angelo umana
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sabato 1 ottobre 2016
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un'altra vita è possibile
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Moltissimi dei film italiani recano nelle didascalie di presentazione la dicitura “film d’interesse culturale”, forse è questo che fa loro guadagnare il credito d’imposta. Nel caso di questo film si potrebbe molto dire “film d’interesse emozionale”, o commerciale, o pubblicitario, a giudicare dalle emozioni assicurate e da tutti i ringraziamenti che reca nei titoli di coda, a case di moda ed entità e autorità varie.
Un’altra vita è possibile. E’ già molto adulto per i pensieri che esprime, per la solitudine che sa sopportare e per il rapporto coi grandi che cerca, il 13enne Valerio: si tratta in realtà del 14enne attore Andrea Pittorino, che ha già un lungo curriculum di prestazioni davanti alla macchina da presa (da quando aveva 4 anni!).
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Moltissimi dei film italiani recano nelle didascalie di presentazione la dicitura “film d’interesse culturale”, forse è questo che fa loro guadagnare il credito d’imposta. Nel caso di questo film si potrebbe molto dire “film d’interesse emozionale”, o commerciale, o pubblicitario, a giudicare dalle emozioni assicurate e da tutti i ringraziamenti che reca nei titoli di coda, a case di moda ed entità e autorità varie.
Un’altra vita è possibile. E’ già molto adulto per i pensieri che esprime, per la solitudine che sa sopportare e per il rapporto coi grandi che cerca, il 13enne Valerio: si tratta in realtà del 14enne attore Andrea Pittorino, che ha già un lungo curriculum di prestazioni davanti alla macchina da presa (da quando aveva 4 anni!). Interessanti, più delle protagoniste - le consumate professioniste Buy e Golino, una è la madre di Valerio, l'altra è l'amica presso la quale si rifugiano – i due stranieri con cui ben presto Valerio si rapporta meglio, a Torino dove si è trasferito con sua madre, che non poteva più fronteggiare le violenze del marito: Larissa che si prostituisce nel parco, la davvero bella bielorussa Caterina Shulha , affettuosa sotto la sua scorza dura, e Mathieu (Bruno Todeschini), un passato da calciatore, ora barista, uno di cui fidarsi. Questi due quasi esprimono l’accontentarsi di poco, una vita minima, e pertanto più vicini agli esseri umani, degli stranieri nostri ospiti.
E’ un film dove sono riconoscibilissimi i buoni e i cattivi, non c’è partita, vincono i primi senz’altro, sebbene nella realtà questa classificazione non sia così netta. E che il bene prevalga e che i buoni restino coi buoni è suggellato dall’inno finale alla vita di Shirley Bassey (toh, chi si risente!): Ah la vita, che cosa di più bello esiste al mondo e non ce ne accorgiamo quasi mai.
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alex2044
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lunedì 10 ottobre 2016
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e' possibile una vita possibile ?
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E' possibile una vita possibile ? E' il quesito che ci pone questo film e la risposta finale è si . Insomma la speranza non deve mai mancare . Forse è proprio il finale la parte più debole di questo film ma nonostante tutto il lieto fine , una volta tanto , non disturba e non sa di artificio zuccheroso per mandare a casa lo spettatore felice e contento . Il motivo sta nel fatto che per tutta la durata di questo lavoro, si percepisce la partecipazione emotiva del regista . Che ci mette cuore ed anima nel delineare i caratteri dei personaggi di questa storia , purtroppo non nuova ma anzi presente troppo spesso nella cronaca giornaliera delle nostre comunità .
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E' possibile una vita possibile ? E' il quesito che ci pone questo film e la risposta finale è si . Insomma la speranza non deve mai mancare . Forse è proprio il finale la parte più debole di questo film ma nonostante tutto il lieto fine , una volta tanto , non disturba e non sa di artificio zuccheroso per mandare a casa lo spettatore felice e contento . Il motivo sta nel fatto che per tutta la durata di questo lavoro, si percepisce la partecipazione emotiva del regista . Che ci mette cuore ed anima nel delineare i caratteri dei personaggi di questa storia , purtroppo non nuova ma anzi presente troppo spesso nella cronaca giornaliera delle nostre comunità . Una madre e moglie scappa da Roma e dal marito violento portandosi dietro il figlio e cerca , in una città , Torino, distante centinaia di chilometri , con l' aiuto di un'amica fedele di rifarsi una vita ma anche la protezione di qualcosa , un nuovo ambiente una nuova città , e qualcuno , nuove frequentazioni , nuovi amici .Come già detto , con fatica, ma ce la farà . Ivano De Matteo dopo il bel " I nostri Ragazzi " fa di nuovo centro . Raccontandoci questa storia molto umana con trasporto e delicatezza . Le due attrici protagoniste , una Margherita Buy ben dentro la sua parte di donna dolente ma volitiva e una Valeria Golino che lascia i panni più drammatici cui spesso ci ha abituati per vestire quelli di un'attrice ilare ed anche un po' scombinata e con un cuore grosso così .Insomma brave tutte e due . Senza dimenticare l'interpretazione convincente ed intensa del giovanissimo Andra Pittorino nella parte del figlio della Buy con un di più dato dalla notevole somiglianza con la stessa . Il film è girato bene , il ritmo c'è . Le musiche sono , una volta tanto pertinenti ed anche coinvolgenti . Per finire , ottima la scelta di mostrarci una Torino non da cartolina che , per quanto mi riguarda , vale mezzo voto in più nel mio giudizio .
