flaviomarco
|
lunedì 6 ottobre 2014
|
l'intelligenza della memoria
|
|
|
|
L'impianto del film è su tre piani.
L'utilizzo estremamente parco di documenti filmati originali li rende estremamente efficaci, come fossero frustate di realtà in faccia al pubblico.
La dimensione teatrale mantiene due livelli ulteriori: dentro e fuori dalla rappresentazione. In questo modo sono possibili continui flashback nel passato, con l'espediente geniale di inquadrare un "post-it" sulla scena che specifica l'anno in cui si è svolta, ma la narrazione non ne risente anzi diventa più unitaria. Poi ci sono gli stacchi al di fuori della rappresentazione, in cui si vedono gli attori che si preparano, montano o smontano le scene, si mettono d'accordo su chi fa il tale personaggio e magari danno ulteriori indicazioni a noi, del pubblico, sulla funzione dei diversi ruoli rappresentati.
[+]
L'impianto del film è su tre piani.
L'utilizzo estremamente parco di documenti filmati originali li rende estremamente efficaci, come fossero frustate di realtà in faccia al pubblico.
La dimensione teatrale mantiene due livelli ulteriori: dentro e fuori dalla rappresentazione. In questo modo sono possibili continui flashback nel passato, con l'espediente geniale di inquadrare un "post-it" sulla scena che specifica l'anno in cui si è svolta, ma la narrazione non ne risente anzi diventa più unitaria. Poi ci sono gli stacchi al di fuori della rappresentazione, in cui si vedono gli attori che si preparano, montano o smontano le scene, si mettono d'accordo su chi fa il tale personaggio e magari danno ulteriori indicazioni a noi, del pubblico, sulla funzione dei diversi ruoli rappresentati. Questi momenti generano un nuovo punto di osservazione, esterno, contemporaneo, che riesce a rompere la cappa emotiva tragica e fatalista che potrebbe avvolgere il pubblico, riattivando il pensiero. Non per caso Sabina Guzzanti dichiara che “è un film di smisurato ottimismo”. Ricerca metodica della verità e dei fili conduttori che però sa uscire da sé ed evitare il collasso emotivo, utilizzando in qualche punto un'allusione ironica che però rimane in embrione, in attesa di trasformarsi in nuovo pensiero critico. Attori che rivestono e poi svestono più parti e più panni, consapevolmente di far parte di una narrazione da cui chi ascolta deve poter prendere, a un certo punto, una distanza critica per avere la forza di rielaborare tutto il materiale, abbondante, riunito. E ciò paradossalmente conferisce unità al film e permette anche al pubblico di percepire la possibilità di essere parte attiva e parte in causa: di essere cioè totalmente, perennemente coinvolti. Ha ragione chi sostiene che andrebbe proiettato nelle scuole, perché ha un linguaggio semplice che regge il peso della complessità che porta sulle spalle.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flaviomarco »
[ - ] lascia un commento a flaviomarco »
|
|
d'accordo? |
|
mattiabertaina
|
giovedì 16 ottobre 2014
|
quando lo stato scese a patti (?)
|
|
|
|
La Guzzanti è tornata dietro la macchina da presa, facendo quello che le riesce meglio: puntare una luce sui lati oscuri di questa Italia. E lo fa col suo solito piglio, ammiccante, coinvolgente, documentato. “La trattativa”, presentato nella sezione “Fuori concorso” all’ultima Mostra del Cinema di Venezia con un’inevitabile ridda di polemiche, porta sullo schermo la presunta trattativa tra Stato e mafia nel periodo immediatamente successivo alla stagione delle bombe (da Capaci a Milano, da Firenze alla mancata strage dell’Olimpico).
