RoboCop

Il "RoboCop" di Padilha non è un capolavoro affascinante e inquietante come lo è stato e rimarrà l’originale del 1987, ma una pellicola modesta, però con qualche piacevole nota di merito. L'opera ci fa cogliere un po' la complessità psicologica e filosofica del protagonista, non si sofferma sulla violenza criminale bensì sul dilemma del libero arbitrio e della scienza umanista applicata alle nuove tecnologie, oltre che su un "dibattito" etico-socio-politico dell’utilizzo dei robot per la difesa nazionale. Il poliziotto metà macchina, metà uomo, farà valere ancora la sua anima sia all’interno del suo corpo metallico, sia in una società venale e corrotta, cinica e meschina. Purtroppo le buone idee e le intuizioni, le spettacolari scene d’azione, il curato apparato visivo (raffinate CGI, eleganza formale) non sono altrettanto ricompensati da uno script all’altezza, che manca quindi di approfondimento, sintesi e fluidità. Però resta un remake interessante e attuale, godibile e dignitoso.