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spione
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domenica 23 ottobre 2016
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con qualche riserva
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Film minimalista che prova a raccontare una storia ispirata dai molti fatti di cronaca che purtroppo conosciamo senza entrare nel merito di un tema che è certamente tra i più complessi: nessun tentativo, infatti, viene fatto per indagare e spiegare il fenomeno della violenza di genere, e soprattutto di inoltrarsi in quel vero e proprio campo minato rappresentato dall'evidenza delle molte, troppe donne che - come Anna - hanno scelto di accompagnarsi a uomini che le maltrattano. A ben guardare, però, il tema principale non è la violenza: piuttosto è un film di solitudini intrecciate, dolenti, in cerca di sollievo e di riscatto. Un film ben recitato, che tuttavia mi ha lasciato una sensazione di disarmonia.
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Film minimalista che prova a raccontare una storia ispirata dai molti fatti di cronaca che purtroppo conosciamo senza entrare nel merito di un tema che è certamente tra i più complessi: nessun tentativo, infatti, viene fatto per indagare e spiegare il fenomeno della violenza di genere, e soprattutto di inoltrarsi in quel vero e proprio campo minato rappresentato dall'evidenza delle molte, troppe donne che - come Anna - hanno scelto di accompagnarsi a uomini che le maltrattano. A ben guardare, però, il tema principale non è la violenza: piuttosto è un film di solitudini intrecciate, dolenti, in cerca di sollievo e di riscatto. Un film ben recitato, che tuttavia mi ha lasciato una sensazione di disarmonia. Già con "La bella gente", del resto, Di Matteo mi era sembrato avere una sensibilità poco consonante con la mia. La Buy, per una volta costretta a recitare un ruolo diverso da quello solito di nevrotica pasticciona, è paradossalmente sottotono. Applausi invece per Valeria Golino, di cui mi impressionano i progressi fatti dai tempi bui (scusate il gioco di parole) di "Rain Man" e "Puerto Escondido": davvero l'attrice che ha conosciuto la più impressionante crescita professionale tra quelle sulla piazza.
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valterchiappa
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lunedì 30 ottobre 2017
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il diritto a una vita possibile
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Ivano De Matteo ha confermato negli anni un indiscutibile capacità di affrontare temi di grosso impatto sociale. Lo ha sempre fatto con il dovuto approfondimento, tenendosi al largo da retorica o sentimentalismi, ma soprattutto con grande semplicità di linguaggio ed una chiarezza espositiva che non scivola mai nel banale: un cronista, o meglio un divulgatore dei mali del nostro tempo.
Giunto di fronte alla prova più importante, al tema più insidioso e al contempo drammaticamente attuale, quello della violenza sulle donne, De Matteo realizza la sua opera più riuscita. “La vita possibile” è un film dalla misura perfetta, in cui ogni battuta ed ogni inquadratura è pesata con un bilancino di precisione.
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Ivano De Matteo ha confermato negli anni un indiscutibile capacità di affrontare temi di grosso impatto sociale. Lo ha sempre fatto con il dovuto approfondimento, tenendosi al largo da retorica o sentimentalismi, ma soprattutto con grande semplicità di linguaggio ed una chiarezza espositiva che non scivola mai nel banale: un cronista, o meglio un divulgatore dei mali del nostro tempo.
Giunto di fronte alla prova più importante, al tema più insidioso e al contempo drammaticamente attuale, quello della violenza sulle donne, De Matteo realizza la sua opera più riuscita. “La vita possibile” è un film dalla misura perfetta, in cui ogni battuta ed ogni inquadratura è pesata con un bilancino di precisione.
