fabiofeli
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martedì 1 dicembre 2015
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un ragazzo selvaggio da addomesticare
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Sembra molto quieto Malony a sei anni, quando la madre Séverine (Sara Forestier), già alle prese con un compagno irresponsabile e un secondo marmocchio urlante, lo lascia nelle mani del giudice minorile Florence (Catherine Deneuve), ma è subito evidente che non è così. L’adolescenza di Malony (Rod Paradot) è una sequela di esplosioni di violenza negli istituti di correzione della Normandia al termine di periodi nei quali il ragazzo sembra correggersi. D’altro canto superare le secche di giorni passati in duri confronti con coetanei afflitti da analoghi problemi non è semplice e ben lo sa Yann (Benoit Maginel), l’educatore che lo segue affiancando Florence, e che proviene da un analogo percorso di vita.
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Sembra molto quieto Malony a sei anni, quando la madre Séverine (Sara Forestier), già alle prese con un compagno irresponsabile e un secondo marmocchio urlante, lo lascia nelle mani del giudice minorile Florence (Catherine Deneuve), ma è subito evidente che non è così. L’adolescenza di Malony (Rod Paradot) è una sequela di esplosioni di violenza negli istituti di correzione della Normandia al termine di periodi nei quali il ragazzo sembra correggersi. D’altro canto superare le secche di giorni passati in duri confronti con coetanei afflitti da analoghi problemi non è semplice e ben lo sa Yann (Benoit Maginel), l’educatore che lo segue affiancando Florence, e che proviene da un analogo percorso di vita. Giudice ed educatore sono continuamente alle prese con il problema di mantenere il giusto equilibrio tra indulgenza e sanzione per i comportamenti irrazionali e (auto)distruttivi del ragazzo, che la stessa cinepresa stenta decifrare. Malony impugna la penna per scrivere sulla carta frasi stentate come fosse uno scalpello, ma ha un talento naturale alla guida dell’auto in spericolati caroselli. Nel suo va e vieni tra vita normale e carcere, durante il quale di nascosto soffre duramente per la mancanza della madre e del fratello minore, si innamora di una coetanea, figlia di una sua insegnante. Mentre apprende con facilità a manovrare una pala meccanica. viene a sapere che la sua ragazza aspetta un bambino che lui non vuole. E’ un ostacolo insormontabile da superare, ma può anche essere un barlume di luce in fondo al tunnel della sua vita difficile …
Un ragazzo selvaggio alla Truffaut, nei panni del quale si cala a perfezione il giovanissimo Paradot, abilissimo nel comunicare con gli sguardi sensazioni e sentimenti. Per gli altri personaggi nessuna meraviglia per la bravura della Deneuve, ma anche gli altri attori attingono ad alti livelli, segno inequivocabile di una buona regia. Qualcuno vede nella storia e nel modo di narrarla analogie col cinema dei fratelli Dardenne, ma forse ci sono più punti in comune con il Ken Loach di My name is Joe e soprattutto di Sweet sixteen. Una storia dolente, un film che fa pensare: da vedere.
Valutazione ***
FabioFeli
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maurizio meres
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lunedì 23 novembre 2015
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l'adolescenza perduta
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Film che mi lascia perplesso sul modo di recupero di un ragazzo ai margini della società,lui contro tutti ma soprattutto contro le regole e con una legge che pur di mantenere giustamente,il controllo su di lui anche per l'incolumità degli altri forse lo spinge ad essere più ribelle,purtroppo questo è un problema che qualsiasi giudizio di chi è al di fuori diventa quasi assurdo.
Questo tipo di adolescenti non si rendono conto di quello che fanno,far ricadere le colpe sulla famiglia sarebbe troppo facile o perlomeno non incidono al cento per cento perché anche i stessi genitori avranno avuto un infanzia tormentata.
La legge tutela i minori in un quadro assistenziale predefinito senza individuare per ognuno di essi la causa fondamentale,la mancanza istituzionale ormai radicata di un ignoranza socio cultura,la scuola attuale spesso indifferente alle problematiche adolescenziali e sociali,la famiglia assente,l'ambiente sbagliato compongono il mix.
