flyanto
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venerdì 4 settembre 2015
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un bel sodalizio tra due donne che per sempre camb
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Tratto dal romanzo di Michelle Wildgen, "Qualcosa di Buono" narra la storia di una talentuosa giovane pianista classica (Hilary Swank) che un giorno si ammala improvvisamente di SLA, peggiorando nel corso degli anni sempre più, come avviene per tutte le malattie degenerative, sino all'inevitabile decesso. Nel corso della suddetta malattia la donna decide, tra le tante infermiere e badanti che le si propongono, anche altamente specializzate, di affidarsi alle cure o, meglio, all'assistenza ed alla compagnia di una giovane ragazza aspirante cantante rock, assai scombinata ed affatto preparata per un compito simile. Ma la donna rimane colpita dall'immediatezza e dalla spontaneità della giovane e così nel corso delle giornate trascorse insieme tra loro si instaurerà un bel rapporto di amicizia e di fiducia, che servirà ad entrambe ad abbandonare gli stili di vita e soprattutto certi preconcetti in base ai quali esse vivevano ormai rinchiuse: la donna abbandonando, infatti, un modo di essere troppo rigido, disciplinato e teso costantemente all'assoluta perfezione, nonchè il proprio ambiente falso ed ipocrita composto sia dal marito traditore che dalle amiche, mentre la giovane ponendo un pò di ordine nella propria esistenza e trovando un maggior coraggio ad intraprendere la carriera di cantante.
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Tratto dal romanzo di Michelle Wildgen, "Qualcosa di Buono" narra la storia di una talentuosa giovane pianista classica (Hilary Swank) che un giorno si ammala improvvisamente di SLA, peggiorando nel corso degli anni sempre più, come avviene per tutte le malattie degenerative, sino all'inevitabile decesso. Nel corso della suddetta malattia la donna decide, tra le tante infermiere e badanti che le si propongono, anche altamente specializzate, di affidarsi alle cure o, meglio, all'assistenza ed alla compagnia di una giovane ragazza aspirante cantante rock, assai scombinata ed affatto preparata per un compito simile. Ma la donna rimane colpita dall'immediatezza e dalla spontaneità della giovane e così nel corso delle giornate trascorse insieme tra loro si instaurerà un bel rapporto di amicizia e di fiducia, che servirà ad entrambe ad abbandonare gli stili di vita e soprattutto certi preconcetti in base ai quali esse vivevano ormai rinchiuse: la donna abbandonando, infatti, un modo di essere troppo rigido, disciplinato e teso costantemente all'assoluta perfezione, nonchè il proprio ambiente falso ed ipocrita composto sia dal marito traditore che dalle amiche, mentre la giovane ponendo un pò di ordine nella propria esistenza e trovando un maggior coraggio ad intraprendere la carriera di cantante.
Quello che prima di tutto colpisce in questa pellicola e ne decreta un certo valore è l'indubbia ottima interpretazione di Hilary Swank che come sempre si dimostra essere una fuori classe in tutti i più svariati ruoli che interpreta. Come in "Million Dollar Baby", la Swank qui impersona una donna affetta da una grave malattia degenerativa che viene da lei espressa e presentata in una maniera talmente realistica ed efficace da sembrare che ella sia veramente affetta dalla SLA. Insomma, quello che poteva risultare soltanto un film serio e toccante su di un tema delicato e difficile da trattare, ma nulla di più, viene, appunto, notevolmente nobilitato dalla Swank. Interessante e da menzionare però è anche Emmy Rossum che impersona la giovane badante sbandata ed inconcludente e che spicca su tutti e tutto per i suoi modi simpatici e diretti. Insomma, anch'ella è da tenere ben presente.
In generale, comunque, il film risulta ben girato e fortunatamente in maniera non troppo pesante e melodrammatica riesce ad affrontare con la giusta leggerezza, ma anche profonda sensibilità, il tema serio e non certo allegro dei malati di SLA.
Da non sottovalutare, sebbene non costituisca ovviamente un capolavoro vero e proprio.
