laurence316
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domenica 19 marzo 2017
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il diritto all'uguaglianza, il diritto di contare
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Scritto da Abi Morgan (la stessa di The Iron Lady), Suffragette si propone di rendere partecipe il grande pubblico di una delle più importanti lotte per l'uguaglianza del '900, raccontando del movimento suffragista inglese, concentrandosi in particolare sulla parabola fondamentale dell’Unione sociale e politica delle donne (Women’s Social and Political Union [WSPU]), fondata da Emmeline Pankhurst nel 1903 con lo specifico intento di far ottenere alle donne il diritto di voto. E rievocando il periodo che va dal 1912 al 1913 in cui nella Londra prebellica le suffragette, per attirare l’attenzione sulla propria causa, scendevano in piazza, incendiavano le cassette postali, rompevano finestre e vetrine e così via.
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Scritto da Abi Morgan (la stessa di The Iron Lady), Suffragette si propone di rendere partecipe il grande pubblico di una delle più importanti lotte per l'uguaglianza del '900, raccontando del movimento suffragista inglese, concentrandosi in particolare sulla parabola fondamentale dell’Unione sociale e politica delle donne (Women’s Social and Political Union [WSPU]), fondata da Emmeline Pankhurst nel 1903 con lo specifico intento di far ottenere alle donne il diritto di voto. E rievocando il periodo che va dal 1912 al 1913 in cui nella Londra prebellica le suffragette, per attirare l’attenzione sulla propria causa, scendevano in piazza, incendiavano le cassette postali, rompevano finestre e vetrine e così via. Si conclude proprio con il Derby di Epsom del 1913 ed Emily Davison. Mentre alcune scritte poste sui titoli di coda, informano lo spettatore che le donne inglesi otterranno infine il diritto di voto nel 1928 (solo parzialmente nel 1918), ed indicano poi le date in cui questo è avvenuto negli altri Paesi: in Nuova Zelanda addirittura nel 1893, in Italia nel 1946, mentre in Arabia Saudita l’estensione di questo diritto anche alle donne è stata solo “promessa” nel 2015.
Naturalmente, gli intenti sono benemeriti ma il film è alquanto convenzionale, didascalico, prevedibile. Da un punto di vista formale è assolutamente curato (ricostruzione d’epoca, recitazione [eccellente C. Mulligan, come gran parte del cast], fotografia), anche se, a dirla tutta, il continuo ricorso alle riprese con camera a spalla distrae e alla lunga stanca, ma il problema vero risiede nella sceneggiatura, fin troppo schematica e corretta, che possiede nobili intenti educativi ma, stilisticamente parlando, è piuttosto piatta (e, difatti, nel film finito, alcune scene mancano della necessaria carica emotiva e non coinvolgono). Questo, ovviamente, nulla toglie al fatto che invece diverse altre scene siano riuscite, interessanti ed emblematiche (la scoperta da parte della protagonista degli abusi a cui il proprietario della lavanderia in cui lavora costringe l’appena dodicenne figlia di Violet, Maggie [a cui probabilmente è stata costretta anche lei, da giovane], la cacciata di casa di Maud, a cui il marito impedisce perfino di vedere il figlio, il breve comizio della Pankhurst [una sempre incisiva Streep], il finale ad Epsom), ma “una materia così incandescente avrebbe meritato una messa in scena […] più coraggiosa” (Mereghetti).
Il film della Gavron, di buona qualità, non convince fino in fondo, ma è comunque da vedere, nel caso non si sia bene informati sui fatti narrati. Anche perché, ai giorni nostri, rimangono ancora molte le disparità tra uomini e donne. Distribuito in Italia in occasione della Giornata mondiale della donna 2016.
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maria cristina nascosi sandri
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domenica 6 marzo 2016
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suffragette, un film tutto di donna per l'8 marzo
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SUFFRAGETTE, rec. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI
Esce in Italia in questi giorni di preparazione all'8 marzo, fatidica Festa della Donna per antonomasia, a 70 anni dal diritto di voto per le donne della penisola tricolore - avvenne nel 1946, persino la Turchia ci aveva preceduto, in compenso la Svizzera 'arrivò' dopo! - Suffragette, il bel film di Sarah Gavron con Helena Bonham Carter, Carey Mulligan, Meryl Streep, Brendan Gleeson.