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Film che mi lascia perplesso sul modo di recupero di un ragazzo ai margini della società,lui contro tutti ma soprattutto contro le regole e con una legge che pur di mantenere giustamente,il controllo su di lui anche per l'incolumità degli altri forse lo spinge ad essere più ribelle,purtroppo questo è un problema che qualsiasi giudizio di chi è al di fuori diventa quasi assurdo.
Questo tipo di adolescenti non si rendono conto di quello che fanno,far ricadere le colpe sulla famiglia sarebbe troppo facile o perlomeno non incidono al cento per cento perché anche i stessi genitori avranno avuto un infanzia tormentata.
La legge tutela i minori in un quadro assistenziale predefinito senza individuare per ognuno di essi la causa fondamentale,la mancanza istituzionale ormai radicata di un ignoranza socio cultura,la scuola attuale spesso indifferente alle problematiche adolescenziali e sociali,la famiglia assente,l'ambiente sbagliato compongono il mix.
Il film scorre benissimo con dialoghi intensi e accattivanti che in alcuni momenti diventano monologhi,stupenda interpretazione di Rod Paradot che al suo primo film già spicca doti di grande attore,con la maturità professionale che verrà sicuramente non fare altro che bene.
La Denevue sempre al di sopra delle parti,l'icona Francese seppur mantenendosi in questo film a svolgere il proprio compitino rimane una grandissima attrice.
La regista molto teatralmente,ma è da lì viene,riesce nel dare spazio recitativo a tutti i componenti del film,con riprese intense e soprattutto con dei cambi scena perfetti ,creando quelle sensazioni di disagio e d'incomprensione molto reali.
Da veder anche se il film rimane piatto,dove quasi tutto è prevedibile.
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oscura_97
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domenica 5 giugno 2016
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ritratto di un giovane sbandato
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Con "A testa" alta Emmanuelle Bercot ci offre l’acuto ritratto di un adolescente sbandato ed emarginato dalla società con tutte le sue contraddizioni. Grazie all’ottima interpretazione di Zod Paradot, perfetto sia dal punto di vista fisico che espressivo, assistiamo a due anni di vita di Malony, giovane della Normandia dal carattere difficile, cresciuto in una situazione familiare precaria, senza padre e con una madre che passa dal lodarlo al maledirlo. Per colpa del suo comportamento irrazionale fin da piccolo si ritrova catapultato nel mondo dei grandi, della legge, e allontanato dal sicuro ambiente familiare, a cui è molto attaccato. Ma saranno proprio le persone di questo mondo ad aiutarlo, a sostenerlo, ad incoraggiarlo, e a punirlo quando serve, mentre Malony, diviso tra la responsabilità per la famiglia e il desiderio di non deludere chi si preoccupa per lui, compirà il suo percorso di formazione, facendo i conti la sua bassa autostima e il suo atteggiamento (auto)distruttivo.
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Con "A testa" alta Emmanuelle Bercot ci offre l’acuto ritratto di un adolescente sbandato ed emarginato dalla società con tutte le sue contraddizioni. Grazie all’ottima interpretazione di Zod Paradot, perfetto sia dal punto di vista fisico che espressivo, assistiamo a due anni di vita di Malony, giovane della Normandia dal carattere difficile, cresciuto in una situazione familiare precaria, senza padre e con una madre che passa dal lodarlo al maledirlo. Per colpa del suo comportamento irrazionale fin da piccolo si ritrova catapultato nel mondo dei grandi, della legge, e allontanato dal sicuro ambiente familiare, a cui è molto attaccato. Ma saranno proprio le persone di questo mondo ad aiutarlo, a sostenerlo, ad incoraggiarlo, e a punirlo quando serve, mentre Malony, diviso tra la responsabilità per la famiglia e il desiderio di non deludere chi si preoccupa per lui, compirà il suo percorso di formazione, facendo i conti la sua bassa autostima e il suo atteggiamento (auto)distruttivo. L'attenzione della storia è rivolta poi al suo rapporto con gli altri personaggi, che mette in risalto i suoi sforzi per migliorare, contrapposti ai suoi repentini sbalzi d'umore e alla paura di non riuscire, mentre in sottofondo aleggia la domanda: quanto attenzione è giusto dedicare a casi del genere? Altro tema presente è poi l'inesorabile passare del tempo, che però in questo caso porta a cambiamenti positivi.