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rongiu
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domenica 13 marzo 2016
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“polacca in la bemolle maggiore”
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Kate \ Hilary Swank /, Bec \ Emmy Rossum /, Evan \ Josh Duhamel /, una nefasta diagnosi identificata con la sigla SLA conosciuta anche con il nome di malattia di Lou Gehrig e per ultimo ma non meno importante “Lei” l’INTERIORITA’; ovvero, la realtà più intrinseca di ogni essere umano. Dove il “vero”, il quasi sempre “taciuto”, il “latente”, sempre presente e vivo, ha la sua sede. Una sede con un suo nome -CUORE - ed una precisa allocazione - la parte più intima dello stesso. Ed è proprio in questo luogo, che prima o poi, tutti s’incontreranno col Perfetto, l’Immenso, l’Assoluto.
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Kate \ Hilary Swank /, Bec \ Emmy Rossum /, Evan \ Josh Duhamel /, una nefasta diagnosi identificata con la sigla SLA conosciuta anche con il nome di malattia di Lou Gehrig e per ultimo ma non meno importante “Lei” l’INTERIORITA’; ovvero, la realtà più intrinseca di ogni essere umano. Dove il “vero”, il quasi sempre “taciuto”, il “latente”, sempre presente e vivo, ha la sua sede. Una sede con un suo nome -CUORE - ed una precisa allocazione - la parte più intima dello stesso. Ed è proprio in questo luogo, che prima o poi, tutti s’incontreranno col Perfetto, l’Immenso, l’Assoluto.
Con tali premesse, intendo entrare nel rapporto tra due diversi tipi di donna, naturalmente ognuna con il proprio bagaglio di esperienze, ma entrambe esploratrici, mi par di capire. Razionale e perfezionista la prima, Kate. Alla ricerca di una propria identità, sovversiva ed esplosiva la seconda, Bec. Le due saranno amiche “vere”. Ma perché? Perché imparano l’una dall’altra a sondarsi, a rendere comprensibile ciò che fino a non molto tempo prima era incomprensibile. Imparano a Conoscere e conoscersi ad Amare ed amarsi per essere Libere di decidere. “Ma cavoli!" ci si potrebbe dire "Un altro fine settimana a contatto con malattie strappalacrime!” Non è così, "Qualcosa di buono", diretto da George C. Wolfe adattamento del romanzo di Michelle Wildgen “You’re Not You”, 2006 (Qualcosa di Buono, edito in Italia da Vallardi) è l’evoluzione a ranghi più elevati di un genere il cui prototipo rimane e risale al 1983 come campione d'incassi, di James L. Brooks, "Voglia di tenerezza". Come tutti sicuramente sanno la SLA colpisce le cellule nervose del cervello che controllano il movimento dei muscoli volontari. Il peggioramento delle cellule, aumenta nei pazienti la difficoltà nel camminare, parlare e respirare. Molti muoiono per insufficienza respiratoria.
Meticolosa, spietata, straziante è la rappresentazione di Hilary Swank, proveniente sicuramente dal profondo. Vicino a lei, ma non meno brava Bec. La sua iniziale imbarazzante professionalità, attira immediatamente Kate che con il suo modo di percepire persone, situazioni e compagnia bella, impiega men che meno ad assumerla. (quanto poco valgono i curriculum in certi momenti della vita). Bec è impacciata, non sa cucinare e non ha esperienza di assistenza al malato al di là di un periodo di volontariato durante la frequenza del liceo. Un'indicazione della sua incapacità domestica è il caos che segue nell’utilizzare un frullatore. Nonostante il disprezzo di sua madre, Bec è presa da suo nuovo umano lavoro. Impara, aiutata da Kate come cucinare e tante altre cose, diventandone avvocato e medico.
