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Campionato mondiale di Formula 1 anno 1976. Dopo una serie di battaglie nelle formule minori, l'inglese James Hunt estroverso e donnaiolo e l'austriaco campione in carica Niki Lauda introverso e meticoloso si sfidano nella corsa al titolo mondiale senza esclusione di colpi.
Ron Howard ha il grandissimo merito di riuscire a portare sullo schermo con grandissima efficacia uno dei grandi duelli che infiammano il mondo dello sport in tante discipline. Anni luce separano ormai la Formula 1 di allora da quella di oggi; da una parte ciò è un bene in quanto si sono fatti passi enormi per garantire la sicurezza dei piloti e fortunatamente il numero di incidenti gravi si è decisamente ridotto. D'altra parte il progresso e lo sviluppo della tecnologia hanno fatto della Formula 1 attuale il regno degli ingegneri e della telemetria un fatto questo che ha tolto molto all'epica di questo sport. Allora eccoci catapultati nel 1976 e in parte negli anni precedenti per vedere la sfida tra due modi completamente diversi di essere sia dal punto di vista umano sia sportivo. Hunt esuberante, scultoreo e circondato da donne e amici e ossessionato dalla vittoria di un campionato del mondo. Lauda invece è più meticoloso e non si cura affatto di piacere alla gente. Il fatto è che aldilà della reciproca rivalità i due si stimano e si rispettano. L'incidente occorso a Lauda al Nurburgring (pensare a un GP lungo 22 km che si dipanavano in mezzo a un bosco fa venire i brividi) è ricostruito con dovizia di particolari. Allo stesso tempo il film non lesina delle ottime riprese su pista e le sequenze del gp di Monza con il ritorno dell'austriaco alle corse dopo un mese e mezzo dal terribile incendio della sua Ferrari con uno strepitoso quarto posto e l'epica ultima gara al Fuji sono un vero e proprio godimento per gli occhi. Detto di Howard che ci regala un'ottima pellicola (e fare film sulla Formula 1 non è affatto facile) anche il cast si comporta davvero bene: Hensworth finalmente smette i panni di Thor e si mostra all?altezza della situazione mentre la vera sorpresa è Bruhl perfetto nel ruolo di Lauda e con un ottimo trucco per i postumi dell'incidente; non ci meraviglierebbe una sua eventuale candidatura ad una statuetta. Bene anche le protagoniste femminili e una menzione anche al nostro Favino che appare in alcune scene nel ruolo del compagno di Lauda, Ragazzoni. Insomma un elogio alla Formula 1 che è stata dove il pilota era anche meccanico ed ingegnere ma dove purtroppo la morte era tragicamente all'ordine del giorno.
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