Oltre agli attori, tutti molto bravi, ho trovato molto buona anche la regia, che mette in risalto da una parte il paesaggio e gli ambienti e dall’altra le emozioni di Malony, concentrandosi su piccoli gesti che rivelano, in base alla situazione, il disagio, la sofferenza o la serenità. Azzeccate in particolare alcune scelte registiche, come l'inizio in cui non viene subito mostrata la testa degli adulti di cui sentiamo solo le voci e il finale, in cui finalmente viene ripreso il tribunale dei minori per intero, mentre prima ci veniva mostrata solo l’ufficio del giudice. E il finale positivo, che porta un moto di speranza nella vita del protagonista mi sembra più che giusto verso una storia così dura. Un passaggio non troppo chiaro invece è stato dalla prima alla seconda scena, in cui vediamo Malony cresciuto di nuovo con la madre, mentre dall’introduzione sembrava che lei l’avesse abbandonato.
In conclusione, un film che sa mostrare con sensibilità dei giovani delinquenti che non si sentono capiti dalla mondo ma a cui bisogna offrire delle possibilità, perché in fondo ciò che vuole ognuno è trovare il proprio posto nel mondo, e purtroppo non tutti ci riescono.
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carloalberto
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venerdì 17 settembre 2021
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un dramma schematico e senza pathos
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La Bercot mette in scena un dramma schematico, dal prevedibile sviluppo e con un finale annunciato, dove tutto è chiaro sin dall’inizio. Il film della Bercot è troppo didascalico ed appare come il frutto di un freddo ragionamento diretto a dimostrare una tesi. Per questo motivo è del tutto privo di pathos, a differenza di un altro film con un soggetto simile, uscito nelle sale l’anno prima, il bellissimo, commovente, straordinario Mommy di Xavier Dolan.
I personaggi sono stereotipati. Una madre immatura incapace di crescere suo figlio. Un ragazzo abbandonato che sviluppa una rabbia incontrollabile verso il mondo. Un giudice materno e severo che si sostituisce alla madre biologica.
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La Bercot mette in scena un dramma schematico, dal prevedibile sviluppo e con un finale annunciato, dove tutto è chiaro sin dall’inizio. Il film della Bercot è troppo didascalico ed appare come il frutto di un freddo ragionamento diretto a dimostrare una tesi. Per questo motivo è del tutto privo di pathos, a differenza di un altro film con un soggetto simile, uscito nelle sale l’anno prima, il bellissimo, commovente, straordinario Mommy di Xavier Dolan.
I personaggi sono stereotipati. Una madre immatura incapace di crescere suo figlio. Un ragazzo abbandonato che sviluppa una rabbia incontrollabile verso il mondo. Un giudice materno e severo che si sostituisce alla madre biologica. Un redentore redento che empatizza con il giovane disadattato e, dulcis in fundo, una ragazzina innamorata che aprirà il cuore del protagonista all’amore riconciliandolo con la vita. Ciascuno di essi è caratterizzato in modo tale da svolgere una specifica funzione nel plot. I personaggi sono senza spessore e senza anima, sono pure linee geometriche che si incrociano nello spazio per dimostrare l’esattezza del teorema.
La Bercot enuncia, implicitamente, il suo postulato, ossia che tutti gli uomini nascono buoni ed è soltanto la mancanza d’amore e l’assenza di comprensione da parte degli adulti a generare l’odio ed il male, e, quindi, logicamente arriva alla conclusione che soltanto una sovrabbondanza d’amore e di compartecipazione emotiva, per effetto di un meccanismo di compensazione per eccesso, è in grado di sconfiggere l'odio e sostituire nel cuore degli uomini il bene al male.
La Deneuve non dà il meglio di sé irrigidita com’è in un personaggio che incarna la primordiale mitica grande madre che unisce in sé amore materno e sapienza ed ha il compito esclusivo di condurre il protagonista verso il riscatto umano e sociale, guidandolo con mano ferma e pietosa attraverso un difficile e tortuoso percorso di redenzione. Convincente, invece, è l’interpretazione del giovane disadattato di Rod Paradot, giustamente premiato con il Cesar come miglior promessa maschile.