Una storia lineare, quasi spoglia, ma che contiene in maniera esaustiva tutti i termini del problema. Una moglie che subisce ripetutamente la violenza del marito, un figlio adolescente che assiste inerme al dramma, la fuga, una città, Torino, dove cercare di costruire una nuova vita. Anna (Margherita Buy) e Valerio (Andrea Pittorino) vengono accolti da un’amica di vecchia data, Carla (Valeria Golino), attrice squattrinata e naif. Il seguito è vita quotidiana: la difficoltà di Anna a trovare un nuovo lavoro, quelle di Valerio ad integrarsi in un contesto nuovo e all’apparenza ostile, il richiamo, che a volte pare irresistibile, a ricadere nel gorgo del proprio destino di vittima sacrificale. Un solo filo di narrazione: l’infatuazione di Valerio per una prostituta dell’Est (Caterina Shulha), attraverso la quale il ragazzo esperirà drammaticamente la sua educazione sentimentale. Un episodio che però è funzionale al tema principale dell’analisi di De Matteo.
Tutti sono, siamo quotidianamente aggrediti. C’è violenza sulle donne, sembra dire il regista, perché c’è violenza ovunque: nell’aggressione verbale di un genitore che difende un figlio teppista, nelle avances insistite di un corteggiatore molesto, nella discriminazione, nel lavoro massacrante e mal pagato, persino nelle trappole dei vuoti legislativi, nel linguaggio dei ragazzi, nei manifesti giganteschi che sparano bocche carnose e prominenti. Fino ad arrivare inevitabilmente al sesso subito dalla prostituta, di cui Valerio è spettatore nell’episodio in cui il film ha il suo climax, e che ricorda, nella sua bestialità, la violenza fisica cui ha da sempre assistito.
Violenza che ha solo varie forme, magari non penalmente rilevanti, ma che ferisce nell’identica maniera; violenza che ha una sola madre: questa società. Ed è per questo che solo fuori da essa si può cercare una vita possibile. Come i protagonisti in fuga, che cercano riparo in personaggi ai margini: nell’amica folle e generosa che non si è mai sposata (una critica all’istituto della famiglia?); nel ristoratore, anch’esso straniero, emarginato per via di un passato oscuro; o, all’estremo limite, in una donna di strada, ma che di giorno è solo una ragazza normale, con il normale desiderio di divertirsi al Luna Park.
Il racconto di De Matteo, alla cui penna si è affiancata, come al solito, quella di Valentina Ferlan, agisce come un bisturi: minimo, essenziale, ma taglientissimo e preciso. Il suo film però non è solo sceneggiatura; è una regia attentissima a sottolineare, con le inquadrature e i movimenti della macchina, ogni particolare importante e a cancellare il superfluo; a scavare nei volti, drammaticamente denudati dal trucco; a cercare l’esatto punto di vista da cui osservare.
Il cast asseconda l’impostazione stilistica del regista, tutti intensi e al contempo misurati. Se è pleonastico elogiare per l’ennesima volta la Buy, efficacissima nel descrivere, per una volta, non solo la fragilità, ma anche la determinazione nel cercare il riscatto, se la Golino dà l’ennesima conferma di una raggiunta maturità, parole di plauso vanno spese per il giovanissimo Andrea Pittorino, non solo per il suo viso perfettamente cinematografico, ma per una interpretazione straordinariamente aderente al vero. Bravi anche i comprimari, Bruno Todeschini e Caterina Shulha; toccante in particolare quest’ultima nel rappresentare il contrasto fra una donna indurita dalla vita e la ragazza ancora in cerca di sogni.
“La vita possibile” è un film da vedere e far vedere. Perché è un bel film. Ma soprattutto per non fermare mai la riflessione, per non far tacere mai il discorso sulla violenza. È un mostro che ci assale ogni giorno e qualcuno sembra dirci che è un frutto inevitabile dei nostri tempi. No, non è così. Dobbiamo, ne abbiamo il diritto, continuare a cercare e magari conquistare una vita possibile.
Voto: 7.5
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flaw54
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lunedì 3 ottobre 2016
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perché così poco pubblicizzato?
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Un film di emozioni profonde che affascina e commuove nella sua intensa e drammatica ripetitività. Non si può parlare di melò perché i sentimenti sono veri e anche la vicende può drammaticamente essere più che reale. Bravissimo il bambino, mentre la Buy si è ormai specializzata nelo stesso ruolo ripetitivo e monocromatico ( che però sa ricoprire benissimo ). Bella la conclusione che apre uno spiraglio verso unanuova vita possibile, ma lascia sempre in piedi tutte le difficoltà ei sacrifici che una donna in questa situaziine deve affrontare. Molto vicino a Gli equilibristi.
