Promised Land

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Un film di Gus Van Sant. Con Matt Damon, John Krasinski, Frances McDormand, Rosemarie DeWitt, Scoot McNairy.
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Titolo originale Promised Land. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 106 min. - USA 2013. - Bim Distribuzione uscita giovedì 14 febbraio 2013. MYMONETRO Promised Land * * 1/2 - - valutazione media: 2,76 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Scorci di America rurale Valutazione 2 stelle su cinque

di Eugenio


Feedback: 33954 | altri commenti e recensioni di Eugenio
venerdì 22 febbraio 2013

Forte come la verità. Nel 2000 la precaria Julia Roberts madre di tre figli e segretaria di uno studio legale intraprendeva una lotta solitaria contro una multinazionale che aveva contaminato le falde di una cittadina californiana arrecando gravi danni ai cittadini. Riuscì a vincere la battaglia legale ottenendo un ingente indennizzo.
Dodici anni dopo Van Sant che tutti noi abbiamo conosciuto e apprezzato per pellicole dall’elevata introspezione psicologica (la cosiddetta trilogia dell’esistenzialismo: Gerry-Last Days-Elephant  è riconosciuta tra i suoi capolavori insieme al riuscito Paranoid Park) affronta un tema, lo sfruttamento di terreni da parte delle multinazionali a danni degli abitanti, scottante e attuale.
Steve Butler (Matt Damon) è il protagonista di Promised Land, un giovane e apparentemente ambizioso agente di commercio di una grossa compagnia di estrazione di gas naturale- la Global- inviato in un’area  agricola di non precisata locazione geografica al fine di persuadere gli abitanti a concedere i loro terreni per permettere le trivellazioni della compagnia. Accompagnato dalla segaligna collega (che di carriera ne ha fatta fin troppa) Mc Kinley (Frances Mc Dormand ex poliziotta di Fargo), il giovane rampante dovrà scontrarsi con fermi oppositori al progetto: l’ingegnere Yates  in pensione e ora insegnante della locale scuola e un misterioso ambientalista, Noble che adducendo prove contro la multinazionale come le fotografie di bovini uccisi dal gas in alcune zone del paese “segnate” dalla Global, tenterà di boicottare le azioni dei due agenti della compagnia.  Niente però è come sembra e tra comizi, discussioni col sindaco della cittadina e malcelati tentativi di approccio alla maestra del luogo, Butler comprenderà di essere solo una pedina nelle mani di un abile scacchista dalle sconosciute capacità e, soprattutto, dai potenti mezzi di comunicazione.
Sodenbergh avrebbe sogghignato leggendo lo script realizzato dallo stesso Damon che doveva esserne anche il regista per poi abbandonare e lasciare “il pesante fardello” al conosciuto Van Sant ma Promised land  è un film ahimè troppo “stilizzato”, rigido nei ruoli  e privo di una piena caratterizzazione dei personaggi che risultano troppo convenzionali e abbozzati. La denuncia dello strapotere delle multinazionali pronte a tutto pur di conquistare un terreno per un incremento economico nascosto sotto la voce di “progresso” (viene da pensare al caso italiano della TAV) viene affrontato con abilità civile sottolineando come la globalità delle azioni e delle scelte sia la scelta più sensata per il bene della comunità (e poco importa che a rimetterci ci siano alcune comunità) ma senza quella attenzione e dovizia che avrebbero potuto rendere la qualità della pellicola decisamente dignitosa. La divisione in “bianchi” e “neri” si tramuta in lotta tra le due fazioni e la conseguente contaminazione ideologica dei due opposti schieramenti diviene sempre più enfatizzata nello sviluppo della pellicola che scade nella quotidiana applicazione del colpo di scena e nella sentimentale storia tra agente, tra l’altro dalle reminescenze bucoliche, e la maestra.
Promised Land tratteggia con maestria una società rurale in piena crisi economica, incerta e disagiata dove anche la dignità -pare- può essere mercificata e piegata all’offerta del Dio Denaro. Van Sant come già Sodenbergh non affronta un tema nuovo e originale ma a distanza di alcuni anni dal già citato Erin Brokovich ci si aspettava un’ossatura decisamente più completa ed esaustiva che non rimanesse vincolata nel clichè della lotta alle lobby. In questo senso anche gli attori non brillano per bravura: lo scrupoloso Butler, la rampante McKinley, il “simpatico” Noble, sono stereotipati e privi di entusiasmo. Nel complesso la sensazione finale è quello di un film lento, a tratti intenso con alcune scene azzeccate specie nelle istantanee fotografiche dell’America rurale  pur se convenzionale.
Nell’universo del limbo dei film dimenticati una volta usciti di sala, Promised Land vincerebbe la palma d’oro. Mezza stella in più dato il “pesante nome registico”.

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