[+]
La Guzzanti è tornata dietro la macchina da presa, facendo quello che le riesce meglio: puntare una luce sui lati oscuri di questa Italia. E lo fa col suo solito piglio, ammiccante, coinvolgente, documentato. “La trattativa”, presentato nella sezione “Fuori concorso” all’ultima Mostra del Cinema di Venezia con un’inevitabile ridda di polemiche, porta sullo schermo la presunta trattativa tra Stato e mafia nel periodo immediatamente successivo alla stagione delle bombe (da Capaci a Milano, da Firenze alla mancata strage dell’Olimpico). La tesi è quella arcinota riportata da tutti i giornali e trattata dai processi seguiti alle dichiarazioni-shock del pentito Massimo Ciancimino; la Guzzanti ha deciso di girare “La trattativa” prendendosi più di un rischio; se i suoi lavori sono normalmente catalogabili come docu-fiction, questa nuova pellicola si pone in una zona di confine, a cavallo tra cinema e televisione, tra teatro e diario. La regista strania lo spettatore da subito, parlando in camera e mostrando la messinscena: lo spettatore vede il teatro di posa e immediatamente comprende che i personaggi che interpretano magistrati, giornalisti, comandanti di polizia sono persone di “spettacolo”, attori, teatranti. Il cinema è fatto di questo ma la Guzzanti decide di “metterlo in chiaro” e renderlo palese, scatenando una serie di domande sul significato di ciò che si vedrà di lì a poco, ma anche sul significato complessivo del suo lavoro. Un lavoro di raccolta immane: interviste, documentari, stralci di telegiornali dell’epoca, testimonianze. Sullo schermo si muovono i grandi protagonisti della vicenda riportata: oltre al già citato Ciancimino, ci sono mafiosi e politici di spicco, da Mangano a Mutolo, da Dell’Utri a Scalfaro; un linea temporale che va dall’inizio degli anni ’90 fino alla scesa in campo di Silvio Berlusconi (interpretato dalla stessa Guzzanti). Un film che però, si veda il background dell’autrice, si veda lo stile icastico ma che mai dà la sensazione di essere realmente neutrale, divide il pubblico tra chi si ha un certo pensiero sulla questione e chi invece non la pensa come la cineasta, rimanendo una pellicola di confine che scava nel passato ma che spesso dalla denuncia passa all’intrattenimento con un turbinio di nozioni ed informazioni che possono spiazzare lo spettatore; una sorta di concentrato a volte un po’ scolastico o didattico. Più ritmato e coinvolgente nella prima parte; più compassato nella seconda. Questo non toglie che “La trattativa” sia, ad ogni modo, un prodotto di qualità, ben strutturato, della quale si consiglia la visione.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mattiabertaina »
[ - ] lascia un commento a mattiabertaina »
|
|
d'accordo? |
|
lorenzo.d10
|
martedì 14 ottobre 2014
|
politiche italiane, un film della consapevolezza
|
|
|
|
Un film caotico e vivace nella forma, ma dalla chiara esposizione degli avvenimenti che descrivono lo sviluppo di attentati, richieste ed accordi.
Risponde all'esigenza di informare gli italiani su quanto si tende ad ignorare riguardo gli odierni processi, che non riguardano solo gli interessati di stragi o morti per mafia.
Ripercorrendo la semina di quegli anni, lo svolgersi di indagini, mancati blitz, testimoni condannati a morte (dallo Stato tanto quanto dalla mafia), confessioni, manovre politiche e quanto altro è stato messo insieme da fonti ufficiali, che non molto lasciano alla fiction, si risalgono i rovi che avviluppano l'odierna attività politica.
Le varie forme, attraverso cui passa il film, possono far storcere il naso alla critica, ma sono servite per rendere stimolante un film che non voleva scadere nel documentario come nella spettacolarizzazione di un fenomeno che in Italia ricade impercettibilmente nella quotidianitá, dai grandi interessi delle infrastrutture, come nei disagi dei piccoli negozianti nel dover competere con attivitá gonfiate frutto del riciclaggio.
[+]
Un film caotico e vivace nella forma, ma dalla chiara esposizione degli avvenimenti che descrivono lo sviluppo di attentati, richieste ed accordi.
Risponde all'esigenza di informare gli italiani su quanto si tende ad ignorare riguardo gli odierni processi, che non riguardano solo gli interessati di stragi o morti per mafia.
Ripercorrendo la semina di quegli anni, lo svolgersi di indagini, mancati blitz, testimoni condannati a morte (dallo Stato tanto quanto dalla mafia), confessioni, manovre politiche e quanto altro è stato messo insieme da fonti ufficiali, che non molto lasciano alla fiction, si risalgono i rovi che avviluppano l'odierna attività politica.
