuno”, la seconda, lo splendido prete che dichiara di avere come datore di lavoro la paura e che dice quello che mi sono ripetuta mille volte nella vita, dopo l’iniziale sufficienza nei confronti dei credenti, cioè che credere - magari a riuscirci - serve a migliorare la vita, che è troppo breve per avere paura.
Dedico questa recensione ai miei amici cinefili, stroncatori sofisticati delle idee poco originali, sapendo che sapranno riconoscersi.
Nella recensione e nel film.
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roberto
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sabato 20 maggio 2017
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e alla fine si rivela la genialità
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Alla ricerca di un filmino rilassante e che faccia sorridere, approdo per caso in "Orecchie", in programazione - a Milano - solo presso le sale di Uci Cinemas, circuito attento all'intrattenimento "easy watching" e rilassatamente disimpegnato.
Mentre mi gusto il film - che fa sorridere piacevolmente - penso: "carino; niente di eccezionale, ma carino".
Ma a mano a mano che il film si dipana, lo schermo si allarga (capirete...) e i sottointesi si esplicitano, cominicio a pensare che "oltre alle gambe ci sia di piu'".
E in effetti, con la magia che ho visto possibile solo in pochi altri casi, SOLO alla fine, solo quando tutto sembra essere stato raccontato, si svela l'epifania geniale del messaggio di Alessandro Aronadio.
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Alla ricerca di un filmino rilassante e che faccia sorridere, approdo per caso in "Orecchie", in programazione - a Milano - solo presso le sale di Uci Cinemas, circuito attento all'intrattenimento "easy watching" e rilassatamente disimpegnato.
Mentre mi gusto il film - che fa sorridere piacevolmente - penso: "carino; niente di eccezionale, ma carino".
Ma a mano a mano che il film si dipana, lo schermo si allarga (capirete...) e i sottointesi si esplicitano, cominicio a pensare che "oltre alle gambe ci sia di piu'".
E in effetti, con la magia che ho visto possibile solo in pochi altri casi, SOLO alla fine, solo quando tutto sembra essere stato raccontato, si svela l'epifania geniale del messaggio di Alessandro Aronadio.
Gustate il film fino alla fine e, dopo un'ora e mezza di sorrisi piacevoli ma tranquilli, giunge la zampata emotiva, per cui ho - personalmente - adorato questo film, e l'anima di chi ha colto quello che racconta.
Un inno alla bellezza della vita, della diversità, dello sconoscuto che si rivela vicino, e che supera di molte spanne tutta la retorica di chi si occupa della diversità etnica e culturale, tanto di moda.
"Orecchie" è - a mio avviso - semplicemente geniale!
Chi ha orecchie per intendere, indenda.
Intanto, tornero' a vederlo con le persone che amo (oggi ero da solo...; voglio condividere la sensazione...)
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(di beppe65)
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tauvisual
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sabato 27 maggio 2017
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sorridere con intelligenza e cuore
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Ho amato questo film - prodotto con pochi mezzi economici, ma con tanta ricchezza interiore - fin dalle prime inquadrature.
Un racconto lieve, di una giornata apparentemente senza grandi avvenimenti, ma che pian piano apre il sipario sulla coscienza di come gli altri vengano percepiti estranei, o strani, da chiunque.
E che quindi il passo da fare è avvicinarsi a questa "stranezza aliena" con più fiducia.
Attori bravissimi, mai esagerati.
Una regia intelligente, mai presupponente.
Merita.
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mtonino
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mercoledì 9 agosto 2017
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lo senti il fischio?
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Marcello si sveglia con un fastidioso fischio alle orecchie e con un messaggio della fidanzata Alice che gli comunica che il suo amico Luigi è morto, del quale però non ricorda l’esistenza.
Questa è la trama sulla quale si sviluppa questa particolare e intelligente commedia, costata pochissimo (circa 150.000 euro, meno di un terzo di un film low budget) ma molto ben fatta sia sul piano tecnico sia su quello narrativo.
