Raze

1) Incrocio tra Hostel, Fight Club e Battle Royal, il film si centra su un gruppo di donne rapite e rinchiuse in una prigione sotterranea. Ogni giorno, dovranno combattere tra di loro per garantire la sopravvivenza a loro stesse e ai loro cari presi in ostaggio. Il tutto per soddisfare i gusti perversi di qualche annoiato borghese altolocato.

2) Esordio alla regia di Josh C. Waller, che dirige da vero professionista (vuol dire tanto, fidatevi).

3) Gia l'inizio sorprende: si è portati a credere che il personaggio principale sia la Jamie di Rachel Nichols, che però muore nei primi 10 minuti. [+]

1) Incrocio tra Hostel, Fight Club e Battle Royal, il film si centra su un gruppo di donne rapite e rinchiuse in una prigione sotterranea. Ogni giorno, dovranno combattere tra di loro per garantire la sopravvivenza a loro stesse e ai loro cari presi in ostaggio. Il tutto per soddisfare i gusti perversi di qualche annoiato borghese altolocato.

2) Esordio alla regia di Josh C. Waller, che dirige da vero professionista (vuol dire tanto, fidatevi).

3) Gia l'inizio sorprende: si è portati a credere che il personaggio principale sia la Jamie di Rachel Nichols, che però muore nei primi 10 minuti. È proprio la sua omicida Sabrina (Zoë Bell, attrice meno celebre della Nichols) ad assumere il leading role.

4) Molto realistico nelle dinamiche logico-narrative (i pochi buchi sono trascurabili), garantisce allo spettatore una facile immedesimazione con i personaggi.

5) A separarlo dal cinema del caro Tarantino è solo la mancanza di ironia (è un film che si prende sul serio ma se lo può permettere): le attrici sono quelle di "A Prova Di Morte" (persino un cameo di Rosario Dawson), le location minime ed essenziali, l'azione violenta e brutale, la confezione sanguinosa da B-movie. E un finale che grida a gran voce "Kill Bill!"

6) Non è assolutamente un film femminista. Va bene che gli uomini sono principalmente degli s*****i malefici, ma anche qualche donna non scherza! Piuttosto è da vedere come celebrazione ed evoluzione dell'exploitation anni '80, sezione "Women In Prison".

7) Piacevole variazione sull'archetipo della donna guerriera: non ci sono combattenti sensuali, attillate, fatali ne tantomeno eleganti. Abbiamo delle bestie, svuotate della loro femminilità e umanità. Solo poche si aggrappano a qualcosa per sopravvivere, che siano loro stesse o i cari in pericolo. La maggior parte sprofonda nella psicosi (vedi la Phoebe della straordinaria Rebecca Marshall).

8) Ritorno al cinema, dopo anni di assenza, per la rediviva Sheryl Fenn (ricordate Audrey Horne di Twin Peaks?) che qui interpreta la perfida e perversa direttrice del "gioco". Le fa da spalla l'inquietante Doug Jones, il mimo più famoso e straordinario di Hollywood (prediletto nientemeno che da Guillermo Del Toro), per una volta non sepolto da quintali di trucco. 

9) L'approfondimento psicologico delle protagoniste avviene durante i combattimenti, talmente realistici nella loro brutalità (il fragore di ossa spezzate è parte integrante del film) da risultare perfino drammatici. 

10) Potrei stare a rimarcare i punti salienti della sua performance eccellente, potrei ricordarvi come è passata da essere la stunt di Uma Thurman a diventare un'attrice a tutto tondo, potrei dirvi quanta furia è in grado di esprimere con un solo sguardo. 

E invece vi dirò solo un nome: Zoë Bell.

Vi serve qualche altro motivo?