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maurizio meres
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domenica 25 settembre 2016
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il difficile cammino di una donna
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Due bravissime attrici come la Buy e la Golino,recitano in perfetta simbiosi,dirette dal sempre sensibile Di Matteo su argomenti attuali in un disagio famigliare e sociale.
La Buy interpreta una donna succube di un marito violento,perdendo vicino a lui quella dignità di donna ma soprattutto di madre,fugge via insieme al figlio adolescente,la voglia di reagire non manca,lotta contro se stessa per dare una vita normale al figlio,il tempo e le giuste amicizie le daranno ragione.
La sua figura femminile rappresenta ciò che oggi come un virus attanaglia la mente di mariti violente,che con la loro irrazionalità commettono sempre di più atti disumani,sia verso le proprie mogli o compagne che con i loro figli,questa piaga dovuta anche da una vita sociale inesistente rinchiudendosi in se stessi fino all'esplosione incontrollata delle proprie azioni.
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Due bravissime attrici come la Buy e la Golino,recitano in perfetta simbiosi,dirette dal sempre sensibile Di Matteo su argomenti attuali in un disagio famigliare e sociale.
La Buy interpreta una donna succube di un marito violento,perdendo vicino a lui quella dignità di donna ma soprattutto di madre,fugge via insieme al figlio adolescente,la voglia di reagire non manca,lotta contro se stessa per dare una vita normale al figlio,il tempo e le giuste amicizie le daranno ragione.
La sua figura femminile rappresenta ciò che oggi come un virus attanaglia la mente di mariti violente,che con la loro irrazionalità commettono sempre di più atti disumani,sia verso le proprie mogli o compagne che con i loro figli,questa piaga dovuta anche da una vita sociale inesistente rinchiudendosi in se stessi fino all'esplosione incontrollata delle proprie azioni.
La Golino,il suo personaggio confusionario,simpatica,affettuosa verso tutti,pronta ad aiutare la sua amica nel difficile percorso di adattamento.
Ambientato in una periferia un po' degradata di Torino,ma umana,tutti pronti ad aiutarsi l'uno con l'altro,bellissima la figura del francese ex calciatore,raro esempio di amico vero.
Ottima fotografia in un grigiore invernale dov'è tutta la Torino che nessuno vede mai riesce ad essere bella in un suo fascino,fatto di rumori di vita quotidiana.
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walter58ve
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domenica 2 ottobre 2016
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un inno al coraggio quotidiano
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in questo caso il motivo del tentativo di rinascita presenta anche elementi di drammatica attualità, ma i motivi potrebbero anche essere altri. il film riesce a proporre atmosfere e sentimenti, senza eccessi e con grande cura alle figure e personaggi. Pochi ma importanti. Quasi tutti credibili e non banali. Sicuramente, lo spettatore genitore, come me, ha qualche elemento di ulteriore interesse e forse un punto di vista privilegiato rispetto alla generalità della platea. Resta un grande merito del regista, anche quello di affrontare e proporre una figura adolescenziale e le sue reazioni ad una situazione deflagrante, con una certa originalità e senza cadere, comunque, nello stereotipo comune a molte pellicole sul genere.
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in questo caso il motivo del tentativo di rinascita presenta anche elementi di drammatica attualità, ma i motivi potrebbero anche essere altri. il film riesce a proporre atmosfere e sentimenti, senza eccessi e con grande cura alle figure e personaggi. Pochi ma importanti. Quasi tutti credibili e non banali. Sicuramente, lo spettatore genitore, come me, ha qualche elemento di ulteriore interesse e forse un punto di vista privilegiato rispetto alla generalità della platea. Resta un grande merito del regista, anche quello di affrontare e proporre una figura adolescenziale e le sue reazioni ad una situazione deflagrante, con una certa originalità e senza cadere, comunque, nello stereotipo comune a molte pellicole sul genere. Unico neo in termini di credibilità, la totale assenza del cellulare nella vita di questo ragazzo. Anche dopo che gli viene regalato dalla mamma.
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flyanto
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venerdì 30 settembre 2016
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una sorta di speranza dopo numerose problematiche
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"La Vita Possibile", ultima opera cinematografica dell'attore/regista Ivano De Matteo, è un film sulla speranza, sulla possibilità di cambiare vita e sul cammino verso un miglioramento esistenziale generale.
La vicenda si svolge nella città di Torino dove una donna (Margherita Buy) si trasferisce presso un'amica (Valeria Golino) col proprio figlio adolescente, fuggendo da Roma da un marito violento e prevaricatore. Qui ella inizia una nuova vita, cercando un lavoro e dividendo le proprie giornate tra l'affetto sincero della suddetta amica e le problematiche che le crea il ragazzo il quale mal sopporta il "forzato" trasferimento a causa della difficoltà ad ambientarsi e a farsi nuovi amici, nonchè per la sentita lontananza affettiva dal padre.