Bello è aggettivo generico, un po' banalizzante, ma, in questo caso, non è così. Si riempie di un significato che permane, che dà soddisfazione nel capire che la pellicola ben descrive il clima inglese di quegli anni - datata, pertanto, al 1912 quando le lotte delle donne del popolo e delle donne cosiddette colte, si uniron per far fronte comune contro l'ottusa società inglese maschilista, convinta della propria inscalfittibile ragion d'essere ( e di rimanere tale ).
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SUFFRAGETTE, rec. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI
Esce in Italia in questi giorni di preparazione all'8 marzo, fatidica Festa della Donna per antonomasia, a 70 anni dal diritto di voto per le donne della penisola tricolore - avvenne nel 1946, persino la Turchia ci aveva preceduto, in compenso la Svizzera 'arrivò' dopo! - Suffragette, il bel film di Sarah Gavron con Helena Bonham Carter, Carey Mulligan, Meryl Streep, Brendan Gleeson.
Bello è aggettivo generico, un po' banalizzante, ma, in questo caso, non è così. Si riempie di un significato che permane, che dà soddisfazione nel capire che la pellicola ben descrive il clima inglese di quegli anni - datata, pertanto, al 1912 quando le lotte delle donne del popolo e delle donne cosiddette colte, si uniron per far fronte comune contro l'ottusa società inglese maschilista, convinta della propria inscalfittibile ragion d'essere ( e di rimanere tale ).
Ma anni dopo anche la monarchia sarà sorretta da una donna - esempio ancor più calzante - lo è ancora oggi ed è 'quasi' certo che quando the Queen alle soglie ormai dei 90 anni deporrà, in qualche modo, lo scettro, molto anche per le donne sarà perduto nel villaggio globale che è oggi anche la Gran Bretagna pur con regole e leggi di convivenza ben diverse dalle nostre italiane.
Intense le interpretazioni di Helena Bonham Carter, Carey Mulligan, regale il cameo di Meryl Streep, nei panni della Parkhurst, matura intellettuale sobillatrice del neo-movimento. Ma la bellezza del film comprende l'ambientazione, le scenografie, la fotografia, le inquadrature sempre impeccabili, solo apparentemente semplici, ma quanto, al contrario, squisitamente e filologicamente perfette, anche dal punto di vista emotivo.
La musica, glossa sonora sempre discreta, corollario marginale mai invadente, è dell'ottimo Alexandre Desplat, Leone d'Oro alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia di pochi anni fa.
Un'ultima nota finale: la figura davvero più sciatta, meschina la fanno proprio i personaggi maschili, persone senza carattere, spesso pusillanimi, vili: il marito che non riesce da solo a crescere un figlio e lo dà in adozione, disconoscendolo - una donna non lo farebbe mai, a costo della sua stessa sopravvivenza o i poliziotti che bastonano selvaggiamente donne disarmate, riescono, è duro dirlo, a raffigurare molto bene anche la società odierna dove ancora i femminicidi avvengono per vigliaccherìa, per paura, da parte del maschio, di dover affrontare ciò che la donna in cuor suo ha già deciso, dopo aver sopportato l'inverosimile.
Si direbbe, per certi versi, solo, certo, ma...molto ancora dev'esser fatto e non tanto poi è veramente cambiato da quei giorni di violenza maschile solo cattiva, priva di coscienza e di personalità, senza nerbo, a testimoniare, se mai fosse necessario, l'ennesima impotenza dell'uomo a riconoscere la donna come essere almeno suo pari.
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alex2044
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mercoledì 2 marzo 2016
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il tè delle cinque interessa poco alle suffragette
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Il termine Suffragette è usato spesso per identificare un gruppo di donne , normalmente dell'alta borghesia inglese di inizio secolo , dedite fra un tè e l'altro alla difesa dei diritti delle donne ed in particolare a quello di voto . Il film in questione ci mostra invece una realtà completamente diversa . Una parte erano si alto borghesi , fra cui la storica ispiratrice del movimento Emmeline Pakhurst , ma la maggioranza erano proletarie i cui lavori spesso erano fra i più umili . Quindi pochi tè delle cinque ma anzi una certa dose di violenza per niente repressa . Con un tratto però , questo si molto femminille , le loro azioni , anche le più violente , escludevano il coinvolgimento di terzi .