Già il formato dell’immagine è particolare: il film inizia con un formato quadrato 1:1 per poi passare all’1.85:1 classico questa scelta non è casuale ed è strettamente legata al piano narrativo e allo sviluppo della storia di Marcello, ma non dico altro per non spoilerare.
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Marcello si sveglia con un fastidioso fischio alle orecchie e con un messaggio della fidanzata Alice che gli comunica che il suo amico Luigi è morto, del quale però non ricorda l’esistenza.
Questa è la trama sulla quale si sviluppa questa particolare e intelligente commedia, costata pochissimo (circa 150.000 euro, meno di un terzo di un film low budget) ma molto ben fatta sia sul piano tecnico sia su quello narrativo.
Già il formato dell’immagine è particolare: il film inizia con un formato quadrato 1:1 per poi passare all’1.85:1 classico questa scelta non è casuale ed è strettamente legata al piano narrativo e allo sviluppo della storia di Marcello, ma non dico altro per non spoilerare.
Il film è girato in un ottimo bianco e nero non so quanto per scelta stilistica e quanto per mancanza di fondi in ogni caso il risultato è ottimo, la fotografia insieme al montaggio (molto dinamico soprattutto nella prima parte) e alla bellissima colonna sonora sono combinati in modo molto fluido e piacevole.
Bisogna dire anche due parole sul cast che è di prim’ordine e che pare abbia sposato il progetto in toto al punto di rinunciare ai propri compensi, i personaggi sono molto ben delineati e sono molte le scene comiche e le trovate divertenti. Soprattutto la scelta dei personaggi secondari sembra azzeccatissima contribuendo alla riuscita di gag assurde, spesso mute, nelle quali i soli volti o sguardi dei personaggi inducono al sorriso o alla risata vera e propria. Insomma in questo film si ride in maniera intelligente mai volgare o sguaiata e questo è un altro punto a favore di quest’opera seconda.
Passiamo ora a quello che secondo me funziona meno in questa comunque ottima pellicola, la seconda parte perde molto del ritmo che abbiamo visto nella prima parte e i dialoghi si dilungano a volte diventando quasi ripetitivi come il monologo finale di Marcello che scade in un moralismo tipico di un certo cinema italiano. Anche alcune gag, per quanto verosimili e divertenti, risultano forse un po’ forzate rischiando di scivolare nella macchietta.
Nel complesso però è un film da vedere, divertente e dissacrante al punto giusto che secondo me diventerà un piccolo cult movie.
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noureddine el harti
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sabato 10 novembre 2018
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la vita è troppo breve per aver paura
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Orecchie
Ipocrisia e/o confusione culturale:
-la vicina di casa (io non ho proprio niente da dire a quelli come voi) … (il signore dà, il signore toglie)
-il soccorritore (se vuole assistere sua madre)
Incompetenza professionale:
-prenotazione per una visita medica
-prelevare soldi da sportello
L’arte come fonte di guadagno degli incolti:
-il cantante rap
-il compagno della madre.
Il potere degli irresponsabili
-i medici
Dopo la messa a fuoco la panoramica, si mette sotto luce il protagonista, l’insegnante di filosofia estradato dalla propria casa per i bisogni di un opportunista.
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Orecchie
Ipocrisia e/o confusione culturale:
-la vicina di casa (io non ho proprio niente da dire a quelli come voi) … (il signore dà, il signore toglie)
-il soccorritore (se vuole assistere sua madre)
Incompetenza professionale:
-prenotazione per una visita medica
-prelevare soldi da sportello
L’arte come fonte di guadagno degli incolti:
-il cantante rap
-il compagno della madre.
Il potere degli irresponsabili
-i medici
Dopo la messa a fuoco la panoramica, si mette sotto luce il protagonista, l’insegnante di filosofia estradato dalla propria casa per i bisogni di un opportunista. (nonostante surreale come scena, la situazione è quasi fedele alla realtà, considerando il ruolo passivo dei filosofi nel politico/sociale)
L’incontro con la madre che si dà alla gioia di vivere, sembra confermare quel che, dopo, dirà il prete al bar quando a becco aperto, l’insegnante di filosofia l’ascolta affascinato svelare con sincerità ch’è pagato per mantenere i contadini nella miseria e benedire la loro ignoranza… e ciò, conferma il pensiero dell’editrice “il più grande difetto della filosofia è la sua tendenza a staccarsi dalla realtà”.
nonostante le mascherine con occhi che osservano nel ristorante e nella chiesa, con la frase del prete “la vita è tropo breve per aver paura” il funerale richiama la voglia di vita nuova.