Le varie forme, attraverso cui passa il film, possono far storcere il naso alla critica, ma sono servite per rendere stimolante un film che non voleva scadere nel documentario come nella spettacolarizzazione di un fenomeno che in Italia ricade impercettibilmente nella quotidianitá, dai grandi interessi delle infrastrutture, come nei disagi dei piccoli negozianti nel dover competere con attivitá gonfiate frutto del riciclaggio... gli esempi sono infiniti, a partire dalla pizzeria con la mozzarella di bufala, sino ad arrivare all'expo, si ripercorre quella che è una modalità della politica intimamente legata alla mentalitá ed al fallimento dell'Italia. La trattativa non è un processo solo, ma un cancro, un fenomeno lungo generazioni che ha infettato la mentalità Italiana e che da decenni ne ostacola potere e bellezza.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lorenzo.d10 »
[ - ] lascia un commento a lorenzo.d10 »
|
|
d'accordo? |
|
francesco2
|
lunedì 20 luglio 2015
|
il teatro nel cinema e l'indignazione sociale
|
|
|
|
"Trapiantare" la visceralità di certo teatro o del teatro nel cinema, arte già più consona al "distacco", quantomeno perché manca il contatto immediato con la platea, è un
tentativo che riporta a film più recenti "Cesare non deve morire", o più "datati" -Il "Teatro di guerra" di Martone, film sottovalutato secondo chi scrive, che ci riporta alla fine
degli anni Novanta.
Nella realtà, la Guzzanti e gli amici e/o colleghi non sono "teatranti" nel senso stretto del termine, perché non si sottopongono al giudizio immediato del pubblico in sala, ma a
quello, più dilatato nel tempo, del (pochissimo) pubblico che asisterà in sala; SE è vero che il film è stato boicottato, è qualcosa di ancora diverso, un gioco per pochi intimi.
[+]
"Trapiantare" la visceralità di certo teatro o del teatro nel cinema, arte già più consona al "distacco", quantomeno perché manca il contatto immediato con la platea, è un
tentativo che riporta a film più recenti "Cesare non deve morire", o più "datati" -Il "Teatro di guerra" di Martone, film sottovalutato secondo chi scrive, che ci riporta alla fine
degli anni Novanta.
Nella realtà, la Guzzanti e gli amici e/o colleghi non sono "teatranti" nel senso stretto del termine, perché non si sottopongono al giudizio immediato del pubblico in sala, ma a
quello, più dilatato nel tempo, del (pochissimo) pubblico che asisterà in sala; SE è vero che il film è stato boicottato, è qualcosa di ancora diverso, un gioco per pochi intimi.
Peraltro, il gioco di rimandi tra presente e passato ci riporta anche, per chi l'abbia visto, ai "Segreti di Stato" di Benvenuti.
Ma.
Ma i dubbi non mancano. Ove si intendano per "teatro" la visceralità e l'immediatezza, bisognerebbe evitare comunque trovate a effetto, come la fine del racconto per il
personaggio che ha collaborato a rischio della vita, o rimandi storici a personaggi come Pertini o Berlinguer, di cui non si colgono le connesisioni storiche con quanto narrato,
e il cui ricordo implica rischi di manicheismo culturale. Ma soprattutto, senza nutrire dubbi sulla buona fede della Guzzanti e su una certa forza documentaristica e sociale
presente anche in questo lavoro, certo umorismo presente in varie occasioni saprebbe di ruffiano senza "conoscere" il personaggio stesso, ed altro materiale sembra
attingere direttamente dai suoi trascorsi televisivi -Come la scena in cui lei imita Berlusconi " di fronte a Dell'Utri".
Ma allora, c'è qualcosa che va oltre i dubbi -Anche legittimi- espressi dal giornalista Francesco Specchia: costui, se ricordo e ho capito bene, sosteneva che la Guzzanti
non potrebbe essere il nostro Michael Moore per ragioni di budget, e questo la costringe a cercare un altro genere, in bilico tra fiction, documentario ecc. Ma sempre che
Moore disponga di un budget molto elevato per i suoi lavori, forse l'attrice e regista cerca anche una sua chiave stilistica, che non ha raggiunto pienamente un equilibrio tra
spettacolo e documentario.