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Il termine Suffragette è usato spesso per identificare un gruppo di donne , normalmente dell'alta borghesia inglese di inizio secolo , dedite fra un tè e l'altro alla difesa dei diritti delle donne ed in particolare a quello di voto . Il film in questione ci mostra invece una realtà completamente diversa . Una parte erano si alto borghesi , fra cui la storica ispiratrice del movimento Emmeline Pakhurst , ma la maggioranza erano proletarie i cui lavori spesso erano fra i più umili . Quindi pochi tè delle cinque ma anzi una certa dose di violenza per niente repressa . Con un tratto però , questo si molto femminille , le loro azioni , anche le più violente , escludevano il coinvolgimento di terzi . Una visione molto cavalleresca delle lotte sociali . L'aver puntualizzato questa realtà un po' misconosciuta è il titolo di merito maggiore di questo film . Per il resto il film è più che discreto . Naturalmente le attrici ma anche gli attori sono tutti bravi . Con una nota di merito per Carey Mulligan perfetta nella parte della protagonista Maud . Una donna dolente ma risoluta che anche con qualche fatica prende coscienza , spinta sempre di più da una situazione lavorativa pesantissima , della necessità di dedicarsi alla propaganda delle motivazioni del movimento delle Suffragette . In questo avversata in modo anche violento e prevaricatore dal marito . Per il resto , la ricostruzione storica è corretta e la descrizione del sistema di potere dell'epoca molto comprensibile . Quindi il film si fa vedere con simpatia con una certa partecipazione ed un interesse notevole .
Ps : Molto interessanti i titoli di coda con le date di introduzione del diritto di voto per le donne nei singoli paesi .
Curiose queste tre : Regno Unito (seppur con qualche limitazione ) 1918 , Italia 1946 ma il dato più sorprendente è : Svizzera , la civilissima Svizzera , 1971 !
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luigi chierico
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domenica 6 marzo 2016
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una pagina di storia
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La Gran Bretagna,governata da diverse regine: Maria I e II, Elisabetta I, Anna e Vittoria, all’ inizio del XX secolo, dopo 1900 anni di cieca obbedienza, vede le donne avanzare dei diritti di uguaglianza. Sebbene le donne avessero dato prova proprio in quel regno di grandissime capacità di governo, di apertura mentale e coraggio attraverso conquiste di colonie e famose battaglie, vengono osteggiate da Re Giorgio V e dal suo parlamento. Ciò che già in altre nazioni europee ed in Australia (1902) era stato riconosciuto alla donna, in Inghilterra viene negato. Potremmo dire che si sia vissuto un periodo nero, di oscurantismo, tuttavia bastarono meno di 9 anni di lotta attraverso abusi, carcere, scioperi della fame, ripudi dai propri mariti per ottenere il diritto al voto e di seguito tutti gli altri diritti di cui oggi godono le donne negli stati evoluti e civili.
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La Gran Bretagna,governata da diverse regine: Maria I e II, Elisabetta I, Anna e Vittoria, all’ inizio del XX secolo, dopo 1900 anni di cieca obbedienza, vede le donne avanzare dei diritti di uguaglianza. Sebbene le donne avessero dato prova proprio in quel regno di grandissime capacità di governo, di apertura mentale e coraggio attraverso conquiste di colonie e famose battaglie, vengono osteggiate da Re Giorgio V e dal suo parlamento. Ciò che già in altre nazioni europee ed in Australia (1902) era stato riconosciuto alla donna, in Inghilterra viene negato. Potremmo dire che si sia vissuto un periodo nero, di oscurantismo, tuttavia bastarono meno di 9 anni di lotta attraverso abusi, carcere, scioperi della fame, ripudi dai propri mariti per ottenere il diritto al voto e di seguito tutti gli altri diritti di cui oggi godono le donne negli stati evoluti e civili. Sarah Gavron,attraverso la sua accorta regia, ha avuto il coraggio di sfidare dopo cento anni l’opinione pubblica del mondo mostrandoci i fatti e misfatti di quell’epoca oscura. In un’Inghilterra avvolta dalla nebbia,grigia,le donne ci vengono mostrate sempre in ambienti privi di luce,non c’è sole nelle case ma miseria e violenza come nei posti di lavoro, le lavanderie sono tetre,i titolari padroni di esercitare ogni diritto su di loro. La regista pare compiacersi nel mostrare il tutto come in una cartolina d’epoca ormai sbiadita dal tempo, non si compiace di distrarre l’attenzione con delle belle fotografie, attende che il movimento venga allo scoperto,alla luce per mostrarci finalmente i bagliori della libertà attraverso fotografie all’esterno: i cortei, il famoso derby, gara equestre ideata nel 1780 dal Edward Stanley conte di Derby, dove la luce esplode come ad abbacinare gli