Il film ha inizio col 35° compleanno di Kate. Lei e suo marito Evan, innamoratissimi, lo trascorrono in casa circondati dagli amici. Quando Kate, invitata dagli amici ed un po’ controvoglia si siede al pianoforte, pian piano si scioglie. Il brano che esegue è il famosissimo “Polacca in La bemolle maggiore” di Chopin. I brillanti, vivaci, sciolti virtuosismi mostrati durante l’esecuzione del “pezzo” si spengono diventando impacciati, insicuri, imbarazzanti. Un tremito involontario attraversa le dita della mano di Kate. Non è più in grado di continuare. Col tempo diventa sempre più debole, la ritroveremo poi, su di una sedia a rotelle. Impara a riconoscere e registrare ogni sottile cambiamento del suo corpo. Alla disperazione di una musicista le cui capacità sono portate via, si aggiungono rabbia ed umiliazione quando scopre che Evan la tradisce.
Le esperienze drammatiche dell’essere umano, proiettano l’uomo in un’altra dimensione quella della ricerca del senso dell’esistere; del cosa sei stato; del cosa volevi essere, del cosa sei. Ed è cos’ che inizia lo “scontro” o il “dialogo” tra la parte di noi ascetico/illuminista – contemplativa/razionalista – spirituale/ terrena.
Nota: Le elevate esigenze tecniche della Polacca in la bemolle maggiore consentono ai pianisti di mostrare le loro abilità. Le battute iniziali, che annunciano l'ingresso della Polacca, rappresentano una «audacia del gesto, così come dignità e forza», spiega Mieczysław Tomaszewski, dell'istituto polacco. Chopin arriva in questa maniera a una «sonorità assoluta» sorprendente. Buona visione.
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nike22
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lunedì 30 novembre 2015
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qualcosa di buono....
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Se il cinema prettamente maschile esalta il corpo e anche quando lo colpisce o lo sottopone ad incredibili massacri è solo per esaltarlo ancora di più, lo affossa per ammirarlo mentre risale, il cinema prettamente femminile (quello che tutto ciò che ha da dire preferisce comunicarlo assecondando tempi modi e punti di vista delle protagoniste) sceglie invece quasi sempre un rapporto di struggimento con il corpo, uno di umiliazioni e sua denigrazione finalizzato all’esaltazione dello spirito e della mente.
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Se il cinema prettamente maschile esalta il corpo e anche quando lo colpisce o lo sottopone ad incredibili massacri è solo per esaltarlo ancora di più, lo affossa per ammirarlo mentre risale, il cinema prettamente femminile (quello che tutto ciò che ha da dire preferisce comunicarlo assecondando tempi modi e punti di vista delle protagoniste) sceglie invece quasi sempre un rapporto di struggimento con il corpo, uno di umiliazioni e sua denigrazione finalizzato all’esaltazione dello spirito e della mente. Non fa eccezione Qualcosa di buono, film che rientra nella più ampia categoria del cinema del dolore e della malattia, quello che sfrutta la spirale degenerativa della malattia per ingrandire i sentimenti e potercisi accostare con maggiore facilità, affiancandosi così anche allo spettro della morte.
Hilary Swank è una specialista in questo, già pugile potente e poi inferma di Million Dollar Baby e ragazza che rifiuta il suo corpo femminile assumendo un’identità maschile in Boys Don’t Cry. Qui è una pianista classica dalla vita opulenta, sicura e perfetta a cui viene diagnosticata la SLA e che di conseguenza comincia a perdere sempre più l’uso della propria muscolatura. La degenerazione è davanti a lei e assieme al marito decide di prendere un aiutante che le stia accanto tutto il giorno. La trova in Bec, ragazza scapestrata e disastrata, completamente diversa da lei, apparentemente inaffidabile ma effettivamente vitale, l’unica a non vederla come una malata ma ancora come una persona.