[-]
[+] mi scuso ancora........
(di francesco2)
[ - ] mi scuso ancora........
|
|
[+] lascia un commento a francesco2 »
[ - ] lascia un commento a francesco2 »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
venerdì 23 gennaio 2015
|
una verità troppo a lungo censurata.
|
|
|
|
Interessante l'espediente tecnico ripreso da "Tre ipotesi sulla morte dell'anarchico Pino Pinelli" che garantisce a nessuno il ruolo di reale protagonista. Taglia i costi a causa del budget evidentemente ridotto, modificando all'occorrenza la scenografia, riducendo la finzione. Riporta gli sguardi sulla realtà, non è un'inchiesta, ma una delle molteplici verità riconducibili alle infinite versioni della "trattativa". Immediato, ironico in maniera intelligente, commovente.
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
dariosvi
|
venerdì 6 febbraio 2015
|
finalmente la verità...
|
|
|
|
Una importante e precisa ricostruzione storica degli ultimi anni di processi e avvenimenti storici. Finalmente il mosaico con tanti tasselli mancanti inizia a comporsi e inziamo a capire come sia stato possibile completare la distruzione di un Paese già in rovina da tempo. "La trattativa" serve alla politica e alla mafia per far si che la stagione di una mafia impazzita appoggiata da poteri occulti delllo stato non continui le stragi. Tuttavia la mafia ritrova dei referenti potenti e torna ad avere amici importanti come ai bei tempi Andreottiani. Provo dispiacere e rabbia nel vedere uomini dello stato, alcuni di questi considerati quasi degli eroi, trattare con il nemico ed aiutarlo.
[+]
Una importante e precisa ricostruzione storica degli ultimi anni di processi e avvenimenti storici. Finalmente il mosaico con tanti tasselli mancanti inizia a comporsi e inziamo a capire come sia stato possibile completare la distruzione di un Paese già in rovina da tempo. "La trattativa" serve alla politica e alla mafia per far si che la stagione di una mafia impazzita appoggiata da poteri occulti delllo stato non continui le stragi. Tuttavia la mafia ritrova dei referenti potenti e torna ad avere amici importanti come ai bei tempi Andreottiani. Provo dispiacere e rabbia nel vedere uomini dello stato, alcuni di questi considerati quasi degli eroi, trattare con il nemico ed aiutarlo. Mi fa pena la ricostruzione falsa e idilliaca data da giornalisti e televisioni in questi anni. In breve lo stato, durante il periodo dellle stragi, è stato totalmente impotente e ha avuto bisogno della mafia persino per sconfiggere altri mafiosi. Ma fare accordi con la mafia vuol dire dover entrare in una spirale di connivenze e favori. Gli uomoni giusti arrivano ai posti giusti, giusti non per i cittadini ma per i mafiosi che hanno cambiato partito di riferimento e sono diventati più silenziosi perchè nuovamente ben infiltrati ai piani alti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dariosvi »
[ - ] lascia un commento a dariosvi »
|
|
d'accordo? |
|
carlonicolosi
|
lunedì 23 febbraio 2015
|
da avere in casa, per essere informati.
|
|
|
|
Lo scheletro del film è posto su tre piani, e l'utilizzo di documenti e filmati originali li rende estremamente efficaci e compromettenti, proprio per questo risulta uno dei film più censurati di sempre.
La dimensione teatrale mantiene due livelli ulteriori: dentro e fuori dalla rappresentazione, il pubblico si sente coinvolto, si sente parte integrante del cast, una sorta di 'Sei personaggi in cerca d'autore' dei nostri tempi.
In questo modo sono possibili continui flashback nel passato, con l'espediente geniale di inquadrare un "post-it" sulla scena che specifica l'anno in cui si è svolta, ma la narrazione non ne risente anzi diventa più unitaria.
Poi, come accennato in precedenza, ci sono gli stacchi al di fuori della rappresentazione, in cui si vedono gli attori stessi che si preparano, si truccano, maneggiano parrucche, montano o smontano le scene, si mettono d'accordo su chi fa il tale personaggio e magari danno ulteriori indicazioni a noi del pubblico, sulla funzione dei diversi ruoli rappresentati.