occhi dello spettatore abituato a cercare i volti al buio. Il buio delle coscienze e dell’intelletto,il buio di una civiltà ottusa. Non condivido con la regista l’aver voluto la presenza inutile di Meryl Streep, solo per richiamare un pubblico per deluderlo; la si vede in un solo fotogramma, potrei dire,ed ancor più non condivido che la regista inglese abbia affiancato un’attrice americana, di in dubbio grandissimo valore e capacità recitative,ad uno stuolo di valide attrici tutte inglesi, se non anche londinesi quali: Carey Mulligan, Helena Bonham Carter e Anne-Marie Duff e Romola Garai,rispettivamente nelle parti di Meud, Edith New,Violet Cambridge e Alice,per relegarla in una particina di soli pochi minuti. In definitiva una pagina di storia portata alla luce di quanti non la conoscessero nella sua reale verità anche perché tenuta nascosta,occultata da chi agli inizi del 20° secolo era occupato nello stesso anno 1912 a mettere a mare il Titanic e ad affrontare nel 1915 la prima Guerra mondiale. Una sceneggiatura ineccepibile, dai cappelli ai costumi, dalle strade alle automobili. Non c’è modo di vedere gli interni delle case sempre quasi al buio appena illuminate da una lampada o da una candela. Ottime le riprese in quelle condizioni di luce cercate e volute dalla regista. L’attenzione è rivolta esclusivamente sui motivi e metodi che portarono le donne ad avare ragione delle loro legittime richieste,non c’è da far spettacolo. Sorprende sapere con quanto ritardo la maggior parte delle nazioni ha potuto godere della lotta condotta dalle Suffagette, ed ancor più si rimane ammutoliti dinanzi all’oppressione che ancora oggi umilia la donna,lavoratrice e madre, in tantissimi stati.chibar22@libereo.it
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marce84
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giovedì 7 aprile 2016
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perdere tutto per combattere per un ideale
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Suffragette è un film che ha il merito di accendere le coscienze su questioni che ora diamo per scontate e “normali” ma che, all’epoca dei fatti, nella Londra del 1912, erano ancora tutte da conquistare. Ha il merito di ricordarci che tutti i diritti acquisiti oggi, solo qualche decennio fa erano improbabili e che la donna era considerata inferiore, schiava di una società maschilista, sottomessa culturalmente da una morale ingiusta e meschina. Suffragette è un film sulla forza delle donne, pronte a perdere tutto, lavoro, famiglia, figli, dignità, per combattere per un’ideale, un obiettivo, un sogno, non senza sofferenza e difficoltà.
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Suffragette è un film che ha il merito di accendere le coscienze su questioni che ora diamo per scontate e “normali” ma che, all’epoca dei fatti, nella Londra del 1912, erano ancora tutte da conquistare. Ha il merito di ricordarci che tutti i diritti acquisiti oggi, solo qualche decennio fa erano improbabili e che la donna era considerata inferiore, schiava di una società maschilista, sottomessa culturalmente da una morale ingiusta e meschina. Suffragette è un film sulla forza delle donne, pronte a perdere tutto, lavoro, famiglia, figli, dignità, per combattere per un’ideale, un obiettivo, un sogno, non senza sofferenza e difficoltà. Il film scorre lineare ed è un intrattenimento interessante e coinvolgente, pur non avendo particolari colpi di scena al proprio interno. Probabilmente la parte più riuscita del film è su come riesce a rendere l’idea della parabola della protagonista, la quale inizialmente scettica e diffidente riguardo al movimento femminile, gradualmente se ne lascia trascinare, aiutata anche dalle ingiustizie che vede attorno a sé, fino ad abbracciarne totalmente la causa, perdendo tutto ciò che di più caro aveva, acquisendo man mano una consapevolezza di sé che la rende forte e determinata, come in un tipico romanzo di formazione. Una delle scene a più alto impatto emotivo è quando la donna è costretta a perdere il figlio: questi viene venduto a un’altra famiglia da un marito bigotto e insensibile quando inizia a disconoscere la propria moglie. Si tratta di un dolore insopportabile per una madre che non ha fatto niente per meritarsi queste disgrazie, se non la speranza di avere un futuro migliore e di combattere per questo. Il regista sceglie la strada della storia privata e lascia sullo sfondo, ad esempio, le altre componenti del movimento, le loro lotte, la politica, le reazioni del mondo maschile e le tappe di questa battaglia per i diritti. Questo lo rende un film non riuscito perfettamente, ma che ha la capacità, concentrandosi sulla vicenda personale della protagonista, di trasmettere coinvolgimento e partecipazione emotiva allo spettatore, che vive in prima persona le ingiustizie le quali la donna è costretta a subire.