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"La Vita Possibile", ultima opera cinematografica dell'attore/regista Ivano De Matteo, è un film sulla speranza, sulla possibilità di cambiare vita e sul cammino verso un miglioramento esistenziale generale.
La vicenda si svolge nella città di Torino dove una donna (Margherita Buy) si trasferisce presso un'amica (Valeria Golino) col proprio figlio adolescente, fuggendo da Roma da un marito violento e prevaricatore. Qui ella inizia una nuova vita, cercando un lavoro e dividendo le proprie giornate tra l'affetto sincero della suddetta amica e le problematiche che le crea il ragazzo il quale mal sopporta il "forzato" trasferimento a causa della difficoltà ad ambientarsi e a farsi nuovi amici, nonchè per la sentita lontananza affettiva dal padre. Così, tra continui sensi di colpa, provati dalla donna, in seguito alla propria scelta di avere abbandonato il consorte violento, svariati avvenimenti e difficoltà, madre e figlio, trascorrono le loro giornate finchè piano piano la situazione torna alla normalità, verificandosi per loro la possibilità di una nuova esistenza più serena ed autonoma.
A differenza dei suoi films precedenti, "La Bella Gente", "Gli Equilibristi" e "I Nostri Ragazzi" , dove il finale era caratterizzato da una profonda sconfitta od amarezza , ne "La Vita Possibile" Ivano De Matteo presenta, invece, una storia in cui, se non vi è proprio il lieto fine vi è però aperta la possibilità verso un cambiamento positivo, sebbene dopo molte sofferenze e difficoltà. Quello che rende sicuramente di pregio la pellicola, oltre alla regia asciutta, nitida e, a volte, anche un poco cruda, è la rappresentazione quanto mai realistica, con tutti i pro e i contro, del rapporto affettivo esistente tra la protagonista ed il proprio figlio che viene esposto ed analizzato in tutte le sue sfaccettature e da entrambi i punti di vista. Insomma, quello che porta sullo schermo De Matteo è una storia di tutti i giorni di una famiglia comune con svariate problematiche e dubbi in cui più di uno spettatore vi si può rispecchiare.
Ad aggiungere valore al film contribuisce anche l'interpretazione straordinaria di Margherita Buy e di Valeria Golino che danno credibilità ai loro personaggi di donne travagliate (una più, una meno) e del giovanissimo Andrea Pittorino, nella parte del figlio della Buy, molto espressivo e convincente come adolescente inquieto e spaesato.
Altamente consigliabile.
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no_data
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domenica 2 ottobre 2016
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una vita possibile ma troppo melò
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Gli uomini (tutti) presenti nel film non fanno proprio una bella figura, solo uno dei maschi della storia è una brava persona, ma è socialmente escluso per via di un brutto incidente stradale di cui non ha colpa. Il film inizia con il marito della protagonista (Buy) che colpisce duramente la moglie per l' ennesima volta. Giustamente e coraggiosamente lei fugge in un'altra città insieme al figlio di 13anni, ospite di una amica che la accoglie con grande affetto. Ma è qui che il soggetto cade un pò, in tutto quello che succede, non c'è mai un vero confronto tra madre e figlio, dopo denunce , botte e numerosi nuovi inizi, lei non è in grado di spiegare le ragioni della propria scelta al figlio che crescendo è alla ricerca anche lui di un nuovo inizio, in amore, nell' amicizia e nel contesto sociale.
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Gli uomini (tutti) presenti nel film non fanno proprio una bella figura, solo uno dei maschi della storia è una brava persona, ma è socialmente escluso per via di un brutto incidente stradale di cui non ha colpa. Il film inizia con il marito della protagonista (Buy) che colpisce duramente la moglie per l' ennesima volta. Giustamente e coraggiosamente lei fugge in un'altra città insieme al figlio di 13anni, ospite di una amica che la accoglie con grande affetto. Ma è qui che il soggetto cade un pò, in tutto quello che succede, non c'è mai un vero confronto tra madre e figlio, dopo denunce , botte e numerosi nuovi inizi, lei non è in grado di spiegare le ragioni della propria scelta al figlio che crescendo è alla ricerca anche lui di un nuovo inizio, in amore, nell' amicizia e nel contesto sociale. Il seguito prosegue in un contesto sempre con qualche stereotipo di troppo. Bello il finale con " La Vita" cantata da S. Bassey.
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