[+]
Lo scheletro del film è posto su tre piani, e l'utilizzo di documenti e filmati originali li rende estremamente efficaci e compromettenti, proprio per questo risulta uno dei film più censurati di sempre.
La dimensione teatrale mantiene due livelli ulteriori: dentro e fuori dalla rappresentazione, il pubblico si sente coinvolto, si sente parte integrante del cast, una sorta di 'Sei personaggi in cerca d'autore' dei nostri tempi.
In questo modo sono possibili continui flashback nel passato, con l'espediente geniale di inquadrare un "post-it" sulla scena che specifica l'anno in cui si è svolta, ma la narrazione non ne risente anzi diventa più unitaria.
Poi, come accennato in precedenza, ci sono gli stacchi al di fuori della rappresentazione, in cui si vedono gli attori stessi che si preparano, si truccano, maneggiano parrucche, montano o smontano le scene, si mettono d'accordo su chi fa il tale personaggio e magari danno ulteriori indicazioni a noi del pubblico, sulla funzione dei diversi ruoli rappresentati. Questi momenti generano un nuovo punto di osservazione, esterno, che permette allo spettatore di "riattivare il pensiero".
Non a caso Sabina Guzzanti dichiara che “è un film di smisurato ottimismo”.
Una ricerca metodica della verità, realizzata utilizzando in qualche punto un'allusione ironica che però rimane in embrione, in attesa di trasformarsi in nuovo pensiero critico. Attori che rivestono e poi svestono più parti e più panni, consapevoli di far parte di una narrazione da cui chi ascolta, deve poter prendere una distanza critica per avere la forza di rielaborare tutto il materiale rappresentato.
Ciò, paradossalmente, conferisce unità al film e permette anche al pubblico di percepire la possibilità di essere parte attiva e parte in causa: di essere cioè totalmente, perennemente coinvolti. Pirandello sarebbe entusiasta.
Ha ragione chi sostiene che andrebbe proiettato nelle scuole, perché ha un linguaggio semplice che regge il peso della complessità dell'argomento che porta sulle spalle.
Personalmente: 3,5 stelle su 5.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carlonicolosi »
[ - ] lascia un commento a carlonicolosi »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
sabato 3 agosto 2019
|
l'italia oscurantista del terrorismo mafioso.
|
|
|
|
# LA TRATTATIVA (IT, 2014) diretto da SABINA GUZZANTI. Interpretato da SABINA GUZZANTI, NINNI BRUSCHETTA, ENZO LOMBARDO, SABINO CIVILLERI, FRANZ CANTALUPO, NICOLA PANNELLI, MICHELE FRANCO, CLAUDIO CASTROGIOVANNI, SERGIO PIERATTINI
Roma, 30 gennaio ’92: la Cassazione conferma le condanne ai quattrocentosessanta mafiosi imputati nel più grande processo, durato sei ani, nella storia della giustizia mondiale. Un formidabile successo delle indagini condotte dal pool antimafia di cui fanno parte Caponnetto, Falcone, Borsellino, Guarnotta e Di Lello. La rappresaglia criminale non si fa aspettare: il 12 marzo ’92 viene assassinato Salvo Lima, il maggiore esponente della DC siciliana, appartenente alla corrente di Andreotti.