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[+] sufraggette con furore
(di chiaretta1990)
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vanessa zarastro
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sabato 5 marzo 2016
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rivolta femminile
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“Suffragette” è un film bello e commovente sulla storia delle donne inglesi all’inizio del secolo scorso. In fondo tutte dobbiamo ringraziarle per quello che hanno fatto, per non essersi arrese, per aver anche sacrificato molto, anzi moltissimo, con l’obiettivo di ottenere una vita più giusta.
Attraverso le vicende di Maud Watts (la bravissima Carey Mulligan) una giovane lavoratrice di una lavanderia, che prende coscienza man mano della sua situazione di discriminazione. Siamo a Londra nel 1912 e alcuni atti di ribellioni la coinvolgono: donne in rivolta rompono alcune vetrine in centro e non a caso sono negozi di moda per bambini come per sottolineare una certa condizione “femminile”.
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“Suffragette” è un film bello e commovente sulla storia delle donne inglesi all’inizio del secolo scorso. In fondo tutte dobbiamo ringraziarle per quello che hanno fatto, per non essersi arrese, per aver anche sacrificato molto, anzi moltissimo, con l’obiettivo di ottenere una vita più giusta.
Attraverso le vicende di Maud Watts (la bravissima Carey Mulligan) una giovane lavoratrice di una lavanderia, che prende coscienza man mano della sua situazione di discriminazione. Siamo a Londra nel 1912 e alcuni atti di ribellioni la coinvolgono: donne in rivolta rompono alcune vetrine in centro e non a caso sono negozi di moda per bambini come per sottolineare una certa condizione “femminile”. Man mano che cresce il suo coinvolgimento nelle azioni di lotta, resta priva progressivamente delle sue certezze e dei suoi affetti: perde il lavoro, è cacciata di casa dal marito che le vieta di vedere il figlio e che finisce per dare in adozione a una coppia borghese benestante. Maud è impotente perché la legislazione dell’epoca non salvaguardava le madri prive, all’epoca, di diritti sui figli.
La Londra evocata dalla Gavron ricorda i romanzi di letteratura vittoriani, di mattoni corrosi e anneriti dalla fuliggine delle fabbriche, con tanti vicoli bui e tanti panni stesi ad asciugare – ma allora non pioveva sempre nella Londra dell’inizio del Novecento! L’ambiente della lavanderia è ben rappresentato, sembra di sentire la fatica, gli odori e di vedere i soprusi del padrone. È proprio da questa esperienza soggettiva (sua madre è morta in fabbrica quando lei aveva quattro anni ustionata da una vasca) che Maud trova la forza di reagire alle ingiustizie.
Sarah Gavron e Abi Morgan insieme scrivono la sceneggiatura del film narrando apertamente il carattere anche violento delle suffragette pronte a tutto per la causa al contrario di ciò che si è voluto far credere per tanti anni. Edith Garruth la farmacista esperta di autodifesa è impersonata da un’ottima Helena Bonham Carter mentre la leader Emmeline Pankurst è interpretata da Meryl Streep che dona carisma e credibilità anche nella sua pur breve apparizione. Bisognerà comunque aspettare il 1928 per ottenere la parità di voto dal governo Britannico e in Italia addirittura nel 1945, per parlare solo dell’Europa.