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flyanto
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martedì 1 dicembre 2015
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quanto è importante lottare per il recupero dei gi
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Un film prettamente dal punto di vista sociale "A Testa Alta" affronta il delicato e difficile tema del sistema di rieducazione nei confronti dei giovani ritenuti difficili.
Il caso che qui viene raccontato è quello del piccolo Malony il quale all'età di 5 anni viene condotto davanti ad un giudice donna (Catherine Deneuve) a causa del suo comportamento difficile e altamente disobbediente. Egli vive con la madre che è una giovane donna sbandata, con un altro figlio più piccolo avuto da un padre diverso da quello di Malony, che ha delle occupazioni lavorative saltuarie, insomma, una persona del tutto irresponsabile ed ancora molto immatura e proprio per questi motivi il bimbo viene affidato ad una casa famiglia e tolto alla suddetta madre.
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Un film prettamente dal punto di vista sociale "A Testa Alta" affronta il delicato e difficile tema del sistema di rieducazione nei confronti dei giovani ritenuti difficili.
Il caso che qui viene raccontato è quello del piccolo Malony il quale all'età di 5 anni viene condotto davanti ad un giudice donna (Catherine Deneuve) a causa del suo comportamento difficile e altamente disobbediente. Egli vive con la madre che è una giovane donna sbandata, con un altro figlio più piccolo avuto da un padre diverso da quello di Malony, che ha delle occupazioni lavorative saltuarie, insomma, una persona del tutto irresponsabile ed ancora molto immatura e proprio per questi motivi il bimbo viene affidato ad una casa famiglia e tolto alla suddetta madre. La scena poi cambia e di colpo presenta Malony cresciuto di circa 10 anni e dunque ormai adolescente, sempre con grossi problemi comportamentali che lo condurranno svariate volte in istituti più o meno correzionali ed addirittura in un carcere minorile. Ma piano piano, grazie soprattutto alla fiducia sempre accordatagli dallo stesso giudice donna che si è sempre occupata del caso ed all'opera di rieducazione impartitagli nel corso dei numerosi soggiorni dalle strutture dei vari riformatori, egli riuscirà a controllare maggiormente il proprio carattere violento e ad indirizzare la propria futura esistenza verso responsabilità maggiori, come quella di una paternità improvvisa e precoce, ed una nuova e più calma vita.
Per la tematica concernete il reinserimento nella società dei ragazzi difficili, "A Testa Alta" senza alcun dubbio risulta essere un film estremamente interessante ed anche quanto mai attuale ma, a mio parere, l'intera vicenda ed ancor più la rappresentazione generale della realtà vissuta dai ragazzi "a rischio" viene dalla regista Emmanuelle Bercot affrontata in maniera molto semplicistica ed alquanto irreale. Per quanto lo svolgimento del proprio operato sia sicuramente ineccepibile e professionale, non credo che un giudice minorile si prenda così a cuore uno specifico caso, quasi lo riguardasse personalmente, come avviene invece nel film. Solitamente tali persone professioniste, si spera, altamente competenti, sono ormai avvezze a trattare svariati ed innumerevoli casi difficili e dunque poco propensi ad immedesimarsi ognuno in ogni singolo caso. Inoltre, mi sembra quanto mai irreale che in certi istituti e centri di rieducazione minorile non vi sia un controllo diretto del personale ed un sistema di telecamere atte a controllare i movimenti dei ragazzi come, invece, viene qui presentato all'insegna della più totale libertà d' azione. E ciò per citare soltanto due degli elementi poco veritieri... Insomma, come impressione generale, "A Testa Alta" risulta solo una rappresentazione edulcorata della reale situazione degli organi preposti ai sistemi di rieducazione, anche molto buonista, e troppo fiduciosa nel risolvere i vari e difficili casi attraverso la buona volontà, la comprensione, a volte portata pure all'estremo, sino ad una "redenzione" certa ed anche abbastanza veloce tempisticamente parlando. Per tutto ciò, la pellicola risulta alquanto deludente e, ripeto, poco realistica: un vero peccato!
Gli unici elementi positivi e degni di essere menzionati nel film sono costituiti dalla partecipazione di Catehrine Deneuve nel ruolo del giudice troppo comprensivo e disponibile ed in particolar modo il giovane Rod Paradot in quello di giovane aggressivo e sbandato.
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(di oscura_97)
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