[+]
# LA TRATTATIVA (IT, 2014) diretto da SABINA GUZZANTI. Interpretato da SABINA GUZZANTI, NINNI BRUSCHETTA, ENZO LOMBARDO, SABINO CIVILLERI, FRANZ CANTALUPO, NICOLA PANNELLI, MICHELE FRANCO, CLAUDIO CASTROGIOVANNI, SERGIO PIERATTINI
Roma, 30 gennaio ’92: la Cassazione conferma le condanne ai quattrocentosessanta mafiosi imputati nel più grande processo, durato sei ani, nella storia della giustizia mondiale. Un formidabile successo delle indagini condotte dal pool antimafia di cui fanno parte Caponnetto, Falcone, Borsellino, Guarnotta e Di Lello. La rappresaglia criminale non si fa aspettare: il 12 marzo ’92 viene assassinato Salvo Lima, il maggiore esponente della DC siciliana, appartenente alla corrente di Andreotti. Il 23 maggio trova la morte in un agguato Falcone e il 19 luglio è la volta di Borsellino. Eppure la mafia non è ancora soddisfatta, e pertanto prosegue col terrorismo: Firenze, cinque morti; Milano, altrettanti; Roma, ventidue feriti. Qual era l’obiettivo dell’offensiva terroristica della mafia? Per quale ragione le indagini sull’attentato a Borsellino furono depistate da funzionari di polizia, fino alla condanna di un balordo innocente? Perché alti ufficiali dei carabinieri si incontrarono con Vito Ciancimino, «il più politico dei mafiosi e il più mafioso dei politici», catturarono Riina ma impedirono al magistrato Caselli di perquisire il suo covo, permettendo a quelli di Cosa Nostra di ripulirlo, mentre non arrestarono Provenzano benché sapessero dov’era? Perché, inoltre, nel 1993 si formarono decide di leghe meridionalistiche in vista delle elezioni politiche dell’anno seguente? Infine, perché, dopo il fallito attentato del 23 gennaio ’94 allo stadio Olimpico, la mafia accantonò la strategia terroristica e che rapporto c’era fra la mafia, Dell’Utri e Berlusconi? Il sesto lungometraggio della Guzzanti, meravigliosamente coadiuvata da una compagnia di attori di carattere, è un efficace pastiche di generi – documentario, storico, comico, poliziesco, gangster, giallo, satirico – e di stili – inchiesta, intervista, fiction, teatro, cabaret, iperrealtà, surrealtà – che mette al tappeto e sbriglia con convinzione l’ingarbugliato bandolo della matassa della storia italiana nel triennio 1992-94. Il risultato consiste in un’opera di ammirevole impegno civile e ampia e accurata documentazione storica, capace d’informare e formare avvincendo, commuovendo, indignando e divertendo. Ma il suo miglior pregio è l’aver scoperto e rappresentato l’essenza del male che si annida nel nostro Stato: la mentalità di politici al governo e funzionari di grossa mole secondo la quale le leggi sono variabili dipendenti dei propri interessi, nonché di capricciose connivenze e convenienze. In un Paese dove la corruzione e le truffe a vari livelli sembrano il solo mezzo per alimentare un funzionamento regolare delle attività sociali, economiche e politiche, la repulsione provata per coloro che si adoperano in tal senso non può non passare attraverso l’occhio dell’artista che, con la sua forma espressiva (in questo caso la settima arte), deve aprire il libro allo spettatore, in modo non da spiattellargli una verità nuda e cruda, bensì da creargli un profondo argomento di discussione che egli potrà valutare con la sua sensibilità. Coraggiosa la regista che, ispirandosi probabilmente al cinema di Petri e di Rosi, parte dai documenti (intercettazioni, testimonianze di pentiti, atti processuali) – e deve averne studiati un mucchio notevole – e li mette in scena assegnando ai suoi interpreti i vari ruoli in commedia, senza la pretesa di renderla un’operazione realista, anzi, piuttosto querelando la natura brechtiana della ricostruzione. Con una produzione complessa e travagliata che ha richiesto ben quattro anni di lavorazione, l’esito si dimostra molto più che all’altezza di ciò che gli ha preparato il terreno: superbo! La sequenza in cui don Puglisi agonizzante sorride al suo sicario è un finale indimenticabile. Presentato fuori concorso a Venezia 2014. Distribuito nelle sale italiane a partire dal 2 ottobre 2014 dalla BiM. Incasso conclusivo: 342mila euro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
jackiechan90
|
lunedì 26 gennaio 2015
|
far pensare ma con ironia
|
|
|
|
"La trattativa" è un tema difficile da spiegare non fosse per il fatto che ci sono al riguardo più domande che risposte. A maggior ragione quando un artista decide di metterla in scena compie certamente già un grande sforzo a livello di ricostruzione e poi di sceneggiatura. Di questo non possiamo non dare merito a Sabina Guzzanti del suo lavoro. Il film-inchiesta "La trattativa" riesce nell'intento di non annoiare grazie alla scelta di utilizzare la tecnica della ricostruzione da talk-show unita a riprese da cinema vero e proprio e pezzi di documentario riuscendo ad essere allo stesso tempo accurato ma non noioso grazie all'utilizzo dell'ironia. Già all'inizio è la stessa regista che ci informa, in un anonimo teatro di posa, che quella che ci sta per fare vedere è una ricostruzione fatta da un gruppo di artisti inserendoci così nello spirito di quest'opera che è un misto tra videoarte, docufiction e film-inchiesta alla francesco Rosi(per alcuni aspetti il film della Guzzanti può ricordare "Enrico Mattei" e "Salvatore Giuliano").