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raffele
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mercoledì 30 marzo 2016
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eroine, inerzia, sangue
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bello, puntuale nel cogliere il precipitare di eventi drammatici, la contaminazione finalmente inevitabile del personale col sociale, il momento in cui non ci si può più tirare indietro, lo stallo di chi emargina le anime perse, le "puttane" di tutti i tempi, guardando con lo sdegno del benpensante... dal marciapiede del torto, dalla finestra dell'alcova tiepida di buon senso conservatore. detto con un velo di ironia rispettosa, però. perché dopo un secolo è facile additare buoni e cattivi, ricostruire coagulando tutto attorno ai ruoli di sperimentato successo scenico... lo slancio giovanile, temerario, sovversivo, il carisma di un viso maturo, la stanchezza e la follia di chi, sconfitta, si vota alla morte per il futuro di chi resta.
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bello, puntuale nel cogliere il precipitare di eventi drammatici, la contaminazione finalmente inevitabile del personale col sociale, il momento in cui non ci si può più tirare indietro, lo stallo di chi emargina le anime perse, le "puttane" di tutti i tempi, guardando con lo sdegno del benpensante... dal marciapiede del torto, dalla finestra dell'alcova tiepida di buon senso conservatore. detto con un velo di ironia rispettosa, però. perché dopo un secolo è facile additare buoni e cattivi, ricostruire coagulando tutto attorno ai ruoli di sperimentato successo scenico... lo slancio giovanile, temerario, sovversivo, il carisma di un viso maturo, la stanchezza e la follia di chi, sconfitta, si vota alla morte per il futuro di chi resta. e non poteva mancare, accanto al molestatore, il nemico riflessivo e dolente, dal volto scolpito nella pietra dura del passato ma che azzarda un consiglio sincero, si lascia scappare che ha vissuto accanto a donne così, coraggiose, ma sempre sconfitte. è vero che certi cambiamenti iniziano solo quando la lotta esce dai salotti, macchia di rosso le strade e attira i giornali, per farla breve "quando ci scappa il morto", come è vero che anche un film storico necessita di appartenere ad una formula che avvince e non annoia. il segno di Sarah Gavron sa di storia vera, sia chiaro. ma io vorrei vedere, come ho visto a volte, anche il travaglio più lento e probabilmente più tortuoso da rappresentare di chi, in buona fede, era dall'altra parte della barricata senza la faccia del cattivo, e col passare degli anni ha accettato la lezione della ragione, suo malgrado, con le buone e.. con le cattive. quel travaglio stucchevole attraversa ancora i decenni sottile e resistente come il filo di una ragnatela.
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zarar
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lunedì 28 marzo 2016
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quando cessarono di essere 'invisibili'
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‘Suffragette’ è un buon prodotto stile BBC, che ha il merito di dare volti, parole, ambiente, storie personali, spaccati di vita ad un problema storico più evocato che conosciuto. Un merito ulteriore è quello, giustamente già sottolineato, di non aver puntato su grandi personaggi, ma di aver concentrato l’attenzione sull’eroismo quotidiano delle donne suffragette che aggiungevano ai mille svantaggi di genere quelli della povertà, di lavori duri e precari, di sistematica sopraffazione e sfruttamento in famiglia e nei luoghi di lavoro. Meno convincente lo specifico filmico. La protagonista Carey Mulligan non è un personaggio forte. La regista ne fa una lavandaia che scivola nel suffragismo quasi senza sapere perché, dolce, accattivante e un po’ sperduta.
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‘Suffragette’ è un buon prodotto stile BBC, che ha il merito di dare volti, parole, ambiente, storie personali, spaccati di vita ad un problema storico più evocato che conosciuto. Un merito ulteriore è quello, giustamente già sottolineato, di non aver puntato su grandi personaggi, ma di aver concentrato l’attenzione sull’eroismo quotidiano delle donne suffragette che aggiungevano ai mille svantaggi di genere quelli della povertà, di lavori duri e precari, di sistematica sopraffazione e sfruttamento in famiglia e nei luoghi di lavoro. Meno convincente lo specifico filmico. La protagonista Carey Mulligan non è un personaggio forte. La regista ne fa una lavandaia che scivola nel suffragismo quasi senza sapere perché, dolce, accattivante e un po’ sperduta. La ‘casualità’ dell’adesione di tante che diventa ‘necessità’ in itinere confrontandosi con la durezza della repressione e le buoni ragioni delle compagne è un ottimo tema (il personaggio del commissario di polizia ne è un buon interprete), ma la Mulligan esaspera i toni dello smarrimento, sicché la sua storia, nonostante la sua intrinseca tragicità, non è così incisiva da costituire la spina dorsale del film. Più che costruire una storia, la regista offre una successione di quadri dickensiani, con un approccio tra il melo e il documentario. Ma l’argomento è trascinante e il film deve essere visto.