L’evoluzione del loro rapporto è già nella testa di qualunque spettatore, un percorso ampiamente noto che viene attraversato senza nessuna vitalità, poichè sembra che a questo film interessi unicamente esaltare i rapporti tra donne (gli unici in grado di soddisfarle), senza avere però la capacità di comunicarne la peculiarietà. Mentre il corpo di Kate progressivamente viene a mancare, pezzo per pezzo, muscolo per muscolo, quello di Bec ha rapporti promiscui e disimpegnati, ma insieme le due donne scoprono dimensioni di sè che non conoscevano. Nuovamente i loro corpi passano in secondo piano, vengono sviliti per esaltare la complessità della loro interiorità, donne che possono assumere più identità, essere più di quel che gli uomini (mariti, ragazzi, padri) pensano possano essere. Anche il titolo originale (You’re not you) gioca con quest’idea del non essere più se stessi per la malattia ma anche non doversi rassegnare a vedersi come si è abituati a fare.
Eppure tutto è portato avanti con una passione per la dolcezza che conduce ben presto allo sfinimento. L’esagerata zuccherosità delle interazioni, dei sorrisini e delle dichiarazioni di affetto sfiancherebbe anche lo spettatore più appassionato.
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franci9292
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giovedì 24 settembre 2015
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cast adatto, storia già vista
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Sicuramente un film ben strutturato e pensato dal regista; anche perchè decidere di portare sul grande schermo una tematica tanto delicata ha richiesto sicuramente tempo e meticolosità nella scelta di come e con quali attori poterla raccontare al meglio.
Partiamo dall'inizio. Il film comincia con la proiezione di quella che è la vita perfetta dei due protagonisti: Kate, interpretata da Hilary Swank e Evan, interpretato da Josh Duhamel.
Entrambi molto belli, innamorati, ricchi, con una casa da sogno, un lavoro da fare invidia e amici con cui condividere le serate.
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Sicuramente un film ben strutturato e pensato dal regista; anche perchè decidere di portare sul grande schermo una tematica tanto delicata ha richiesto sicuramente tempo e meticolosità nella scelta di come e con quali attori poterla raccontare al meglio.
Partiamo dall'inizio. Il film comincia con la proiezione di quella che è la vita perfetta dei due protagonisti: Kate, interpretata da Hilary Swank e Evan, interpretato da Josh Duhamel.
Entrambi molto belli, innamorati, ricchi, con una casa da sogno, un lavoro da fare invidia e amici con cui condividere le serate. Insomma, la vita che tutti vorrebbero. Ma ecco che il sogno diventa ben presto realtà, quando a Kate viene diagnosticata la SLA( Sclerosi Laterale Amiotrofica). Nel contempo la giovane studentessa Bec, interpretata da Emmy Rossum, dopo aver letto la notizia su un giornale dove veniva richiesta assistenza per Kate, deicde di suonare al campenello di casa dei due coniugi per ottenere quell'impiego. Nonostante la diversità tra le due donne, Kate precisa, ordinata, vestita sempre con la massima cura e e Bec, più giovane, disordinata,ritardataria, pasticciona e trasanadata, assisteremo fin dall'inizio a un incredibile ed emozionante sodalizio tra le due. Probabilmente mi ero immaginata una pellicola che si distinguesse di più da altri drammi già visti e sentiti. Invece, anche in questo determinato caso, ho potuto riscontrare la solita pecca: perchè fare vedere sempre che all'inizio di tutto c'è la vita perfetta, quella tipica del mulino bianco, dove tutti sono felici, allegri, spensierati e dal momento in cui ci si trova di fronte a un disagio importante, in questo caso una grave malattia, tutto inizia a sgretolarsi come niente e la vita perfetta diviene il peggiore degli incubi? Perchè, invece, non fare partire la storia da quelli che erano già i piccoli problemi di coppia e di vita quotidiana? perchè tutto deve sorgere insieme alla malattia? perchè inizialmente c'è questo volere ostentare la perfezione per poi far percepire allo spettatore non solo il dramma della malattia, che già di per sè è terribile, ma anche tutte le altre problamatiche familiari? Il tradimento del marito Evan, per esempio. Che messaggio ci può dare? Il film inizia con quest uomo perdutamente innamorato della propria donna, ma che, poco dopo la diagnosi della malattia, finisce a letto con la segretaria. Avrei preferito vedere il tradimento prima, nella fase di vita apparentemente perfetta. Sempre questi tradimenti quando sorgono delle serie problematiche. Mai che si vada controcorrente facendo vedere l'amore vero di un marito che non si sgretola ma che si rafforza nelle difficoltà.