In breve, in questo film, oltre alla dolce abilità nel esporre la vergogna, credo che la scelta del bianco/nero sia stata il punto forte: o vedi bianco o vedi nero… ma se vedi grigio, lo schermo ne è pieno… quindi, lo spettatore non ha scampo. (il fischio alla fine infastidisce tutti gli ascoltatori)
Ottimo film. per me, è uno dei migliori modi di spendere 90 minuti della propria vita.
noureddine el harti
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flyanto
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lunedì 22 maggio 2017
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un fastidioso fischio
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Il film "Orecchie", dal titolo alquanto singolare, racconta ciò che di assurdo capita in una giornata al protagonista (Daniele Parisi) non appena una mattina si sveglia ed avverte un fastidioso fischio all'interno del suo orecchio. Egli dapprima legge il biglietto della propria ragazza che gli comunica che un suo amico (di cui peraltro l'uomo non si ricorda affatto) è improvvisamente deceduto e che il funerale si svolgerà alle sette della sera, poi nel suo girovagare per la città al fine di raggiungere un otorino laringoiatra per farsi diagnosticare la causa del fischio egli viene a contatto con personaggi strambi: dai medici che egli consulta, ad un suo alunno a cui dà lezioni private, ad una direttrice di giornale (Piera Degli Esposti) con cui ha un colloquio per un'eventuale assunzione, alla stessa madre (Pamela Villoresi) che ha una relazione sentimentale con un artista di strada, al suo ex-professore di filosofia con la consorte sino ad un "originale" prete (Rocco Papaleo) che deve celebrare il funerale dell'amico.
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Il film "Orecchie", dal titolo alquanto singolare, racconta ciò che di assurdo capita in una giornata al protagonista (Daniele Parisi) non appena una mattina si sveglia ed avverte un fastidioso fischio all'interno del suo orecchio. Egli dapprima legge il biglietto della propria ragazza che gli comunica che un suo amico (di cui peraltro l'uomo non si ricorda affatto) è improvvisamente deceduto e che il funerale si svolgerà alle sette della sera, poi nel suo girovagare per la città al fine di raggiungere un otorino laringoiatra per farsi diagnosticare la causa del fischio egli viene a contatto con personaggi strambi: dai medici che egli consulta, ad un suo alunno a cui dà lezioni private, ad una direttrice di giornale (Piera Degli Esposti) con cui ha un colloquio per un'eventuale assunzione, alla stessa madre (Pamela Villoresi) che ha una relazione sentimentale con un artista di strada, al suo ex-professore di filosofia con la consorte sino ad un "originale" prete (Rocco Papaleo) che deve celebrare il funerale dell'amico. Questa intera galleria di personaggi ed il colpo di scena finale ribalterà completamente l'esistenza del protagonista .....
"Orecchie" costituisce il secondo lungometraggio di Alessandro Aronadio che in maniera pacata e quasi surreale presenta svariate assurdità del mondo di oggi o come tali appaiono al protagonista. Ma saranno proprio queste manifestazioni irrazionali e particolari ad insegnargli un atteggiamento diverso con cui d'ora in poi affrontare la propria vita, cambiandogli radicalmente le convinzioni in base a cui egli viveva. Il film è girato in bianco e nero, in maniera lineare nel corso del suo svolgersi ed intriso di un'ironia sottile che lo rende intelligentemente divertente. Inoltre, la pellicola è ben interpretata dalla vasta gamma di attori che vi partecipano, con una particolare lode indirizzata a Pamela Villoresi come mamma stramba ma affettuosa ed a Rocco Papaleo nel ruolo di un prete dai principi alquanto "personali". Insomma, un'opera, sia pure minore, tutta da scoprire ed apprezzare appieno.
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