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gabriella
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mercoledì 17 agosto 2016
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deeds, not words
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Solamente all'inizio del 900 si può parlare di donne in movimento, quando decisero di formare dei gruppi per combattere il loro ruolo in società che le volevano " angeli del focolare"completamente assoggettate ai maschi. Le condizioni lavorative erano decisamente inferiori a quelle degli uomini e i salari minori. Il movimento femminile si identifica con Emmeline Pankhurst che fonda nel Regno Unito un'organizzazione che mira al suffragio universale, da qui il termine suffragette, appellativo derisorio e sprezzante che però viene coniato dalle stesse seguaci il movimento " Sufra GET tes", con il verbo to get centrale ( ottenere). Nel film di Sarah Gravon viene evidenziata la ribellione de,le donne concentrando la vicenda a un ceto proletario.
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Solamente all'inizio del 900 si può parlare di donne in movimento, quando decisero di formare dei gruppi per combattere il loro ruolo in società che le volevano " angeli del focolare"completamente assoggettate ai maschi. Le condizioni lavorative erano decisamente inferiori a quelle degli uomini e i salari minori. Il movimento femminile si identifica con Emmeline Pankhurst che fonda nel Regno Unito un'organizzazione che mira al suffragio universale, da qui il termine suffragette, appellativo derisorio e sprezzante che però viene coniato dalle stesse seguaci il movimento " Sufra GET tes", con il verbo to get centrale ( ottenere). Nel film di Sarah Gravon viene evidenziata la ribellione de,le donne concentrando la vicenda a un ceto proletario. Londra, 1912, la giovane Maud Watts, operaia in una lavanderia, sposata e madre di un bambino, si avvicina al movimento femminile quasi per caso, inconsapevole e timida, trova la forza e il coraggio di andare avanti nonostante il netto divieto del marito che arriva a cacciarla di casa e dare in adozione il loro figlio, senza che lei possa opporsi. Licenziata anche dal proprietario della lavanderia, senza mezzi e casa, si butta nell'attività anima e corpo acquistando sempre più coscienza e consapevolezza, partecipa con fervore alla lotta dei suoi diritti e viene più volte arrestata, in carcere inizia lo sciopero della fame, viene sottoposta all'alimentazione forzata , una vera e propria tortura in cui la malcapitata veniva " affogata" con un sondino o un imbuto. Un tipo di maltrattamento che però costringe l'opinione pubblica a prendere in considerazione il caso, le donne otterranno il voto solo nel 1918, limitato però a chi avesse compiuto 30 anni e fosse sposata; si dovranno attendere altri dieci anni perchè il voto venga esteso a tutte.Il film della Gravon è un ritratto dignitoso e partecipe della condizione femminile al tempo, i soprusi da parte del proprietario della lavanderia che abusava delle sue operaie senza che i mariti o i padri potessero intervenire, gli orari estenuanti e la fatica di un lavoro manuale devastante. Carey Mulligan ha il viso intenso e doloroso di una moglie e madre considerata " inferiore" solo perchè donna e la sua interpretazione è sofferta e sentita, catapultata nella mischia, dapprima con timidezza, poi con determinazione partecipa a quelle che saranno vere e proprie forme di repressione. La cosidetta " guerra delle vetrine" ne è un chiaro esempio, infatti nel Regno Unito la lotta per il diritto al voto ha assunto una forma più radicale e violenta rispetto agli altri paesi, spranghe di ferro, sassi e piccoli ordigni esplosivi ai danni di cassette postali, tutto pur di rendersi visibili e sensibilizzare l'opinione pubblica.
E' una storia avvincente pur nella sua sobrietà, ma che ha l'ardore della speranza nei volti di quelle donne, pioniere di un'alba di progresso, di cambiamento, sole, ma che non temono le difficoltà e i sacrifici nel loro cammino. Un film doveroso, che illustra un percorso di storia forse mai raccontato con sincerità del tutto, complice anche il fatto che all'epoca molte donne erano analfabete e quindi non esistono molti scritti o quaderni, a riguardo, un film che può ispirare e originare altre storie di donne e non solo, per chi ogni giorno lotta per ottenere e affermare ciò che gli appartiene di diritto, in quanto essere umano.