Per quanto riguarda la recitazione, niente da dire: cast adatto e capace.
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no_data
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martedì 7 giugno 2016
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meglio "qualcosa di certo" a "qualcosa di buono"
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Kate ha avuto moltissimo dalla vita, ma non tutto.
HA una bellezza raffinata, una casa bellissima, un marito bellissimo, un prestigio bellissimo, ma a un certo punto NON ha il cosiddetto bene più prezioso, la Salute.
Ma proprio la progressiva, degenerativa perdita della salute le fa scoprire che NON aveva quell'altro, sommo, Bene: l'Amore.
Soltanto a quel punto si arrende e vorrebbe imprimere un'accelerazione al corso degli eventi ineluttabili.
Bec, che vive in modo emotivamente Precario, entra nella vita di Kate e ne sovverte l'ordine.
Dall'osmosi vengono fuori due donne diverse rispetto alle loro immagini iniziali.
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Kate ha avuto moltissimo dalla vita, ma non tutto.
HA una bellezza raffinata, una casa bellissima, un marito bellissimo, un prestigio bellissimo, ma a un certo punto NON ha il cosiddetto bene più prezioso, la Salute.
Ma proprio la progressiva, degenerativa perdita della salute le fa scoprire che NON aveva quell'altro, sommo, Bene: l'Amore.
Soltanto a quel punto si arrende e vorrebbe imprimere un'accelerazione al corso degli eventi ineluttabili.
Bec, che vive in modo emotivamente Precario, entra nella vita di Kate e ne sovverte l'ordine.
Dall'osmosi vengono fuori due donne diverse rispetto alle loro immagini iniziali.
Kate vedrà il Bello anche dove esteriormente non c'è e Bec scoprirà che esistono Certezze che possono ancorarci, pur nella precarietà.
Due conquiste importanti di due donne diversissime, che non a caso hanno in comune la passione per la Musica, l'Arte.
La trama appare a prima vista piuttosto prevedibile, ma promuove riflessioni più profonde se si riesce a superare il pregiudizio che istintivamente insorge nei confronti di Kate, che ha troppo e, giustamente, non tutto.
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maumauroma
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giovedì 10 settembre 2015
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malattia e sentimento
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Quando si affronta al cinema il tema di una grave malattia evolutiva o lo si fa con l'occhio duro e a volte spietato di un documentarista,o lo si "sublima",per cosi' dire in una rappresentazione poetica se non addirittura comica (come in Quasi amici).In questo modesto film la grave malattia di Kate funge invece semplicemente da improbabile catalizzatore nella trasformazione della sua badante Bec,da ragazza"perduta" e sciroccata,a persona sensibile ed empatica che segue la sua assistita lungo tutto il progredire del male fino alla tragica fine.All'inizio il film galleggia in un mare di sgradevole tragicommedia,poi,con l'aggravarsi sintomatologico della sla,direi quasi finalmente assume un tratto drammatico decisamente piu' consono al tema,sino al tragico e ineluttabile finale,la parte piu' riuscita della pellicola.
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Quando si affronta al cinema il tema di una grave malattia evolutiva o lo si fa con l'occhio duro e a volte spietato di un documentarista,o lo si "sublima",per cosi' dire in una rappresentazione poetica se non addirittura comica (come in Quasi amici).In questo modesto film la grave malattia di Kate funge invece semplicemente da improbabile catalizzatore nella trasformazione della sua badante Bec,da ragazza"perduta" e sciroccata,a persona sensibile ed empatica che segue la sua assistita lungo tutto il progredire del male fino alla tragica fine.All'inizio il film galleggia in un mare di sgradevole tragicommedia,poi,con l'aggravarsi sintomatologico della sla,direi quasi finalmente assume un tratto drammatico decisamente piu' consono al tema,sino al tragico e ineluttabile finale,la parte piu' riuscita della pellicola.Una "stella"in piu' per la buona prova degli attori.
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