[+]
"La trattativa" è un tema difficile da spiegare non fosse per il fatto che ci sono al riguardo più domande che risposte. A maggior ragione quando un artista decide di metterla in scena compie certamente già un grande sforzo a livello di ricostruzione e poi di sceneggiatura. Di questo non possiamo non dare merito a Sabina Guzzanti del suo lavoro. Il film-inchiesta "La trattativa" riesce nell'intento di non annoiare grazie alla scelta di utilizzare la tecnica della ricostruzione da talk-show unita a riprese da cinema vero e proprio e pezzi di documentario riuscendo ad essere allo stesso tempo accurato ma non noioso grazie all'utilizzo dell'ironia. Già all'inizio è la stessa regista che ci informa, in un anonimo teatro di posa, che quella che ci sta per fare vedere è una ricostruzione fatta da un gruppo di artisti inserendoci così nello spirito di quest'opera che è un misto tra videoarte, docufiction e film-inchiesta alla francesco Rosi(per alcuni aspetti il film della Guzzanti può ricordare "Enrico Mattei" e "Salvatore Giuliano"). Data la premessa ripercorriamo gli ultimi venti anni di storia nostrana facendo la conoscenza di tutti i protagonisti noti o meno noti. Il taglio scelto dalla Guzzanti è documentaristico ma ironico fonde satira e tragedia commuove a tratti e fa riflettere ma riesce comunque a non risultare pesante per lo spettatore. Speriamo che non sia solo un esperimento ma possa diventare marchio di fabbrica per altri progetti simili.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jackiechan90 »
[ - ] lascia un commento a jackiechan90 »
|
|
d'accordo? |
|
onufrio
|
martedì 29 dicembre 2015
|
la trattativa stato-mafia anni '90
|
|
|
|
Una sorta di docu-fiction mista a cinema e teatro; insomma c'è un pò di tutto in questo progetto di Sabina Guzzanti durato ben 4 anni che narra gli eventi ormai tristemente famosi avvenuti negli anni 90 con i numerosi omicidi per mano della Mafia e le successive trattative, reali o presunte, fra Stato e Mafia. Un buon lavoro, ottimamento svolto, anche se di nuovo all'orizzonte non c'è nulla, in quanto prima della Guzzanti ci ha pensato Maresco col suo "belluscone-Una storia Siciliana", senza dimenticare "Silvio Forever-autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi"; ma in fin dei conti, è sempre meglio parlare e affrontare questi temi oscuri del nostri belpaese, e più gente ne parla e meglio è.
[+]
Una sorta di docu-fiction mista a cinema e teatro; insomma c'è un pò di tutto in questo progetto di Sabina Guzzanti durato ben 4 anni che narra gli eventi ormai tristemente famosi avvenuti negli anni 90 con i numerosi omicidi per mano della Mafia e le successive trattative, reali o presunte, fra Stato e Mafia. Un buon lavoro, ottimamento svolto, anche se di nuovo all'orizzonte non c'è nulla, in quanto prima della Guzzanti ci ha pensato Maresco col suo "belluscone-Una storia Siciliana", senza dimenticare "Silvio Forever-autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi"; ma in fin dei conti, è sempre meglio parlare e affrontare questi temi oscuri del nostri belpaese, e più gente ne parla e meglio è. Dunque un applauso va alla Guzzanti e a tutto il cast tecnico ed artistico per l'interessante opera svolta.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a onufrio »
[ - ] lascia un commento a onufrio »
|
|
d'accordo? |
|
|