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riccardo tavani
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venerdì 25 novembre 2016
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la loro voce parla sempre al presente
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Il film non solo ricostruisce una pagina fondamentale nella configurazione politica, sociale e culturale dell’Europa di oggi, ma si restituisce nei suoi tratti meno edulcorati, più drammatici e violenti.
Proprio tra le strade, i quartieri poveri, i luoghi di sfruttamento del lavoro femminile nelle città inglesi prende le mosse Suffragette. Il contrasto tra le forme, le istituzioni, i riti della moderna democrazia occidentale e la condizione di sfruttamento, sottomissione delle donne è troppo violentemente ipocrita e stridente. I settori più avanzati del Parlamento britannico, rappresentati da Lloyd George, cercano di fare propria la spinta della rivendicazione suffragista solo per rafforzarsene politicamente, senza, però, concedere un solo passo in avanti verso il suo ottenimento.
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Il film non solo ricostruisce una pagina fondamentale nella configurazione politica, sociale e culturale dell’Europa di oggi, ma si restituisce nei suoi tratti meno edulcorati, più drammatici e violenti.
Proprio tra le strade, i quartieri poveri, i luoghi di sfruttamento del lavoro femminile nelle città inglesi prende le mosse Suffragette. Il contrasto tra le forme, le istituzioni, i riti della moderna democrazia occidentale e la condizione di sfruttamento, sottomissione delle donne è troppo violentemente ipocrita e stridente. I settori più avanzati del Parlamento britannico, rappresentati da Lloyd George, cercano di fare propria la spinta della rivendicazione suffragista solo per rafforzarsene politicamente, senza, però, concedere un solo passo in avanti verso il suo ottenimento. Di qui nasce la determinazione delle donne inglesi a rendersi soggetto politico e sociale autonomo, nella propria rappresentanza e forme di lotta. Questo determina lo scontro aperto, frontale, tra l’aspetto da autentico Ancien Régime della democrazia inglese e una necessaria estensione dei diritti universali alle donne.
Contrasto magistralmente rappresentato dai due grandi, veri protagonisti del film. Da una parte c’è la mite lavandaia Maud Watts, dall’altra Steed, il mastino capo della polizia cittadina. Nessuno conosce e meglio capisce quel mondo di operaie sottomesse, sfruttate e abusate che si ribella al falso regime democratico che il brutale poliziotto comandato a reprimerle, punirle, picchiarle, spiarle, imprigionarle con qualsiasi mezzo. Steed nasce dal ventre di una di loro e da un nucleo familiare di donne come quelle è stato cresciuto. È come se tutta la nazione fintamente democratica prendesse brutalmente a manganellate e a calci il ventre della sua stessa madre.
La scelta della regista e della sceneggiatrice di imperniare e sviluppare la ricostruzione della vicenda storica soprattutto dal punto di vista di queste semplici ma determinate operaie è dettata proprio da tale dover restituire i suoi veri, vasti termini sociali e inesorabilmente drammatici. L’ottenimento del pieno suffragio universale in Inghilterra, nel 1928, non è stato un tè di gala ma il frutto di un parto violento, tra ingiustificate sofferenze e patimenti crudeli che hanno subito le donne. Il film dedica solo riferimenti indiretti e un cammeo seppure prestigioso alla figura della fondatrice del Women's Social and Political Union, Emmeline Pankhurst, sensibilmente interpretata da Meryl Streep.
L’interprete principale, Carey Mulligan, riesce a mettere sul volto della sua Maud Watts, tutta la dolcezza, la sofferenza, il livido, sordido squallore di abusi e sfruttamento che la interna nazione delle donne inglese subiva ancora all’inizio del secolo scorso, ricordando che il termine nazione attiene a quello propriamente femminile di nascita. Come ogni lingua, in ogni parte e tempo, è sempre una madrelingua: la sua voce ci genera alla presenza, al presente detto e pensato del mondo.
I ripetuti casi di femminicidio, stupro abuso, sfruttamento lavorativo e sessuale, anche in versione virtuale, informatica in Occidente; la negazione totale di diritti, il soffocamento di ogni loro voce, possibilità di conoscenza ed espressione, l’eliminazione fisica diretta, l’imposizione di aberranti soprusi e umiliazioni personali a ogni età in altre parti del mondo contemporaneo, ci dicono che Suffragette non è un bel film da sistemare nelle teche del nostro passato ma una vicenda dell’ora presente.
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